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Rimini Calcio, passeggiata sul punto di non ritorno

Sabato, 08 Febbraio 2014

2bRimini Calcio, passeggiata sul punto di non ritorno

 

Il momento è adesso, per il Rimini di Marco Osio non è più possibile procrastinare l’inversione di un piano inclinato che dal mese di dicembre ha complicato le possibilità biancorosse di restare tra i professionisti nel prossimo campionato di Lega Pro. Sei punti nelle nove partite disputate negli ultimi due mesi di pallone, sono i numeri della crisi che ha dilapidato tutto quello che di buono (e di sorprendente va detto), era stato fatto nella prima parte di stagione. Dal secondo al decimo posto, questo il saldo sulla classifica con tantissimi punti persi nei confronti di tutte le squadre, a esclusione delle ultime due, praticamente già retrocesse, il Bra e il Bellaria che il Rimini incontrerà al Nanni domenica. Il lento scivolare con la zona buona della classifica ancora a tiro, forse anche le illusioni di un mercato pimpante ma meno luccicante di quanto possa sembrare, è come se avessero diluito, edulcorato, i numeri durissimi di questo periodo nero: -15 dall’Alessandria che di punti nello stesso periodo ne ha fatti ventuno, -11 dal Bassano, -10 da Porto Tolle e Santarcangelo, - 9 da Renate, Torres e Spal e via a proseguire per arrivare al saldo positivo (nemmeno di tanto) sulle ultime due che ormai hanno alzato bandiera bianca. La crisi è bene guardarla in faccia nel modo più crudo, dicendo che dopo le prime sette gare al Romeo Neri, con 18 punti conquistati sui 21 disponibili, il Rimini di partite davanti al proprio pubblico ne ha giocate altre cinque raccogliendo due miseri punti su 15. I biancorossi da dicembre hanno vinto solo con il Bra, vale a dire contro una squadra che ne ha perse 18 su 22. Poi è bene guardarci dentro alla crisi, mettendoci tutto, dalla sfiga (ma sì nel calcio, allo stadio, parlando di pallone ci sta anche il termine più colorito) di aver dovuto rinunciare agli uomini migliori per infortunio, così come è giusto pagare il conto di una squadra allestita in estate in modo assurdo per un campionato professionistico così difficile, con tanti (troppi) giocatori senza arte né parte che hanno affollato inutilmente gli allenamenti quotidiani. Il mercato di gennaio ha provato a tamponare le falle con tanti arrivi e tante partenze ma programmi, analisi e strategie così massicce, hanno tempi differenti nel mondo pallone e servirà un’alchimia perfetta al primo colpo per svoltare davvero, senza fermarsi all’illusione di poter cambiare rotta, sostituendo semplicemente le maglie. Ci sono gli errori in campo, le ingerenze palesate e non confessate, le parole dette e non dette. Ci sono infine le continue convulsioni societarie che stanno alla base di tutto e minano dalle fondamenta la stabilità di una stagione sportiva decisiva per il futuro della maglia a sacchi. Il fallimento ha già bussato alla porta di Piazzale del Popolo il 16 dicembre, pronto a presentare il conto di una gestione che si è trascinata senza un progetto per anni, improvvisando di volta in volta (anche con sacrifici personali) la soluzione dei problemi. Nel percorso ci sono state gioie ma anche abissi di situazioni che hanno fatto perdere dignità alla maglia centenaria, sullo sfondo di una tifoseria annichilita dalla paura di sparire e forse anche dal corto circuito determinato dall’illusione di poter fare davvero qualcosa di più. Alla crisi di oggi si arriva così, non con una partita andata male dopo l’altra e risollevarsi sarà difficilissimo. Basta dircelo chiaramente per evitare di perdere altro tempo: il punto di non ritorno è arrivato.
Francesco Pancari


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