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Vittadini, Rimini: pensare in grande per ripensare la città

Venerdì, 22 Febbraio 2013

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Vittadini, Rimini: pensare in grande per ripensare la città


Rimini e l’industria del turismo, ovvero un laboratorio a cielo aperto (e con vista mare) per uscire dalla crisi. “Rimini è un classico esempio del fatto che ci vuole creatività per ripartire. Parliamo di turismo e guardiamo a cosa è successo dal dopoguerra ad oggi. Se agli albori è bastato puntare semplicemente sul balneare per creare un’economia florida, qualche decennio dopo c’è stato bisogno d’inventarsi il congressuale. Oggi, per uscire dalla crisi del settore, bisogna fare un passo in più. Inventarsi qualcos’altro partendo da una domanda. Bisogna chiedersi seriamente perché un turista dovrebbe preferire Rimini alle mete esotiche o nordafricane, alle Maldive. Perché?”.


La domanda se la fa, e la fa soprattutto alla capitale della riviera, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, che sarà oggi alle 21 a Rimini in sala Manzoni per parlare di crisi, ma anche di ripresa attraverso le esperienze di alcuni giovani imprenditori locali. Da dove ripartire è il titolo dell’incontro promosso da Cdo Rimini. “Ipotesi. Magari può esserci un tipo di turista – spiega Vittadini – che per le sue ferie, per esempio, preferisce una città dotata di servizi. Vai al mare, ma anche vicino a ricchezze artistiche o divertimenti. Quel che è certo è che oggi l’alberghiero familiare non basta più. E’ per questo che dico che Rimini è il classico esempio della necessità di reinvenzione per affrontare il futuro”.
Ci sono esempi interessati di riconversione industriale che secondo il prof (Vittadini insegna Statistica all’Università pubblica Bicocca di Milano) potrebbero fare al caso di Rimini. “Mi viene in mente il percorso che ha interessato le città del nord America, quelle del distretto delle auto, rinnovate completamente grazie a un progetto preciso, studiato, che le ha trasformate da città dal grande impatto industriale a città di servizi. Bisogna che a Rimini si lavori allo stesso modo”.


Ci vuole creatività, dice Vittadini. Ma non una creatività qualsiasi. E’ per raccontare una possibilità, che è anche per Rimini, che fino al 3 marzo nello spazio Duomo di via Giovanni XXIII si può visitare la mostra della Fondazione per la sussidiarietà L’imprevedibile istante. Giovani per la crescita, inaugurata dal presidente del consiglio lo scorso agosto in fiera in occasione del Meeting. “La mostra dice di una possibilità di ripresa per l'Italia dopo la crisi, una possibilità basata sulla capacità dell'io”, spiega Vittadini. “Andando indietro nella storia del Paese si possono trovare tantissimi esempi di come nei momenti di crisi a salvare l'Italia è stato il valore della persona, è stata gente che ha saputo muoversi”.


Ed è così che pannello dopo pannello la mostra racconta “ esempi di un io che si muove. Qualcosa che interessa tutti a tutte le età. A partire dalla modalità di affrontare gli studi”. Al proposito Vittadini cita un'indagine di Almalaurea che dimostra come gli studenti che fanno stage all'estero e sono attivi durante l'università, non si limitano cioè a riempire il libretto con l'elenco degli esami sostenuti, trovano lavoro molto più facilmente. “Vuol dire che uno deve muoversi, agire, interloquire. Una dinamica che diventa contagiosa”. In che senso? “Le faccio un esempio che mi riguarda. Io ho un collega che insegna alla Harvard medical school di Boston. Con lui c’è una collaborazione che mi permette di mandare i ragazzi della Bicocca a fare la tesi in America, o per un dottorato internazionale. Da quando è iniziata questa collaborazione davanti la porta dell’ufficio mi si è creata una fila di studenti che vogliono chiedermi la tesi. La gente che vede esempi positivi negli altri li vuole anche per sé”.


Una dinamica, dunque, ricca di esempi anche fuori dalla Bicocca, anche nella storia, e che riguarda ogni sfaccettatura dell’agire umano, anche le tasse. Fatti che “dimostrano come la crisi non possa essere affrontata con strumenti di tipo macroeconomico, con grandi progetti, ma attraverso la valorizzazione di chi è in azione. Un’idea di sviluppo che parta da quello che la realtà offre e che si fondi su una scuola basata sulla libertà di educazione, sulla creatività degli insegnanti, sulla vivacità dei ragazzi, in un sistema che difenda autonomia e parità. Parlo di un'università ugualmente autonoma, atenei messi nelle condizioni di reperirsi i fondi sulla base delle loro capacità, che valorizzino iniziative di studenti e docenti, tutto il contrario di quello che viene adesso. Il discorso poi vale ancor di più per l'impresa. In questa campagna elettorale, si parla molto di tasse. Ma prima di iniziare a discutere se detassare o no, bisognerebbe mettere in campo una vera politica industriale, verificando e scegliendo le cose che vanno oppure no”.


E, quindi, da dove si può concretamente far ripartire Rimini e il turismo? “Valorizzare le iniziative che ci sono, la gente che quotidianamente cerca e trova le modalità di andare sul mercato internazionale. Penso a iniziative come Meeting, che per una settimana porta Rimini a livelli altissimi, ovviamente sempre in una logica sussidiaria. E pensiamo anche agli albergatori. La domanda che bisognerebbe farsi, anche a livello amministrativo, è: ce ne è uno che a Rimini sta inventando qualcosa di nuovo, che potrebbe essere un bene per tutti? Seguiamolo. Perché, continuando ad aspettare qui fermi il turismo di massa si rischia di rimanere con un palmo di naso. Perché un turista, a parità di prezzo, preferisce le Maldive”.


Cosa potrebbe fare per far ripartire Rimini un amministratore? “Mettere a sistema quello che di buono c’è, dalla cultura agli spettacoli, e soprattutto deve ragionare in grande. Un altro esempio. C'è un mio amico che lavora per la Nasa. Ha messo su un’industria che dà lavoro a 2.300 persone. Lo ha fatto perché voleva portare l'erba su Marte. Bisogna partire sempre in grand. Un sindaco deve fare così, deve partire in grande nel ripensare la città, non semplicemente amministrarla. Per costruire una città ci vuole ambizione, come in tutte le cose, altrimenti non si arriva a niente. Certo, quello che si costruisce lo si costruisce piano piano nella realtà e nella quotidianità, ma si deve avere un desiderio grande”.

Ultima modifica il Venerdì, 22 Febbraio 2013 16:53

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