03_04_2012 | LOMBARDI, PALADINO DELLE FARMACIE RURALI, PORTA IN CONSIGLIO REGIONALE LA PROTESTA DI FEDERFARMA RIMINI

Martedì, 03 Aprile 2012

3

LOMBARDI, PALADINO DELLE FARMACIE RURALI, PORTA IN CONSIGLIO REGIONALE LA PROTESTA DI FEDERFARMA RIMINI


Marco Lombardi a fianco delle dieci farmacie rurali dell’Alta Valmarecchia che “oltre a soffrire una collocazione in disagiate zone di montagna, scontano anche il fatto che rispetto alla Regione Marche dove prima si trovavano, usufruiscono oggi di un contributo di disagio territoriale enormemente inferiore riconosciuto dalla Regione Emilia-Romagna”. Ciò causerebbe grossi disagi anche per gli utenti, secondo il consigliere del Pdl perché “essendo il sistema praticato anche presso l’ospedale di Novafeltria, la distribuzione diretta crea disagio ai cittadini che devono fare chilometri per l’approvvigionamento, oltre al danno economico alle farmacie che vedono compromesse la loro stessa esistenza. Ed è evidente che la scomparsa di queste farmacie rurali rappresenterebbe un impoverimento di quei territori ed un notevole abbassamento del livello di sicurezza di quelle popolazioni”.


La protesta di Federfarma Rimini approda così in Consiglio regionale con l’interrogazione presentata oggi da Lombardi. Il consigliere del Pdl chiede l’intervento della Giunta affinché valuti nel complesso “la politica di massiccia distribuzione praticata dalla Ausl di Rimini così da ricomporre la vertenza culminata con l’esposto di Federfarma e dare precise indicazioni tese a salvaguardare le farmacie rurali della Provincia di Rimini, ed in particolare, quelle dell’Alta Valmarecchia”.


Lombardi fa rilevare, da un lato, “gli innegabili disagi per i pazienti che devono sottostare agli orari prestabiliti dall’Azienda per la consegna” e, dall’altro, “il danno che il massiccio impiego del sistema di distribuzione diretta messo in atto dall’Ausl di Rimini sta creando soprattutto per le piccole farmacie rurali”.


Lombardi chiede chiarimenti anche rispetto all’esposto presentato da Federfarma circa il mancato rispetto dell’accordo regionale che prevedeva un limite massimo di “pezzi” distribuibili direttamente dalle Asl, indicando proprio la Asl di Rimini come quella che più di ogni altra ha violato tale accordo. “Esposto che ovviamente se accolto, comporterebbe un ingente risarcimento a carico delle casse regionali”.