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Giornata della memoria: vivere è ricominciare

Lunedì, 27 Gennaio 2014

3bGiornata della memoria: vivere è ricominciare

 

Sono nove studentesse della ex quarta E (ora quinta) del liceo Volta - Fellini di Riccione e hanno prodotto un singolare e pregevole documento, premiato all'inizio di questo anno scolastico, dal titolo, desunto da Pavese, “Vivere è ricominciare, sempre, ad ogni istante” ( http://www.storiamemoria.it/sites/default/files/e_13.Premiazione2013.Secondo.pdf). Il lavoro è dedicato a chi, durante la guerra è stato duramente colpito da tragedie personali e che tuttavia ha saputo ricostruirsi e ricostruire. L’attenzione delle nove studentesse del Volta, guidate dalla loro docente di storia Paola Grossi, è caduta su alcune famiglie di Ebrei che hanno toccato, nella loro drammatica peregrinazione, le nostre terre. L’occasione è stata la partecipazione al concorso nazionale “Voglia di ricominciare. Il dopoguerra in Italia”, organizzato dall’Istituto Storia e Memoria di Bologna, al quale sono giunte seconde.
Il lavoro nasce dalla casuale conoscenza della storia del bellariese Ezio Giorgetti, primo italiano proclamato Giusto tra le Nazioni e la cui vicenda è ancora poco valorizzata e conosciuta. Iniziate le ricerche con la preziosa collaborazione di Elisabetta Santandrea, che già aveva scritto importanti pagine per Il Nuovo di Bellaria Igea Marina (http://www.ilnuovo.rn.it/ezio.html) e aveva curato una mostra dedicata dal Comune alla medesima vicenda.
Ma la svolta che offre qualità al lavoro sarà data dall’occasione, grazie al giornalista romano Emilio Drudi, di incontrare Renata Konforti, allora bambina ed oggi residente a Roma, nipote di un protagonista della grande fuga che da Zagabria lo portò in Italia. Si tratta di Joseph Konforti che trovò rifugio a Misano, mentre il fratello, senza che lui lo sapesse, giungeva a Bellaria Igea Marina, protetto da Ezio Giorgetti. I due si incontrarono casualmente in piazza Tre Martini a Rimini, per poi tornare ai propri destini, senza rivelare nulla l’uno dell’altro, seguendo quella regola del silenzio che diveniva necessaria per salvaguardare l’incolumità dell’altro in caso di cattura.
Durante l’incontro romano, Renata ha raccontato alle studentesse la sua storia di bambina strappata dalla terra slava per una peregrinazione costellata di sofferenza e paura (i Konforti furono decimati: su sei fratelli solo tre si salvarono), ma anche dalla gratitudine per gli Italiani che le hanno salvato la vita. In particolare ricorda il giovane tenente colonnello Bertone, amico di Giovanni Palatucci, il quale giunge perfino a dare ordine a due militari, ignari del reale motivo, di scortare il vagone del treno dal nord al centro Italia, in modo che non entrassero i controllori e scoprissero l’identità dei singolari viaggiatori. Ma gli episodi di quotidiano eroismo si moltiplicano. Uno riguarda il marito di Renata, Nathan Orvieto. Nathan era in Italia, quando le leggi razziali cambiarono la sua vita. Denunciato il padre da un delatore, trovarono rifugio presso il parroco di un paesino dove trascorrevano le vacanze. Cercavano rifugio per una notte e il parroco li accolse per ben nove mesi, mettendo a rischio la sua stessa vita.
Storie di sofferenza, di dolore, storie che implicano quel “male” che serpeggia misteriosamente ed irrazionalmente nella storia, ma che fanno risaltare ancor più una tensione alla speranza, una decisa vittoria della solidarietà, dell’umanità intesa nel senso più forte e vero, laddove diventa donazione, comunanza di intenti, vittoria sull’estraneità e l’indifferenza. In una parola, riscoperta dell’essenziale, che non risulta un ideale astratto ma un tessuto sociale vivo nel popolo italiano di allora e che ha generato una miriade di storie di eroismo e solidarietà.
Questa riscoperta dell’essenziale e di questo legame profondo che lega uomini pur così diversi, diventa ancora più forte quando durante l’estate scorsa Renata e Nathan vengono in Romagna per ricambiare la visita. Risiedono a Riccione e si organizza un incontro con le studentesse e la docente, insieme al giornalista Emilio Drudi, a Bellaria, presso il Municipio a cui presenzia anche il sindaco Ceccarelli. L’incontro è seguito da una cena insieme, basata sulle rigorose prescrizioni alimentari ebraiche.
La storia dell’incontro tra le nove alunne con Nathan e Renata dimostra che ancora oggi è possibile una vittoria sul male, ovvero l’esperienza concreta di un legame con l’ “altro”, capace di oltrepassare differenze e indifferenza (due facce del medesimo male).
La giornata della Memoria per quelle giovani, oggi, sarà senza dubbio qualcosa di speciale.
Emanuele Polverelli


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