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Rimini. Poco confortanti le notizie raccolte sui ‘salvatori’di Aeradria

Mercoledì, 24 Aprile 2013

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Rimini. Poco confortanti le notizie raccolte sui ‘salvatori’di Aeradria


L'altro ieri il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, ha reso noto il fatto che l’ente, in qualità di socio di maggioranza di Aeradria spa, ha dato mandato alla società Eurafrica merchant spa di redigere un piano di sviluppo per la società di gestione dell’aeroporto internazionale di Rimini e San Marino Federico Fellini. Lo scopo è arrivare alla pubblicazione di un bando per la privatizzazione di Aeradria, ovvero per intercettare investitori che rimpolpino il piano di concordato per salvare la società dal fallimento (il cui concordato è in dibattimento in tribunale). Costo 16mila euro.


Di Eurafrica merchant spa la Provincia ha reso noto che “è una società di consulenza con sede legale a Roma e sedi operative a Milano, Parigi, Montecarlo, Ginevra e Tripoli, costituita nel corso del 2011, partecipata dalla merchant bank Ambromobiliare spa di Milano, quotata dal 2011 presso il mercato AIM”. La nota della Provincia aggiunge poi che Eurafrica “accompagna le aziende nel processo di quotazione supportandole nella predisposizione dei piani strategici, nei rapporti con Borsa italiana e i vari enti di controllo, nella ricerca degli investitori istituzionali e nello sviluppo del mercato di riferimento, supporta nella ricerca di fonti di finanziamento di debito di medio-lungo periodo, supporta le aziende nelle operazioni di Merger&Acquisition (ricerca e valutazioni di società da acquisire, integrare, ricerca partner strategici o finanziari)”.


Sul web Eurafrica merchant spa non ha un sito, ma alla Camera di commercio di Roma la società la conoscono. Secondo la visura aggiornata al 24 gennaio 2013, la società risulta inattiva, nonostante l’atto di costituzione datato 11 giugno 2007 e l’iscrizione al registro per le imprese dell’11 agosto 2011. Ha una sede legale ai Parioli. Dalla visura si capisce anche che il capitale non è stato ancora del tutto versato (risultano 500mila euro su 900mila euro). Che è costituita da persone fisiche e società sia italiane sia straniere (Norvegia e Svizzera). E’una società romana, ma fa riferimento a persone che si trovano in altre regioni italiane. Ha un dipendente.


I soci, tutti con diritto di proprietà, sono Vini di prestigio srl, la norvegese Okma A/S, l’immobiliare Bossonatre srl di Montepulciano, Leonardo Corbucci, Ludovico Bevilacqua, la svizzera Xandra International, l’olandese Robert Hankes Drielsma, la Gestim 1971 srl, Jean René Bickart, la Ambrogest spa (già in breve Ambromobiliare spa) e Alberto Gustavo Franceschini. Alberto Franceschini è anche presidente del cda, nominato il 5 luglio del 2012. Consiglieri: Leonardo Corbucci, Jean René Bickart, Silvano Rosa, Krohn Knut Audun Hartman.


Sul sito di Ambromobiliare spa di Milano si legge che a capo del cda c’è Alberto Franceschini in qualità di presidente, amministratori delegati sono Giovanni Natali e il banchiere Giovanni Cusumano, amministratori esecutivi Corinna zur Nedden e Andrea Centrella. Figura anche un partner, Angelo Lodi Rizzini.


Ora, Alberto Franceschini, così come conferma anche il presidente Vitali, effettivamente si è già occupato di privatizzazioni aeroportuali. Ma non ha lasciato un gran ricordo di sé. La vicenda è nota e risale al dicembre del 2011. Il comune di Milano cerca privati a cui vendere il 29,75 per cento delle quote di Sea (che alla fine sono andate a F2i di Vito Gamberale per un euro in più rispetto alla base d’asta da 385 milioni) e pubblica un bando. L’esito, più affine a un canovaccio teatrale piuttosto che a una situazione reale, lo racconta il Corriere della sera del 17 dicembre del 2011.


Gamberale la spunta in quanto “l’unica altra offerta, quella del fondo indiano Srei, non è stata ammessa all’asta perché depositata con 10 minuti di ritardo. Secondo i legali rappresentanti di Srei l’offerta era di 425 milioni di euro. Ben quaranta milioni superiore alla proposta di F2i”, sottolinea il Corriere. Il quotidiano di via Solferino racconta di una “giornata surreale dalle parti di palazzo Marino. Alle 10 si chiudono i termini per la consegna delle buste. Alle 9.50 l’ingegnere Vinod Sahai, legale rappresentante della Srei, si presenta in piazza della Scala con il plico sotto braccio. Peccato che sbagli ingresso. Invece di presentarsi in via Silvio Pellico 16 dove c’è l’entrata della Ragioneria comunale, imbocca il portone di palazzo Marino, sede del Comune. Chiede ai commessi dov’è l’ufficio del protocollo. Gli uscieri gli spiegano che ha sbagliato indirizzo, che deve recarsi in via Silvio Pellico come scritto nel bando. Sahai replica, «no è impossibile, tutti gli incontri li ho fatti qui». Poi si convince. Fa i 180 passi che lo dividono dalla Ragioneria. Viene fatto attendere qualche minuto. Poi sale al primo piano, gli chiedono i documenti d’identità, finalmente gli protocollano il plico. Le lancette segnano: 10.10. Dieci minuti di troppo. Offerta non ammessa. «Abbiamo presentato un’offerta di 425 milioni per il 29 per cento di Sea. Non è corretto, siamo sconcertati, alle 9.50 ero a palazzo Marino e alle 9.55 ero in Ragioneria» dice Sahai che fa mettere a verbale la sue dichiarazioni”.


Sarà normale arrivare con 10 minuti di ritardo a una consegna così importante? Fatto sta che gli indiani di fatto non hanno nemmeno presentato ricorso. Si scopre solo pochi giorni dopo che “il plico con all’interno l’offerta del fondo indiano Srei per l’acquisto del 29,75% di Sea in mano al Comune di Milano, esclusa dalla gara per un ritardo di 10 minuti nella consegna, non sarebbe stata comunque accettabile perché non rispondente ai criteri del bando”. Lo dice Repubblica del 22 dicembre. La notizia arriva direttamente dal direttore generale di palazzo Marino Davide Corritore. “L’offerta, ha spiegato il dg, è infatti «condizionata alla modifica dello Statuto, della governance e dei patti parasociali, oltre a mancare della fidejussione o del deposito cauzionale di 5 milioni di euro richiesto». Oltre al ritardo nella consegna quindi, «di cui abbiamo la prova provata», ha proseguito Corritore, quella del fondo indiano «era una manifestazione d’interesse che, anche se fosse arrivata nei tempi, sarebbe stata esclusa in quanto non è un’offerta di gara». Le condizioni poste dagli indiani «differenziano da quelle contenute nel bando che è stato costruito su condizioni precise»”, scrive ancora il quotidiano.


In tutta questa vicenda, Franceschini c’entra in qualità di “advisor finanziario di Ambro and Asia che insieme a Sahai ha portato avanti l’operazione con il fondo indiano”. Non Eurafrica, un’altra società la Ambro and Asia, dunque, perché allora per Sea si parlava di un fondo indiano. Adesso per Aeradria si parla, e tutto torna, di un fondo libico. Franceschini dichiarò nell’occasione al Corriere: “«La Srei è interessata a Sea non per fare una semplice operazione finanziaria, ma per realizzare insieme le infrastrutture. Si proponeva di creare una partnership industriale. La Sea ha il know how e si poteva fare un’operazione come quella in Argentina con la Sea che veniva in India a realizzare aeroporti. Questa è la differenza rispetto al bando». Domanda: ma cambiando le richieste del bando non c’era la certezza che l’offerta sarebbe stata considerata inammissibile? «Era chiaro che se si fosse arrivati all’apertura della busta ci sarebbero state discussioni. Noi abbiamo detto più volte al fondo indiano di restare il più fedele possibile al bando». Insomma, nient’altro che una manifestazione di interesse, non un’offerta. E allora cambia anche la prospettiva sulle gaffe della giornata”, concludeva il quotidiano il 17 dicembre 2011.
Il resto nelle prossime puntate.

Ultima modifica il Mercoledì, 24 Aprile 2013 16:25

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