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Team SanPa alla Maratona di New York, tra rivalsa e salute ritrovata

Venerdì, 26 Ottobre 2018

“Non solo sarà la prima volta che correrò la maratona di New York. Sarà la prima volta che correrò una maratona in vita mia”. Così Antonio Dongu, arrivato a 38 anni a San Patrignano dopo 10 in cui aveva fatto uso di eroina e il fegato in dirrosi, racconta in partenza verso la ‘grande mela’ con gli altri sei compagni del San Patrignano Running Team, in totale 53 corridori. “L’ultima cosa a cui avevo voglia di pensare era di andare negli Stati Uniti per farmi 42 km di corsa. Avevo sentito che in comunità c’era chi aveva avuto questa possibilità, ma io dovevo pensare solo a me stesso e ad allontanare da me quella droga che era stata una costante nella mia vita”.
Antonio, nato in un paese vicino a Sassari, a 12 anni ha iniziato a usare hashish e erba, a 13 gli acidi, a 16 l’ecstasy, per poi passare alla cocaina e arrivare a 19 anni all’eroina. “I miei amici avevano provato a mettere in guardia i miei genitori, ma a quel punto avevo già finito la scuola odontotecnica e mi ero trasferito ad Olbia. E’ così che sono iniziati i miei 18 anni di doppia vita, diviso fra il lavoro di odontotecnico, che per fortuna mi piaceva, e l’eroina di cui giorno dopo giorno ero sempre più schiavo. Era la mia donna, tanto bella quanto bastarda. Avevo iniziato per puro divertimento e mi ritrovavo ogni giorno sempre più dipendente. Il punto più basso a 31 anni, quando all’apice della mia carriera aprii il mio laboratorio odontotecnico”.
Durò poco più di un anno, “poi i miei clienti iniziarono ad abbandonarmi perché sempre meno preciso e attento nei lavori e nelle consegne. Vendetti il laboratorio e nelle due sole settimane di Natale buttai 12mila euro in eroina. Il mio castello di sabbia era crollato. Ero sfinito anche fisicamente tanto che a forza di eroina, metadone e alcol ero arrivato a pesare 90 chili contro i 55 di adesso. Per questo decisi di fare dei controlli e scoprii di essere a un passo dalla cirrosi”.
E’ così Antonio è arrivato a San Patrignano. “Qui in comunità è stata dura, non credevo sarei durato più di un anno tanto che a un certo punto chiesi di andarmene. Per mia fortuna mi fecero ragionare. Quando mi accorsi di quanto si davano da fare per me senza chiedermi nulla in cambio, allora mi risvegliai dal mio torpore e decisi di provare a impegnarmi. E’ stato in quel momento che ho iniziato a correre all’interno della comunità assieme agli altri ragazzi. Non lo avevo mai fatto prima, ma avevo letto che mi avrebbe fatto bene ed era quello che volevo. Così settimana dopo settimana ho aumentato i minuti di corsa ed era chiaro a chiunque che quell’attività fisica mi faceva stare bene. Oltre a questo la corsa mi ha dato la possibilità di aiutare altri ragazzi. Così il passaggio al San Patrignano Running Team è stato una naturale evoluzione. Ma a New York non ci pensavo”.
Per questo quando gliel’hanno detto non ci credeva, Antonio, che sarebbe andato alla maratona più famosa del mondo. “Da allora ci metto il doppio dell'impegno negli allenamenti perché non correrò solo per me, ma per l’intera comunità. E chissà che non riuscirò a stare sotto le tre ore”.


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