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Ai Casetti è straniero il 60% dei detenuti

Lunedì, 05 Febbraio 2018

(Rimini) “Più di un miliardo di euro all’anno, in costante crescita. E’ quello che costa ai contribuenti italiani mantenere nelle carceri i detenuti stranieri, che al 31 dicembre 2017, secondo i dati del DAP, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, erano il 34,27% della popolazione carceraria (19.745 su 57.608 detenuti), un numero stratosferico se consideriamo che in Italia la percentuale ufficiale di stranieri censiti nel 2017 è pari a circa l’8,3% della popolazione residente”. Ne dà notizia Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna e candidato alle prossime elezioni politiche.
“E le carceri dell’Emilia e Romagna - prosegue - non fanno eccezione. Nelle tre case circondariali romagnole, per quel che riguarda il nostro territorio, alla fine dell’anno scorso la percentuale dei detenuti stranieri era preoccupante: Ravenna, con 34 detenuti stranieri su 70, ovvero il 55,71%; Forlì con 53 carcerati stranieri su 124 pari al 42,74% e Rimini con 94 detenuti stranieri su 159, ovvero ben il 59,12%”.
Altro dato “allarmante riguarda il fatto che quasi 10.000 detenuti stranieri sarebbero originari di paesi africani dove la religione preponderante è quella musulmana, spesso con applicazione della sharia. E’ il Marocco il paese più rappresentato nelle carceri italiane con 3.703 detenuti, seguito a ruota da Tunisia, 2.112, Algeria 461, Nigeria 1.125 e 2.578 carcerati provenienti da Egitto, Sudan, Libia, Somalia, Costa d’Avorio ecc. Considerato, poi, che circa il 30/40% di questi detenuti professa la religione musulmana, si capisce come proliferi la radicalizzazione islamista all’interno delle carceri, con attività di proselitismo o indottrinamento tra i detenuti”.
Per Morrone “appare quindi urgente e necessario intervenire con misure chiare per porre rimedio a questa situazione insostenibile. La nostra proposta è quella di garantire maggiori espulsioni amministrative e giudiziarie, intervenendo con modifiche restrittive sulla Legge 189/2002 (Bossi Fini), ma soprattutto chiedendo la modifica della ormai vecchissima Convenzione di Strasburgo, datata 1983, affinché vi sia, indipendentemente dal consenso del condannato, il trasferimento del detenuto dalle carceri italiane a quelle del paese di origine per scontare la pena detentiva”.


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