GIORNALAIO 24.05.2013

Venerdì, 24 Maggio 2013

giornalaioAeradria, la maggioranza in comune a Rimini resta dalla parte dei soci. Asl unica e partecipata, ieri incontro a Bologna. I nonni tornano a gestire i loro alberghi. Commissione architettonica, il comune perde al tar

 

Aeradria, la maggioranza scende in campo. “Tutta colpa delle banche. E’ questa, in estrema sintesi, l’opinione dei gruppi di maggioranza sulla crisi nera in cui è caduta Aeradria, la società che gestisce lo scalo di Miramare. Ma Pd, Fds, Idv e Rimini per Rimini non rinunciano a lanciare l’appello: «Salviamo l’aeroporto»… E se il Tribunale di Rimini ha individuato criticità nel concordato, Pd e soci tengono duro e sostengono «in maniera convinta lo sforzo dei soci di superare tali rilievi, tramite un nuovo concordato». Così la maggioranza chiede ai creditori «che si stringano intorno allo scalo, a partire dalla principale banca provinciale (la Carim, ndr). Così come due anni fa il territorio ha partecipato attivamente al salvataggio dell’istituto di credito in difficoltà, auspichiamo che venga fatto altrettanto per Aeradria». Intanto mercoledì scorso il presidente di Aeradria, Massimo Masini, ha incontrato «un po’ per caso» un gruppo di investitori cinesi interessati allo scalo di Miramare. Prima di Rimini avevano visitato gli aeroporti di Forlì e Brescia. «Ho spiegato loro le caratteristiche dell’aeroporto riminese - riferisce Masini - e li ho invitati a fissare un appuntamento con la proprietà»”, CorriereRomagna (p.5).
Chi sfogliasse le cronache locali soltanto di un anno fa potrebbe trovare giudizi e previsioni più che ottimistiche sulle prospettive del “Fellini”. I vertici delle istituzioni locali, e non solo, facevano eco e coro a dichiarazioni entusiastiche di chi era alla guida del nostro scalo. Eppure bastava leggere con più attenzione i bilanci, le note dei revisori per capire che la situazione era tutt’altro che rosea e che da alcuni anni era stata intrapresa una strada destinata a portare al disastro attuale: gonfiare il traffico passeggeri attraverso l’acquisizione sempre più onerosa di tratte aeree. Si è arrivati così ad un clamoroso paradosso che avrebbe allarmato ogni impresa degna di questo nome: più crescevano i ricavi, più cresceva il deficit. E’ sorprendente che nessuno di coloro che nel corso di questi anni hanno deciso le sorti del “Fellini” senta la responsabilità politica e amministrativa di questa drammatica situazione”, scrivono i riformisti su LaVocediRomagna (p.13). “Non sembri un paradosso, ma dopo la prova fornita dalle istituzioni pubbliche locali, l’unica possibilità per salvare il nostro aeroporto è quella di un esproprio all’incontrario. Una procedura che sottragga all’attuale gestione fallimentare il compito di varare un piano di salvataggio prima che sia troppo tardi”.


Alberghi ai tempi della crisi, basta affittuari. I vecchi proprietari tornano in pista. Come la signora Ivana Raffaelli. “Villetta bifamiliare sul mare che dal 1960 inizia a ospitare qualche turista. La casetta, «Pensione Annamaria», una quindicina di stanze, si allarga (con regolari permessi) anno per anno, a suon di sudore (di titolari e personale) e cambiali. Dai due piani iniziali si arriva, negli anni Settanta, ai 5 attuali, 45 stanze, 4 stelle e a una clientela fedele, apertura annuale. «Ho deciso — prosegue l’albergatrice — di affittare nel 2010, dopo 50 anni di attività pensavo di meritarmi un po’ di riposo.Un figlio fa l’ingegnere, un altro non ama questo settore». «Gestori e affittuari, non parlo del mio caso personale, hanno rovinato il turismo di Rimini: poca attenzione al cliente, poca cordialità, poca qualità, tirare a far legna. E’ diverso se gestisce il titolare, che ha costruito l’albergo coi sacrifici, curando ogni dettaglio. Non come quelli che ‘abbiamo gli hotels’ (enfatizza la ‘esse’, ndr). Gestioni come le nostre non esistono quasi più. E non è facile trovare gestori con la grazia». C’è anche chi non ha trovato l’accordo col vecchio affittuario o gestore. O se l’è visto sfuggire perché gli ha preferito un’altra struttura”, ilRestodelCarlino (p.3).


Autorizzazioni in spiaggia. “Gli uffici comunali – commenta Mauro Vanni, presidente della Cooperativa bagnini Rimini sud – stanno lavorando davvero duramente per evadere tutte le richieste, l’iter per esaminarle è lungo ma il traguardo è vicino. In spiaggia si aspettano gli ultimi permessi. Sono circa 110 le domande presentate, di queste 70 sono già state licenziate dalla commissione servizi. Procedendo su questi ritmi entro una settimana tutte le richieste dovrebbero essere evase, dopodiché finalmente procederemo all’installazione. Anche in questo senso siamo tranquilli perché il Comune ha concesso una proroga rispetto al termine ultimo inizialmente fissato per la giornata di domani”, NuovoQuotidiano (p.3).


Asl unica, si va avanti con dentro Forlì. “L’AUSL unica non si ferma. Ieri si è svolto l’atteso vertice in Regione tra sindaci, presidenti di provincia e assessore regionale, Lusenti, per verificare se vi fossero le condizioni per procedere con la fusione delle Ausl provinciali nell’ottica di una grande Azienda romagnola. Nonostante i venti di guerra alimentati dal sindaco di Forlì, Roberto Balzani, ieri presente alla riunione, alla fine la decisione è stata presa: si va avanti. La tabella di marcia è segnata e sindaco, presidenti e assessore torneranno a incontrarsi giovedì prossimo”, ilCarlino (p.10). “«Prima ancora di arrivare all’approvazione dell’impianto legislativo - premette Vitali - che dia i natali alla Ausl unica, diventa necessario porre i paletti che permettano di tutelare i servizi e le eccellenze del territorio. Cosa questa che verrà fatta attraverso un documento». Rimini ha fatto della richiesta il proprio cavallo di battaglia avendo non solo eccellenze sanitarie da tenere strette, ma anche un bilancio in pareggio per l’Ausl, al contrario dei vicini. La Regione impegna 2,7 milioni per il pareggio di bilancio dell’Ausl di Cesena, 7,8 per Ravenna e 13,4 per Forlì”.


Commissione qualità, il Comune perde contro gli architetti. “Quelle nomine per trovare i nuovi membri della Commissione per la qualità architettonica e il paesaggio proprio non sono andate giù all’ordine degli Architetti. Le scelte fatte dell’amministrazione comunale, che aveva ignorato la loro terna di candidati senza spiegare le motivazioni, aveva spinto i professionisti a mettere l’elmetto e scendere in battaglia: contattato un avvocato di grido di Bologna, avevano fatto ricorso al Tribunale amministrativo. E adesso, a distanza di qualche mese, hanno avuto la meglio: quelle nomine devono essere rifatte e il Comune dovrà anche pagare le spese legali, di 3mila euro. Una sconfitta su tutti i fronti. Che prende le mosse da un avviso pubblico, datato 13 luglio scorso, in cui Palazzo Garampi cercava quattro figure professionali che andassero ad aggiungersi ai tre professionisti già scelti, per andare a completare la squadra di sette elementi della Commissione per l a qualità architettonica per il triennio 2012-2014… il Comune aveva chiesto agli ordini professionali, Ingegneri, Architetti, Agronomi, Geologi, Geometri, Periti Industriali, di procedere alle rispettive designazione nell’ambito delle quali effettuare. Peccato però, l’amministrazione «ha considerato come se non esistessero le designazioni pervenute, emanando poi un avviso pubblico per la scelta di altri professionisti»”, Corriere (p.8).


Scm. “«Un comunicato sopra le righe e non utile per favorire la ripresa del dialogo e la ricerca di un accordo». Con queste parole Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil bocciano la lettera che la direzione dell’Scm ha inviato nei giorni scorsi ai 1.300 dipendenti del gruppo per informarli della situazione difficile in cui si trova l’azienda e di come intende muoversi nelle prossime settimane”, NQ (p.7).
“Scm nella lettera infatti spiega che «l'indisponibilità attuale, da parte delle organizzazioni sindacali, ad un confronto relativamente ai contratti integrativi in essere, costituisce un elemento pregiudiziale importante alle possibilità future di competitività in particolare dell’unità produttiva della Steelmec ». Uno stabilimento, tra l'altro, quest'ultimo di Villa Verucchio in cui il contratto aziendale può pesare anche fino a 300 euro al mese in busta paga su retribuzioni da 1.000-1.200 euro”, Corriere (p.4).
“«Sono stati calendarizzati altri tre incontri per cercare l’accordo, a patto - informano in una nota Fim, Fiom e Uilm - che l’azienda tolga dal tavolo argomenti come la cancellazione del salario aziendale. Questi erano i presupposti da noi dichiarati e considerati anche dall’azienda possibile terreno di discussione per proseguire la trattativa. La comunicazione aziendale apparsa il 22 maggio, oltre a non corrispondere a ciò, non è utile allo scopo di raggiungere un accordo. L’azienda pensi a presentare un piano industriale che vada oltre il taglio dei costi, esponga chiaramente quali sono i loro progetti in Brasile e Cina anziché fare allusioni, per ultimo dica chiaramente in quali siti vuole continuare a produrre le sue tecnologie». «Di tutto ciò non è emerso nulla di significativo ma la delegazione trattante anche a fronte di questo atteggiamento della direzione ha dato delle aperture al dialogo purché si tuteli l’occupazione e non si faccia pagare il conto ai lavoratori»”, LaVoce (p.15).