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Asili e scuole. Quelli che ormai sperano solo nei Blues Brothers

Venerdì, 18 Gennaio 2013

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Asili e scuole. Quelli che ormai sperano solo nei Blues Brothers


Non è un problema di fede, anche se a questo punto è lecito chiedersi se, forse, l’unica speranza rimasta ai sette nidi privati di Rimini non siano Dan Aykroyd e John Belushi, i Blues Brothers in missione per conto di Dio, loro che ‘combattevano’ per salvare dalla chiusura l’orfanotrofio della loro cara ‘pinguina’.


Perché anche a Rimini qualcuno rischia. In ordine di tempo, ieri, sul Carlino di Rimini la Cooperativa Service Web faceva presente la situazione in cui si sono venuti a trovare gli ex nidi privati convenzionati: difficoltà delle famiglie, più zero sostegno da parte del Comune (nessuna convenzione), più zero sostegno da parte della Regione che non ha rinnovato i voucher. La somma? “Restiamo, ma non sappiamo fino a quando potremo andare avanti.” Oppure le Maestre Pie di Rimini, qualche giorno fa sulla Voce: “Noi abbiamo aderito all’appello della Fidae e abbiamo deciso di non pagare l’Imu rispondendo punto per punto al decreto del Governo per dimostrare che rientriamo tra le attività da esentare”.
Situazioni diverse, per gli asili il problema è del Comune, per le Maestre Pie il problema è a livello nazionale. Ma c’è un però. Quello che ci lascia perplessi è che, a parte qualche articolo di giornale, di loro sembra non interessarsi nessuno, che nessuno se ne preoccupi davvero. In fondo che problema sarebbe se chiudessero veramente le Maestre Pie? E che problema sarebbe se chiudessero gli asili nidi privati?


Non a caso, sindacati in piazza a difendere i diritti dei lavoratori che rischiamo di rimanere a casa, a difendere l’opportunità delle madri lavoratrici di andare a lavorare lasciando i figli all’asilo non se ne sono visti. Se questi problemi fossero collegati a strutture del Comune sarebbe sicuramente un’altra cosa: per il posto di lavoro delle maestre, per il diritto dei bambini e delle famiglie, …
Ma lasciamo stare i sindacati. Parliamo della politica.


Ieri abbiamo pubblicato un articolo del consigliere comunale del Pdl Giuliana Moretti, e speriamo che sia il segno che a destra qualcuno comincia a preoccuparsi della situazione. Così come speriamo che, anche a sinistra, i consiglieri comunali del Pd vi vedano un campo di applicazione concreto della solidarietà. Invece il massimo a cui è arrivata la politica finora è stata una richiesta formale di rinnovo della convenzione, alla quale la risposta è stata un bel no; fine della storia.


E poi quelli che le scuole private le mandano avanti. Lo scoramento è diffuso, e spesso si sente dire (soprattutto fra i cattolici) che è meglio dedicarsi ai bisogni veri, ai poveri, piuttosto che a fare scuole. Già, e poi chissà chi la insegna la solidarietà alle nuove generazioni? Tra un convegno e l’altro, magari, si potrebbe provare a capire se si può fare qualcosa.
Ci stupisce anche come l’assessore riesca a fare affermazioni del tipo: “Una delle prime conseguenze della crisi è che non si mandano più i figli al nido, non ci si può permetterselo” e, rispetto al fatto che la giunta non abbia ancora preso un strada rispetto a questo tema, “Il punto di partenza è che non ci sono i soldi. A ciò si aggiunga che la dinamica è complessa. Sicuramente a momento debito bisognerà fare una verifica in maggioranza”.


Insomma, non sa che cosa fare. Ma, caro assessore, si ricorda cosa scriveva il suo sindaco nel suo programma? “Il primo obiettivo dev’essere “liste d’attesa zero” per la fascia 0-3 anni, offrendo entro il 2016 un’offerta di 1.500 posti (contro i 960 attuali) nei nidi. Nostro dovere è incentivare gli asili nido, puntando sulla qualità e permettendo ai genitori – grazie all’aumento dell’offerta privata e pubblica – di poter trovare posti per i propri figli, e di poter scegliere il luogo più adatto per la crescita del bambino e più vicino casa. A Reggio Emilia il rapporto fra nidi pubblici e privati è attorno al 50%: a Rimini dobbiamo procedere con lo stesso metodo, attraverso convenzioni con la cooperazione, le parrocchie, le imprese, i luoghi di lavoro, e tutti quelli che hanno a cuore l’educazione”. Oppure alla fine del 2011 in un consiglio comunale? “Proponiamo un gruppo di lavoro composto da tutti i gruppi consiliari per lavorare sulla riorganizzazione dei servizi 0 – 3 anni”. Qualcuno l’ha visto?


Caro sindaco, caro assessore, quello che è in difficoltà è un pezzo di città, un pezzo anche vostro. Sì, è una questione di soldi, di politica pratica, quella politica pratica che però dice di un giudizio di valore: aspettare che la nave affondi oppure provare a salvarla ‘perché lì c’è qualcosa di mio’; andare nelle pieghe di bilancio e cercare qualcosa su cui risparmiare, come stanno facendo tutte le oneste famiglie italiane. Perché, caro assessore Lisi: quante cose si vedono nel comune di Rimini che sono sprechi o sono non più sostenibili economicamente. Sì, è un problema di soldi, e potete darli poi a chi volete, agli asili o alle famiglie. Perché, non scordiamocelo, quegli asili, quelle scuole sono servizio pubblico.

Ultima modifica il Venerdì, 18 Gennaio 2013 15:14

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