(Rimini) Si registrano oggi 79 guarigioni di pazienti precedentemente risultati positivi a Coronavirus, a seguito di doppio tampone negativo. Conseguentemente, il totale è di circa 420 pazienti guariti. Per ciò che riguarda la rilevazione dei nuovi contagi, nella giornata odierna se ne contano 25, comunicati dalla Regione.Si attestano su 1.774 i casi diagnosticati per Coronavirus sul territorio della provincia di Rimini, distinguendo 1.686 residenti in provincia e 88 cittadini residenti al di fuori dei confini provinciali.

Per quanto riguarda il dato odierno, 12 pazienti sono maschi e 13 femmine. Al riguardo, AUSL precisa che 2 sono ricoverati in ospedale e gli altri 23 sono seguiti al proprio domicilio in isolamento poiché i sintomi presentati sono compatibili con tale regime. La Regione ha comunicato altri 5 decessi di residenti: 3 pazienti di sesso femminile di 77, 82 e 93 anni, e 2 di sesso maschile di 75 e 85 anni.

La mappa del contagio comune per comune: Rimini 633, Cattolica 224, Riccione 219, San Giovanni 128, Misano 115, Coriano 65, Santarcangelo 55, Bellaria Igea 41, San Clemente 36, Morciano 36, Montescudo Monte Colombo 32, Novafeltria 27, Saludecio 20, Verucchio 17, Pennabilli 10, Mondaino 8, San Leo 7, Montefiore 7, Poggio Torriana 6, Montegridolfo 5, Gemmano 4, Talamello 3, Maiolo 2, Sant’Agata 2.

(Rimini) “Quando un paziente comincia a riprendersi dopo l'infezione da Coronavirus può rendersi necessario anche un programma di riabilitazione fisica. Specialmente  se il paziente è anziano, è rimasto "allettato" e immobile per molto tempo o se è stato in rianimazione ed è stato intubato”. In questi casi “intervengono i fisioterapisti e i medici dell'Unità operativa "Medicina riabilitativa", con appositi progetti riabilitativi personalizzati per, "letteralmente", rimettere in piedi i pazienti. Il tutto ovviamente in situazione di massima sicurezza attraverso l'utilizzo delle linee guida legate all'infezione da Coronavirus. Progetti che ora si possono avvalere anche di attrezzature messe a disposizione grazie ad una donazione della Sanitaria Adjutor all'ospedale di Rimini”. I fisioterapisti dall'inizio dell'emergenza “collaborano con il personale della Terapia Intensiva fin da quando i pazienti sono intubati, attraverso la variazione delle posture e iniziano la presa in carico riabilitativa di riadattamento allo sforzo e alla mobilità seguendo i pazienti quando vengono trasferiti nei reparti di Medicina Covid, fino ad arrivare, laddove possibile, alla stazione eretta e al cammino, riportando il paziente al maggior livello di autonomia possibile in vista di un rientro al domicilio in  sicurezza”. “La donazione di 5 deambulatori e 5 carrozzine da parte di Adjutor supporta in questa attività, sempre più necessaria”.

Lo spiegano dalla Asl Romagna, e per farsi capire hanno chiesto a un paziente covid, Franco Cesare Sebastiani, che è riuscito a guarire di raccontare la sua storia.

Quando è arrivato in ospedale a Rimini, visto il quadro clinico e la diagnosi di Coronavirus, i medici hanno deciso di ricoverarlo subito in Rianimazione, dove è stato sedato e intubato. Di quel momento ricorda solo le voci. Alcune parole. "Medici o infermieri, non lo so, che mi facevano coraggio... Poi più nulla. Fino a quando mi sono risvegliato...". Quel periodo di "nulla", durante il quale però è stato costantemente monitorato e curato, per Franco Cesare Sebastiani, 79 anni di Novafeltria, è durato 15 giorni. Poi è stato il primo paziente della Rianimazione riminese ad essere estubato. Una giornata di gioia, quella, per medici e operatori della Rianimazione di Rimini. Era il 21 marzo e da allora i pazienti che, come Sebastiani, sono letteralmente "tornati alla vita", sono stati 24. E ognuno di loro per gli "angeli col camice" rappresenta una gioia. Una soddisfazione. Una speranza.

Signor Sebastiani racconti come sono andate le cose? "Verso fine febbraio sono andato al compleanno della mia nipotina che abita fuori regione, una festa che si è svolta in una sala con tante persone. Qualche giorno dopo sono rientrato a casa e ho iniziato ad avere la febbre. Ho preso la tachipirina e all'inizio è abbassata, ma poi è tornata molto alta e facevo fatica a respirare. Allora ho deciso di andare al Punto di Primo soccorso di Novafeltria".

E lì cosa è successo? "I medici hanno capito che ero un caso sospetto di Coronavirus e così mi hanno subito isolato e, con una ambulanza attrezzata, mi hanno portato all'ospedale di Rimini".

Lì è stata confermata la diagnosi ed è stato subito ricoverato in Rianimazione? "Sì hanno visto subito che la situazione era grave e così mi hanno ricoverato in Rianimazione e quasi subito intubato. Di quel periodo non ricordo nulla. Ricordo solo quando mi sono risvegliato".

Poi all'"Infermi" è rimasto qualche altro giorno. "Sì per riprendermi. Ho iniziato a fare la riabilitazione:  all'inizio è stata dura, ero molto debilitato e non mi reggevo in piedi, ma  con le fisioterapiste ho iniziato a recuperare la stazione eretta aiutandomi con un deambulatore e ho fatto il primo passo. Poi mi hanno trasferito qui a Novafeltria".

E ha ripreso anche i contatti coi suoi famigliari? "Sì, mia moglie, con tutte le cautele del caso, viene a portarmi abiti e altre cose. E ho potuto parlare al telefono anche con altri conoscenti: mi hanno detto che, per quelle che erano le mie condizioni, mi avevano dato per spacciato. E invece eccomi qui...".

Cosa vorrebbe dire alle altre persone che, invece, sono ancora malate e alle loro famiglie? "Che ci vuole tanta pazienza e che bisogna fidarsi di quello che raccomandano i medici. Bisogna rispettare le regole. Se ci viene detto che è meglio non uscire di casa bisogna fare così, non c'è altro da fare. E poi vorrei ringraziare tanto e di cuore tutti i medici, infermieri, operatori con cui ho avuto contatto e che si sono presi cura di me. Rianimatori, infettivologi, riabilitatori e specialisti di altri servizi. Tutti molto bravi, professionali, e tanto gentili. Non ce ne è stato uno che abbia avuto un qualsiasi gesto di impazienza o scortesia, nonostante il grande impegno che sopportano. E vorrei fare un complimento anche alle cucine ospedaliere per la qualità e il gusto del cibo. Da zero a dieci, tutti meritano il massimo dei complimenti".

(Rimini) Ad oggi, trascorso un mese dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (decreto Cura Italia), gli accordi firmati nella provincia di Rimini per la cassa integrazione sono oltre 3mila (di cui almeno 1.300 nel settore artigianato), con oltre 26mila lavoratori coinvolti. Lo rendono noto i sindacati Cgil, cisl e Uil che parlano di “una crisi dagli effetti devastanti”.

Spiegano i sindacati che “non c’è settore che possa ritenersi escluso dalla crisi anche se, viste le caratteristiche economico-produttive del territorio riminese, si possono ritenere maggiormente coinvolti commercio, turismo, servizi, edilizia, le imprese del settore produttivo alimentare e la manifattura in genere dalla metalmeccanica al tessile”.

L’attività sindacale di sostegno. “In ottemperanza con le ordinanze e le circolari del Governo, della Regione e della Prefettura, le nostre sedi sono rimaste chiuse al pubblico con pochissimi operatori all’interno impegnati a rispondere alle innumerevoli richieste dei cittadini confusi e disorientati, non solo da ciò che sta accadendo rispetto alla diffusione dell’epidemia, ma anche sul cosa fare. Chiedono sostanzialmente se e come poter accedere alle misure vecchie e nuove di sostegno all’economia familiare e personale. Considerando che le persone che si rivolgono ai nostri uffici appartengono spesso alle fasce più precarie e deboli della popolazione, è facile dedurre quanto sia alto il numero di contatti telefonici e mail che pervengono quotidianamente ai nostri Patronati, ai nostri CAF in questo periodo. Bonus, Naspi, Congedi parentali, Isee, per queste pratiche le richieste sono più che laconiche, più che essenziali, un nome, un indirizzo mail o il cellulare e il titolo della domanda, come, ad esempio, 600 euro, che è quella che ricorre di più. Da rilevare, come nota a margine, che le conoscenze digitali della maggioranza delle persone sono assai scarse, cosa di cui chi governa non tiene in sufficiente conto”.

Le condizioni per la ripartenza. “Mentre stiamo contribuendo alla gestione attuale della crisi che è dentro e fuori i luoghi di lavoro, l’altra priorità per noi resta il modo in cui impostare la ripartenza quando sarà autorizzata dalle autorità sanitarie. E’ ormai una consapevolezza consolidata che la convivenza con il virus sarà lunga, ciò nondimeno il tema principale resta la salute e sicurezza nei luoghi di. Si lavora soltanto dove sono garantite la salute e la sicurezza. Vanno pertanto ripensati i modelli organizzativi, gli spazi, gli orari di lavoro, la mobilità, e osservati i dispositivi di protezione individuali (DPI).
Per fare questo occorre aprire tavoli provinciali coordinati dalle istituzioni con la partecipazione dei sindacati, delle associazioni datoriali, Ausl, Itl, Inail, per definire le linee guida sulla salute e sicurezza, e, a seguire, accordi nelle aziende, nei siti o di bacino e la messa a punto da parte degli Enti preposti di un sistema di controlli e verifiche sui luoghi di lavoro strutturato ed efficace. Abbiamo avanzato formalmente, e già da un mese, la richiesta di un tavolo sull’economia provinciale per ragionare del futuro: investimenti – riqualificazione – ambiente – qualità del lavoro - legalità. Queste e altre parole d’ordine dovrebbero a nostro parere vedere impegnati in un lavoro collegiale, e condiviso nei suoi obiettivi principali, tutti i soggetti coinvolti”.

(Rimini) La Regione Emilia-Romagna vara un piano straordinario per affrontare l’emergenza causata dal coronavirus e pensare già ora alla fase di ripartenza. L’assessore regionale al Bilancio, Paolo Calvano, ha illustrato il pacchetto di interventi ai consiglieri regionali in Commissione Bilancio, riunitasi oggi in via telematica. 
Il piano, annunciato nei giorni scorsi dal presidente Stefano Bonaccini, prevede 320 milioni di nuovi interventi e quasi 100 milioni di accelerazione di pagamenti e trasferimenti agli Enti locali.
Gli assi portanti sono cinque: sanità, lavoro e imprese, casa-welfare-sport-cultura, superamento del divario telematico e investimenti. A ciò si aggiunge la decisione di stanziare 1 milione di euro a sostegno dell’editoria (carta stampata, tv e radio, portali web di informazione) e 500mila euro per fare lo stesso con le edicole.

“Abbiamo compiuto un primo sforzo importante per stare vicini a cittadini, famiglie, lavoratori e imprese- afferma l’assessore Calvano-, sia per far fronte all’emergenza sia per iniziare a preparare la cosiddetta fase 2, per quando si potrà ripartire. Non ci fermeremo qui, perché entrambi questi fronti richiedono il massimo impegno di tutte le istituzioni”.
Sulla sanità, sono stati previsti 65 milioni per il riconoscimento economico straordinario destinato agli operatori sanitari regionali e 26 milioni per la realizzazione dell’hub nazionale di terapia intensiva. 
Il capitolo imprese e lavoro prevede 18 milioni per accesso al credito del sistema impresa, piccole e medie e cooperative comprese; 11 milioni per il sostegno ai tirocinanti; 6,5 per la sicurezza sul lavoro; 2 milioni per la sanificazione delle aziende alberghiere; 12 milioni per l’abbattimento Irap nei comuni montani e del basso ferrarese. Inoltre, 92 milioni sul versante agricoltura, tra nuovi interventi e accelerazione di pagamenti alle imprese.

All’asse welfare-casa-sport-cultura vanno: 27 milioni per la casa, tra cui sostegno all’housing sociale e al pagamento dell’affitto per le famiglie in difficoltà; 5 milioni per gli strumenti necessari alle famiglie per far partecipare i figli alle lezioni a distanza (schede prepagate per la connessione internet, Pc, tablet); 1,3 milioni in più alle scuole materne paritarie; erogazione anticipata di 18 milioni ai Comuni sempre per i nidi. Infine, 3,5 milioni per lo sport e un milione in più per la cultura. 
Sul piano degli investimenti, 120 milioni per il potenziamento del sistema ferroviario regionale, tra cui 65 milioni per l’interramento della Ferrara-Codigoro e 10 milioni per la tratta Reggio Emilia-Ciano.

(Rimini) In Emilia-Romagna sono 21.486 i casi di positività al Coronavirus, 457in più rispetto a ieri. Aumentano le guarigioni: 316 le nuove registrate oggi. I test effettuati hanno raggiunto quota 112.105, 5.956 in più rispetto a ieri. Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.249 a Piacenza (26 in più rispetto a ieri), 2.698 a Parma (82 in più), 4.053 a Reggio Emilia (71 in più), 3.262 a Modena (45 in più), 3.142 a Bologna (107 in più), 348 le positività registrate a Imola (3 in più), 709 a Ferrara (60 in più). In Romagna sono complessivamente 4.025 (63 in più), di cui 904 a Ravenna (15 in più), 752 a Forlì (16 in più), 595 a Cesena (7 in più), 1.774 a Rimini (25 in più).

Complessivamente, 9.026 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (60 in più rispetto a ieri). 316 i pazienti in terapia intensiva: nove in meno di ieri. E diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-28).
Le persone complessivamente guarite salgono a 4.980 (+316): 2.093 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 2.887 dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 55 nuovi decessi: 26uomini e 29 donne. Per quanto riguarda i decessi (arrivati complessivamente in Emilia-Romagna a 2.843), per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi riguardano 10 residenti nella provincia di Piacenza, 8 in quella di Parma, 7 in quella di Reggio Emilia, 8 in quella di Modena, 9 in quella di Bologna (di cui 1 nell’imolese), 2 in quella di Ferrara, 1 in provincia di Ravenna, 4 nella provincia di Forlì-Cesena (2 nel forlivese e 2 nel cesenate), 5 in quella di Rimini; 1 decesso di persone di fuori regione.
 

(Rimini) Con la fine dell’intervento di riqualificazione, Rimini “si arricchisce” di un nuovo spazio urbano riqualificato “destinato ad essere il biglietto da visita per i di visitatori che attraverso il treno giungono nella città dalla Stazione ferroviaria”. Così dal comune annunciano che “è programmata per gli ultimi giorni d’aprile la riconsegna formale delle aree di cantiere che dal giungo scorso sono state oggetto di una profonda trasformazione urbana, una nuova piazza, che rappresenta la realizzazione della prima fase del protocollo di intesa per la riqualificazione e la trasformazione urbana dell’intera area sottoscritto tra Comune di Rimini, Rfi e Regione Emilia Romagna, dove fino a ieri era il degrado a prendere il sopravvento”.

La nuova porta di accesso alla città “ha avuto un costo complessivo di oltre un milione e mezzo di euro a carico di RFI ed è stata realizzata con l’obiettivo di caratterizzare lo spazio pubblico antistante l’hub con la realizzazione di una serie di “isole ambientali” e di opere complementari di arredo urbano, su cui si andranno ad integrare i nuovi collegamenti ciclopedonali su viale Cesare Battisti e sulla via Roma”.

Con gli interventi realizzati “e quelli in corso si andrà così a incentivare la piattaforma logistica di trasporto integrato che dalla stazione, a raggiera, si sviluppa per l’intera città, un vero e proprio hub della mobilità cittadina attraverso l’incremento dell’offerta della sosta estesa a differenti tipologie di mezzi, auto, bici, moto e veicoli elettrici. Accanto a ferrovia, bici con la velostazione, trasporto pubblico locale con Metromare, è l’ampliamento del parcheggio Metropark, che già dalla prossima settimana riaprirà i battenti per avviarsi verso la conclusione della fase 2 d’ampliamento che porterà dagli attuali 183 a 293 posti auto, di cui sette per disabili, per poi proseguire con la fase 3 nel corso dell’estate”.

Seppur solo per la fase di collaudo, “già dalla fine della prossima settimana inizierà poi a zampillare la nuova fontana della piazza in attesa della sua entrata in funzione permanente”.

Ormai giunta al termine “anche la progettazione definitiva per gli interventi dei sottopassi Centrale, e di via Giovanni XXIII – via Principe Amedeo, Ausa a cui la Soprintendenza ha già rilasciato parere favorevole. Come si ricorderà è il sottopasso centrale, quello di maggior impatto proprio perché ha l’ambizioso obiettivo di superare, collegando due parti della città storicamente separate dalla ferrovia, la parte a mare col cuore della città. Nel complesso, la riqualificazione dei sottopassaggi favorirà, attraverso un disegno attento degli accessi, l’accessibilità da parte di tutte le categorie di utenti e contrastare, con soluzioni progettuali adeguati, i fenomeni di degrado e di scarsa sicurezza”.

(Rimini) “Tra le molteplici sfide che ci attendono nell'immediato futuro c'è anche la riorganizzazione della mobilità e del trasporto pubblico locale, che dovranno adattarsi alle nuove esigenze e ad una nuova quotidianità per consentire quella che viene definita "convivenza" col Coronavirus”. Lo conferma oggi l’assessore alla mobilità del comune di Rimini, Roberta Frisoni.
“Il primo banco di prova è quello di evitare che la necessità di non creare assembramenti possa portare ad un uso massiccio delle auto private per gli spostamenti, che potrebbe essere vista come unica risposta alla richiesta di sicurezza. Una "corsa all'automobile" che comporterebbe un'inversione di rotta rispetto a quel percorso di promozione di una mobilità sostenibile così convintamente perseguito e sul quale tanto si è investito negli ultimi anni. Come allora coniugare le misure di prevenzione igienico-sanitaria ad una mobilità a basso impatto ambientale, garantendo al contempo un servizio di trasporto pubblico efficiente, sicuro? È un tema urgente, che è stato affrontato anche ieri in un confronto promosso da Anci tra assessori alla mobilità di alcuni comuni italiani, per condividere problematiche e proposte”.

Pur con le notevoli peculiarità e differenze che caratterizzano i diversi territori, “il presupposto è comune: serve un'azione coordinata e di sistema che coinvolga i diversi settori interessati, dalla scuola al mondo del lavoro, oltre naturalmente a quello dei trasporti. Il primo passo infatti è quello di intervenire sulla domanda, rivedendo anche i tempi di scuola e lavoro per ridurre gli spostamenti nel corso della giornata senza avere i 'picchi' a cui siamo stati abituati fino ad ora. Questo significa stimolare lo smart working, trasformando la necessità imposta dal covid-19 in opportunità; per il territorio di Rimini bisognerà soprattutto aprire una riflessione sulla rimodulazione a settembre degli orari di entrata e uscita da scuola. Ad esempio distribuire lezioni sull'arco dell'intera giornata e usare in alcuni casi la didattica a distanza potrebbe aiutare a riorganizzare il trasporto pubblico per gli studenti, con mezzi meno affollati. È evidente che su questo serve un forte coordinamento tra mondo della scuola e rete di trasporti a tutti i livelli (nazionale, regionale, locale). È un tema che come ambito Romagna, anche tramite l'Agenzia della Mobilità Romagnola, abbiamo già sottoposto anche alla nostra Regione”.

In parallelo “bisognerà investire sull'offerta. Serviranno più mezzi in alcune ore della giornata per garantire i distanziamenti? Possibile, ma c'è altro. Serviranno investimenti per proseguire con una costante sanificazione dei bus e si potrà valutare l'introduzione di strumenti che consentano di tracciare in tempo reale il grado di riempimento dei mezzi. Ad esempio si possono usare app/tecnologie che informino passeggeri se i veicoli in arrivo hanno raggiunto la capienza massima consentita dalle misure di distanziamento (così come già avviene per gli avvisi sui tempi di arrivo)”.

Il rischio affollamenti “può tradursi anche in uno stimolo per promuovere, oggi ancor più di ieri, la mobilità attiva, cruciale soprattutto nelle città di medie e piccole dimensione, dove spesso gli spostamenti sono entro i 5 km. Su queste distanze ci sono altre forme di mobilità 'privata' a cui ricorrere al posto dell'auto: la pedonalità, la ciclabilità, la micro mobilità elettrica per citarne alcune. Dobbiamo incentivare gli spostamenti a piedi, in bici e sfruttare anche al massimo tutti i sistemi di sharing che in molti contesti possono integrare efficacemente il trasporto pubblico”.

In questo senso “la stagione estiva potrebbe servire come periodo importante di sperimentazione anche per ampliare gli spazi in sicurezza dedicati a chi si muove a piedi, in bici, in monopattino. Soluzioni rapide ed eventualmente temporanee, sulla scia di quanto già stanno facendo diverse città europee, come aumentare le zone trenta o le aree di transito dedicate ai ciclisti con interventi 'temporanei', realizzati in gran parte con sistemi di segnaletica e sistemi di protezione”.

Il confronto “aperto a livello nazionale - e che coinvolge anche le associazioni impegnate nella tutela ambientale e della mobilità sostenibile - dovrà tradursi in prime proposte subito applicabili. Naturalmente servono risorse sia sul trasporto pubblico sia sugli interventi urbani a supporto della mobilità attiva. Su questi temi Anci sta interloquendo con il Governo aprendo anche alla possibilità di valutare la rimodulazione di quote di finanziamenti già assegnati, destinandoli all'attuazione di una serie di azioni a livello locale, che oltre ad una valenza sanitaria, rappresentano soluzioni sostenibili in grado di agevolare la vita e la mobilità delle persone. Nel frattempo, nel nostro Comune, appena potranno ripartire a pieno regime i cantieri, procederemo con gli interventi già programmati (es. ciclabile via Coletti, ciclabile asse via Roma/Ugo Bassi/Settembrini), cercando di accelerare su alcune opere di più rapida realizzazione, quali ad esempio la messa in sicurezza della ciclabile di via Flaminia, già finanziata dagli interventi del Collegato Ambientale”.

Nel caso poi si rendessero disponibili risorse aggiuntive per interventi 'temporanei' “dovremo aprire un ragionamento sulla messa in sicurezza pedonale/ciclabile di assi prioritari che attraversano la nostra città, come ad esempio l'asse della via Emilia, e dei poli scolastici".

(Rimini) “Il Maestro Sepúlveda, Presidente Onorario dell’Associazione, è sempre stato un fervente sostenitore degli ideali di Tonino Guerra e delle iniziative portate avanti”, spiegano dall’associazione. “Tutto questo in nome dell’antica amicizia che era nata con Tonino. Inossidabile la reciproca stima tra due personaggi che hanno contribuito alla storia della letteratura dal dopoguerra in avanti, lasciando interdipliscinari messaggi di umanità, bellezza e solidarietà”.
L’associazione esprime affetto e cordoglio vanno a Carmen Yáñez, “poetessa straordinaria e moglie di Luis”.

A maggio 2018 risale l’ultima visita di Sepúlveda che insieme ad Andrea Guerra, “in un emozionante incontro organizzato dall'Associazione Tonino Guerra al Cinema Fulgor, ha presentato il Volume “L'Infanzia del mondo, Opere 1946-2012” scritto dal Maestro ed edito da Bompiani per la collana de I Classici, a cura di Luca Cesari. Nella stessa occasione lo scrittore venne nominato presidente onorario dell’Associazione Tonino Guerra
Sarebbe stato lo stesso Sepúlveda, insieme a Yáñez, ad avviare a marzo 2020 le celebrazioni per il centenario della nascita di Tonino Guerra. La mancanza di Luis è già e rimarrà un vuoto incolmabile”.

(Rimini) Il Comune di Rimini si unisce al cordoglio del mondo per la scomparsa di Luis Sepulveda, lo scrittore cileno che attraverso il suo talento narrativo ha saputo conquistare generazioni di lettori. Una capacità di far sognare che lo accumunava ad un suo amico e maestro come il "formidabile, eterno ragazzo" Tonino Guerra, raccontato anche in occasione dell'incontro al cinema Fulgor nel maggio 2018, quando intervenne per presentare il volume L'Infanzia del mondo, Opere 1946-2012, opera omnia per Bompiani. Un appuntamento, nell'ambito delle giornate culturali organizzate dall'Associazione Tonino Guerra di cui era stato nominato presidente onorario, a cui fece seguito una visita a Castel Sismondo, dove per la Biennale del Disegno era allestita una mostra dedicata a Fellini e Picasso, con una selezione di disegni del Libro dei sogni e tratti dal set di "Casanova". Un filo rosso, quello tra Fellini, Guerra e Sepulveda, che sarebbe stato ripreso a marzo, in occasione delle celebrazioni organizzate per il centenario dello sceneggiatore, confermando quel legame tra lo scrittore cileno e la nostra terra che si nutre di sogno e immaginazione.

"Un amico di Tonino, un amico della nostra terra- dichiara il sindaco Andrea Gnassi- che con i suoi libri, la sua poesia ci ha portato in una dimensione diversa, facendoci sognare. Lui e Tonino adesso sono insieme a guardare questo mondo, sconvolto da una realtà drammatica e crudele. Proprio la scomparsa di Sepulveda, un genio che aveva fatto della vita e della sua elegia il centro della propria poetica, progettando anche il ritorno qui per Tonino e Fellini, oggi ci lascia ancora più atterriti, dandoci l'esatta dimensione dei tempi tragici del virus che stiamo attraversando, facendoci piangere famigliari, amici, persone che sono state, sono e saranno parti importanti delle nostre esistenze".

(Rimini) “Le organizzazioni sindacali sono un soggetto a cui viene chiesto di fare la propria parte per la ripartenza. Quindi viene spontaneo chiedersi: perché dobbiamo essere esclusi dai tavoli dove si deciderà il come ripartire?”. E’ la domanda che si fa la Cgil. “Questo infatti c'è scritto nel disegno di legge di conversione del "Cura Italia" approvato al Senato, che stravolge la norma per la concessione degli ammortizzatori sociali legati all'emergenza COVID 19. Viene cancellato, di fatto, il confronto sindacale, sottraendo tutela ai lavoratori coinvolti, legittimando lo svuotamento della funzione sindacale e procedendo unilateralmente nelle richieste delle prestazioni di integrazione salariale”.

Innanzitutto, “condanniamo in un momento così drammatico per il Paese, questa volontà di cambiare i rapporti di forza minando il ruolo che la stessa Costituzione assegna alle organizzazioni sindacali. Al contempo, ci rivolgiamo ai parlamentari eletti in Emilia-Romagna affinché si facciano protagonisti e richiedano, nella discussione che avverrà alla Camera dei Deputati, il ripristino della funzione essenziale delle organizzazioni sindacali nelle procedure per attivare gli ammortizzatori sociali. Perché, a scanso di equivoci, deve essere chiaro a tutti che la cassa integrazione non servirà solo per il lockdown. Sarà uno strumento fondamentale per la "fase 2", quando la ripresa produttiva dovrà camminare di pari passo con il distanziamento tra le persone e un'importante rivisitazione dei modelli produttivi e organizzativi”.

Oggi più che mai, “le organizzazioni sindacali sono in prima linea nella tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso il confronto negoziale con aziende, istituzioni e soggetti preposti. Proprio per questo motivo è inaccettabile che si possa per legge escluderle dalla discussione con il pretesto dello snellimento di "procedure burocratiche". I lavoratori devono essere rappresentati sempre, è un loro diritto. A maggior ragione quando si discute del loro reddito e della loro salute”.

Al Senato “invece si è sancito che le imprese possono agire unilateralmente. "Non eravamo tutti sulla stessa barca", come si è detto in più occasioni? È ancora così? Se non potremo rappresentare le lavoratrici e i lavoratori nelle procedure di attivazione e utilizzo degli ammortizzatori sociali, a quel punto ci resta una sola opzione: rappresentarli attraverso il conflitto laddove si dovessero verificare scelte unilaterali. La CGIL non intende per nessun ragione lasciare soli i lavoratori.Nel caso, continueremo a farlo contrastando scelte sbagliate”.

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