Il Coronavirus aiuta a coniugare il verbo donare

Lunedì, 11 Maggio 2020

“Insieme, abbiamo raccontato una storia di felicità”, afferma suor Maria Regina, superiora della scuola dell’infanzia Maria Bambina di Rimini. È la storia di un appello per salvare un’esperienza educativa, minacciata, come altre scuole paritarie, dal venir meno delle rette dei genitori e dai costi fissi rimasti inalterati. In tre settimane sono stati raccolti dodicimila euro che consentiranno alla scuola di riaprire i battenti a settembre. “Abbiamo capito da questa brutta esperienza che solo proteggendoci reciprocamente possiamo guardare al futuro”, sottolinea suor Maria Regina.

Il terribile Coronavirus ha aiutato a coniugare il verbo donare, l’emergenza che coinvolge tutti ha spinto tanti a spendersi per condividere i bisogni. Mettendo mano al portafoglio o mettendosi in gioco personalmente per dare una mano. E per tutti è scattata l’esperienza di una inaspettata felicità. Alessandra Bellettini lavora in un’azienda di ristorazione, ma nelle ultime settimane è stata volontaria alla Caritas. Prima di tornare alle sue occupazioni, ha voluto raccontare cosa è accaduto: “In nove settimane è successo che è più che raddoppiato il numero di bisognosi che si rivolgono alla Caritas per un pasto. È successo che per l'aumento dei pasti abbiamo cambiato tre volte locations ove prepararli, man mano sempre più ampi. È successo che per l'aumento dei pasti abbiamo lavorato tanto ma insieme ad una squadra eccezionale! È successo che mi sono sentita viva in un momento in cui mi avevano tolto quasi tutto: affetti, lavoro, sport, viaggi, svago, ovvero la libertà!”. 

Alla Caritas in queste settimane i numeri sono cresciuti in modo esponenziale.  Da sessanta/settanta utenti che si sedevano a tavola, quando la mensa era aperta, sono arrivati a distribuire fino a 170 pasti caldi. Prima ai nonni in difficoltà venivano consegnati trenta pasti a domicilio, adesso sono in media 110 al giorno. Facendo i conti, qualcosa come ventimila pasti distribuiti nel periodo di lockdown. E per sfamare tutta questa gente, è stata necessaria la moltiplicazione dei volontari e la generosità di chi dona. “Ancora – dice il direttore Mario Galasso – non ho tirato le somme, ma le donazioni sono davvero tante. Dalla piccola donazione di dieci euro a quelle più sostanziose di cinquemila euro.  Ogni giorno guardo chi ha donato per fargli una telefonata di ringraziamento. Ma molti non sappiamo chi siano, e quindi stiamo pensando di ringraziarli pubblicando a fine emergenza l’elenco in rigoroso ordine alfabetico”.  Una donazione, in particolare, Galasso ha molto pubblicizzato: “Mancano pochi giorni a Pasqua e ricevo una telefonata, la voce è molto giovane, un po’ imbarazzata, mi dice che ha ricevuto in regalo degli Smarties che per lei, che aveva già ricevuto uova di cioccolato, non erano necessari e che, anche se pochi per le nostre esigenze, avrebbe avuto piacere di regalarceli per i bambini che non ne avevano. Prima di pronunciare il mio grazie, sono rimasto muto per lo stupore, la gioia, l’importanza di quel gesto. In pochi attimi ho pensato a come sarebbe più giusto questo mondo se, semplicemente, sapessimo rinunciare al superfluo… ho pensato anche al Vangelo di Marco dove ci viene raccontato della vedova povera, che versò due monetine, che fanno un soldo … tutto quanto aveva per vivere.”

C’è chi ha deciso di donare il tempo. Lasciati a casa i volontari over 65, per comprensibili motivi di prudenza sanitaria, se ne sono presentati 150 di nuovi, di età più giovane. Fra questi Kaled, un immigrato, aiuto cuoco, padre di famiglia, che si è prestato per confezionare i pasti “perché ho molto ricevuto e quindi adesso è l’occasione per dare”. O i ragazzi di Rimini Rugby che hanno deciso di continuare a fare squadra aiutando chi ha più bisogno. O lo chef Alessandro Garattoni, di Chiama Cucina, che, avendo l’azienda chiusa, sta ai fornelli nella cucina della Caritas. “Adesso che con la Fase 2 molti tornano al lavoro, – spiega Galasso – ne subentrano altri, c’è un ricambio continuo”. 

La sfida nuova che alla Caritas si stanno attrezzando ad affrontare è la riapertura delle docce, che richiede non pochi accorgimenti per garantire che vengano effettuate in tutta sicurezza. E gli utenti che finalmente potranno lavarsi, ascolteranno sotto la doccia un brano musicale composto dai cantautori riminesi. “E’ uno dei modi che abbiamo pensato per vincere la distanze – dice Galasso – L’altro sono i messaggi in bottiglia, i bigliettini che mettiamo dentro la confezione dei pasti caldi. A Pasqua era un messaggio autografo di papa Francesco”.