Contrordine leghisti, la cena non è di Montevecchi ma del partito!

Martedì, 21 Luglio 2020

Giovanni Guareschi aveva inventato il “Contrordine compagni!” per ironizzare sui poveri comunisti di base che dovevano adeguarsi senza se e senza ma alle linee di partito imposte dall’alto. I leghisti non è il caso di chiamarli compagni, potrebbero offendersi, ma anche loro di tanto in tanto sono costretti a fare i conti con un centralismo democratico colorato di verde.

Il comitato elettorale di Matteo Montevecchi aveva avuto la brillante idea di organizzare una cena estiva (vedi messaggio Wahts’app) per ritrovarsi con amici e sostenitori del giovane consigliere regionale. Una volta la si sarebbe chiamata una riunione di corrente, gli annali della Prima e Seconda Repubblica ne hanno registrate a bizzeffe.

Ma la parola corrente, con l’aria che tira, non trova buona stampa nell’universo leghista. Esiste il partito e solo quello, le correnti lasciamole ai cattocomunisti del Pd, deve aver sbottato qualcuno che siede in alto.

Il primo messaggio politico-gastronomico era arrivato sui cellulari di amici e simpatizzanti nella mattinata di domenica. Verso sera è arrivata la doccia fredda: contrordine leghisti, la cena degli amici di Matteo deve intendersi come cena ufficiale del partito. Luogo, giorno, ora e prezzo sono rimasti gli stessi, ma l’oggetto sociale del ritrovo è decisamente cambiato. Mutati anche i nomi degli ospiti d’onore: Jacopo Morrone, segretario Lega Romagna, la deputata di Riccione Elena Raffaelli e, ultimo in elenco, il giovane Montevecchi. Le gerarchie e il rispetto delle nomenclature è stato ristabilito. “E mica saremo diventati democristiani!”, pare abbia bofonchiato un ex sottosegretario all’Interno.