EDILIZIA RIMINESE AL COLLASSO. NEGLI ULTIMI 4 ANNI CHIUSE 188 AZIENDE E PERSI 1.500 POSTI DI LAVORO

Mercoledì, 14 Marzo 2012

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EDILIZIA RIMINESE AL COLLASSO. NEGLI ULTIMI 4 ANNI CHIUSE 188 AZIENDE E PERSI 1.500 POSTI DI LAVORO


Sindacati e categorie insieme chiedere sicurezza, sburocratizzazione e credito


Stati generali Ance, l’edilizia ne esce fuori con le ossa rotte, settore non appena in crisi, ma letteralmente al collasso. “A Rimini – si legge nella nota di Confindustria - diminuisce drasticamente il numero delle aziende, dei posti di lavoro, delle ore e degli iscritti agli ordini professionali. Per questo occorre invertire drasticamente rotta adottando soluzioni immediate e condivise fra tutti gli attori del sistema”.
Per quanto riguarda la provincia di rimini dai dati della Cassa mutua edile di Rimini e della Cedaier, emerge che negli ultimi 4 anni (2007-2011) a Rimini nel settore sono sparite 188 aziende e circa 1.500 posti di lavoro.
Situazione analoga per le attività libero professionali dove molti studi sono stati costretti a ridurre o interrompere collaborazioni con giovani professionisti iscritti e per questo non tutelati da alcun ammortizzatore sociale.


Oggi a Rimini associazioni di categoria, sindacati e professionisti hanno chiesto alle amministrazioni “più sicurezza per i lavoratori, più appalti e attenzione per le imprese, per i lavoratori e per i professionisti, una burocrazia più snella e meno oneri”. Ce ne è anche per le banche che dovrebbero sostenere di più il credito realizzando “concretamete strumenti che portino al sostegno delle imprese garantendone la liquidita’, fornendo capitali per le nuove iniziative, rinegoziando anche alla luce della nuova moratoria recentemente approvata, il rientro delle pendenze pregresse: insomma, un reale sostegno all’econmia che si riverberera’ in una boccata di ossigeno alle imprese che a loro volta, potranno continuare a garantire l’occupazione”.


In edilizia, ricordano da Ance, il rapporto investimento giro di affari generato è da 1 a 1,8, quindi investendo ad esempio 1 miliardo si genera 1 miliardo e 800 mila euro di indotto. Ma oggi il comparto è al collasso e “la situazione rischia di essere drammatica”.
A Rimini “gli uffici della pubblica amministrazione continuano ad essere appesantiti non solo da problemi di metodo, ma anche di distribuzione del personale”, da qui le “lunghissime tempistiche” per il rilascio di certificati, l’evasione di pratiche sismiche per cui si deve inspiegabilmente attendere oltre i 9 mesi.
Le categorie rilevano anche come “gli oneri di costruzione, gli importi riferiti alla monetizzazione dei parcheggi e delle aree verdi dovuti al Comune di Rimini, sono fra i più alti d’Italia. Oltre a richiedere l’adeguamento di tali indici, così come sta avvenendo in altre province della Regione, è necessario eliminare l’esoso balzello del 40% sui ritardi dei pagamenti degli oneri”.


Necessario, infine, che il Comune di Rimini assicuri l’approvazione di Psc e Rue e ricostruisca la commissione mista. In linea con il protocollo d'intesa recentemente siglato tra la Regione Emilia Romagna e le prefetture, per fermare la concorrenza sleale nei cantieri pubblici “occorre che le amministrazioni locali s’impegnino a promuovere gare di appalto escludendo il ricorso al massimo ribasso, privilegiando l’eliminazione automatica delle offerte anomale, e solo in casi particolari e per importi che lo consentano, prendere in considerazione l’offerta economica più vantaggiosa”.