(Rimini) “A Rimini siamo avanti”, ha detto oggi i videoconferenza stampa il prefetto Alessandra Camporota, alludendo alle misufe restrittive in vigore per Rimini dalla notte di venerdì scorso, con il blocco di tutte le attività produttive e commerciali non ritenute esseziali. “Noi siamo arivati venerdì, la Lombardia sabato e il governo domenica”, ricorda Caporota. Secondo la prefettura le attività chiuse sono pari all’80% del totale. “Il codice Ateco, previsto dal decreto nazionale, non vale da noi”, ha sottolineato il prefetto. Con Confindustria, camera di commercio, associazioni di categoria, istituzioni locali e regioni, spiega Camporota, si sta lavorando a un vademecum che chiarisca l’applicazione dell’ordinanza, con eventuali possibilità di deroga, e si è costituito un team che andrà a dire, una per una, quale attività può continuare e quale no. In realtà il prefetto è ottimista e questa ha scritto al ministro dell’interno Lamorgese per sottolineare come qui da noi “si sia fatta chiarezza”.
Controlli. Ieri sono state 1.818 le persone identificate, 43 quelle denunciate, “un numero costantemente in calo”. Sono, inoltre, 801 gli esercizi controllati, “tutti in regola”.  

Posti letto e ospedali. Allo stato attuale, i posti letti in terapia intensiva sono 51, 41 a Rimini e 10 a Riccione. Quelli occupati sono 36 quelli occupati a Rimini, da 34 persone malate di covid e due pazienti con altre patologie, e 7 a Riccione, nessuno occupato da persone malate di covid.
Al proposito la prefettura in serata ha reso diramato una nota della direzione generale della Asl la quale, “a seguito dell'evolversi del quadro epidemiologico legato all'infezione da coronavirus, anche per il territorio provinciale di Rimini prosegue la pianificazione relativa alla dotazione di posti letto, sia di degenza sia di Terapia intensiva, per pazienti affetti da Covid 19”. E’ noto che “la disponibilità di spazi ospedalieri è stata attivata secondo la pianificazione regionale, a partire dai piani non ancora operativi del Palazzetto Dea dell'Ospedale "Infermi" di Rimini (quinto e sesto piano e presto anche il quarto); successivamente, a seguito della limitazione delle altre attività ospedaliere alle sole urgenze, sono stati recuperati ulteriori spazi a Rimini e sono stati attivati gli altri ospedali della rete provinciale, quelli di Cattolica, Santarcangelo, Novafeltria e Riccione, per la gestione di pazienti "non covid". Per Riccione è stata quindi attivata una struttura di "Covid Hospital", come da linee guida regionali.

Attualmente, i posti letto ospedalieri dedicati alla cura del Virus Covid sono 309 tra gli ospedali di Rimini e di Riccione, di cui 41 di terapia intensiva all'Ospedale Infermi di Rimini”.
Ulteriori “ampliamenti dell'offerta di posti letto si potranno attivare attingendo alle Case di Cura private per far fronte alla patologia ordinaria, ma non solo, così come è necessario prevedere di dedicare strutture intermedie (ad esempio le nuove RSA di Bellaria e Novafeltria, con complessivi 80 posti letto circa, oppure altre strutture ricettive alberghiere, oltre a quella già individuata nel territorio di Cattolica) che possano eventualmente accogliere pazienti che hanno superato la fase acuta e che si avviano alla guarigione”.

La Direzione della Asl sottolinea, inoltre, che “se nelle prossime due settimane la curva epidemiologica e la richiesta di ricovero ospedaliero dovessero mantenere i livelli attuali, potrebbe diventare indispensabile attivare ulteriori spazi di ricovero. Per questo motivo l'ufficio tecnico aziendale è al lavoro costantemente per valutare possibili scenari e modalità di intervento, tra cui, in particolare, l'ipotesi della realizzazione di un ospedale da campo all'interno del sedime ospedaliero o l'utilizzo di altri spazi, appositamente riconvertiti, con caratteristiche idonee ad ospitare tali strutture ed in posizione utile rispetto all'Ospedale stesso”.
Si pensa ad un’operazione analoga a quella effettuata per l’ospedale da campo di Piacenza. “Si potrebbe, ad esempio, ipotizzare un modulo, da allestire in collaborazione con l'Esercito italiano, di 40 posti letto più ulteriori 3 attrezzati per terapia intensiva, mentre in altri spazi potrebbero essere allestiti 42 posti più altrettanti di terapia intensiva. Rispetto ad entrambi queste ipotesi, sulle quali è comunque necessario espletare le opportune verifiche fin da ora, sarà poi ovviamente necessario mettere in campo le necessarie risorse umane (con adeguata dotazione di dispositivi di protezione individuale), tecnologiche e logistiche”.

(Rimini) Una nuova struttura residenziale per anziani, con 53 posti letto, è stata messa a disposizione dell'Ausl Romagna da parte del Comitato di Distretto di Rimini nord, al fine di far fronte alla crescente necessità di cure e trattamenti per pazienti affetti da Covid 19.
Si tratta della Casa Residenza Anziani (CRA) di via Ennio Quinto che, grazie alla disponibilità del Comune di Bellaria Igea Marina, e tramite procedure amministrative straordinarie, è stata suddivisa in "due nuclei": uno destinato alla cura di anziani non auto sufficienti provenienti da strutture sanitarie del territorio; l'altro, momentaneamente riservato allo svolgimento di quarantene per anziani positivi, liberando così posti letto preziosi negli ospedali.

Una destinazione temporanea decisa dal Comitato di distretto di Rimini Nord per scopi solo in parte diversi da quelli per cui è stata costruita la CRA, essendo anziana e non autosufficiente la maggior parte dei pazienti affetti da Covid-19 che verranno ospitati. Si tratta di una struttura sostanzialmente già pronta, che viene consegnata all'Ausl Romagna per essere utilizzata da subito, dando così un po' di respiro agli ospedali del territorio, messi sotto pressione dall'inasprirsi dell'emergenza sanitaria.
"Una soluzione per garantire immediatamente nuovi posti letto – spiega Gloria Lisi, Presidente del Comitato di Distretto socio sanitario di Rimini Nord - in una struttura completamente nuova, attrezzata e pronta all'uso. Una scelta presa in maniera unanime da tutti i Comuni compresi nel Distretto di Rimini Nord per rinforzare la risposta del nostro territorio ai crescenti bisogni di assistenza sanitaria e cura ospedaliera. Una scelta resa possibile dalla disponibilità eccezionale del Sindaco Filippo Giorgetti e del Comune di Bellaria Igea Marina, che ringrazio di cuore per la generosità e la sollecitudine con cui hanno messo a disposizione di tutto il territorio questa importante struttura di ricovero e cura".

(Rimini) Un vademecum per supportare le imprese manifatturiere dell’Emilia-Romagna che vogliano produrre mascherine chirurgiche, in deroga alla normativa vigente come previsto dal Decreto del Governo “Cura Italia”. Il documento, frutto del coordinamento dell’assessore allo Sviluppo economico Vincenzo Colla con i colleghi della Sanità Raffaele Donini e della Protezione Civile Irene Priolo, è stato messo a punto da Arter per conto della Regione, e sarà a supporto delle imprese manifatturiere emiliano-romagnole interessate a produrre questi dispositivi.
Che cosa prevede il Decreto “Cura Italia”? Le aziende produttrici che intendano avvalersi della deroga dovranno inviare all’Istituto Superiore di Sanità, Iss, un’autocertificazione nella quale dichiarino le caratteristiche tecniche delle mascherine e che queste rispettino i requisiti di sicurezza della normativa vigente, così da poter avviare la produzione.
Entro tre giorni dalla autocertificazione le imprese dovranno trasmettere all’Iss ogni elemento utile per la validazione. L’Istituto si pronuncia entro i 2 giorni successivi e in caso di parere negativo il produttore deve cessare la produzione.

Ovviamente si tratta di una procedura molto controllata: le mascherine dovranno essere testate e risultare conformi allo standard EN 14683 e allo standard ISO 10993, e dovranno essere prodotte da un’azienda che abbia un sistema produttivo di qualità certificato. In Emilia-Romagna i laboratori in grado di testare e dichiarare la conformità di mascherine chirurgiche agli standard prima citati sono l’Università di Bologna e il Tecnopolo di Mirandola (Mo).
“In una situazione economica difficile per tante filiere del manifatturiero, la produzione di questi dispositivi– dichiara l’assessore allo Sviluppo economico e lavoro, Vincenzo Colla- può rappresentare un’opportunità con doppia valenza, sia sociale che economica. Con i laboratori e le competenze che abbiamo presso l’Università di Bologna e del Tecnopolo dedicato alla ricerca biomedicale riusciamo a dare un contributo concreto per realizzare prodotti necessari per la salute di operatori sanitari e cittadini”.
L’Università di Bologna e il Tecnopolo del biomedicale di Mirandola hanno già definito una procedura interna per rispondere in modo tempestivo alle richieste delle imprese, compatibilmente con i tempi tecnici dei test.

Il vademecum messo a punto da Arter è disponibile sul sito della Regione Emilia Romagna al link https://imprese.regione.emilia-romagna.it/covid19/produzione-straordinaria-dispositivi 

(Rimini) Sono 1.136 (52 in più rispetto a ieri) i casi di positività al coronavirus rilevati nel riminese da inizio epidemia. Si parla di 10.054 casi di positività in Emilia Romagna da inizio epidemia, 800 in più di ieri, rispetto a 38.045 test refertati, 4.518 in più sempre rispetto a ieri. Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi, sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in Emilia-Romagna. Per quanto riguarda i 50 contagiati residenti in provincia (due non lo sono), si parla di 25 sono maschi e altrettante femmine. Sempre di questi pazienti, 35 sono in isolamento domiciliare perchè privi di sintomi o con sintomi lievi e 15 ricoverati, nessuno in Terapia intensiva. Purtroppo si sono registrati ulteriori 2 decessi: un paziente di sesso maschile di 89 anni ed una di sesso femminile di 80. Si sono verificate anche altre 2 guarigioni cliniche in due pazienti di sesso femminile. Oltre 50  persone sono uscite dalla quarantena, per un totale di circa 300.
Restano attualmente in isolamento domiciliare circa 1.700 unità, comprendenti sia le persone ammalate sia quelle che hanno avuto contatti stretti con casi positivi accertati.
Complessivamente, sono 4.265 le persone in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (273 in più rispetto a ieri); aumentano di poche unità quelle ricoverate in terapia intensiva, chesono 294, 3 in più rispetto a ieri.

Ma crescono purtroppo i decessi, passati da 985 a 1.077: 92, quindi, quelli nuovi, di cui 60 uomini e 32 donne. I nuovi decessi riguardano 23 residenti nella provincia di Piacenza, 16 in quella di Parma, 9 in quella di Reggio Emilia, 14 in quella di Modena, 17 in quella di Bologna (2 nel territorio imolese), 3 in quella di Ferrara, 3in quella di Ravenna, 3in quella di Forlì-Cesena (3 nel territorio di Forlì), 2in quella di Rimini e 2 residenti fuori regione.
Al tempo stesso, continuano a salire le guarigioni, che raggiungono quota 721 (163 in più rispetto a ieri), 608 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 113 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Per quanto riguarda i decessi, per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse.

Le altre province: Piacenza 2.122 (141 in più rispetto a ieri), Parma 1.525 (90 in più), Reggio Emilia 1.586 (149 in più),  Modena 1.533 (179 in più), Bologna 1.107 (di cui Bologna 899, 123 in più rispetto a ieri, e 208  Imola, 16 in più),  Ferrara 204 (14 in più rispetto a ieri), Ravenna 387 (19 in più), Forlì-Cesena 454 (di cui 215 a Forlì, 4 in più rispetto a ieri, e 239 a Cesena, 13 in più). 

(Rimini) Il direttore generale di Romagna Acque, Andrea Gambi, ha perso prematuramente la vita dopo aver contratto il coronavirus. Laureato in ingegneria nel 1981 all’Università di Bologna, Gambi aveva cominciato la propria carriera all’Acmar di Ravenna, dove era rimasto fino al 2005. Era quindi passato alla Iter di Lugo, dove era giunto a ricoprire la carica di direttore generale. Aveva quindi svolto attività di consulenza dirigenziale in società collegate alla Federazione delle Cooperative di Ravenna, qualità che ha messo al servizio della comunità nella sua funzione pubblica in Romagna acque, dapprima come amministratore delegato e quindi, dal 2018, come direttore generale.

“L’amministrazione comunale di Rimini esprime il suo profondo cordoglio per la scomparsa di Andrea Gambi, direttore di Romagna Acque. In questi anni gli enti locali avevano potuto apprezzare la sua grande competenza e la sua straordinaria capacità nella gestione del bene primario idrico. Anche grazie alla sua intelligenza, i comuni, tra cui quello di Rimini, avevano potuto contare sulla crescita industriale di Romagna Acque, esempio virtuoso di relazione con i territori e eccellenza del settore a livello nazionale. L'amministrazione comunale di Rimini si stringe intorno ai famigliari e agli amici di Andrea Gambi in questo momento di enorme dolore”, è il commento arrivato da palazzo Garampi.

“I cooperatori romagnoli piangono la prematura scomparsa dell’ingegnere Andrea Gambi, direttore generale di Romagna Acque. Professionista specchiato, preparato e competente, Gambi aveva ricoperto importanti incarichi in primarie aziende del movimento ed era molto apprezzato dai cooperatori per la propria capacità di analisi e la lunga esperienza nel settore”. E’ il commento di Mario Mazzotti, presidente Legacoop Romagna.

 

(Rimini) La Giunta comunale ha approvato nella seduta di ieri la proroga per il riversamento relativo al primo trimestre dell'imposta di soggiorno. La scadenza, fissata per il 16 aprile, come annunciato nei giorni scorsi è stata quindi ufficialmente sospesa e rinviata al prossimo 16 luglio. "Il settore turistico ha subito come e più di altri il duro contraccolpo dell'emergenza sanitaria in corso – sottolinea l'assessore al Bilancio Gian Luca Brasini – la sospensione del riversamento dell'imposta di soggiorno rappresenta un'agevolazione in questa fase di stallo totale, confidando in misure più vigorose, come già richiesto dal Comune attraverso Anci nazionale al Governo". Nei prossimi giorni invece sarà il Consiglio Comunale a riunirsi – per la prima volta in videoconferenza - per decidere sulla sospensione e la conseguente proroga del versamento della Tari (l'attuale scadenza è fissata al 31 maggio) e della Cosap, il cui termine è il 31 marzo.
"Queste misure si aggiungono ad una serie provvedimenti di immediata applicazione rivolti a famiglie e imprese per affrontare queste settimane nelle quali vita e attività sono congelate: abbiamo già sospeso le rateizzazioni fino al 31 maggio, così come sono sospese le rette scolastiche, i canoni per l'utilizzo degli impianti sportivi per il mancato utilizzo – prosegue Brasini – Ricordo inoltre l'opportunità prevista dal bando no tax-area promosso dall'Amministrazione comunale, che prevede un contributo economico sulla base dell'IMU versata per quei proprietari di immobili che ospitano un'attività commerciale o di servizi che decidono di rivedere di almeno il 20% il canone di locazione ai propri affittuari. Un contributo variabile sulla base dell'entità della riduzione del canone di affitto e che può arrivare anche fino al 100% dell'imposta versata, in caso di rinegoziazione superiore al 30%. Più in generale rinnoviamo l'appello ai proprietari di immobili ad andare incontro ai propri affittuari sospendendo il pagamento del canone o decurtandolo: abbiamo visto che già alcuni si stanno muovendo in questa direzione, mostrando senso di responsabilità e confermando come la comunità sappia stringersi nei momenti di profonda criticità come quella che stiamo, con grande forza, affrontando".

Mercoledì, 25 Marzo 2020 11:14

25 marzo

"Non mollare ora" | Droni in volo | Se necessario, ospedale in fiera

(Rimini) “Bisogna continuare a tenere alta la guardia”, lo ha detto oggi il commissario regionale per l’emergenza coronavirus, Sergio Venturi, nella consueta conferenza stampa quotidiana, che tiene da inizio crisi. “Questo contenimento deve assolutamente consolidarsi: non possiamo rilassarci perché così come un giorno il dato è basso, il giorno dopo potebbe essere più alto. Abbiamo bisogno di comportamenti adeguati alla guerra che stiamo combattendo per consolidare questi dati promettenti”.
Nel dettaglio i numeri riminesi a cui Venturi fa riferimento parlano di 1.084 persone positive al coronavirus, 49 in più rispetto a quelle rese note ieri. Registrati anche 9 decessi.

In generale, sono arrivati a 9.254 i casi di positività al Coronavirus, 719 in più di ieri. 33.527 i test refertati, 2.327 in più sempre rispetto a ieri. Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi, sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in Emilia-Romagna.
Complessivamente, sono 3.992 le persone in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (323 in più rispetto a ieri); aumentano di poche unità quelle ricoverate in terapia intensiva, chesono 291, 15 in più rispetto a ieri. Ma crescono purtroppo i decessi, passati da 892 a 985: 93, quindi, quelli nuovi, di cui 66 uomini e 27 donne.
Al tempo stesso, continuano a salire le guarigioni, che raggiungono quota 558 (135 in più rispetto a ieri), 125 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 10 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Per quanto riguarda i decessi, per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi decessi riguardano 30 residenti nella provincia di Piacenza, 20 in quella di Parma, 17in quella di Reggio Emilia, 11 in quella di Modena, 4 in quella di Bologna (nessuno del territorio imolese), 1 in quella di Ferrara, 1 in quella di Ravenna, zero in quella di Forlì-Cesena e 9 in quella di Rimini.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: Piacenza 1.981 (96 in più rispetto a ieri), Parma 1.435 (71 in più), Reggio Emilia 1.437(68 in più),  Modena 1.354 (199 in più), Bologna 968(di cui Bologna 776, 124 in più rispetto a ieri, e 192 Imola, 11 in più),  Ferrara 190 (18 in più rispetto a ieri), Ravenna 368 (26 in più), Forlì-Cesena 437 (di cui 211 a Forlì, 35 in più rispetto a ieri, e 226 a Cesena, 22 in più),  Rimini 1.084 (49 in più). 

Posti letto aggiuntivi già allestiti: 3.915, 154 in più di ieri. Da Piacenza a Rimini, continua senza sosta il lavoro all’interno della rete ospedaliera per attuare il piano di rafforzamento dei posti letto disposto dalla Regione. Da ieri a oggi, sono 154 i posti letto aggiuntivi allestiti per i pazienti colpiti da Coronavirus, che complessivamente passano da 3.761 a 3.915, tra ordinari (3.425, +138) e di terapia intensiva (490, +16).
Nel dettaglio: 595 posti letto a Piacenza (di cui 45 per terapia intensiva), 804 a Parma (63 terapia intensiva), 638 a Reggio (55 terapia intensiva), 467 a Modena (96 terapia intensiva), 577 nell’area metropolitana di Bologna e Imola (117 terapia intensiva), 254 a Ferrara (32 terapia intensiva), 580 in Romagna (in particolare: 233 Rimini, di cui 39 per terapia intensiva; 41 Riccione;113 Ravenna, di cui 12 per terapia intensiva; 56 Lugo, di cui 6 per terapia intensiva; 9 Faenza; 55 Forlì, di cui 8 per terapia intensiva; 73 Cesena, di cui 17 per terapia intensiva.
Per quanto riguarda gli ospedali Covid, si conferma su Parma l’attivazione da parte dell’ospedale Piccole Figlie (ad oggi 25 posti letto Covid attivati sui 30 messi a disposizione) e della casa di cura Val Parma Hospital (ad oggi 22 posti letto Covid attivati sui 36 messi a disposizione). Sempre in provincia di Parma è prevista la prossima attivazione di 20 posti letto da parte della casa di cura Città di Parma. Per la provincia di Modena è attivo l’Ospedale di Comunità di Fanano, riconvertito a struttura Covid. il Già pronti come Covid hospital quello del Delta di Ferrara (92 posti letto aggiuntivi per acuti, 4 subintensivi e 6 intensivi), che si affianca all’hub del Sant’Anna, e - per la Romagna - l’ospedale di Lugo, con 44 posti letto Covid attivati a cui si aggiungerà quello di Riccione che al momento ha attivato 41 posti letto per acuti; entrambi da affiancare agli hub di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena

Sul resto del territorio regionale restano confermate a  Piacenza la Casa di Cura Sant’Antonino e il San Giacomo per complessivi 120 posti letto, l’Ospedale di Comunità di Bobbio, Castel San Giovanni e Fiorenzuola; a Parma il padiglione Barbieri e il padiglione 26 dell’ospedale Maggiore (hub), Fidenza e Borgo Taro; a Reggio Emilia, a supportare l’hub Arcispedale Santa Maria Nuova in città, oltre a Guastalla si è aggiunto Scandiano; a Modena opera come hub il Policlinico (Baggiovara dà supporto sia per l’area intensiva che per i pazienti in fase acuta) e sono pronti Carpi (dove è già attiva per pazienti Covid anche la Terapia Intensiva con 15 posti letto), Mirandola e Sassuolo; a Bologna, nell’hub del Sant’Orsola, è entrato in funzione il padiglione Covid, il 25, oltre al Bellaria, già Covid hospital che funzionerà come tale anche per l’imolese.
Piacenza: completato l’ospedale da campo da 40 posti letto. L’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, con i propri tecnici e grazie al coordinamento provinciale del volontariato, ha fornito all’Esercito continua assistenza per la realizzazione dell’ospedale da campo militare a Piacenza (fra le vie Malta, XXIV Maggio e piazzale Torino. Innalzata a tempo di record, la struttura ospedaliera è interamente dedicata a fronteggiare l’emergenza Coronavirus e potrà ospitare 40 posti letto; si è lavorato giorno e notte, per rendere operativo l’ospedale, che comprende anche 3 posti di terapia subintensiva.

Dispositivi di protezione individuale. Nella serata di ieri, l’Agenzia regionale di Protezione civile ha ricevuto dal Dipartimento nazionale 264.000 mascherine Montrasio. Oggi, grazie ad una collaborazione già in essere con la provincia cinese di Guangdong, legata da un solido rapporto di partnership con la Regione Emilia-Romagna, sono arrivate dalla Cina 220.000 mascherine chirurgiche, di cui 200.000 per le esigenze della sanità regionale e 20.000 donate al Comune di Ferrara, in virtù del patto di amicizia con la municipalità di Heyuan, nel Guangdong.
Sono già state assegnate, per ogni ambito provinciale, 85.000 mascherine Montrasio (in totale 765.000) da distribuire sul territorio, principalmente a Prefetture e Comuni, per le rispettive competenze sui Corpi dello Stato, e sulle Polizie locali.

Nuove installazioni di materiali. In dotazione all’Agenziaper la Sicurezza territoriale e la Protezione civile, nella giornata di oggi è stato montato a Bologna un modulo abitativo a supporto dell’elisoccorso dell’Ospedale Maggiore che viene utilizzato come spogliatoio e deposito di DPI per gli operatori del 118. Inoltre, a Modena è stata potenziata la logistica che supporta la sanificazione delle ambulanze, svolta dai Vigili del Fuoco: sono stati installati due piccoli moduli abitativi lunghi circa 3 metri (ISO 10) presso la sede del 118 modenese dove si svolgono le sanificazioni.

Volontariato. In totale, sono stati 563 i volontari di protezione civile impegnati ieri, lunedì 23 marzo: è la cifra giornaliera più alta raggiunta dall’inizio dell’emergenza.
Queste le principali attività svolte: nella sanificazione e disinfezione delle ambulanze sono stati attivi 27 volontari, fra Piacenza e Parma; supporto al trasporto dei degenti in ambulanza da parte di Anpas e Cri dell’Emilia-Romagna (189 volontari ieri); funzioni di segreteria logistica e amministrativa presso i triage, le tende e la mensa Caritas di Reggio (30). Cinque volontari di Bologna hanno allestito il container presso la sede dell’elisoccorso 118 del Maggiore, senza dimenticare 2 volontari di Anpas adibiti alla sorveglianza all’aeroporto Marconi. Ieri sono stati attivi 218 volontari a supporto dei Comuni in attività di telecomunicazioni, logistica, consegne a domicilio e attività di assistenza alla popolazione.  

(Rimini) Sono i 122 medici e gli infermieri che hanno risposto al bando straordinario della Regione di sabato scorso, una selezione avviata in tempio brevissimi per professionisti destinati alle strutture sanitarie di Piacenza e Parma, le province più colpite dal Covid-19. In soli tre giorni hanno aderito alla chiamata regionale non solo dall’Italia, ma anche da Regno Unito, Svizzera, Norvegia, Ucraina, Venezuela, Pakistan, Turchia, Albania: il tempo di completare le pratiche necessarie, dopodiché 63 sono destinati a Piacenza (29 medici e 34 infermieri) e 59 all’Azienda ospedaliera e Azienda Usl di Parma (36 medici e 23 infermieri).  
Si aggiungono ai 1.359 operatori assunti in Emilia-Romagna dall’inizio dell’emergenza sanitaria: 255 medici, 749 infermieri, 262 operatori socio-sanitari e 93 altre figure professionali. Di questi, a Piacenza ne sono andati 158 (31 medici, 75 infermieri, 39 operatori sociosanitari, 13 altri profili), all’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma 139 (44 medici, 50 infermieri, 36 operatori sociosanitari, 9 altri profili) e all’Ausl di Parma 88 (27 medici, 25 infermieri, 15 operatori sociosanitari, 21 altri profili).  
“La risposta arrivata al nostro bando straordinario di soli tre giorni fa è stata eccezionale- affermano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini- una disponibilità così estesa che non può non essere ricondotta alla volontà di tanti di esserci nel momento più difficile, quando il bisogno è massimo. Donne e uomini a cui saremo sempre grati. Più in generale, poi, si può parlare di un piano straordinario di assunzioni che abbiamo varato in tempi record, uno sforzo organizzativo possibile anche grazie alla collaborazione delle Aziende sanitarie, che ci ha permesso di dare rinforzo al nostro personale, soprattutto nelle due province più colpite. Ma tutto il personale che opera nella sanità dell’Emilia-Romagna e che ogni giorno è chiamato a un impegno immane, sotto tutti i punti di vista, ci sta facendo sentire sempre più orgogliosi. A loro va il nostro grazie, così come a tutte le professioni medico-sanitarie e a tutti quelli che nelle istituzioni di ogni livello, nella sanità e nella protezione civile, stanno lavorando, spesso dietro le quinte e in tempi rapidissimi, per organizzare e far andare il sistema a pieno regime”

(Rimini) “In questo difficile momento come associazione di categoria prendiamo ancora più coscienza del nostro ruolo e ci mettiamo a disposizione non solo degli associati, ma di tutta la comunità. Conosciamo bene le difficoltà di tutti i settori e il nostro imperativo è: non lasciamo indietro nessuno. Ecco perché questa analisi del DL Cura Italia, un provvedimento che ha manifestato da subito la sua inadeguatezza rispetto al baratro in cui è sprofondata l’economia italiana. Innanzitutto, come ammontare di risorse: 25 miliardi di euro risultano essere del tutto insufficienti, anche alla luce dell’incertezza sull’effetto moltiplicatore che dovrebbero generare”. torna a sottolinearlo Gianni Indino, presidente di Confcommercio Rimini.
“Quindi l’impostazione. Non è attraverso la sospensione delle imposizioni fiscali che si può pensare di supportare le imprese. Alla chiusura delle attività turistiche e commerciali non si risponde con il rimando delle imposte di qualche mese, ma con la loro cancellazione per un periodo congruo. Inoltre serve assolutamente più chiarezza: si parla ad esempio di congelamento delle rateizzazioni delle cartelle esattoriali, ma non si fa riferimento agli avvisi degli anni passati che sono stati rateizzati. Queste non sono cartelle ex Equitalia, ma rateizzazioni di imposte, e vanno assolutamente inserite nel paniere dei congelamenti. E ancora sullo slittamento dei versamenti delle imposte: viene concesso solo ad alcune categorie, escludendone numerose parimenti colpite dall’emergenza. Perché?”.
“Sono addirittura dimenticate nel Cura Italia alcune misure “di sopravvivenza” per il tessuto commerciale e turistico: a partire dallo slittamento del pagamento delle utenze. Sulla sospensione dei tributi locali stanno intervenendo i singoli Comuni del nostro territorio, come hanno già annunciato ad esempio Rimini, Riccione e Santarcangelo (ma sono convinto che anche gli altri si affiancheranno) che vanno nella direzione giusta e ringraziamo per aver raccolto le nostre istanze. Così come ovviamente vanno ringraziati anche la Prefettura e tutte le donne e gli uomini delle forze dell’ordine per il grande impegno profuso”.

“Per quanto riguarda i provvedimenti nazionali invece ancora proprio non ci siamo. Insieme alla Confcommercio nazionale e a quella regionale dell’Emilia Romagna abbiamo predisposto un documento da sottoporre al governo perché questo Decreto va assolutamente rivisto e modificato. Servono contributi a fondo perduto e iniezioni di liquidità nel sistema, senza appesantire l’equilibrio economico-finanziario delle imprese, già precario prima dell’emergenza sanitaria. Nel Cura Italia gli aiuti dal punto di vista finanziario sono destinati a chi è finanziabile da parte del sistema bancario, quindi chi è in grande difficoltà non potrà essere aiutato”.
“Al momento poi non sono ancora poco chiare le procedure per le varie casse integrazioni e per la sospensione dei mutui/finanziamenti (sussistono dubbi anche su chi possa accedere a tali strumenti)”.
“Altrettanto discutibile la previsione del credito d’imposta sugli affitti, a vantaggio solo ad alcune categorie economiche: quelle obbligate alla chiusura (e neppure tutte). Sono quindi esclusi i negozianti cui è stato concessa la continuazione dell’attività, ma che chiaramente hanno subito pesantemente il crollo dei fatturati, in molti casi preferendo la chiusura. Né non sono stati considerati tutti coloro che operano con l'affitto d'azienda. E’ necessario prevedere aiuti anche per queste attività”.

“L’indennità dei 600 euro è una misura assolutamente fuori scala, una cifra insufficiente, oserei dire vergognosa, cui non può essere riconosciuto il ruolo di reale sostegno. Sperando di avere almeno scongiurato la previsione di un click day o di domande a tempo per l’assegnazione della stessa”.
“E non dimentichiamo che è di vitale importanza un piano straordinario sul turismo, uno dei comparti maggiormente colpiti dall’emergenza, in grande difficoltà ora e con previsioni funeste per il futuro. Il turismo ha bisogno di ossigeno, di liquidità, per ripartire il prima possibile. Va data una risposta certa a tutti i soggetti che compongono la nostra articolata offerta turistica, dagli alberghi ai pubblici esercizi, dalle discoteche agli stabilimenti balneari, fino ai parchi tematici”.
“Il tutto, andrà fatto senza alimentare ulteriori burocrazie e lungaggini che oggi non sono più tollerabili, né sostenibili dalle imprese. A più riprese il DL Cura Italia richiama una sorta di Decreto “di riparazione” in aprile. Ma sarà tardi, oggi è già tardi. Il sistema sta collassando e non ci si possono permettere ritardi e approssimazioni”.
“Non tutti gli imprenditori hanno le spalle coperte e in pochissimi, soprattutto tra le piccole aziende, possono permettersi periodi di inattività. Senza di loro però salta il commercio, salta il turismo, saltano i dipendenti e salta la sussistenza tutte le famiglie. Credo che vada sottolineato ancora una volta: stiamo a casa, ma ci aspettiamo risposte certe e veloci da chi ci governa”.

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