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Lo strano annuncio della messa in vendita delle fiere e dei congressi di Rimini

Venerdì, 07 Febbraio 2014

10bLo strano annuncio della messa in vendita delle fiere e dei congressi di Rimini

 

Ma i tre soci pubblici (Comune, Provincia, Camera di Commercio) coinvolti nel settore fieristico-congressuale ci credono davvero nella privatizzazione di Rimini Fiera e/o delle altre società satellite?
La domanda non è peregrina. Basta osservare come è diventata di dominio pubblico la notizia che i tre soci di Rimini Congressi (che detiene il 52 per cento della Fiera) hanno dato mandato al presidente Maurizio Temeroli di contrattare con Unicredit un possibile percorso di privatizzazione. La notizia, come si dice a Rimini, è emersa di “scapuzzo”. Cioè – traduciamo in italiano – quasi per caso, conseguenza non voluta di un’azione che aveva altri scopi. La notizia è emersa perché in commissione a Palazzo Garampi si discuteva del bilancio preventivo di Rimini Holding, cioè della società comunale che gestisce le varie partecipazioni. E così, dovendo far approvare un documento che contiene la notizia, l’amministratore Lago e l’assessore Brasini non hanno potuto non parlarne. Così, come fosse un particolare, un dettaglio curioso.
Ricapitoliamo. Da diverse settimane addetti ai lavori e opinione pubblica discutono della voragine di debiti in cui rischiano di affondare Fiera e Palacongressi. Sul perché si sia arrivati a tale situazione drammatica le opinioni divergono, altri si affannano a sostenere che in realtà va tutto bene. Anche su come porre rimedio, il dibattito era stata avviato. E mentre in molti chiedevano ai soci pubblici di privatizzare, unica possibilità per evitare il tracollo finanziario; e mentre l’opinione pubblica aspettava di sapere se Comune, Provincia e Camera di Commercio fossero intenzionate a percorrere questa strada, cosa succedeva in realtà? Succedeva che il 19 dicembre 2013 i tre soci pubblici avessero già dato mandato a Temeroli di verificare con Unicredit un possibile percorso di privatizzazione. In controluce, si legge anche un’altra notizia: la situazione è davvero drammatica, checché ne dicano gli ottimisti in servizio permanente effettivo.
In teoria ci sarebbe da esultare per la scelta di vendere ai privati, ma non è così. Possibile che una decisione così rilevante per l’economica della Provincia venga presa senza darne un’informazione adeguata all’opinione pubblica? Dal quel 19 dicembre sono trascorsi quasi due mesi e la notizia è trapelata solo l’altro giorno in commissione: mettiamo pure in conto la necessità di informare prima Unicredit (ma che ci vuole mai?), ma subito dopo non era il caso di rendere edotta l’opinione pubblica che finalmente era stata presa una decisione storica?
A quanto pare, no. E allora chiediamo: signori perché avete deciso di privatizzare? Perché avete deciso di chiudere l’epoca di un pubblico invadente e onnipresente, ed aprire così una nuova stagione, paradigmatica per altri settori della pubblica amministrazione? O, semplicemente, perché avete i creditori alle calcagna e, al di là degli esorcismi e scongiuri di rito, c’è effettivamente il rischio che le banche si mangino in un solo boccone Fiera e Palacongressi? Insomma privatizzate perché credete davvero che la politica debba oggi compiere una svolta o solo perché avete la pistola puntata alla tempia?
A giudicare dai comportamenti, sembra purtroppo vera la seconda ipotesi. Una classe politica e una classe dirigente che credono alle privatizzazioni si muovono in modo diverso, non si limitano a giocare una carta per necessità. Sia chiaro, il problema non è che la notizia è stata comunicata male, anzi malissimo. Il problema è che dietro tale carenza, s’intravede molto più grave il vuoto di una politica di modernizzazione consapevolmente perseguita. I nostri amministratori, con il loro comportamento, sembrano dire: “le abbiamo provate tutte, anche questa non guasta, vediamo, fosse la volta buona… “.
Si può governare un territorio come quello di Rimini con questa mentalità?


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