La fiera si allarga: nuove acquisizioni e più spazio per gli eventi in house

Giovedì, 21 Luglio 2022

(Rimini) Ieri Italian exhibition group ha annunciato che intende crescere da qui a cinque anni portando entro il 2027 il suo volume di affari a 267,2 milioni di euro. Oggi il presidente Lorenzo Cagnoni e l’amministratore delegato Corrado Peraboni hanno ribadito che sono abbastanza certi di potercela fare. Di obiettivo “ragionevole”, ha parlato addirittura il presidente Cagnoni. Nel mezzo “di una condizione di generale imbarazzo politico economico potremmo farci ricattare dalla condizione, restando nell’immobilismo, oppure elaborare nuovi progetti. Questa seconda è la nostra natura. Apparteniamo a quella categoria di aziende che nelle situazioni di difficoltà preferisce muoversi”, ha spiegato Cagnoni. In realtà Cagnoni offre una data quella del 2023. “Lo consideriamo un giro di boa: se entro l’anno prossimo saremo tornati ai livelli del 2019 (pre pandemia, ndr) allora saremo certi di poter raggiungere gli obiettivi fissati per il 2027”, ha confermato i presidente. 

“Vogliamo diventare un player globale nel settore fieristico, il lavoro è già in una fase avanzata. Le linee di azione sono due: l’acquisizione di nuovi prodotti in Italia e all’estero e il rafforzamento dei nostri prodotti dotandoci di spazi più ampi e adeguati, quindi agendo a livello strutturale sia a Rimini sia a Vicenza”, ha precisato l’amministratore Corrado Peraboni. In totale si parla di 135 milioni di investimenti di cui poco meno di un centinaio servirà per allargare e migliorare i due centri espositivi. “Noi facciamo un mestiere diverso, noi produciamo eventi, non ci limitiamo a fornire servizi per gli eventi prodotti da altri”, ha ribadito il presidente. Attualmente il valore sui ricavi delle fiere autoprodotto è pari al 58% e lo si vuole portare al 63%. Manifestazione dal successo crescente che richiedono spazi più ampi e adeguati. Si pensa in particolare a Sigep, Ttg, Ecomondo e Key energy a Rimini e a Vicenza oro, per quanto riguarda il polo veneto.

A Vicenza verrà abbattuto un padiglione centrale per realizzarne uno a due piani, “elegante”, per il costo di 40 milioni. A Rimini si acquisiranno nuovi spazi per i parcheggi (raggiungeranno la superficie di 170 mila metri quadrati), che saranno dotati di servizi, ma soprattutto si realizzerà un nuovo doppio padiglione, con un padiglione più piccolo di collegamento, a ovest. “La fiera raggiungerà così la capacità di 72-73mila metri quadri vendibili”. Costo dell’operazione 50 milioni di euro. Per far fronte alla spesa, c’è l’ipotesi di chiedere 40 milioni in prestito, e di farlo sottoscrivere per il 49% ai soci pubblici del lato riminese e per il 19% a quelli vicentini (in virtù della partecipazione societaria). Cosa che però dovrà essere sottoposta al parere degli azionisti. Nel frattempo, la necessità di reperire nuovi spazi verrà soddisfatta affidandosi a strutture temporanee. 

E il mega auditorium per la musica, super accessoriato e tecnologico, di cui si era parlato in epoca pre pandemica? Sarebbe dovuto sorgere lato est, è uscito dai radar di Ieg? Per il momento pare proprio di sì. “Abbiamo dovuto cambiare strategia, abbiamo riconosciuto esigenze diverse. Sarebbe anche costato molto, tra gli 80 e gli 85 milioni di euro. Nell’immediato abbiamo bisogno di rispondere alle esigenze degli eventi fieristici. Ma il progetto è solo rinviato”, precisa Cagnoni. Di sicuro non fa parte dei programmi dei prossimi cinque anni. 

A margine della presentazione del piano industriale c’è spazio anche per una battuta sulla per ora mancata fusione con la fiera di Bologna. “Si è detto che il motivo fosse legato al rinnovo delle amministrazioni. Era una cosa che faceva comodo dire, ma c’è anche altro”, ha ammesso Cagnoni. “Noi siamo interessati a riprendere il dialogo, ma è fondamentale che abbia luogo in funzione dei piani industriali e non di quelli politici”, ha detto chiaramente il presidente. 

C’è anche spazio, sulla fine, per un commento sulla quotazione in borsa. “Peggio di così non potrebbe andare. E il fatto di essere in “buona” o “cattiva” compagnia non è consolante. Nella situazione di oggi forse non faremmo la stessa scelta”. Di fatto i titoli Ieg sono attualmente scesi a 1,89, erano a 3,70 al momento dell’avvio della quotazione e successivamente avevano superato il 5%.