Economia post Covid: anche Rimini aggancia la ripresa, ma Forlì va più forte

Giovedì, 29 Luglio 2021

Sì, stando ai dati, la ripresa c’è, anche se Cinzia Cimatti, responsabile dell’Osservatorio economico della Camera di Commercio, lascia sospesa la domanda se si tratti di vera ripresa o di semplice rimbalzo tecnico. Inoltre, una lettura approfondita dei dati oggi presentati rileva immediatamente alcune zone d’ombra, specialmente nel confronto con la vicina provincia di Forlì-Cesena. Secondo l’Osservatorio (dati Prometeia), nel 2021 la ricchezza prodotta nella provincia di Rimini crescerà del 5,3 per cento. Nel 2020 era calata del 9,8 per cento. Ebbene, il territorio forlivese aveva invece visto un calo del valore aggiunto dell’8,6 e nel 2021 crescerà del 5,9. Se si tratta di un rimbalzo, certamente è più convinto. L’Emilia-Romagna, prima in Italia, crescerà addirittura del 6,2. 

Ma non è l’unica differenza che balza agli occhi. Il tasso di occupazione a Rimini è del 63,4, a Forlì-Cesena del 70,1. Nessuna sorpresa quindi se il tasso di disoccupazione a Rimini viaggia intorno al 10 per cento e a Forlì-Cesena si ferma al 5,2. Ancor più preoccupante da questo punto di vista è il numero assoluto dei rapporti di lavoro dipendente: a Forlì-Cesena è cresciuto di 1.711 unità, a Rimini è calato di 1994. 

Un indicatore di un’economia fragile è il numero delle persone che percepiscono il reddito di cittadinanza. Anche in questo caso Forlì-Cesena ha la meglio (cioè meno casi) rispetto a Rimini: 7.165 contro 8.330.  Completano il quadro i dati sul valore aggiunto per occupato: nel complesso la Romagna (62,6) è indietro rispetto alla Regione (70,4), con la fondamentale differenza che Forlì Cesena è a quota 64,3 e Rimini 60,4. 

I dati congiunturali sulle esportazione vendono Forlì Cesena crescere del 10,2 e Rimini fermarsi al 4,1. Poca differenza sui depositi bancari, con il primato che comunque spetta ai nostri vicini: + 12,5 contro 10,9.

La domanda a questo punto è da cosa dipendano differenze così significative in territori contigui. La risposta ipotizzata da Cimatti e che l’economia riminese, basata più sui servizi alla persona e alle imprese (con parte preponderante di commercio, turismo e ristorazione) abbia risentito di più della crisi da Covid, con le forti limitazioni alla circolazione delle persone e ai viaggi. Resta comunque la domanda se non ci sia una debolezza strutturale che andrebbe indagata e approfondita.

Altre due zone d’ombra sono state evidenziate da due imprenditori intervenuti in video. L’albergatore riminese Andrea Biotti che ha lamentato la difficoltà delle imprese alberghiere e della ristorazione di reperire sul mercato del lavoro personale professionalmente preparato. “A chiedere di lavorare sono disoccupati con nessuna preparazione specifica e non consapevole degli orari di lavoro del turismo”. Un altro imprenditore, Rocco De Lucia, del settore manifatturiero, ha messo in evidenza un problema molto diffuso ma non sufficientemente rappresentato dai mezzi di comunicazione: la difficoltà di reperire materie prime. “Per alcuni componenti elettrici prima bastavano due settimane, adesso ne occorrono undici, con gravi ripercussioni sulla capacità di rispettare i tempi di consegna delle nostre macchine”. De Lucia non ne ha parlato, ma molti imprenditori lamentano anche aumenti incontrollati dei prezzi delle materie prime. 

Altri dati. Il tessuto imprenditoriale provinciale, fotografato al 31 maggio scorso, è costituito da 34.370 imprese attive (sedi), in aumento rispetto al 31/05/2020 (+1,0%); l'imprenditorialità è molto diffusa: 102 imprese attive ogni mille abitanti (90 in Emilia-Romagna, 85 in Italia). Più della metà (il 51,9%) del totale delle imprese attive in provincia sono imprese individuali, mentre le società di capitale, pari al 21,9% del totale, rappresentano una quota progressivamente crescente. Riguardo alla dimensione d'impresa, il 93,3% del sistema imprenditoriale provinciale è costituito da aziende con meno di 10 addetti.

In lieve crescita il numero delle imprese artigiane (9.484 unità al 31 marzo; +0,3% rispetto allo stesso periodo del 2020), mentre diminuisce il numero delle imprese cooperative (272 unità al 31maggio; -1,8% annuo).

I dati relativi all'indagine congiunturale di Unioncamere Emilia-Romagna sul settore manifatturiero, al primo trimestre 2021, mostrano risultati di stabilità per la produzione (-0,1% rispetto al medesimo trimestre del 2020) e di crescita per fatturato (+2,3%) e ordinativi (+1,2%). Nel settore delle costruzioni (4.939 unità a fine maggio 2021) si riscontra un incremento annuo del numero di imprese attive (+2,2%), correlato ad una espansione del volume d'affari nel primo trimestre, sostenuto dagli incentivi statali e dal driver turismo: +2,0%, rispetto all'analogo periodo del 2020. 

Riguardo al commercio al dettaglio, le vendite nel primo trimestre 2021, rispetto al medesimo periodo del 2020, risultano in diminuzione (-1,3%); le flessioni sono comuni sia al comparto alimentare (-2,6%) sia al non alimentare (-2,2%); riguardo alla dimensione, si riscontrano criticità nella piccola e nella media distribuzione (rispettivamente -1,5% e -4,4%), mentre la grande distribuzione riporta performance positive delle vendite (+0,6%). 

Nel periodo gennaio-maggio 2021 le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni risultano in diminuzione del 28,7%. La flessione riguarda unicamente la componente ordinaria (-52,7%) che pesa per il 43,7% del totale, mentre la CIG in deroga (pari al 50,4% delle ore autorizzate) aumenta del 7,6% e la componente straordinaria del +412,6%. Commercio, alloggi e ristorazioni sono i settori dove si registra la crescita della cassa integrazione.