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Il sistema fiere e congressi di Rimini secondo il bilancio preventivo di Rimini Holding

Venerdì, 07 Febbraio 2014

1bIl sistema fiere e congressi di Rimini secondo il bilancio preventivo di Rimini Holding

 

Spulciando il bilancio preventivo di Rimini Holding (la società che detiene le partecipazioni del Comune di Rimini) si scoprono dettagli interessanti sulla situazione del sistema fieristico-congressuale di Rimini.
Si prenda, ad esempio, la Società del Palazzo dei Congressi. Nelle scorse settimane si è molto parlato della richiesta di Convention Bureau di vedersi dimezzare l’affitto che paga per l’utilizzo della struttura: chiedeva di passare da 1 milione 160 euro l’anno a 580 mila. La richiesta era motivata dall’esigenza di far quadrare i conti, vista la crisi del turismo congressuale e le previsioni sballate sul Palacongressi. Bene, leggendo il bilancio di Rimini Holding si scopre che il problema è anche inverso: la Società del Palazzo, indebitata per 29 milioni, non riuscirebbe a sopravvivere nemmeno con il canone intero. Si legge infatti nella relazione (sottolineato e in grassetto, perché non sfugga a lettori distratti): «I dati di bilancio rappresentano un ammontare di ricavi (canone di affitto e royalties) che risulta al momento insufficiente a coprire il costo di ammortamento della struttura e quello degli interessi passivi sui prestiti contratti». Si capisce perché il presidente Lorenzo Cagnoni non è corso a rispondere positivamente alle richieste di Convention Bureau.
Passiamo ad un’altra società, la Rimini Congressi, detenuta in parti uguali da tre soci pubblici, Comune, Provincia, Camera di Commercio. Su questa società grava il mutuo di 46,6 milioni di euro contratto con Unicredit e garantito dalla maggioranza delle azioni di Rimini Fiera, oltre che dalle lettere di patronage di Comune e Provincia. L’amministratore di Rimini Holding, Umberto Lago, ricorda che «dal 2013 la copertura delle rate di ammortamento avrebbe dovuto essere assicurata dai dividendi e dalle riserve di Rimini Fiera Spa». «In realtà – aggiunge Lago – non potendo Rimini Congressi e, in misura minore i tre soci per le quote di rispettiva competenza diretta, contare su tali dividendi, si deve ricorrere ad un ulteriore reperimento di fondi dai soci pubblici». Questa è la fotografia, poi vedremo come Lago propone di porvi rimedio.
Di passaggio, non si può fare a meno di osservare che, intervistato dal Resto del Carlino, il presidente di Rimini Fiera ha fornito una versione assolutamente diversa: «Il debito attuale è di 85 milioni. Più del 50% contiamo di sostenerlo noi, come abbiamo già fatto con quello della Fiera, grazie agli utili che genereremo e che dovrebbero essere garantiti anche da sinergie e tagli di costi. Serve però la variante al piano regolatore che ci permetterà di vendere i terreni in via della Fiera e sulla via Emilia a un valore di circa venti milioni. Al resto dovranno pensarci i soci pubblici». Cagnoni in sostanza continua a parlare di dividendi di Rimini Fiera (che il Comune dice non esserci) e di dividere il mutuo tra i tre soci, uno dei quali è sul punto di scomparire.
In realtà uno dei tre soci – in questo caso il Comune di Rimini – nel bilancio di Rimini Holding afferma che, pagate le proprie quote nel 2014 e nel 2015, non sarà in grado di effettuare nuovi versamenti negli anni successivi (potrà invece – detto per inciso – costruire una piscina comunale, quando un privato si era offerto di farlo al posto suo).
Ecco perché si parla della necessità di rinegoziare un accordo fra tutte le parte interessate e si stabilisce che finchè non ci sarà questo accordo non sarà sborsato un centesimo. Di questo nuovo accordo dovrebbe far parte la privatizzazione che il presidente di Rimini Congressi è stato incaricato di studiare insieme ad Unicredit.


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