Mostre, l'Oro di Giovanni: selezionate le opere in esposizione

Giovedì, 29 Luglio 2021

(Rimini) Dal 18 settembre al 7 novembre 2021 Palazzo Buonadrata a Rimini ospiterà la mostra L'oro di Giovanni. Il restauro della Croce di Mercatello e il Trecento riminese promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, dall'Istituto Superiore di Scienze Religiose A. Marvelli e da Soroptimist Rimini. La mostra e il catalogo sono curati dal Prof. Daniele Benati e dal Prof. Alessandro Giovanardi. Oltre alla maestosa e antica croce della chiesa di San Francesco a Mercatello, unica opera datata e firmata dal capostipite della Scuola Riminese del Trecento, reduce dal restauro di questi mesi e che sarà nuovamente a Rimini dopo 86 anni, altre cinque opere completeranno l'esposizione che avrà ingresso gratuito.

"Riaccendere i riflettori sulla stagione del Trecento Riminese e su Giovanni, massimo esponente di quella straordinaria scuola pittorica di derivazione giottesca, vuol dire riproporre all'attenzione uno dei filoni più significativi della storia, non solo di Rimini ma dell'intera arte italiana. Con questa iniziativa vogliamo accompagnare questa fase di graduale ripresa con una proposta di bellezza e di riflessione che ci auguriamo utile e gradita. Ringrazio personalmente, tra gli altri, Crédit Agricole Italia e l'Associazione delle fondazioni bancarie dell'Emilia-Romagna che hanno creduto in questo progetto e hanno voluto sostenerlo fortemente", sottolinea Mauro Ioli, presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.

La mostra porrà a confronto le splendide croci di Giovanni presenti sul territorio italiano. All'opera di Mercatello si affiancherà l'importante croce dipinta della chiesa di San Lorenzo a Talamello e il più piccolo crocifisso "Diotallevi" dei Musei Comunali di Rimini, forse proveniente da Sant'Agostino. Altri confronti si potranno avere con la croce sagomata dell'Antiquario Moretti di Firenze, il crocifisso Spina del maestro di Montefiore e la testa di Giuliano da Rimini, questi due ultimi di proprietà della Fondazione stessa e in deposito nei Musei Comunali. 

"La possibilità di vedere riunite tutte le grandi croci dipinte di Giovanni da Rimini costituisce un'occasione irripetibile per avvicinarsi a uno dei momenti più straordinari dell'arte italiana. L'ultima volta che ciò avvenne fu nel 1995 con la mostra Il Trecento riminese. Maestri e botteghe tra Romagna e Marche, alla quale non poté tuttavia essere presente la croce di Mercatello sul Metauro, l'unica contenente la sua firma e la data (1309 o 1314). Dopo un intervento di restauro, mirato soprattutto a scongiurare i danni prodotti dai tarli che stavano minando l'integrità del supporto ligneo, è ora possibile ammirare questo capolavoro accanto alle altre croci che gli studi hanno riferito allo stesso Giovanni, iniziatore della scuola trecentesca riminese. L'attuale mostra integra così quella tenuta nel 2018 alla National Gallery di Londra, incentrata sui piccoli dipinti di carattere devozionale dell'artista. Nelle sue croci dipinte si coglie di fatto assai meglio l'aggiornamento che Giovanni, formatosi in una cultura di matrice tardo-bizantina, condusse nei confronti di Giotto, presente a Rimini negli ultimi anni del '200. Nello stesso tempo, la mostra aiuta a comprendere l'importanza che in età gotica le croci monumentali ricoprivano nell'arredo dello spazio sacro e nella liturgia", spiega Daniele Benati dell'Università di Bologna.

"La mostra vuol dischiudere uno sguardo inedito e ravvicinato sull'operato di un maestro, teso tra le innovazioni narrative e "umanistiche" di Giotto, presente a Rimini dalla fine del XIII secolo, e le finezze formali e simboliche della coeva cultura bizantina, dell'età dei Paleologi, nella sua accezione storica, critica e iconologica. Giovanni, pur con un inferiore numero di opere riconosciute, deve essere ritenuto un maestro di qualità non inferiore a Giotto. I supporti grafici e video permetteranno una visione accurata del suo linguaggio artistico sul tema poetico e sacro della crocefissione, attraverso diversi periodi della sua attività, rilevandone l'evoluzione formale e le soluzioni adottate per esprimere i più riposti significati simbolici e teologici", chiosa Alessandro Giovanardi dell'istituto Marvelli.

 

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