Elezioni Rimini: e se la sfida fosse fra Sadegholvaad (Pd) e Raffaelli (Lega)?

Sabato, 05 Giugno 2021

Ci fossero a Rimini bookmakers che accettano scommesse sui candidati sindaci, sarebbe interessante sapere a quanto oggi – sabato 5 giugno – darebbero Jamil Sadegholvaad per il centrosinistra ed Elena Raffaelli per il centrodestra. Poiché i bookmakers non ci sono, per capire come evolverà la partita a scacchi delle candidature, vediamo di mettere insieme alcune notizie e qualche ragionamento.

Nel campo del centrosinistra la notizia del giorno è la riunione della coalizione di venerdì che ha emesso un verdetto di rilievo. Ha preso atto che l’avvocato Moreno Moresi, sul cui nome c’era ampio consenso, non è disponibile. “La più ampia convergenza raccolta da Maresi – si legge in una nota congiunta di partiti e liste civiche - è ricaduta nel dibattito della serata sulla figura di Jamil Sadegholvaad, assessore comunale ai lavori pubblici e attività economiche, considerato in grado di interpretare un sentimento allargato di radicamento e conoscenza del territorio”. Dalla lista Emilia Romagna Coraggiosa è venuta la proposta di Nazareno Gabrielli, vice direttore di Banca Etica, ed Europa Verde ha invece fatto il nome dell’ex europarlamentare Marco Affronte. Due candidature di bandiera, per il resto niente veti e contrapposizioni, assicura la nota congiunta.

Ciò non significa che Sadegholvaad sia già il candidato del centrosinistra. “Con questa sintesi – prosegue la nota - il segretario regionale Calvano sarà in condizione di riportare l'esito del confronto della coalizione all'interno della direzione del Pd riminese ed esplorare la percorribilità di una candidatura che raccolga la più ampia unità possibile, nella conferma condivisa da tutti i presenti, che le primarie siano una vicenda superata nei fatti sia per ragioni politiche che nei tempi”. Quindi si sta concretizzando l’ipotesi che ormai da qualche settimana era balenata: nell’impossibilità di scegliere una candidatura terza rispetto a Sadegholvaad e Petitti, si va a un voto nella direzione Pd su un nome, notare bene, “che raccolga la più ampia unità possibile”. Cioè si dà per scontato che non ci sia aria per una convergenza unitaria, si cercherà al massimo di limitare il dissenso. In ogni caso, altro elemento di rilievo visto che le fans della Petitti sono tornate a chiederle, non si faranno le primarie.

Considerato che la decisione dirimente sarà della direzione del Pd, ecco che intorno a quell’organismo si sta combattendo una battaglia. La segreteria regionale nelle settimane scorse aveva giudicato illegittima la composizione della direzione comunale, perché vi erano convocati membri che non ne avevano diritto mentre mancavano persone che ne hanno diritto, ovvero consiglieri, assessori e presidenti di circolo. Con questo allargamento della direzione, dicono gli esperti di cose interne al Pd, Sadegholvaad dovrebbe ottenere la maggioranza dei consensi. L’incognita è rappresentata dal ricorso presentato da Maurizio Melucci, sul quale si dovrà pronunciare la commissione regionale di controllo. In ogni caso il prossimo appuntamento di rilievo per sciogliere i nodi è la prossima direzione comunale del Pd che sarà convocata a breve: “Resta la necessità e la volontà di tutti nel definire un candidato in tempi brevi, fiduciosi del percorso e del progetto del centro sinistra riminese, in linea con le altre città, indicativamente non oltre la metà di giugno”.

Nel centrodestra, dopo i tanti “no” incassati da Jacopo Morrone da vari esponenti della società civile, restano per ora in campo i due possibili candidati civici: Gianni Indino, presidente della Confcommercio e del Centro agro-alimentare, e Bonfiglio Mariotti, imprenditore di successo da sempre simpatizzante della destra. Entrambe le candidature non nascono dall’iniziativa diretta di Morrone, e questo spiegherebbe sia la sua freddezza che il suo silenzio. Ci sono due candidati, entrambi disponibili; due partiti, Forza Italia e Fratelli d’Italia, si sono pronunciati a favore, con una preferenza per Indino, mentre la Lega, chiamata a chiudere il cerchio, tace.

Le due candidature presentano entrambe valori positivi e controindicazioni. Di Indino, chi non è convinto, sottolinea che in questi anni non abbia fatto opposizione feroce alla giunta Gnassi, anzi sia stato da essa premiato con la presidenza del Caar. Chi lo sostiene osserva invece che questo potrebbe essere un formidabile argomento contro gli attacchi della sinistra: voi di sinistra mi avete nominato, significa che apprezzavate le mie capacità. Se Indino sarà il candidato, della coalizione non farà certo parte Lucio Paesani con la sua “Noi amiamo Rimini”. Paesani ha costruito il suo nuovo movimento sindacale (MIO) proprio in opposizione a Indino e alla Confcommercio, c’è quindi una incompatibilità di fondo. E il centrodestra senza Paesani avrebbe un problema, non riuscendo a fare il pieno dei voti di quanti vogliono mandare il Pd all’opposizione. Non aver disinnescato in tempo la mina Paesani è uno dei rimproveri che gli alleati rivolgono a Morrone.

La storia della candidatura di Mariotti è un po’ complessa. L’imprenditore da subito ha partecipato agli incontri del centrodestra. Poi a un certo punto se ne è allontanato, pare dopo uno scontro con Lucio Paesani. A fine anno i giornali scrivevano che Mariotti aveva rifiutato l’invito del centrodestra. Nel frattempo circolava anche la notizia di sua moglie presidente del comitato elettorale di Sadegholvaad. Poi però il 22 maggio Mariotti faceva uscire sul Carlino un articolo (“Occorrono programmi e scelte forti”) che aveva tutta l’aria di una discesa in campo. Proprio una settimana prima si era saputo che non ci sarebbero state primarie nel Pd e che il centrosinistra avrebbe puntato tutto su una candidatura terza. Alla luce di questa successione di fatti, nel centrodestra qualcuno si chiede se Mariotti confermerà la sua disponibilità anche di fronte a Sadegholvaad candidato del centrosinistra.

Ma non è l’unica obiezione sul suo nome. Le prime dichiarazioni da candidato in pectore (no al condizionamento dei partiti) non sono appunto piaciute ai partiti, con il quali, per quanto civico, dovrà comunque collaborare. Anche lui, inoltre, potrebbe non piacere a Paesani, anche se sul suo nome non ha sparato alzo zero come ha fatto su altri. Nell’intervista al Corriere di oggi ha puntato a scrollarsi di dosso l’immagine di uomo di destra e ha speso parole positive sulle realizzazioni della giunta Gnassi, proponendo di andare oltre e intervenire dove il sindaco uscente è stato latitante. Un passaggio significativo, che in qualche modo lo distingue dalle forze di centrodestra, a partire dalla Lega.

Comunque né su Indino né su Bonfiglio, la Lega ha fatto sapere come la pensa. È risaputo che da Roma spingono per il civico. Non tanto per amore della società civile, quanto per non dare una posizione di vantaggio a un concorrente interno (Lega a Fratelli d’Italia, e viceversa). L’attendismo di Morrone potrebbe essere solo tattico o invece potrebbe preludere alla messa in atto del Piano B. Constatato che sugli ultimi civici rimasti in gioco non c’è unanimità di consensi, Morrone potrebbe calare l’asso della candidatura politica: l’onorevole riccionese Elena Raffaelli, assessore della giunta Tosi, fresca di nomina a responsabile provinciale della Lega. Con quali conseguenze sull’unità del centrodestra e sull’appeal nei confronti dell’elettorato (una riccionese sindaco di Rimini?), è facile immaginarlo.