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Il pallone si è sporcato di nuovo, serve ancora il mocio

Sabato, 19 Gennaio 2013

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Il pallone si è sporcato di nuovo, serve ancora il mocio


“Non vi dico cosa prevedo accadrà nei prossimi giorni sul fronte calcioscommesse, altrimenti sarà la notizia di domani e oscurerà i lavori di questo importante convegno internazionale”. Parole pesanti che sembrano il preludio a una nuova tempesta sul mondo del pallone pronunciate ieri dal capo della polizia Antonio Magnanelli a Roma durante la conferenza internazionale “Calcioscommesse il lato oscuro del bel gioco”. A fargli eco il segretario generale dell’Interpol Ronald Noble che ha sottolineato come quello delle scommesse sia un fenomeno diffuso in tutto il mondo: “Le scommesse clandestine sono un settore che vale centinaia di miliardi di euro l'anno. Gli allibratori hanno introiti paragonabili a società come la Coca Cola". Prepariamoci quindi perché ci risiamo, le ultime inchieste dell’anno scorso non hanno moralizzato nulla, così com’era accaduto dopo Calciopoli del 2006, così come la prima grande inchiesta del 1980 non aveva reso immune il pallone, rimasto infetto dal germe della corruzione, figlio dell’avidità e dell’ignoranza.
Scommesse, soldi, intercettazioni con il linguaggio volgare della criminalità continuano a infliggere colpi durissimi alla fiducia della gente, alle certezze dei tifosi che vedranno gol fatti e subiti diventare sceneggiatura di uno spettacolo già deciso con risultati addomesticati da scommesse, da maledette scommesse. Prepariamoci al caos, l’ennesimo per questo mondo a forma di palla.
Allora bisogna chiederselo: che calcio è questo? Ogni inchiesta sembra il punto di non ritorno verso il pallone pulito e ogni volta si cerca di lavare lo sporco del mondo del calcio con una passata di mocio inzuppata nella morale. Non funziona. E perché succede? E’ questa la domanda. Sono i giocatori che dimostrano di essere incapaci di essere uomini, si dirà, dipende dai soldi, hanno fame di ricchezza nonostante i privilegi oppure hanno bisogno di sostenere uno stile di vita che era quello dei loro sogni, quello sul quale avevano investito la vita quando s’immaginavano campioni da copertina, prima di ritrovarsi nei gironi più bassi del calcio. Vale per qualcuno ma non per tutti, altri sono condannati dall’avidità dal bacio di Tyche che ha abituato questi ragazzi al guadagno facile e allora lo cercano ancora più semplice. Sarà vero e sarà sicuramente così ma non spiega tutto.
Non spiega perché questo germe come sempre contagia dall’alto al basso, dai campioni ai comuni pedatori, dagli insospettabili ai farabutti dentro e fuori del mondo del calcio come una realtà parallela, un mondo che scivola sul prato verde accanto al pallone degli illusi. Il calcioscommesse è una grande fogna che si riempie delle bassezze collettive e l’esempio che vale per tutto è Bari-Lecce del 15 maggio 2011, il derby comperato dai salentini per 230.000 euro intascati da Andrea Masiello, capitano del Bari. Il suo autogol nel derby per soldi va oltre ai normali valori dello sport, tracima, perché perdere apposta la partita più sentita dai propri tifosi è tradire due volte la propria gente. Ma non basta perché i tifosi non sono solo vittime, li vediamo diventare parte del meccanismo con tre capi ultras che scoprono i giocatori vendersi le partite e chiedono di entrare nel giro. Chiedono di perdere altre partite per guadagnarci soldi. Serve altro per capire che il problema va oltre al pallone? C’è altro.
Perché non si tratta solo di ultras, l’inchiesta scopre che altri tifosi sapevano, avvocati, commercialisti, professionisti vari, commercianti, tutti a giocare contro la squadra della propria città, tutti complici del mondo delle scommesse. Bari – Lecce rivela la dignità perduta di una comunità, succede chiaramente anche altrove con una sovrapposizione culturale che disarma, con l’assenza totale di confine tra giusto e sbagliato. Chi di questi tempi si scandalizza della corruzione della politica, abbracciando i tanti movimenti di protesta non ha fatto i conti con il resto della società, con il resto dell’umanità. Arriverà l’ennesima inchiesta che questa volta dovrà almeno cercare di mettere ben bene le cose in fila perché poi la giustizia sportiva, sommaria per necessità, per pochezza a volte, travolge tutto infilandoci anche persone, giocatori, vite, che non c’entrano nulla, senza fare alcuna differenza. Come un mocio inzuppato appunto nella morale, una passata per togliere in fretta lo sporco e ricominciare con l’illusione di essersi ripuliti. Non troveranno la verità nemmeno questa volta, troveranno qualcosa di verosimile che ci farà intravedere il marcio che c’è nel nostro calcio, nella nostra società, nelle nostre teste.
Francesco Pancari

Ultima modifica il Sabato, 19 Gennaio 2013 10:52

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