Dopo le elezioni. L'ondata anti Pd e le illusioni di Rimini
Cosa dicono a Rimini le elezioni amministrative appena concluse (leggi qui alcune reazioni), le prime nell’era del governo giallo-verde? Ci sono molti messaggi che si possono cogliere, ma non sono univoci. Niente di più sbagliato pensare che se è franata la rossa Toscana non potrà non cedere anche il muro di Rimini, che nella catena del potere locale della sinistra è sempre stato un anello debole. Le elezioni dicono che se conta l’onda lunga nazionale, contano anche le specifiche situazioni locali. Altrimenti non si spiegherebbero Brescia e Ancona (o per stare nell’orticello di casa nostra, Gemmano).
Nella nostra regione, a Imola è stato replicato un messaggio che due anni fa era stato espresso per la prima volta a Cattolica. Di fronte ad un ballottaggio fra Pd e 5 Stelle una parte maggioritaria dell’elettorato del centrodestra torna alle urne per sostenere i candidati grillini. Se due anni fa, con un centrodestra ancora a trazione berlusconiana (per quanto debole), ci si poteva stupire che gli elettori, pur di fare un dispetto al Pd, sostenessero un movimento molto distante dal punto di vista delle idealità culturali e politiche, dopo le elezioni del 4 marzo e lo tsunami Salvini che ha investito la politica italiana, il voto ai 5 Stelle al ballottaggio è diventato la scelta naturale per l’elettorato sensibile alla sirena leghista. Il Pd è diventato il pericolo pubblico numero uno e se non lo si può sconfiggere direttamente lo si fa per interposto Movimento, oltretutto alleato di governo. Quindi gli interessati (centrosinistra e centrodestra) sappiano che se nel 2021 si arriverà ad un ballottaggio fra un candidato 5 Stelle e un candidato Pd, la sorte appare segnata. Probabilmente avremmo visto un altro film anche nel 2016, se i grillini non si fossero scavata la fossa con le loro mani. Se l’alleanza di centrodestra vuole essere competitiva e non ridursi a fare la portatrice d’acqua per vittorie grilline, deve puntare ad arrivare al ballottaggio. C’è anche la terza ipotesi, quella della santa alleanza Lega-5Stelle contro il Pd già dal primo turno, ma questo è uno scenario che dipende tutto dall’andamento dell’esperimento di governo avviato a livello nazionale.
Dal voto arriva anche un altro messaggio. Senza lasciarsi travolgere dai facili entusiasmi e dalle pulsioni anti Pd, le forze politiche che lavorano per un’alternativa dovrebbero chiedersi perché alcune città importanti, poche in verità, hanno resistito brillantemente all’ondata giallo-verde. E allora potrebbero scoprire che in alcune città a fare da detonatore agli storici ribaltoni sono stati elementi acuti di sofferenza locale che hanno oggettivamente indebolito il Pd: si pensi al caso Mps a Siena o al Comune di Terni per il quale è stato dichiarato il dissesto finanziario. Le facili e semplicistiche analisi sull’irresistibile ondata che travolgerà anche Gnassi e compagni dovrebbero, per onestà intellettuale, indicare quale acuto punto di crisi potrebbe a Rimini svolgere analoga funzione di detonatore. Non viviamo nella migliore delle città possibili, ma l’amministrazione guidata da Gnassi si è impegnata su molti fronti, alcuni li ha trascurati, ma nel complesso ha impresso un dinamismo che anche i cittadini percepiscono. È un’illusione pensare che tanti piccoli focolai di protesta, per quanto cavalcati ed enfatizzati, possano immediatamente tradursi in una volontà generale di cambiamento. L’alternativa va costruita mettendo in campo idee nuove e personale politico credibile, a meno che non sia lo stesso Pd a rendere più facile l’impresa sbagliando clamorosamente il candidato.
Per l’elettorato di centro moderato che nel quadro politico attuale si trova a mal partito, stretto com’è fra la tenaglia giallo-verde e un Pd allo sbando, un messaggio arriva dalla periferia del Paese, da Imperia, dove un discusso ex ministro berlusconiano, Claudio Scajola, passato alla storia per la famosa casa ottenuta “a sua insaputa”, ha trionfato agitando la bandiera dell’anti-populismo e sfidando il centrodestra a trazione leghista. Magari è solo una storia locale, ma è comunque un esempio che di fronte ad un’alternativa possibile anche le ondate irresistibili si possono bloccare. Anche in questo caso sono uomini e idee a fare la differenza.
Comunque per capire quale sarà il quadro per Rimini, occorre avere la pazienza di aspettare il prossimo anno. Si vota in molti Comuni della Provincia, fra i quali la roccaforte del centrodestra Bellaria e il feudo della sinistra Santarcangelo, ma soprattutto si vota per le regionali. Da come centrodestra e grillini si presenteranno all’appuntamento per la conquista della Regione, capiremo anche quali saranno gli schieramenti in campo a Rimini.
Marina Centro, immagini di un salotto buono a rischio decadenza
Ecco alcune fotografie, scattate da un lettore, che non restituiscono certo una buona immagine di Marina Centro, il salotto al mare della città. Un esercizio del complesso Embassy è chiuso e porta il malinconico cartello Affittasi. In un negozio della gallery commerciale si vendono capi firmati a € 4,90.
All'incrocio fra via Vespucci e via Trieste è stata abbandonato anche un ristorante, trasferitosi altrove, lo spazio stradale spesso è occupato dai "pallinari".
Quanto costano le microaree? Interrogazione di Marcello (FI) e la risposta di Lisi
Non accenna a placarsi la polemica politica sul progetto delle microaree e delle casette per i nomadi di etnia Sinti che devono lasciare il campo abusivo di via Islanda.
Sul tema è tornato in consiglio comunale Nicola Marcello, di Forza Italia, che ha presentato un’interrogazione che aveva come scopo finale la proposta di ritirare la delibera.
Marcello ha comunque chiesto chiarimenti su aspetti della delibera su cui ancora non c’è piena chiarezza. Marcello ha anche rilanciato la sua antica proposta di sistemare a costo zero i nomadi negli immobili (ex scuole) di proprietà comunale.
Ecco le sue domande: “A quanto ammontano i costi previsti per l’acquisto delle casette con tutti gli annessi servizi igienico-sanitari previsti ( lavabo, cucina, wc docce, pavimenti adeguati)? A quanto ammontano i costi preventivati per gli allacci di luce, acqua, gas, realizzazione di impianti fognari, vasche di scarico, realizzazione di marciapiedi esterni, del verde ed eventuale perimetrazione di superficie che in due/tre casi superano quelli di un campo di calcio ( Montepulciano , Cupa, Orsoleto)? Da chi sono stati comprati i terreni, a che prezzo e quanto valgono oggi secondo la loro classificazione urbanistica? Per quale motivo non figura nella delibera la mancata risoluzione del contratto in caso di morosità degli inquilini? A Bologna sono nati dei “Comitati di progetto di cittadini” per valutare la corretta allocazione dei Sinti e difatti uno dei tre è stato già bloccato anche a seguito delle proteste dell’ASCOM. A Rimini i cittadini saranno parte attiva o solo passiva come avvenuto fino adesso? A cosa servono i costi per sostenere l’istruzione, la formazione , trattandosi di cittadini italiani ed a chi sarà affidato questo compito ? L’assistenza e la tutela sanitaria non lo hanno trattandosi già di cittadini italiani ? Non sarebbe opportuno che l’amministrazione comunale si confrontasse con i cittadini, abrogasse tale delibera e sistemasse i Sinti di via Islanda in immobili di proprietà in attesa di soluzioni abitative convenzionali e senza spendere più inutilmente soldi per i nomadi come fece già nella rottamazione del 2000?”.
Alle domande, non senza qualche punta di polemica, ha risposto l’assessore ai servizi sociali Gloria Lisi.
L’assessore Lisi ha definito la proposta delle scuole “Un ottimo slogan, che però ha il difeto di non tenere conto del costo derivante dal mancato introito dela vendita delle ex scuole. Inoltre non tiene conto dei costi derivanti dalla sistemazione ad uso abitativo delle ex scuole. L’Amministrazione l’aveva già verificato ed il risultati erano stati scoraggianti. Le arre non saranno cedute e quindi restano nel patrimonio comunale. Le casette, che saranno reperite sul mercato dell’usato, costano dai 12 mila ai 15 mila euro. Gli allacci per le varie utente variano dai 35 mila ai 50 mila euro. Quando in consiglio comunale arriverà il progetto il definitivo anche i costi, ha sostenuto Lisi, saranno più precisi. I cittadini hanno 45 giorni per far pervenire osservazioni e proposte sull’attuale delibera. Non è pensabile di sistemare le famiglie Sinti, cittadini riminesi, con l’edilizia popolare perché non hanno alcun diritto a superare in graduatoria le altre 1.550 famiglie. Ogni anno vengono assegnati 50 alloggi e non si può tenere in vita via Islanda per un così lungo periodo.
Marcello si è dichiarato insoddisfatto e ha trasformato l’interrogazione in mozione.
Censimento e no, quando si gioca sulle parole e si fa confusione
Una riforma costituzionale a costo zero, però molto utile, sarebbe quella di fare obbligo a tutti i politici, da un ministro all’ultimo assessore del più piccolo Comune della Repubblica, di usare un manuale sul significato dei principali vocaboli che si usano nella vita politica. È vero, ci sono già i dizionari, quelli sono voluminosi e contengono tutte le parole. Basterebbe un manualetto sull’uso del linguaggio politico, perché è evidente che non sempre tutti usano le stesse parole avendo a riferimento un medesimo significato.
Lunga premessa necessaria per dare conto della nota con cui l’amministrazione comunale precisa la propria posizione a proposito del censimento dei Rom evocato dal ministro Salvini.
Buongiorno Rimini ha subito messo in evidenza che a Rimini un censimento era già stato fatto, che gli inquilini di via Islanda erano stati classificati fra Sinti e Rumeni, distinzione etnica molto importante perché solo ai primi verranno assegnate le microaree con le casette.
Dopo questa doverosa premessa, ecco la prima parte della nota:
“In barba alle ormai classiche strumentalizzazioni o confusioni ‘ad arte’, va ribadito come il Comune di Rimini non abbia fatto un ‘censimento’ su base etnica della popolazione rom e sinti presente sul territorio comunale. È sufficiente citare quanto già espresso ieri dalla vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini: non ci sono state schedature, ma si tratta di ricognizioni demografiche, di monitoraggi utili a fini informativi, ma soprattutto necessari per raggiungere l’obiettivo indicato dall’Unione Europea e recepito dalla sia dall’Italia sia dalla Regione di superare i grandi insediamenti, come quello presente in via Islanda. Obiettivo per altro presente anche nel contratto di governo ‘del cambiamento’ firmato da Movimento 5 Stelle e Lega. È evidente che per andare a sanare una situazione vergognosa e non più accettabile come quella di Islanda, fosse indispensabile capire quanti nuclei famigliari vivessero nell’area, quanti fossero i minori e gli anziani presenti e le loro condizioni (dalla scolarizzazione ad eventuali disabilità). Non si prendono impronte digitali, non si incidono numeri sulle braccia; è un’analisi demografica, identica a quelle che periodicamente riguardano l’intera cittadinanza. Ed è ben distante dagli obiettivi, dalla filosofia e dai metodi evocati dal leader della Lega nonché vicepremier Matteo Salvini, che ha ipotizzato un censimento globale esclusivamente su base etnica per successive ‘cacciate’.
Non si può non osservare che l’amministrazione usa la parola ‘censimento’ fra virgolette, precisando poi che la sua è solo un’analisi demografica.
Come si vede nell’immagine, estratta dall’allegato A della delibera con cui la giunta ha approvato il programma di superamento di via Islanda, si parla invece di censimento, senza virgolette. Viene cioè usata la parola secondo il significato corrente nella lingua italiana, così come indicato dalla Treccani.
“Operazione statistica di rilevazione diretta e totale intesa ad accertare lo stato di un fatto collettivo in un dato momento e caratterizzata dall’istantaneità, dalla generalità e dalla periodicità: c. della popolazione, rilevazione per accertare lo stato della popolazione, e cioè la sua consistenza numerica, la sua distribuzione territoriale e la sua composizione intrinseca riguardo ai caratteri etnici, biologici e sociali degli individui di cui si compone”.
Ciascuno può constatare da solo se ciò che si legge nella tabella corrisponde o meno a questa definizione.
Il Comune si premura di precisare che nel suo ‘censimento’ “Non si prendono impronte digitali, non si incidono numeri sulle braccia”. Non ci sembra che il ministro Salvini abbia indicato queste pratiche, l’unica cosa detta è che lui il censimento lo vuole per espellere gli irregolari. Peraltro proprio ieri l'assessore regionale Gualmini aveva giustamente precisato che un eventuale censimento, come quelli generali della popolazione, dovrebbe essere rigorosamente anonimo. Quindi sì alla "ricognizione demografica", non alla schedatura.
Ora si può capire l’imbarazzo di Palazzo Garampi nell’aver effettuato un censimento (o ricognizione demografica che di si voglia) in via Islanda due anni prima che Salvini lo invocasse, con obiettivi suoi, diversi da quelli dell’amministrazione, per tutta la popolazione Rom. Però se nella polemica politica, anche la più dura, non si entra nel merito delle questioni, si sollevano solo polveroni che servono solo ad alimentare le rispettive tifoserie e i dibattiti (meglio sarebbe dire gli insulti) sui social. Anche nel nostro articolo avevamo ben precisato che lo scopo del Comune di Rimini è avere un quadro preciso per poter decidere i servizi più adeguati; basta ribadire questo concetto senza dilungarsi sulle impronte digitali e sui numeri sul braccio, e senza prendere le distanze dalla parola censimento come se fosse una bestemmia.
Nella seconda parte della nota, l’amministrazione replica ad alcune dichiarazione di Mateoo Zoccarato e Marco Croatti (5 Stelle).
“Il consigliere della Lega Matteo Zoccarato che, in affanno per le ‘sparate a sfondo razziale’ del suo leader, tenta maldestramente di creare confusione. Possiamo però rassicurare il consigliere: i ‘metodi’ di questa Amministrazione sono e continueranno ad essere ben lontani da quelli di Zoccarato e del suo partito, il quale però per dirla tutta è il primo in queste settimane a richiamare la legge europea per risolvere queste situazioni sui territori italiani. In un certo senso, sono proprio la Lega e il Movimento 5 Stelle a certificare la correttezza del percorso scelto a Rimini per il superamento della vergogna di via Islanda, in piena coerenza con quanto dispone l’Unione Europea, l’Italia e la Regione Emilia Romagna. Va sottolineato con favore e un brindisi, in tale ottica, il primo vagito da parlamentare locale di Marco Croatti il quale affermando come il tema degli insediamenti dei nomadi sia risolvibile ‘nel rispetto della legge e delle persone’ si iscrive- forse a sua insaputa- fra i sostenitori del programma appena varato da questa amministrazione comunale. Che, appunto, mette al centro legge e persone e non razzismo, discriminazione, luoghi comuni, ipocrisia, benaltrismo allo scopo di lasciare tutto così, invocazioni fideistiche al ‘deus ex machina’ che tutto fa e tutto risolve. Per ora solo sugli organi d’informazione. Si vedrà ai primi provvedimenti ma in questo senso, il ‘contratto’ tra lega e 5 Stelle fa stare tranquilli circa la bontà e la correttezza del percorso attivato a Rimini”.
Censimento dei nomadi, Rimini l'ha già fatto. E' razzismo?
Un censimento delle popolazioni nomadi è incostituzionale, è un’espressione di razzismo ed evoca tempi bui che si ritenevano definitivamente superati? Se la risposta è affermativa, allora bisognerebbe dire anche che la delibera del Comune di Rimini sul superamento del campo nomadi abusivo di via Islanda è incostituzionale e razzista.
Basta leggerla. Il Comune ha applicato la massima secondo la quale prima di deliberare bisogna conoscere. E così ha mandato servizi sociali e vigili urbani (operatori e scorta) in via Islanda. Si legge nella delibera: “A seguito del censimento effettuato da operatori della Direzione Protezione Sociale, congiuntamente con la Polizia Municipale, in data 23 febbraio 2016 è emersa la situazione riportata nel grafico”. Fra un po’ vedremo cosa dice il grafico, però salta all’occhio che il Comune ha pensato di fare un censimento e non ha trovato niente di scandaloso, incostituzionale e razzista in tutto questo.
Allora bisognerebbe che il clima sovraeccitato che domina in Italia dopo la formazione del governo Lega-Cinque Stelle rientrasse nei termini della normale dialettica politica e forse si discuterebbe del merito delle questioni e non dei rispettivi pregiudizi ideologici. Il linguaggio del ministro Salvini troppo spesso non ha nulla di istituzionale ed è più consono ad un bullo di periferia, generando così il sospetto su qualsiasi cosa dica. Nell’ultima esternazione sui Rom ciò che giustamente ha infastidito e allarmato è la frase sui Rom italiani “che purtroppo dobbiamo tenerceli”. Curiosamente, però, nelle polemiche che subito si sono scatenate nei palazzi della politica e sui social la frase certamente razzista è quasi passata in secondo piano e si è gridato sdegnati al censimento su base etnica.
Allora bisogna sapere che il progressista Comune di Rimini, con una cattolica praticante ai servizi sociali, ha censito la popolazione nomade classificandola su base etnica.
Il censimento ha distinto gli attuali inquilini di via Islanda fra appartenenti all’etnia Sinti e cittadini di nazionalità rumena. Distinzione molto importante perché solo i Sinti hanno diritto alle casette nelle microaree, mentre i rumeni si dovranno accontentare di un intervento sociale di emergenza, destinato poi a chiudersi. Il Comune di Rimini – stando alle reazioni di quanti si sono scagliati contro Salvini - ha quindi discriminato, in senso oggettivo, fra due categorie di cittadini sulla base di un criterio etnico.
Bisogna poi riconoscere che il censimento del Comune di Rimini non è stato, per così dire, spannometrico, ma è entrato nel dettaglio. “Delle 77 persone presenti, - si legge nella delibera - 61 risultavano residenti nel Comune di Rimini, mentre è interessante rilevare che delle restanti 16 non residenti, 3 risultavano residenti in altri comuni d’Italia mentre 13 erano privi di residenza anagrafica. Per quanto concerne i restanti dati che interessano i servizi sociali è opportuno precisare che il censimento ha rilevato la presenza di 23 minori, 5 anziani, 2 disabili, 10 persone con problemi di salute e 1 ex detenuto; il presente dato è stato utilizzato per ipotizzare e in alcuni casi realizzare percorsi di valutazione e presa in carico da parte dei servizi specialistici territoriali”.
La lunga citazione serve a far capire a quale scopo il Comune ha effettuato il censimento dei cittadini Sinti e rumeni presenti in via Islanda: per avere un quadro esatto della situazione e predisporre i servizi sociali più rispondenti ai bisogni. Ora il ministro Salvini non ha chiarito bene a cosa serva il censimento da lui immaginato: l’unica cosa chiara è che vuole trovare gli irregolari ed espellerli. Si può non essere d’accordo, ma è legittimo. Diverso il caso, lo ripetiamo, della battuta razzista sugli italiani che purtroppo ce li dobbiamo tenere. Ma montare un caso sul censimento come atto prodromico a incipienti leggi razziali appare, alla luce della delibera del Comune di Rimini, almeno un po’ eccessivo.
Movimento turistico: bene la provincia, crollo a Bellaria
Per i primi quattro mesi dell’anno il saldo del movimento turistico nella provincia di Rimini è indubbiamente positivo: si registra, è vero, un calo di arrivi (-1,1) m è un trend ampiamente ricompensato dall’andamento positivo (+2,3) dei pernottamenti, e gli operatori sanno bene che sono le presenze a fare il fatturato.
Il buon risultato della provincia risalta ancor di più se messo a confronto con la performance complessiva della Riviera (da Cesenatico ai Lidi ferraresi) che vede un calo di presenze del 4,4 per cento e con i risultati raggiunti da Destinazione Romagna, la nuova aggregazione territoriale che comprende le province romagnole e quella di Ferrara: -2,9 per cento.
Al contrario le destinazioni Bologna-Città metropolitana ed Emilia festeggiano risultati a due cifre: rispettivamente +16,5 e +10,3 per cento. È evidente che nel campo del turismo d’affari, delle città d’arte e delle eccellenze enogastronomiche l’Emilia ha una marcia in più. Non ci fosse stata la Pasqua a portare i turisti in Riviera, i risultati per la provincia di Rimini sarebbero molto più magri. Va anche aggiunto che molta parte delle iniziative promozionali dell’Apt riguardano spesso i prodotti turistici (gastronomia, motori, arte, appunto) in cui l’Emilia è più forte.
Torniamo ai dati dei primi quattro mesi dell’anno. La situazione, come sempre, è diversa da Comune a Comune. Rimini registra un -0,3 di arrivi e un + 3,5 di presenze; Riccione ha invece il segno positivo sia per gli arrivi (+1,9) che per le presenze; Cattolica ha le perfomance migliori della costa +9,2 per centro di arrivi e +11,6 di presenze; Misano Adriatico vede crescere notevolmente gli arrivi (+8,2) che però non hanno alcun effetto sulle presenze (-0,8); a Bellaria Igea Marina i primi quattro mesi dell’anno sono nel segno di un crollo disastroso: -24 per cento di arrivi e -20,2 per cento di presenze.
Non tutti i mesi sono uguali: a gennaio, grazie ad un’edizione storica di Sigep, la crescita è del 9,5 per cento, in febbraio si attesta al 2,6 per cento, in marzo c’è un vero e proprio boom, +30,1 per cento mentre aprile è in netto calo, -9,4 per cento. Il fenomeno di marzo/aprile è spiegabile con la Pasqua che quest’anno è caduta il 1 aprile mentre l’anno scorso era il 16 aprile. Il giorno della Pasqua ha fatto in modo che le due classiche notti del week end (il sabato e la domenica, perché il lunedì di solito si rientra) cadessero una in un mese e una nell’altro. I numeri fanno pensare che in realtà per molti la permanenza sia stata solo di una notte (quella del 31 marzo), altrimenti non si spiegherebbe il calo consistente di aprile. Anche questo mese ha andamenti variabili da Comune a Comune, con Bellaria Igea Marina che detiene il poco invidiabile primato di -40 per cento.
Da dove sono arrivati i turisti in questi primi quattro mesi dell’anno? Guardando ai bacini storici italiani si vede che la Lombardia è sostanzialmente stabile (-0,1), lo stesso si può per la Toscana (-0,3), mentre l’Emilia (+4,4) e il Veneto (+5,3) sono notevolmente in crescita.
Osservando il movimento degli stranieri, non si può non notare che le statistiche pubblicate dalla Regione Emilia Romagna non segnalano alcun dato riguardo a Germania e Francia: possibile che da questi paesi non sia arrivato nessuno? Impossibile, ci deve essere qualche errore. Guardando i dati che ci sono, si vede che i russi, che costituiscono il primo gruppo di stranieri, sono in calo dell’11,2 per cento, è evidente che la perdita di voi dalla Russia all’aeroporto Fellini non è stata senza conseguenze sul movimento turistico. La controprova la si ha con le presenze dal Regno Unito (+16per cento) dove è visibile l’effetto dei collegamenti con Londra cominciati a marzo. Fra gi altri paesi si segnalano la Spagna (+16,3) e l’Ungheria (+20,6) mentre i polacchi, che sono in calo su base provinciale, sembrano aver preferito Riccione (+42,8 per cento).
E' morto Viterbo Tamburini, coetaneo e amico del beato Marvelli
All’età di 98 anni è morto Viterbo Tamburini, uno degli ultimi amici e coetanei del beato Alberto Marvelli. L’educazione ricevuta e il rapporto con il beato gli ha trasmesso, quasi per osmosi, una passione per la realtà e per l’annuncio della fede attraverso la costruzione di opere. Nato nel 1920 sulle colline riminesi di San Martino in Venti, era sposato da 68 anni con Albertina Gorini, matrimonio dal quale sono nati quattro figli e numerosi nipoti e pronipoti.
Dirigente dello IOR (Istituti Ospedalieri Riuniti) con responsabilità amministrative ha avuto il merito e la soddisfazione di portare a compimento il nuovo Ospedale Infermi inaugurato nel 1974, un’opera di cui ha seguito tutta la parte contrattuale e legale affrontandone tutti gli aspetti operativi. Di questo ente, poi divenuto Ausl, ha curato con passione la parte storico-culturale ed archivistica. Nel 1994 ha pubblicato un volume dal titolo “Pietà e Liberalità a Rimini” dove sviluppa la storia della pubblica beneficenza nella nostra città e dove evidenza come la Misericordia sia stata generatrice di una operosa carità.
Ha seguito poi nel tempo le sorti dell’Istituto Valloni divenendone per anni membro del Consiglio di Amministrazione. Uomo di grande cultura, è stato educato nel seminario minore di Rimini e poi nei due anni di Teologia al Seminario maggiore di Bologna, scuola di vita e di educazione d’altri tempi. Cresciuto nell’amore e nella dedizione alla Chiesa è divenuto amico tra gli altri di Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea ora ultra novantenne, il quale alla notizia della sua scomparsa ha detto di “essere vicino e presente spiritualmente, mi legava a lui una vecchia e bella amicizia, apprezzavo in lui il rigore e la passione per la Chiesa”. È stato legato a numerose figure del mondo cattolico, in particolare può essere considerato uno degli ultimi superstiti di quella schiera di amici e coetanei del beato Alberto Marvelli.
.Ha fatto parte della Confraternita di Sam Girolamo con uno stuolo di amici del mondo cattolico che da sempre si sono distinti nella società per l’impegno nella costruzione di opere nella prospettiva indicata dalla Dottrina Sociale della Chiesa: il bene comune. È stato da sempre legato da grande amicizia con don Domenico Calandrini, vulcanico sacerdote artefice di tante realizzazioni e uomo di profonda fede. All’età di 78 anni Viterbo si era laureato presso l’Istituto di Scienze Religiose con una tesi, poi pubblicata, dal titolo “Le Confraternite nella Diocesi di Rimini: la Confraternita di San Girolamo e della SS. Trinità” (1998).
Ha avuto un legame profondo, per tutta una vita, con un grande personaggio riminese (in realtà originario di Coriano) con il quale ha condiviso i primi anni di Seminario nel 1933: Padre Pietro Bianchi, salesiajo, missionario in India. Fitta sarà la corrispondenza tra i due fino ad arrivare ad una pubblicazione per ricordare la grande figura dell’amico.
50 anni della Papa Giovanni XXIII. Ramonda ricevuto dal Papa
Questa mattina Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, è stato ricevuto da Papa Francesco in udienza privata in occasione dei 50 anni dell'associazione fondata da don Oreste Benzi. Giovanni Paolo Ramonda, successore del prete dalla tonaca lisa alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha partecipato con i membri della sua casa famiglia, formata, insieme alla moglie Tiziana, da dieci persone.
«E' stato un incontro memorabile. Abbiamo portato al Papa l'impegno di tanti laici che spendono la loro vita al fianco della povera gente in 42 paesi del mondo, seguendo il carisma di don Benzi». - commenta Ramonda. Al Santo Padre sono stati donati il libro-testamento di don Oreste “Con questa tonaca lisa” (intervista con Valerio Lessi), “Il diario di Sandra”, la giovane riminese proclamata venerabile appena tre mesi fa e “Pane Quotidiano”, il messalino con i commenti al Vangelo di don Benzi».
All'incontro hanno partecipato anche Gianpiero Cofano, Segretario della Comunità, e Alberto Capannini, il quale ha portato la testimonianza dei giovani volontari della Comunità di don Benzi, che condividono la loro vita nei campi profughi siriani al confine nord del Libano. Da questa esperienza di condivisione diretta è nata una proposta di pace scritta insieme ai siriani scappati dalla guerra. Alcune famiglie che vivevano nel campo profughi sono giunte in Italia tramite i corridoi umanitari, accompagnate dai giovani volontari della Giovanni XXIII che si sono occupati della loro accoglienza ed integrazione.
Stamane nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, il Santo Padre riflettendo sul Vangelo odierno di Matteo ha affermato che “sfruttare le donne è peccato contro Dio”.
«Il Papa ancora una volta ci ha dimostrato di avere a cuore la sorte di tante giovani donne e ci ha spronato ad andare avanti nella battaglia iniziata da don Benzi per la liberazione di queste nostre sorelle» conclude Ramonda.
Ramonda (APG23): Il bene comune si costruisce partendo dalla vita quotidiana
“Certamente non bisogna avere paura della politica perché come diceva Paolo Vi è una suprema forma di carità. Le forme per fare politica possono essere molteplici, i cristiani sono chiamati ad essere presenti e partecipare ovunque si decide qualcosa per la comunità. Come per esempio nei consigli scolastici”.
Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, reagisce così all’intervento del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, in occasione della recente preghiera per l’Italia tenutasi a Roma.
“Sia a livello locale che a livello centrale – aggiunge – il faro che deve guidare è la ricerca del bene comune. Penso che i politici possano meglio realizzarlo se già nella loro vita hanno realizzato qualcosa in questo senso. Si fa politica portando in quell’ambiente quello che sei. Nessuno di noi è perfetto, ognuno ha i suoi difetti, ma se anche nelle piccole cose della vita quotidiana pratica uno stile di vita inevitabilmente lo trasferirà anche alla politica. Se uno è onesto sul lavoro, lo sarà anche in quando è eletto in una istituzione. L’importante è agire per il bene comune, all’io si deve sostituire il noi”.
Bassetti ha osservato che i cristiani hanno avuto paura anche della politica, come qualcosa che sporcava, dimenticando com’essa è un grande servizio alla comunità nazionale, alla patria, madre nostra e dei nostri figli. E aggiungeva che i cristiani, in un momento così serio della nostra storia, non possano essere assenti o latitanti, quali “esperti di umanità”, non possano disertare quel servizio al bene comune che è fare politica in democrazia. I cristiani sono dunque assenti dalla politica? “Più che assenti – risponde Ramonda – mi sembra che a volte siano timorosi, asserviti a qualche gruppo politico. Facciamo un esempio. Sulla questione dei migranti non si può non dire che là in mezzo al mare ci sono persone come noi che hanno bisogno del nostro aiuto, che devono essere accolte. Poi il politico farà la voce grossa con chi ha in mano le leve del potere perché si dia una soluzione al problema. Ma occorre dire che nella nostra storia abbiamo esempi luminosi come Giorgio La Pira, come Aldo Moro, persone che si sono spese fino in fondo per il bene comune. Dobbiamo solo imitarli”.
Il cardinale Bassetti, prima di invitare i cattolici ad una nuova responsabilità sociale e politica, ha espresso un giudizio sulla situazione dell’Italia parlando di diffusi sentimenti di frustrazione e di rabbia. Si ritrova in questo giudizio? “Indubbiamente nel nostro Paese ci sono molte persone in seria difficoltà, che fanno fatica ad arrivare a fine mese, che sono in ansia per un futuro che appare incerto. Nello stesso tempo, non si possono non riconoscere molti segni di speranza, di solidarietà, di attenzione al bene comune. Dai nostri padri abbiamo ereditato un welfare che dà risposta a problemi fondamentali come la sanità, il lavoro la scuola. Girando per il mondo, noto che il livello di welfare e di benessere in cui viviamo è comunque maggiore. Veniamo da settant’anni di pace. Certamente lo stato sociale non va smantellato. Bisogna però tornare a ciò che diceva Giovanni Paollo II, le radici cristiane dell’Italia e dell’Europa. C’è un lavoro che ci aspetta tutti, in cui tutti dobbiamo giocare i nostri talenti. Dalla crisi se ne esce insieme, per questo è molto importante la politica”.
In questo contesto qual è il compito per i cristiani: “I cristiani sono chiamati a essere se stessi. Ad essere vicini alle tante situazione di sofferenza, agli sforzi educativi delle famiglie, ai giovani smarriti che sono educati solo dai social, senza riferimenti precisi. I cristiani devono essere se stessi, il lievito che fermenta la pasta, devono essere in prima linea per garantire la dignità e i diritti fondamentali dell’uomo. Ovunque si trovano devono essere un punto di riferimento concreto che incide nelle varie situazioni”.
Valerio Lessi
Zoccarato (Lega) su via Islanda: fermi tutti, ci penserà Salvini
Non tocchiamo il campo abusivo di via Islanda, lasciamo tutto come sta. Adesso a Roma c’è un nuovo ministro dell’Intero che si chiama Matteo Salvini. Ci penserà lui. Con Franceschini sono arrivatI i soldi per il Teatro Galli? Con Salvini risolveremo il problema dei nomadi. Non è una battuta, è la proposta risolutiva estratta dal cilindro da Matteo Zoccarato, consigliere comunale della Lega, all’incontro promosso dal Comitato Pro Rimini ieri sera alle Celle. La sala era strapiena e dopo queste parole più che un applauso c’è stato un boato da stadio.
Fino a quel momento il vice sindaco Gloria Lisi aveva raccontato tutti i dettagli del programma pensato dalla giunta per eliminare la vergogna di via Islanda, gli esponenti del Comitato e il consigliere di Forza Italia Nicola Marcello avevano spiegato perché a loro non piace l’idea delle microaree. Quando è toccato a Zoccarato (l’unico ad essere stato accolto con un applauso al momento delle presentazioni), dopo la lettura di un messaggio del neo sottosegretario Jacopo Morrone rimasto a Roma per impegni istituzionali, è arrivata la proposta del campo abusivo com’era dov’era (o forse sarebbe meglio dire com’è e dov’è).
Non ci fosse stato questo acuto, per il resto la serata sarebbe scivolata esclusivamente lungo binari prevedibili e scontati. Da una parte l’assessore Lisi che sfornava leggi, dati e numeri spiegando perché la soluzione delle microaree sia la migliore possibile, dall’altra un pubblico che aveva sfidato la serata umida e afosa con un unico desiderio, che le microaree non si facciano più, dall’altra ancora il comitato e i consiglieri di opposizione che hanno accarezzato le pulsioni della sala. Il pubblico era lì per applaudire ciò che gli faceva piacere e fischiare e contestare ciò che non approvava, con grande fatica degli organizzatori a invocare uno stile corretto da confronto civile.
E dire che la Lisi, per gran parte dell’intervento iniziale, ha cercato di andare piatta piatta risparmiandosi le battute polemiche con gli umori della sala e non rispondendo alle provocazioni di chi l’apostrofava con parolacce. E quando ha cercato di strafare (ha calcato più volte la mano sul fatto che i Sinti sono riminesi) il pubblico ha immediatamente espresso il proprio dissenso. Solo verso la fine della serata non ha resistito a puntare il dito dicendo che il pubblico era strumentalizzato per fini politici-elettorali. La Lisi aveva preparato anche lei il suo colpo da effetto, la citazione delle parti del contratto di governo Lega-5 Stelle in cui si dice che il superamento dei campi nomadi avverrà nel quadro delle norme europee in materia, quelle che il Comune di Rimini sostiene di aver rispettato immaginando le microaree. Ma l’argomento non ha sortito alcun effetto.
Gli attacchi degli esponenti del Comitato (Leonardo Carmine Pistillo e Loreno Marchei) hanno usato diversi argomenti. Le aree scelte sono quelle a minor costo elettorale per il Pd, ma sono isolate, non sono certo adatte a garantire integrazione. I rumeni sono esclusi dal programma, quando basta un’autocertificazione per dichiararsi Rom e Sinti, il programma della giunta è una forma di razzismo all’incontrario. Nicola Marcello, di Forza Italia, si sofferma sulla eccesiva ampiezza delle aree scelte e rilancia l’idea di portare gli attuali inquilini di via Islanda nelle scuole dismesse. Lamenta anche il fatto che nella delibera di giunta non ci sia chiarezza sui costi dell’operazione. Zoccarato dice che gli immobili vicini alle microaree subiranno deprezzamenti, che in Italia fra i nomadi si è diffusa l’idea che conviene andare a Rimini perché lì regalano le case. E prima di arrivare a “Salvini risolverà tutto”, dice quella che è la verità di fondo: i cittadini che protestano non credono che il Comune abbia la capacità di far rispettare il contratto ai nomadi, di garantire legalità e sicurezza; temono che le microaree diventino presto altrettanti campi abusivi.
Ci saranno prossimamente anche gli incontri promossi dalla giunta per spiegare il programma delle microaree. Difficile pensare che possano sortire effetti diversi da quello di ieri sera. I sentimenti di paura, rabbia e frustrazione tendono a prevalere rispetto ad ogni ragionevole confronto.