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Censimento dei nomadi, Rimini l'ha già fatto. E' razzismo?

Martedì, 19 Giugno 2018

Un censimento delle popolazioni nomadi è incostituzionale, è un’espressione di razzismo ed evoca tempi bui che si ritenevano definitivamente superati? Se la risposta è affermativa, allora bisognerebbe dire anche che la delibera del Comune di Rimini sul superamento del campo nomadi abusivo di via Islanda è incostituzionale e razzista.

Basta leggerla. Il Comune ha applicato la massima secondo la quale prima di deliberare bisogna conoscere. E così ha mandato servizi sociali e vigili urbani (operatori e scorta) in via Islanda. Si legge nella delibera: “A seguito del censimento effettuato da operatori della Direzione Protezione Sociale, congiuntamente con la Polizia Municipale, in data 23 febbraio 2016 è emersa la situazione riportata nel grafico”. Fra un po’ vedremo cosa dice il grafico, però salta all’occhio che il Comune ha pensato di fare un censimento e non ha trovato niente di scandaloso, incostituzionale e razzista in tutto questo.

Allora bisognerebbe che il clima sovraeccitato che domina in Italia dopo la formazione del governo Lega-Cinque Stelle rientrasse nei termini della normale dialettica politica e forse si discuterebbe del merito delle questioni e non dei rispettivi pregiudizi ideologici. Il linguaggio del ministro Salvini troppo spesso non ha nulla di istituzionale ed è più consono ad un bullo di periferia, generando così il sospetto su qualsiasi cosa dica. Nell’ultima esternazione sui Rom ciò che giustamente ha infastidito e allarmato è la frase sui Rom italiani “che purtroppo dobbiamo tenerceli”. Curiosamente, però, nelle polemiche che subito si sono scatenate nei palazzi della politica e sui social la frase certamente razzista è quasi passata in secondo piano e si è gridato sdegnati al censimento su base etnica.

Allora bisogna sapere che il progressista Comune di Rimini, con una cattolica praticante ai servizi sociali, ha censito la popolazione nomade classificandola su base etnica.

Il censimento ha distinto gli attuali inquilini di via Islanda fra appartenenti all’etnia Sinti e cittadini di nazionalità rumena. Distinzione molto importante perché solo i Sinti hanno diritto alle casette nelle microaree, mentre i rumeni si dovranno accontentare di un intervento sociale di emergenza, destinato poi a chiudersi. Il Comune di Rimini – stando alle reazioni di quanti si sono scagliati contro Salvini - ha quindi discriminato, in senso oggettivo, fra due categorie di cittadini sulla base di un criterio etnico.

Bisogna poi riconoscere che il censimento del Comune di Rimini non è stato, per così dire, spannometrico, ma è entrato nel dettaglio. “Delle 77 persone presenti, - si legge nella delibera - 61 risultavano residenti nel Comune di Rimini, mentre è interessante rilevare che delle restanti 16 non residenti, 3 risultavano residenti in altri comuni d’Italia mentre 13 erano privi di residenza anagrafica. Per quanto concerne i restanti dati che interessano i servizi sociali è opportuno precisare che il censimento ha rilevato la presenza di 23 minori, 5 anziani, 2 disabili, 10 persone con problemi di salute e 1 ex detenuto; il presente dato è stato utilizzato per ipotizzare e in alcuni casi realizzare percorsi di valutazione e presa in carico da parte dei servizi specialistici territoriali”.

La lunga citazione serve a far capire a quale scopo il Comune ha effettuato il censimento dei cittadini Sinti e rumeni presenti in via Islanda: per avere un quadro esatto della situazione e predisporre i servizi sociali più rispondenti ai bisogni. Ora il ministro Salvini non ha chiarito bene a cosa serva il censimento da lui immaginato: l’unica cosa chiara è che vuole trovare gli irregolari ed espellerli. Si può non essere d’accordo, ma è legittimo. Diverso il caso, lo ripetiamo, della battuta razzista sugli italiani che purtroppo ce li dobbiamo tenere. Ma montare un caso sul censimento come atto prodromico a incipienti leggi razziali appare, alla luce della delibera del Comune di Rimini, almeno un po’ eccessivo.


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