GIORNALAIO 02.08.2013

Venerdì, 02 Agosto 2013

giornalaioVigilantes in spiaggia a Rimini contro i venditori abusivi: il piano c'è, ma nessuno paga. Scuola, nidi e materne tra liste d'attesa e tariffe mensa. Asl unica, dal 1 gennaio i direttori generali resteranno a casa.Iva sulla tia. Fellini per dare vita ai beni culturali

 

Commercio abusivo, vigilantes in spiaggia. "Partendo dal presupposto che ogni disordine crea un danno a tutta la riviera, gli operatori sono chiamati a contribuire tutti, anche se l’epicentro del disordine è collocato al di là del bagno cento. Resta da convincere (per esempio) l’esercente di Torre Pedrera. Le associazioni di categoria chiesto qualche giorno per sondare la base e poi martedì pomeriggio vanno in Prefettura a dire sì o no. Ieri mattina in Prefettura erano presenti tre responsabili degli istituti di vigilanza per illustrare i preventivi: 10 uomini per tre settimane a 40mila euro, 20 uomini 100mila", CorriereRomagna (p.11).
Per quello che è un problema di ordine pubblico e che toccherebbe risolvere allo Stato, "le categorie non sono disposte a pagare di tasca loro, né tanto meno a fare la colletta tra i loro associati. E infatti Palomba mette le mani avanti: «Mobiliteremo anche le associazioni dei volontari, per impiegarle a presidio della spiaggia». Perché le categorie non ci stanno. «Con che faccia andiamo a chiedere i soldi ai nostri associati per far pagare loro quello che è un servizio di ordine pubblico? — attacca Gianni Indino, il presidente di Confcommercio — Noi cercheremo di collaborare il più possibile, ma la proposta ci mette in difficoltà. E i tempi sono strettissimi». Patrizia Rinaldis, presidente degli albergatori, va oltre: «Non possiamo pensare che ora albergatori e altri operatori paghino di tasca propria per la sicurezza. E’ ingiusto, oltre che difficile da attuare: cosa dovremmo fare, chiedere i soldi agli hotel uno a uno?». I bagnini, dal canto loro, l’hanno ribadito: «Non possono pagare solo gli operatori di spiaggia — attacca Mauro Vanni, presidente della cooperativa bagnini di Rimini — a pagare per i vigilantes: l’abusivismo è un problema di tutti»", ilRestodelCarlino (p.2).
"E poi ci sono le questioni tecniche. Una tra tutte, chi firma il contratto? L’associazione di categoria o il singolo associato? Per far sì che il tentativo non finisca per rivelarsi un flop il Questore ha anche suggerito che il Comune metta mano all’ordinanza balneare ritagliando un ruolo ben definito per i vigilantes, che altrimenti non potrebbero intervenire in spazi pubblici", LaVocediRomagna (p.13).


Scuola, liste d'attesa a Rimini. "Sono 230 (al netto delle riassegnazioni e riserve) i bambini della fascia tra i 3 e i 5 anni che da settembre non potranno andare a scuola perché i posti nel comunale mancano. Nel dettaglio, sono rimasti esclusi 209 bambini nella fascia dei tre anni, 41 in quella dei quattro anni e 22 in quella da cinque. Una condizione storica per Rimini quella delle liste d’attesa: nel 2012, però, erano una decina in meno. Va meglio ai nidi. Al 22 luglio i bambini ancora in lista d’attesa erano 28 0 (sempre al netto delle riassegnazioni e riserve) ma, grazie ai 196 posti in più che il Comune è riuscito a ottenere grazie agli accordi con le cooperative sociali, la presenza del privato ed eventuali (fisiologiche) rinunce, il numero potrebbe avvicinarsi allo zero", Corriere (p.7).
"Pasti scolastici cari, ma non carissimi. Il costo per ogni volta che un bambino mangia all’asilo o alla scuola primaria, a Rimini, è cresciuto di 23 centesimi al giorno. Lo scorso anno, le famiglie senza agevolazioni Isee, pagavano 6,62 euro, mentre quest’anno - come si legge nella delibera comunale - dovranno sborsare 6,85 euro. Cifra che, ovviamente, va moltiplicata per ogni volta che un bambino mangia a scuola. “Un aggiornamento Istat, un ritocco in linea con gli aumenti della vita” l’ha definito il vicesindaco Gloria Lisi, nonché assessore alle politiche sociali e ai servizi scolastici. Aggiornamento che, invece, può anche suonare un po’ diversamente alle famiglie riminesi se viene paragonato ai costi sostenuti dalle famiglie delle altre città romagnole. La più cara di tutte, infatti, è Ravenna con 7,01 euro a pasto, segue a ruota Rimini con 6,85 euro, Forlì con 5,85 euro e, ultima in coda, c’è Cesena, virtuosa città che, grande attenzione a figli e famiglie con 5 euro a pasto, prezzo tra l’altro invariato dallo scorso anno", LaVoce (p.11).


Asl unica. "La “spending review” non salva le cure sanitarie: dopo la distribuzione diretta dei farmaci, i risparmi per la pulizia, la lavanderia e la carta, l’Ausl di Rimini punta a razionalizzare i servizi. Si comincia dalle endoscopie digestive: «Oggi si fanno in tutti e cinque gli ospedali, non è più sostenibile. Vanno ridotte a due o tre nosocomi». Lo ha annunciato il numero uno dell’Ausl Marcello Tonini ai rappresentanti delle associazioni di volontariato riuniti del comitato consultivo misto; con loro ha fatto il punto anche sull’agenda per il passaggio all ’Ausl unica: «A gennaio, a casa tutti i direttori generali»… «Dal primo gennaio 2014 – annuncia Tonini - i quattro direttori generali decadranno , resteranno invece in carica, fino a un massimo di tre mesi, i direttori amministrativi e sanitari. Gli interventi da effettuarsi invece sui servizi sono, già da tempo, al vaglio dei tavoli tecnici. E’ verosimile pensare che i primi interventi nel campo più gestionale saranno effettuati nell’area dei servizi amministrativi»", Corriere (p.8).
Iva sulla tia, "una sconfitta dal punto di vista penale, ma una grande soddisfazione sul piano civile. Ed è quello a cui mirava l’avvocato Enrico Gorini che rappresenta 20 denuncianti riminesi che accusavano di abuso d’ufficio Hera (per aver applicato l’Iva sulla Tia fino al 31 dicembre 2012 pur sapendo che non doveva perché c’era già la sentenza della Cassazione) e altri 87 ricorrenti in sede civile per chiedere alla multiutility di poter avere indietro tutti i soldi tolti ingiustamente. Il giudice per le indagini preliminari Giangiacomo del Tribunale di Bologna, pur archiviando l’indagine sul presunto abuso d’ufficio della società, ha riconosciuto chiaramente nelle quattro pagine di motivazione l’illegittimità amministrativa compiuta da Hera nell’applicare l’Iva a una tassa (si applica solo ai servizi)", LaVoce (p.11).


Stipendi, i dirigenti della Provincia se li tagliano. "A una prima occhiata (veloce), non si può certo dire che i dodici dirigenti della Provincia abbiano difficoltà ad arrivare alla fine del mese: da 70mila e 133mila euro. Un bella montagna di soldi per le casse pubbliche, tanto è vero che sono proprio gli “apicali” a capire il momento e a chiedere una riduzione dello stipendio… Il passaggio chiave è racchiuso nelle parole in cui si fa accenno al momento di crisi e alle criticità economiche. Ecco perché i dirigenti provinciali, in una logica di maggiore attenzione alla spesa, si dichiarano pronti a ridurre la spesa a carico dei vertici della Provincia. In soldoni viene proposto di abbassare il Fondo per la retribuzione di posizione e di risultato: anno 2013. Per capirci, si tratta di quella parte di salario che va oltre lo stipendio tabellare: 43.635mila euro per tutti. I dirigenti quantificano la cifra complessiva in 50mila euro. Detto, fatto. Con una simile premessa, sull’Albo pretorio della Provincia non è impossibile trovare le carte approvate in giunta con le quali si accetta il sacrificio. Il 2 luglio compare quindi il consuntivo 2012 in cui il Fondo vale appunto 503.757 euro. Mentre il 25 luglio viene pubblicata l’entità del Fondo 2013: 453.757 euro. I conti tornano", Corriere (p.10).


Per valorizzare Rimini, LaVoce chiede il parere di Pierpaolo Benedetti, riminese, capo dell'ufficio creativo dell'Eni, dove ha lavorato per venti anni, capo del progetto di comunicazione per il restauro della basilica di San Pietro in Vaticano in occasione del giubileo del 2000, scrittore. "Qualche sera fa, mi sono fermato in piazza Tre Martiri a guardare un signore che disegnava su un quaderno di viaggio – era danese – il complesso del Tempietto di S. Antonio da Padova e della chiesa dei Paolotti. Mi sono chiesto se sapesse nulla del miracolo della mula avvenuto, secondo la tradizione, in quel luogo e del fatto che in quella chiesa Fellini ha localizzato le scene di Titta e don Balosa in confessionale per Amarcord. Probabilmente no. Ma la domanda è: se avesse saputo tutto questo – se qualcuno o qualcosa glielo avessero detto – la sua percezione del luogo e di conseguenza il suo disegno sarebbero cambiati? Probabilmente sì. Così almeno credo io. Ma per saggiare la verosimiglianza di questa opinione possiamo fare un gioco, insieme. Guardiamo attentamente la fontana della Pigna in piazza Cavour. Poi leggiamo la poesia di Sergio Zavoli A Federico Fellini meditandola un po’ e dopo ritorniamo a guardare la fontana rispondendo alla domanda: è la stessa di prima? Io penso di no. Bene, a questo punto qualcuno potrebbe dire ma cosa ha a che fare tutto questo con la tutela e la valorizzazione dei beni culturali? Io penso che abbia molta attinenza perché un bene culturale materiale – la realtà oggettiva – si può conservare, tutelare e valorizzare solo fino a quando resta vivo nella coscienza – la realtà soggettiva – di chi lo fruisce e lo abita. Senza questa consapevolezza soggettiva, il bene culturale fisico è opera morta e come tale non conservabile, non tutelabile, non valorizzabile. Il problema dunque è “vivificare” le pietre, i muri, i monumenti di Rimini, dotarli di un senso attuale per noi, dichiarandone il vissuto ad ogni angolo. E cosa c’è di meglio, per far parlare questa città, del canto di due poeti riminesi e universali come Federico Fellini e Sergio Zavoli?", (p.4).