Ceccarelli: per guidare la macchina comunale di Rimini ho già preso la patente a Bellaria

Martedì, 10 Agosto 2021

Ceccarelli, allora l’ha fatto l’abbonamento al 4 per venire tutti i giorni da Bellaria a Rimini?

“Per fortuna che c’è questa linea. È un ottimo servizio ma spero, una volta sindaco di Rimini, di riuscire a migliorarlo”. 

Enzo Ceccarelli, 63 anni, dal 2009 al 2019 sindaco di Bellaria Igea Marina, risponde così alle prime bordate polemiche giunte dagli avversari di centrosinistra.  Lunedì sera era al Coconuts per festeggiare il compleanno di Lucio Paesani, un evento programmato da tempo che si è trasformato anche nella festa per il neo candidato sindaco. “Lucio mi ha ricordato che dodici anni fa ero stato nel suo locale a festeggiare la mia prima elezione a Bellaria”

Corsi e ricorsi storici. Ceccarelli partiamo da quello che sarà un argomento della campagna elettorale degli avversari: che c’azzecca un bellariese con Rimini?

“La mia candidatura è la naturale evoluzione di una disponibilità che avevo offerto dopo che ho concluso il mio mandato a Bellaria. Se posso essere utile per il centrodestra a Rimini sono pronto. Del resto Rimini la conosco bene, durante gli anni da sindaco l’ho frequentata spesso. Inoltre, incontrando la società civile riminese, i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, è emerso che non c’è alcun problema. Un imprenditore, replicando ad un collega che aveva sollevato il problema dell’anagrafe, ha risposto: ma tu nella tua azienda, prima di assumere una persona, guardi se è di Rimini o se è bravo a lavorare? Ecco, scegliendo me è stata scelta una persona che ha la competenza per far funzionare al meglio la macchina comunale”.

Sì, però a Bellaria guidava una Cinquecento, qui troverà una grossa cilindrata. Non è la stessa cosa, non crede?

“In ogni caso è certo che ho preso la patente. Poi sta a me usarla prendendo progressivamente confidenza con la macchina che mi ritrovo a guidare. Ripeto: conosco Rimini, conosco questo territorio, conosco il mondo e i problemi del turismo. La mia ambizione è dare il mio contributo perché Rimini torni ad essere un punto di riferimento di eccellenza in Italia e in Europa”. 

Come valuta l’azione del sindaco Gnassi alla cui poltrona lei ambisce?

“Conosco bene Gnassi, ci siamo incontrati tante volte. Mi pare che siano state realizzate tante cose positive, mentre altre restano ancora da fare. Certamente l’emergenza Covid negli ultimi due anni ha portato a un rallentamento. Nei prossimi anni sarà necessario coinvolgere di più la città sui progetti da realizzare. Il mio metodo è condividere, ascoltare e poi decidere.  Se agli investimenti promossi dal Comune non corrisponde una riqualificazione globale della città, il progetto dell’amministrazione rimane zoppo.  Quindi occorre coinvolgere i cittadini”. 

Per raggiungere un accordo sulla sua candidatura ci sono volute settimane. Non teme che i partiti accodatisi all’ultimo momento possano conservare qualche riserva mentale nel sostegno alla sua candidatura?

“C’è stata una discussione che in questa fase era del tutto legittima. Del resto tutti partiti, grandi e piccoli, anche a livello nazionale, sono in fibrillazione, stanno cercando un nuovo ruolo, altrimenti non sarebbe nato un governo come l’attuale. Sono convinto che adesso tutti insieme marceremo verso l’obiettivo. E a tutti raccomando di non promettere ciò che poi non si è in grado di mantenere. Non dobbiamo alimentare illusioni. L’ho detto ai partiti e alle attuali liste civiche, lo dirò alle nuove liste civiche che certamente si aggiungeranno”.

Parliamo allora del programma: quali sono le due o tre grandi questioni che Rimini deve affrontare?

“Su questo non rispondo. Il programma dobbiamo costruirlo insieme alla coalizione. Già alcuni mi hanno fatto avere del materiale, faremo una sintesi e poi lo presenteremo alla città”.

Ma dopo dieci anni di sindaco a Bellaria, chi gliel’ha fatto fare di venire a combattere a Rimini?

“Sto molto bene, mi sono rilassato, rigenerato. Sì, è vero potrei riposarmi ulteriormente. Ma mi piace la richiesta che mi è stata fatta: contribuire al rilancio e allo sviluppo di Rimini, non solo come singola città, ma come riferimento forte per tutta l’area e per la Romagna. La Romagna ha bisogno di una Rimini che torni ad essere un’eccellenza.”

Guardi che Rimini è una città complicata, non la spaventa entrare in tale groviglio?

“Mi preoccupa ma non mi spaventa. Conosco bene i protagonisti di questa realtà complicata, anche per averli avuti come antagonisti nella mia esperienza politica. Ho visto che importanti personaggi si sono spesi per dire che io, bellariese, non ero adatto per Rimini. Ma niente è più scontato. Non è stato scontato dodici anni fa che io riuscissi a mettere insieme tutte le forze del centrodestra e portarle alla vittoria, non era scontato che la sinistra potesse perdere. Invece, partendo da Bellaria abbiamo dimostrato che l’acqua dai rubinetti esce anche se non governa più la sinistra. A Rimini vinceremo la stessa sfida”. 

Cosa ha sbloccato all’ultimo momento la sua candidatura?

“Francamente non lo so. Non partecipo alla vita di nessun partito (sono stato iscritto solo un anno al Pdl), sono semplicemente un uomo di centrodestra. Vorrei ringraziare pubblicamente Jacopo Morrone ed Elena Raffaelli per come si sono comportati con me. Sono sempre stati puntuali, rispettosi degli impegni presi. Morrone è accusato di essere estraneo al territorio, invece lo conosce molto bene e lo ascolta. Adesso tutti insieme, partiti e liste civiche, ci impegneremo perché Rimini possa compiere quel salto di qualità che merita”.