RIMINI, SONO LE IMPRESE CON UN NUMERO DI ADDETTI DA 30 A 39 AD AVER RESISTITO MEGLIO AI COLPI DELLA CRISI, GRAZIE AGLI INVESTIMENTI. UNA RICERCA DELLA CNA

Sabato, 10 Marzo 2012

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RIMINI, SONO LE IMPRESE CON UN NUMERO DI ADDETTI DA 30 A 39 AD AVER RESISTITO MEGLIO AI COLPI DELLA CRISI, GRAZIE AGLI INVESTIMENTI. TUTTI I NUMERI DEL SETTORE NELLA RICERCA DI CNA


Gli istituti di credito non sono tutti uguali: occorre che le aziende inizino a scegliere con chi entrare in rapporto. E’ necessario, dunque, più dialogo tra banca e impresa che operano a livello locale. Questo l’esito della ricerca commissionata dalla Cna di Rimini che tra febbraio e marzo 2011 ha interessato 74 imprese della provincia, chiamando gli esperti di R&A Consulting a raccogliere informazioni, economiche e non, circoscritte a 2008, 2009 e 2010. Le realtà analizzate operano principalmente nel settore manifatturiero (il 66% di esse), seguito dal settore dei servizi (23%), da quello delle costruzioni (8%) e per ultimo da quello dei trasporti (1,5%).


Scopo dello studio è stato quello di andare a spulciare tra gli iscritti alla Cna per verificare qual sia la percezione del rapporto con le banche, cercando poi di capire cosa pensano non solo degli istituti di credito, ma anche quale sia il grado di salute del tessuto produttivo locale, che percezione hanno gli imprenditori della condizione economica che vive la loro azienda, se fanno investimenti, se guadagnano e così via.


Dalla ricerca emerge il rapporto conflittuale tra le aziende e le banche che si rimpallano responsabilità. Da un lato le imprese puntano il dito contro banche poco disponibili che viceversa si difendono accusando le aziende di poca trasparenza (la chiusura e la scarsa trasparenza di queste imprese sono tutt’alto che ipotesi letterarie, basti pensare che il 73% non ha figure direttive esterne e che il 77% è condotta su base esclusivamente familiare). I dati offrono quindi lo spaccato di due realtà che spesso sembra preferiscano litigare e lamentarsi piuttosto che lavorare insieme per una programmazione medio-lunga. Alla domanda, per esempio, su cosa contasse di più nel rapporto tra banca e impresa nessuna azienda ha messo a tema la valutazione del fabbisogno finanziario. Come se, per esempio, un sarto e il suo cliente non parlassero di cose come le misure, le linee, la qualità della stoffa di un abito.


Accanto alla maggiore dinamicità delle imprese più giovani, la ricerca ha evidenziato la diffusione razionamento del credito, nel 94,5 per cento dei casi. La tendenza all’aumento del numero degli affidamenti al crescere delle dimensioni, del fatturato e dell’età (anche se in maniera meno significativa) dell’azienda. Di fronte a banche ritrose al rischio le aziende preferiscono prendere un po’ di qua e un po’ di là stringendo affari a volte anche con cinque istituti di credito diversi. Succede soprattutto se di mezzo ci sono grandi banche (quelle che, tra l’altro, hanno abbandonato prima le piccole imprese e non le hanno assistite dopo).


Dal punto di vista anagrafico, l’azienda più anziana ha 86 anni, mentre la più giovane ha pochi mesi. In particolare, ben 13 di esse, si concentrano nella classe di età che va dai 25 ai 30 anni d’età (in sintesi, il 33% ha da venti a trenta anni, il 21% ne da dieci a venti, il 17% da trenta a quaranta, il 16% ne ha meno di dieci, il 6% ne ha da quaranta a cinquanta, il 4% da cinquanta a sessanta, il 3% da ottanta a novanta). Il 34% delle aziende è nato negli anni ottanta.
Forma giuridica: prediletta la società di capitali, scelta dal 78% delle aziende, seguita dalla società di persone (19%) e dalla ditta individuale (3%).
Numero di addetti: il 25% delle imprese ne ha meno di 10, il 35% tra 10 e 19, 21% da 20 a 29, 9% da 40 a 49.


Il fatturato delle imprese con meno di 10 dipendenti è in media di circa 606 mila euro, tra le imprese con un organico composto da 10 fino a 19 addetti il fatturato arriva a quasi a 2milioni di euro, 4milioni 815mila il fatturato delle imprese con da 20 a 29 dipendenti, per le imprese con 30 fino a 39 dipendenti il fatturato è in media di 7milioni725mila, da 40 a 49 fatturato pari a poco meno di 17milioni 737mila. In linea generale il fatturato di queste imprese è diminuito in oltre il 60 per cento dei casi ad eccezione delle aziende tra 30 e 39 dipendenti che hanno visto sia il fatturato sia il risultato economico crescere nel corso del triennio.


Nel 2010 le imprese più attive negli investimenti sono quelle di media età, nate negli anni ottanta (tra le poche ad aver proceduto a ricapitalizzazione) e negli anni settanta, poiché il 73% delle prime e il 62,5% delle seconde ha dichiarato di aver realizzato investimenti.


La tendenza all’indebitamento è presente soprattutto tra le imprese costituite più recentemente (a cui ricorrono il 40% di esse), mentre l’autofinanziamento è più rilevante tra le realtà più anziane (75%) o comunque di almeno venti anni d’età (69% circa). Non hanno proceduto ad operazioni di ricapitalizzazione d’impresa il 72% di esse.


Domanda dopo domanda si è scoperto, tra l’altro, che le aziende con un numero di addetti che va dalle 30 alle 39 unità si sono dimostrate più capaci di affrontare la crisi, riportando risultati, in termini di fatturato e crescita economica, superiori al resto del campione. Trucchi da mentalista? No. Il loro segreto, semmai, è quello di essere particolarmente attive negli investimenti, fatto che le ha rese maggiormente soddisfatte riguardo proprio ai rapporti intrattenuti con i propri intermediari creditizi (nel 100% dei casi). A soffrire di più sono state, invece, le imprese più anziane.