Figli connessi, un nuovo problema educativo. L'incontro con Pellai

Giovedì, 31 Marzo 2022

(Rimini) Teatro Tarkovskij affollato da più di trecento genitori per l'incontro, svoltosi ieri sera (30 marzo) "Età delle medie: missione impossibile? Genitori alle prese con figli sempre (s)connessi". Protagonista dell'appuntamento Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università degli Studi di Milano, da anni impegnato nel campo della prevenzione dal disagio in età evolutiva. Autore del libro: "Vietato ai minori di 14 anni – Sai davvero quando è il momento giusto per dare lo smartphone ai tuoi figli?".

Al centro del dialogo con Pellai la necessità di affrontare questo nuovo bisogno educativo. Tra i temi posti dalle domande dei genitori gli effetti negativi di un lungo uso dei dispositivi elettronici e come valutare se i figli stanno esagerando nel loro utilizzo. Oppure come aiutarli a gestire lo stress da attesa di una risposta, ogni volta che "messaggiano" un amico o una chat di gruppo. Non sono mancate anche riflessioni su come l'uso dei social coinvolga pure i genitori, con una madre che ha raccontato la sua reazione al constatare come durante gli spazi pubblicitari di un film o di una trasmissione televisiva tutti, genitori compresi, diano subito un'occhiata al loro smartphone e controllino social o mail. Collettiva l'osservazione di come ogni adolescente appena alzato al mattino, corra subito a controllare il suo telefonino. Soprattutto il dialogo con Pellai ha evidenziato come per molti genitori il semplice divieto o il controllo della navigazione in rete non siano di per sé elementi sufficienti per gestire l'uso dei device elettronici. Quello di cui c'è realmente bisogno è della presenza, della vicinanza, dei genitori.

"Ogni genitore accompagna il figlio alla scoperta del nuovo, del mondo che ha intorno, con i device elettronici dovrebbe funzionare allo stesso modo. Dovremmo evitare che bambini e preadolescenti ne abbiano uno personale. Avere un dispositivo proprio che consente l'accesso alla rete non risponde ai loro bisogni e interferisce con la loro crescita – ha spiegato in chiusura dell'appuntamento al Tarkovskij Alberto Pellai - sembra che abbiano una confidenza innata con questi mezzi, ma ciò non significa che li sappiano usare davvero, che siano capaci di gestire la dipendenza o l'enorme esposizione che il mondo online, con i videogiochi o con i social, può dare". Un compito che spetta, invece, a genitori, educatori e scuola.