(Rimini) Nella giornata di ieri Emma Petitti ha organizzato un incontro in videoconferenza tra il neo Ministro del Turismo Massimo Garavaglia e i rappresentanti delle categorie economiche di Rimini: Patrizia Rinaldis, Presidente di Federalberghi, Gianni Indino, Presidente di Confcommercio e Fabrizio Vagnini, Presidente di Confesercenti. Per richiamare il primo provvedimento del Governo precedente, il 'Cura Italia', Petitti propone per il settore turistico o"un vero e proprio 'Cura Turismo', che deve vedere un lavoro di squadra tra Governo, Parlamento, Regioni, Comuni e categorie economiche del settore e parti sociali."

"Il turismo da noi è tutto, sono le tante famiglie e i lavoratori occupati nel settore alberghiero, in quello balneare, in quello commerciale e dei servizi, in primis quelli della ristorazione ma anche del divertimento e del terziario in generale – ha evidenziato Emma Petitti al neo Ministro Garavaglia - La crisi si è ovviamente sentita, anche se la scorsa stagione l'abbiamo in qualche modo 'portata a casa', ma c'è preoccupazione per quella di quest'anno e comunque per una situazione difficile e complicata. Si pensi ad esempio al settore fieristico, con Rimini che annovera una delle fiere più importanti sul territorio nazionale, che sta ultimando una grossa e importante operazione di fusione con quella di Bologna, in un settore fermo da oltre un anno, che per noi rappresentava (e speriamo tornerà a rappresentare) una fetta importante nella destagionalizzazione del nostro prodotto turistico".

"Abbiamo tutti salutato positivamente il fatto che il turismo è tornato ad essere un dicastero autonomo e con proprio portafoglio. Questo fatto apre scenari nuovi e importanti. Ora però bisogna approfittare di questa situazione per aprire sul turismo una grande riflessione che porti a una riforma vera del settore, a partire dalle opportunità rappresentate recovery fund", ha aggiunto Emma Petitti, aggiungendo anche la rilevanza strategica del tema dei trasporti, della viabilità, delle vie d'accesso, degli aeroporti e dell'alta velocità, dal momento che "il turismo in primis è modernità nell'infrastrutturazione di un territorio ed anche raggiungibilità agevole e veloce dello stesso". Prima o poi, aggiunge Petitti, "dovremo fare i conti anche con la Bolkestein. E' una questione da affrontare"

Tra le proposte di Emma Petitti al ministro la riqualificazione delle strutture alberghiere. Sono anni che se ne parla ma ora non è più rinviabile. Dopo questa crisi è necessaria una forte accelerazione agendo su riduzione delle strutture ricettive e sulla possibilità di accorpamenti e ristrutturazioni con l'obiettivo anche della messa in sicurezza sismica. Petitti propone anche di affrontare la direttiva Bolkestein attraverso la riqualificazione degli stabilimenti balneari.

Petitti chiede interventi legislativi, normativi ed economici. Legislativi, come una nuova legge sul demanio che superi le attuali incertezze ed il contenzioso con l'Europa (Bolkestein appunto), una legge di semplificazione burocratica che agisca con la ratio del silenzio assenso e dell'autocertificazione che per i tempi dell'economia turistica e per le riqualificazioni e ristrutturazioni alberghiere diventa vitale, norme urbanistiche che recepiscano le possibilità date dalla realizzazione dei condhotel (esempio di opportunità di innovazione messo in campo dall'Emilia-Romagna), incentivi agli accorpamenti alberghieri e la previsione di nuovi servizi per le zone turistiche. Riqualificazione delle aste commerciali nelle zone turistiche.

Tra gli interventi economici richiesti: una legge nazionale che in accordo con la Comunità europea stanzi un contributo a fondo perduto per chi investe nella riqualificazione e ristrutturazione alberghiera. Un contributo a fondo perduto pari minimo al 25% dell'investimento complessivo. La restante parte finanziato con un mutuo di 30 anni garantito per i primi anni dalla Cassa Depositi e Prestiti e per gli anni successivi dall'attività imprenditoriale. Chiesti incentivi oppure acquisto da parte del pubblico di strutture ricettive fuori mercato per adibire quelle aree ad altre funzioni di servizio per il turismo (dai parcheggi, ai servizi di ristorazione, centri benessere o altro). Mutui agevolati per gli stabilimenti balneari e per le attività che vogliono innovare nel commercio e nei pubblici esercizi.

 

 

(Rimini) Con decreto presidenziale del 2 marzo sono stati individuati gli interventi da finanziare nell'ambito del Pianto triennale provinciale di edilizia scolastica 2018/2020. Mediante scorrimento della graduatoria approvata lo scorso anno dalla Provincia di Rimini, gli interventi da realizzare sono 6 per un finanziamento complessivo di 2.489.540,91 euro. In base al focus prioritario, previsto dalla programmazione triennale di edilizia scolastica, le risorse di provenienza ministeriale andranno a finanziare opere di adeguamento sismico delle strutture scolastiche del territorio. Grazie ai cofinanziamenti comunali, il volume complessivo degli investimenti toccherà quasi 2,9 milioni di euro.

Visto l'ammontare delle risorse e la valenza delle progettazioni comunali, tutte al livello di fattibilità tecnica/economica, la Provincia ha interamente destinato la propria quota di finanziamento, pari al 40% dello stanziamento complessivo, in favore dei Comuni. Dal punto di vista realizzativo, gli interventi potranno essere appaltati solo a seguito di un ulteriore decreto di assegnazione del Ministero dell'Istruzione, atteso entro maggio.

"Abbiamo dirottato la nostra quota di finanziamento verso i Comuni – sottolinea il presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi – non tanto perché siamo generosi, ma in base ad un'analisi razionale degli interventi e della programmazione complessiva del territorio, inoltre, in base a fonti ministeriali, e così come avvenuto nel 2020, è possibile attendersi un ulteriore scorrimento della graduatoria, sempre per l'annualità 2020, che conta ancora ben 17 interventi finanziabili rivolti a Scuole del primo e del secondo ciclo."

(Rimini) "Vogliamo esprimere, a nome dell'amministrazione comunale di Rimini, il nostro cordoglio per la scomparsa di Luciano Capicchioni". Così il sindaco di Rimini Andrea Gnassi e l'assessore allo sport Gian Luca Brasini, alla notizia della scomparsa di Capicchioni che definiscono "un vero e proprio pioniere nel mondo dello sport professionistico, in particolare della pallacanestro, a cui diede un contributo fondamentale anche per l'abbattimento di barriere storiche tra Stati Uniti e Europa. Agente di grandi stelle del basket del vecchio continente, poi diventati protagonisti assoluti anche nella NBA (tra i più conosciuti, Kucoc, Sabonis, Danilovic), Capicchioni ebbe anche un importante ruolo nell'ambito riminese quando- in un periodo particolarmente difficile per la società di basket- ne divenne proprietario. Vulcanico, innovativo, passionale, con Luciano Capicchioni se ne va un gigante del mondo sportivo di ogni tempo. Quel mondo sportivo che lui ha contribuito a cambiare". 

(Rimini) Alle prime luci dell’alba di oggi, i carabinieri di Rimini hanno dato esecuzione a 7 misure cautelari emesse dal Tribunale di Rimini su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di sei cittadini italiani e un soggetto di origine albanese. Le indagini che hanno portato all’operazione 'No smoking'  sono partite da alcuni sospetti su un riminese del 1979: dietro la sua attività di commerciante, si è ipotizzato si celasse un’importante attività di spaccio di stupefacenti. Da qui è partito il monitoraggio dei militari. 

Le investigazioni hanno consentito di fare luce su un rilevante canale di rifornimento di stupefacente del tipo eroina e cocaina, gestito da un soggetto albanese e capace di approvvigionare ampiamente la piazza di spaccio riminese. Il sodalizio criminale, composto da cittadini italiani, dedito allo spaccio al dettaglio di sostanze stupefacenti (eroina e cocaina) nel capoluogo di Rimini è stato poi disarticolato grazie all'arresto in flagranza di reato di un negoziante per “detenzione di sostanze stupefacenti ai fini spaccio” ad opera della Polizia Locale di Rimini in data 29 ottobre 2020 e con il sequestro di 3 chili di eroina e uno di cocaina. Questa mattina, l'epilogo delle indagini.  

(Rimini) Cresce ancora il numero dei pacchi consegnati da Poste Italiane nel Riminese: a fine 2020 si è infatti registrato un incremento di consegne del 115% rispetto all’anno precedente. Poste Italiane, grazie alla capillarità e all’efficienza della propria rete di distribuzione che nella provincia di Rimini può contare su 3 Centri di distribuzione e su una flotta composta da mezzi per la maggior parte green, oltre a un modello di recapito innovativo al servizio dei cittadini, garantisce le consegne su tutto il territorio, dalle città fino alle località più remote.

Oltre alla logistica tradizionale, la distribuzione può contare sulla rete Punto Poste, l’insieme di attività commerciali che offrono servizi di ritiro e spedizione pacchi, che conta 10.000 fra tabaccherie, bar, cartolerie, negozi ed edicole dove è possibile ritirare i propri acquisti in modo semplice e veloce. In provincia di Rimini sono 37 gli esercizi aderenti alla Rete Punto Poste. Inoltre sul territorio provinciale sono presenti 3 Locker (due a Rimini e uno a Riccione), punti self-service con orari di apertura estesi, attraverso i quali è possibile anche effettuare il reso dei propri acquisti on line che devono essere spediti con Poste Italiane. 

Da quest’anno, la consegna e-commerce di Poste Italiane si arricchisce di nuovi servizi. Attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, si potrà consultare lo stato della spedizione direttamente tramite WhatsApp. Con il servizio di tracciatura on line, già disponibile su web e App, è possibile seguire lo stato della spedizione in modo semplice e veloce, per qualsiasi tipo di prodotto di Poste Italiane. Inviando un messaggio WhatsApp al numero 3715003715, si entra in contatto con l’Assistente Digitale Poste, che restituisce un apposito link alle informazioni richieste per verificare lo stato della spedizione. Per eseguire la tracciatura basta indicare il codice invio presente sotto il simbolo a barre del prodotto inviato o, in caso di acquisto on line, il numero fornito dal venditore.

(Rimini) C'è anche Rimini tra le città che concorrono ai finanziamenti messi a bando dal Ministero per le infrastrutture e destinati ad interventi sulle metropolitane e tranvie. Come riporta l'edizione odierna del Sole 24 ore, alla scadenza del 15 gennaio scorso sono stati presentati progetti per un valore di 11 miliardi, "testimonianza – sottolinea l'assessore alla gestione del territorio del Comune di Rimini Roberta Frisoni – dell'attenzione da parte delle città verso la mobilità green, che rappresenta una delle chiavi per lo sviluppo sostenibile futuro dei nostri contesti urbani, anche e soprattutto in prospettiva post-Covid".  

Uno dei due progetti che il Comune di Rimini ha candidato alle risorse statali interessa la "deviazione" del Metromare a Viserba, opera complementare alla realizzazione del secondo stralcio del prolungamento del metrò fino alla Fiera (già finanziato dal ministero delle Infrastrutture per 49 milioni di euro). Il tracciato, per cui investimento presentato al ministero di 38 milioni di euro, consentirà di collegare la zona delle Celle al centro sportivo Rivabella, alla zona residenziale di Viserba Monte, al polo scolastico di Viserba, fino all'area dove è in progetto la nuova piscina comunale, servendo anche il nuovo lungomare nord riqualificato. La diramazione si svilupperà per circa 4,5 chilometri in sede propria, con capolinea vicino alla Stazione di Viserba, snodo di scambio intermodale.  

Il secondo progetto candidato ai finanziamenti riguarda invece la riqualificazione della 'filoviaria del mare', lungo i viali delle Regine, che andrà così a completare l'offerta di servizi di mobilità green e sostenibili a servizio della zona a mare. 

"Le opportunità dei fondi ministeriali e del Recovery fund hanno portato le città, sia di grande sia di media dimensione, a scommettere per il futuro sulle grandi infrastrutture di mobilità pubblica sostenibile ad alta velocità – prosegue l'assessore Frisoni – Rimini in questo senso è già un passo avanti, potendo contare su un servizio come il Metromare che ha l'ambizione di diventare il principale asse di spostamento per il nostro territorio: un sistema di trasporto completamente elettrico, ad elevate prestazioni, utile per favorire l'intermodalità, a servizio dei pendolari, dei lavoratori e dei turisti. Il collegamento verso la zona di Viserba, che si innesta sul prolungamento strategico verso Rimini Fiera, porterebbe ad un importante ampliamento del bacino di passeggeri, ma soprattutto rappresenterebbe un salto di qualità nel modo di concepire il Metromare quale mezzo privilegiato per mettere in rete servizi e luoghi attrattivi della città. Il comparto nord, oltre ad essere densamente abitato, ospita il polo scolastico più numeroso della città, diversi impianti sportivi e in prospettiva anche la nuova piscina comunale della città ed è al centro di una trasformazione urbana che comprende anche la riorganizzazione strutturata della mobilità nel suo complesso".  

Se nel medio periodo l'obiettivo per il Metromare è rendere sempre più capillare la rete di collegamenti, nel brevissimo periodo si lavora per portare su strada entro qualche settimana i nuovi mezzi full electric. "I nuovi filobus sono stati consegnati e sono a disposizione - aggiunge l'assessore Frisoni – Attendiamo il completamento delle operazioni di collaudo per poter partire, speriamo di poter accelerare i tempi e partire prima dell'estate". I nuovi mezzi sono dotati di ampi spazi interni, telecamere di sorveglianza, un sistema di informazione all'utenza in tempo reale e soprattutto consentiranno di poter trasportare a bordo le biciclette, incentivando così l'intermodalità. 

(Rimini) Il 2020 è stato il peggior anno dal dopoguerra e il consuntivo è ancora provvisorio perché la causa che ne è all’origine, la pandemia e le conseguenti misure di protezione adottate nel tentativo di limitarne la portata, sono ancora in essere. Questo senza che ancora si possa individuare la conclusione della fase di emergenza. Sarà possibile quantificare i veri effetti che la pandemia ha determinato sulla nostra economia solo quando il sistema economico riprenderà il suo corso naturale. Intanto c’è da notare come nel quarto trimestre del 2020 le conseguenze negative siano state più contenute rispetto ai trimestri precedenti, in particolare il secondo.

Con riferimento al comparto industriale, grazie a un’indubbia capacità di ripresa e a un pronto rimbalzo dell’attività, l’anno 2020 si è chiuso con un calo della produzione al 10,4 per cento rispetto all’anno precedente, quindi una recessione meno grave di quella subita nel 2009 (allora - 14,1 per cento). Secondo le previsioni Prometeia per il 2021 ci dobbiamo attendere una buona ripartenza della nostra economia, mentre nel 2022 il PIL dovrebbe tornare sui livelli del 2019. 

Sono questi alcuni dati dell’indagine congiunturale relativa al quarto trimestre 2020 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo. Il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia- Romagna si è ridotto del 5,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2019. 

Il valore delle vendite è diminuito del 3,6 per cento, meglio decisamente rispetto al trimestre precedente (-6,2 per cento). Il fatturato estero ha contenuto la correzione (-1,4 per cento), un alleggerimento più marcato rispetto al trimestre precedente (-4,2 per cento). 

Un elemento degno di attenzione si può individuare nel processo di acquisizione degli ordini, che limitato al - 2,0 per cento rispetto a 12 mesi prima, rispetto al - 5,2 per cento del trimestre precedente.

Il grado di utilizzo degli impianti si è riportato al 72,5 per cento, un dato non più così lontano rispetto al livello riferito allo stesso trimestre del 2019 (pari al 75,4 per cento).

Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini è risultato invariato rispetto al dato del trimestre precedente e pari a 9,2 settimane.

L’arretramento è evidente in tutti i settori industriali, anche se sono stati maggiormente colpiti quelli dipendenti dal mercato interno. Così anche l’industria alimentare ha fatto segnare un leggero passo indietro, anche se il più contenuto tra tutti i comparti: il fatturato si riduce appena dello 0,9 per cento, nonostante una flessione delle vendite anche sui mercati esteri (-1,5 per cento). Il calo della produzione è molto contenuto (-0,6 per cento), come la flessione degli ordini (-0,9 per cento).

All’estremo opposto è il sistema moda a pagare lo scotto più pesante come conseguenza dei cambiamenti di abitudini e comportamenti dei consumatori indotti dalla pandemia. Il crollo del fatturato complessivo si è accentuato (-16,5 per cento), anche nella componente estera (-12,1 per cento), nonostante che i mercati oltre confine tengano più di quello interno. La caduta della produzione è leggermente più marcata (-18,7 per cento), ma si è alleviata la tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini (-14,6 per cento). 

L’altro settore maggiormente colpito è l’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche, caratterizzata da una fitta rete di piccole e medie imprese al centro di molteplici catene produttive.

Il fatturato complessivo si è ridotto del 4,8 per cento, anche in questo caso grazie alla migliore tenuta di quello estero (-1,5 per cento), mentre la produzione ha avuto un andamento negativo più marcato (-5,8 per cento). Il processo di acquisizione degli ordini complessivi ha seguito una tendenza analoga.

Perde posizioni anche per l’industria del legno e del mobile: la discesa del fatturato si arresta a -3,6 per cento, grazie anche alla migliore tenuta della componente estera (-1,6 per cento), mentre più forte è l’arretramento della produzione (-4,2 per cento) e degli ordini (-4,3 per cento).

L’aggregato industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto ha contrastato la difficile fase, contenendo la tendenza negativa sia per il fatturato (-2,0 per cento) che per la produzione (-4,3 per cento). Positiva l’inversione di tendenza del processo di acquisizione ordini (+2,0 per cento).

Anche l’evoluzione congiunturale del gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (chimica, farmaceutica, plastica e gomma e trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) testimonia la recessione, ma con effetti meno dirompenti. Il fatturato complessivo ha perso solo l’1,8 per cento, contenuto l’arretramento della produzione (-2,8 per cento) e degli ordini (-1,4 per cento).

Riguardo alla dimensione d’impresa, nel quarto trimestre 2020 la flessione è stata generalizzata, ma l’andamento congiunturale per fatturato, produzione e ordini è risultato meno grave al crescere della struttura aziendale e in particolare per le grandi imprese. In particolare, la produzione è scesa di più (-10 per cento) per le minori, poi per le piccole (-5,4 per cento) e le medio-grandi (-3,1 per cento).

Sulla base dei dati del Registro delle imprese, quelle attive dell’industria in senso stretto a fine giugno risultavano 43.667 (pari all’11 per cento del totale), con una diminuzione corrispondente a 543 imprese (-1,2 per cento) rispetto all’anno precedente. 

Per quanto concerne la forma giuridica delle imprese, rispetto alla fine del 2019, si rileva ancora un aumento delle società di capitale (+0,9 per cento, +157 unità), giunte a rappresentare il 39,6 per cento, grazie all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata che ha avuto un effetto negativo sulle società di persone, ridotte sensibilmente (-377 unità, -4,2 per cento) tanto che ora costituiscono solo il 19,7 per cento del totale. Le ditte individuali hanno subito una nuova ampia flessione (-318 unità, -1,8 per cento) e scendono al 39,1 per cento. Altre forme societarie (consorzi e cooperative) rappresentano l’1,6 per cento del totale(-0,7 per cento).

Riguardo al fronte occupazionale, fine settembre 2020, nell’industria manifatturiera gli addetti erano 397.767 quindi 9.979 in meno rispetto al 2019 (-2,1%). Gli scenari sotto questo aspetto sono tutti da delineare. Al calo dei fatturati delle imprese si è accompagnato quello dell’occupazione, oggi leggibile nei numeri senza precedenti del ricorso alla cassa integrazione, domani, probabilmente, verificabile nei licenziamenti e delle chiusure dell’attività di impresa. Le aziende dovendo affrontare un evento negativo esterno di portata enorme sulla propria attività, hanno reagito adottando forme organizzative differenti. La risposta è stata diversificata anche in base alla dimensione: ricorso allo smart working, riduzione dell’organico, utilizzo della Cig e ammortizzatori sociali, stop alle assunzioni, mancato rinnovo ai contratti in scadenza. Riguardo all’impatto della pandemia Covid-19, in base a un questionario sottoposto con l’indagine congiunturale, il 43% delle imprese non ha avuto alcun riflesso sulla produzione, il 27% ha cambiato alcune modalità nel processo che va dalla fase di approvvigionamento, produzione, fino alla distribuzione, il 42% ha modificato la struttura organizzativa e del personale.

Per quanto riguarda l’export, da sempre motore dell’economia regionale, nei primi nove mesi del 2020 le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono diminuite del -10,6 per cento, e del -2,9 per cento nel terzo trimestre, ultimo periodo disponibile. Le variazioni negative più evidenti nel settore metalli (-19,2), sistema moda (-18,1 per cento), meccanica (-14 per cento). Spagna (-15 per cento), Stati Uniti e Regno Unito (-13,5 per cento) e Francia (-12,5) i Paesi con la più ampia variazione negativa. 

«La peculiarità di questa crisi è di essere originata da un fenomeno esterno che ha fortemente rallentato ma non interrotto, il normale andamento del ciclo economico. – afferma il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Alberto Zambianchi – La prima reazione è stata, giustamente, quella di agire per limitare i danni e gestire l’emergenza originata dalla pandemia che ha colpito con forza devastante larga parte del tessuto economico. In Emilia-Romagna molto è stato fatto sulla rete degli ammortizzatori e per favorire l’accesso al credito delle imprese, concordando azioni con le Associazioni di Categoria e agendo in forte coordinamento con la Regione, mettendo a fattore comune idee e risorse. E’ un metodo questo che, creata una rete mirata a gestire l’emergenza, dovrà proseguire per interconnettere azioni coerenti sia con il piano per la ripresa nazionale, sia con la “vision” dell’Emilia-Romagna dei prossimi anni, ben delineata anche nel nuovo “Patto per il lavoro e per il clima”. Sottolineo pertanto che, accanto alle “politiche passive”, necessarie per contenere il disagio, occorre avviare “politiche attive”, mirate ad accompagnare i nostri giovani e le nostre imprese alla ripartenza. Ci attendono mesi decisivi per il nostro futuro, c’è bisogno del contributo di idee e di competenze di tutti e di tanto lavoro. Un impegno che, tutti insieme, possiamo affrontare e realizzare con successo».

In Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, i prestiti alle imprese hanno registrato una forte accelerazione nel 2° semestre 2020, chiudendo l’anno ai massimi, con un +6,7% a/a (variazione calcolata su dati al netto delle sofferenze). In valore assoluto nell’arco dell’anno l’aumento dello stock di prestiti è stato pari a 4,7 miliardi. Tuttavia la dinamica è più moderata rispetto alla media nazionale che registra a fine 2020 un ritmo del 9,4% a/a.

All’interno dell’aggregato dei prestiti alle imprese, spicca l’andamento di quelli all’industria che, in aumento da marzo 2020, hanno registrato una forte accelerazione fino al +11% a/a di fine 2020 in Emilia-Romagna. Dal 2° semestre, anche i prestiti ai servizi sono tornati in crescita, a un ritmo più contenuto rispetto all’industria (+5,6% a dicembre). Un chiaro miglioramento è stato registrato anche dai prestiti alle costruzioni che, dopo anni di forte calo, appaiono vicini alla svolta mostrando un’interruzione del trend negativo, col -0,3% a/a in Regione a novembre e -2,2% a fine anno, mentre il dato nazionale ha chiuso il 2020 invariato rispetto a fine 2019. 

La rapida ripresa dei prestiti riguarda anche le imprese di minori dimensioni. In Emilia-Romagna nel 2° semestre 2020 i prestiti alle piccole imprese (fino a 20 addetti) hanno mostrato un’impennata della crescita, chiudendo l’anno ai massimi, con una dinamica in linea con quella dei prestiti alle imprese più grandi (+7% a/a a dicembre e +6,6% rispettivamente). Nel confronto nazionale (+9,6% le imprese con almeno 20 addetti e +8,2% le piccole a fine 2020), entrambi i segmenti dimensionali confermano la crescita più moderata rilevata in Regione.

La crescita dei prestiti alle imprese è sostenuta dalle erogazioni con garanzia pubblica. I dati sulle operazioni garantite arrivate al Fondo centrale per le PMI mostrano che al 24 febbraio 2021 l’Emilia-Romagna ha espresso un totale di 153mila domande pervenute al Fondo per un importo finanziato di 14 miliardi, un flusso in aumento del 34% rispetto a metà novembre e quasi triplicato da inizio luglio 2020. Di queste operazioni, oltre 97mila riguardano prestiti fino a 30mila euro, pari a un importo finanziato di 1,9 miliardi. Il tasso di crescita dei crediti di minore importo continua a essere più moderato (+9% su metà novembre) rispetto a quello del totale delle operazioni a favore delle PMI.

In parallelo, prosegue l’eccezionale aumento dei depositi delle imprese presso le banche, in un contesto di forte incertezza e di conseguente elevata propensione alla liquidità a fini precauzionali. In linea col trend nazionale, in Emilia-Romagna i depositi delle imprese continuano a registrare una forte dinamica, in notevole accelerazione da maggio 2020 fino al picco di +33% di fine anno. Si osserva che per otto mesi consecutivi in Emilia-Romagna la crescita è stata sempre superiore a quella dell’aggregato Italia (+27% a/a a dicembre). La dinamica è solo in parte alimentata dall’accesso alle misure temporanee di supporto al credito nella forma di garanzie pubbliche. Infatti, nel 2020, in Emilia-Romagna i depositi delle imprese sono aumentati di 12,5 miliardi, più del doppio della crescita dei prestiti (4,7 miliardi escluse le sofferenze). Ciò è coerente con le dinamiche nazionali (98 miliardi contro 61) anche se il divario tra i flussi è meno marcato di quanto emerso in Regione. Pertanto, a fine 2020 i depositi hanno raggiunto una dimensione pari a due terzi dei prestiti, 13 punti percentuali in più di fine 2019 in Regione e quasi tre volte il rapporto del 23% circa che si registrava dieci anni fa.

Cristina Balbo, Direttore regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo: «In un 2020 segnato dal Covid i finanziamenti alle imprese, supportati in maniera importante dai prestiti a garanzia pubblica, sono cresciuti in misura significativa per fare fronte dell’improvviso calo dei fatturati. Da parte nostra abbiamo erogato alle imprese della regione 3,2 miliardi di euro di nuovi finanziamenti e attivato 23mila sospensioni per un controvalore di 4,5 miliardi di euro. Una parte della nuova liquidità non è ancora stata utilizzata con l’effetto che nel breve termine si è registrato un aumento dei depositi. Un atteggiamento di comprensibile prudenza legata al contesto. Non di meno il ripristino degli investimenti sarà fondamentale per poter agganciare la ripresa. Il nostro impegno è di conseguenza concentrato nell’accompagnare le imprese nei percorsi di uscita dalla crisi. Da un lato sostenendo le progettualità degli imprenditori per agganciare i trend di sviluppo, anche quelli cui la crisi ha impresso una accelerazione come digitalizzazione, innovazione, sostenibilità, circular economy. Dall’altro consentendo loro di gestire le dinamiche finanziarie attuali e rendere più sostenibile il debito in una prospettiva di più lungo termine in attesa che avvenga un pieno recupero dei fatturati. Oggi l’arrivo dei vaccini ci permette di essere oggettivamente più ottimisti: nei prossimi mesi sarà fondamentale sostenere la fiducia e la ripartenza degli investimenti».


L’indagine semestrale di Confindustria Emilia-Romagna evidenzia un sentiment positivo da parte delle imprese della regione: le aspettative di crescita della produzione e degli ordini, migliori rispetto a sei mesi fa, danno il senso di una possibile ripresa significativa.

Nella prima metà del 2021 la differenza tra ottimisti e pessimisti torna su livelli più elevati rispetto a prima della pandemia. Il 37% degli imprenditori prevede un aumento della produzione e il 35% una crescita degli ordini: per la domanda il saldo tra ottimisti e pessimisti è di 20 punti, quando era di 2 punti a metà dell’anno scorso. Le previsioni per l’occupazione sono di sostanziale tenuta: tre imprese su quattro la prevedono stazionaria.

Le prospettive sono particolarmente positive per le grandi e medie imprese e migliorano con l’aumentare della dimensione.  Per quanto riguarda gli ordini, compresi quelli esteri, il saldo tra ottimisti e pessimisti è di 11 punti per le piccole, 22 per le medie e 33 per le grandi aziende.

Rispetto ai settori le aspettative più favorevoli si registrano per chimica farmaceutica, gomma plastica e ceramica. Si conferma la forte difficoltà del settore tessile abbigliamento. Nel settore metalmeccanico le previsioni sono migliori per metallurgia e meccanica rispetto al settore delle macchine elettriche e all’automotive, che prevede un ulteriore deficit di domanda.

«Le imprese industriali dell’Emilia-Romagna – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari continuano a mostrare capacità di reazione e dinamismo: dietro alle aspettative di crescita ci sono progetti e programmi concreti di investimento.  Quello che preoccupa è che come Paese ancora una volta cresciamo meno dei nostri competitor e ad un ritmo inferiore a quello necessario per recuperare il terreno perduto».

Nel 2021 per l’Italia è previsto un aumento del Pil del 3,4% che segue una stima di perdita dell’8,8% nel 2020, mentre per la Germania la prospettiva è di una crescita del 3,2% dopo un calo inferiore al nostro (-5%) e per la Francia l’ipotesi è di un aumento del 5,5% che segue un calo dell’8,3 %.

«Se vogliamo guardare con fiducia al futuro – sottolinea il Presidente Ferrari – dobbiamo intensificare la campagna vaccinale, così da ottenere nei tempi più brevi possibili la più ampia immunizzazione della popolazione. Dobbiamo anche puntare, una volta terminata la fase dedicata alle categorie a rischio, ad una maggiore flessibilità organizzativa: le imprese dell’Emilia-Romagna sono pronte ad essere coinvolte per supportare la campagna vaccinale.

Per dare slancio alla ripresa è inoltre fondamentale partire da subito, anche a prescindere dal Recovery Plan, consolidando un piano di investimenti pubblici e privati, a partire dalle infrastrutture e dagli investimenti in campo energetico e ambientale. Questi ultimi in particolare sono spesso bloccati dall’eccessiva burocrazia».

(Rimini)  Mai così tanti casi di Coronavirus nelle scuole di ogni ordine e grado dell’Emilia-Romagna come nel mese di febbraio: dagli asili nido alle superiori sono stati in totale 6.080 tra bambini, ragazzi, insegnanti e personale gli emiliano-romagnoli ad aver contratto il Covid. Lo dice la Regione diffondendo dati che raccontano di un "aumento quasi del 70% rispetto alle quattro settimane piene di gennaio, quando i casi erano stati 3.614, e che equivale, in 28 giorni, a quasi un terzo dei casi dalla riapertura delle scuole a settembre: negli ultimi sei mesi, infatti, complessivamente risultano 18.197 positivi in età scolastica e 3.043 contagi tra insegnanti e personale. I numeri indicano infatti nelle ultime due settimane - dal 15 al 21 e dal 22 al 28 febbraio - una incidenza superiore ai 350 casi ogni 100.000 persone per tutte le fasce d’età dai 6 ai 18 anni, mentre tra i bambini fino ai 5 anni l’incidenza è vicina ai 250 casi".

“Siamo in una situazione inedita, i dati parlano da soli", ha affermato questa mattina l’assessore regionale alle Politiche per la salute Raffaele Donini, in presenza della collega con delega alla Scuola, Paola Salomoni, durante una informativa alle commissioni Politiche per la salute e politiche sociali e Cultura, scuola, formazione, lavoro riunite in seduta congiunta. "In un periodo di due settimane abbiamo avuto un picco di contagiati che non ha paragoni con i mesi precedenti. E secondo l’interpretazione unanime degli scienziati, compresi i nostri esperti, tutto questo è dovuto alla maggiore diffusività del virus a causa della predominanza della variante inglese. Abbiamo agito tempestivamente, la prevenzione è stata massiccia sia con i test in farmacia che con il contact tracing, ma nonostante ciò la situazione è molto pesante per questa fascia di età. Ecco perché- ha aggiunto l’assessore- abbiamo guardato i territori con maggiore incidenza di contagio, insieme ai parametri ospedalieri, e abbiamo condiviso con tutti gli enti locali e le aziende sanitarie delle misure aggiuntive rispetto alla fascia arancione per implementare ulteriori restrizioni che mettessero al riparo la fascia di età scolastica e riducessero la circolazione delle persone. Per il futuro, per quanto riguarda le scuole- ha anticipato l’assessore - speriamo di poter sviluppare test di massa vicino agli istituti, non solo nelle farmacie, per alunni, professori e personale”.

I dati, in dettaglio. Rispetto al totale dei positivi in età scolastica dal 14 settembre, data del primo giorno di apertura degli istituti, la diffusione maggiore si registra nelle scuole primarie (5.682 casi) e in quelle superiori di II grado (5.456 contagi), a seguire le secondarie di I grado (4.441 positivi), i servizi educativi 0-3 anni (1.919 casi) e infine le scuole per l’infanzia (699 contagi).

Tra gli insegnanti, il luogo dove ci sono stati più contagi sono le scuole elementari (975 casi), a seguire le superiori (654 positivi), poi gli asili nido (623 contagi), le medie (485 casi) e le materne (306 positivi).

Cifre che si fanno ancora più significative se si prende in esame il periodo dal 14 al 28 febbraio: 3.233 casi tra gli studenti (suddivisi tra 1.008 nelle primarie, 939 nelle secondarie di II grado, 723 nelle secondarie di I grado, 389 nei servizi 0-3 e 174 nelle scuole dell’infanzia) e 483 tra gli insegnanti (di cui 155 nelle primarie di I grado, 104 nei servizi 0-3 anni, 93 nelle secondarie di II grado, 69 nelle scuole per l’infanzia e 62 nelle secondarie di I grado).

I focolai nati specificatamente in ambito scolastico, dal 7 gennaio all’1 marzo, sono stati in totale 408, e hanno coinvolto complessivamente 2.314 persone tra allievi, insegnanti e personale: 125 nelle scuole elementari, con 763 casi, 83 nelle scuole medie, che hanno comportato 474 positivi, sempre 83 anche alle superiori, dove si sono registrati 400 casi, 76 alle materne, per un totale di 435 contagi, 31 negli asili nido, relativi a 203 casi, e 10 in altri istituti di vario genere, per 39 casi complessivi.

E tutto questo è successo nonostante gli sforzi per il tracciamento e il contenimento del virus siano stati massici: solo per le indagini epidemiologiche relative ai casi in ambito scolastico, dall’inizio delle lezioni sono stati effettuati 226.978 tamponi molecolari e 65.373 tamponi antigenici, a cui si devono poi aggiungere le centinaia di migliaia di test rapidi messi a disposizione nelle farmacie per la campagna di screening volontaria rivolta a studenti, familiari e personale della scuola avviata a metà dicembre.

Martedì, 02 Marzo 2021 15:17

Misano, i lupetti puliscono la spiaggia

(Rimini) A volte bastano dei piccoli gesti per rendere il mondo migliore di come lo si è trovato. Ce lo insegnano i giovani "lupetti" del gruppo scout di Misano coordinati da Chiara Giannini, che sabato, approfittando del tiepido sole, si sono dedicati ad una giornata ecologica di pulizia della spiaggia. Una piccola impresa, ma di grande utilità per la comunità.

Li ha incontrati e ringraziati per il loro impegno l'Assessore all'Ambiente Nicola Schivardi. "I bimbi ci insegnano che qualsiasi cosa fatta con gioia e allegria diventa leggera e speciale – il commento di Schivardi – e che, allo stesso tempo, un piccolo gesto può diventare una grande impresa. Vederli dedicarsi con tanto impegno ma anche spensieratezza ad un'azione così nobile ci fa guardare con maggiore ottimismo al futuro. Un grazie a questi piccoli ma grandi bambini: se la spiaggia di Misano oggi è un po' più pulita lo dobbiamo a loro".  

(Rimini) Obiettivo: evitare fratture incolmabili, o melgio evitare le primarie. Questo muove un gruppo di esponenti della direzione provinciale del Pd (in 26 hanno sottoscritto un documento), ed un gruppo composto dal vicesegretario dei giovani democratici, Giacomo Gnoli, e dai segretari di circolo Giovanni Casadei, Erio Carlini, Ettore Pagliarani, Ilio Pulici, Giovanna Zoffoli. Scendono in campo per “evitare che la discussione in merito alle decisioni da prendere in vista delle prossime elezioni amministrative degeneri, rischiando di creare divisioni e fratture poi difficilmente ricomponibili”.

Per questo, intendono “sottoporre a tutti i membri del direttivo del partito a livello comunale un documento che nella sostanza invita a non svolgere le elezioni primarie per la scelta del candidato a sindaco, perseguendo nella strada del confronto serrato per arrivare a una soluzione unitaria da sottoporre anche alla coalizione. Questo però presuppone che non vi siano forzature di alcun tipo da parte di nessuno. Diversamente le primarie saranno inevitabili”.

Del resto “l'articolo 24 comma 4 dello statuto del Partito Democratico contiene il seguente dispositivo: "Qualora non si svolgano primarie di coalizione, si procede con le primarie di partito, a meno che la decisione di utilizzare un diverso metodo, concordato con la coalizione, per la scelta del candidato comune non sia approvata con il voto favorevole dei tre quinti dei componenti dell'Assemblea del livello territoriale corrispondente”. Il documento sottoscritto da oltre il 50% i componenti della direzione non permette il superamento delle primarie a norma di statuto”.

Le primarie “si possono evitare con una soluzione unitaria condivisa. Deve ritornare in campo la politica per ricercare soluzioni condivise e utili per portare il Pd e il centrosinistra alla vittoria. Per fare ciò occorre il confronto e l'esclusione di qualsiasi tipo di forzatura, che non serve alla causa del nostro partito e della coalizione nel suo complesso”.

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