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Petitti (Pd). è tornato il voto di classe, il bipolarismo è fra inclusi ed esclusi

Martedì, 27 Marzo 2018

Alla direzione provinciale del Pd Emma Petitti, assessore regionale e, secondo indiscrezione possibile candidata a sindaco nel 2021, ha sostenuto che “il voto ci ha consegnato un doppio bipolarismo. Il bipolarismo tra gli inclusi rappresentati dal PD e da Forza Italia (da quell'idea delle larghe intese già bocciata con il referendum del 4 dicembre) e tra gli esclusi, che sono la maggioranza e che hanno scelto di votare il m5s e la Lega.

Il populismo è egemone nei settori popolari, e torna un voto privo di ideologia, ma di classe. Sostanzialmente, la collocazione sociale ha la sua proiezione nel comportamento politico, cosa che non accadeva da tempo.
Il populismo o quello che noi chiamiamo populismo (forse dovremmo riconsiderare le parole), è stato un impasto di antipolitica, campagna sulla sicurezza e questione sociale. E allora non si può fronteggiare l'antipolitica inseguendo il populismo sul suo terreno e agitando parole d'ordine che alla fine hanno rafforzato i populisti.”

“Noi abbiamo bisogno – ha quindi sostenuto Petitti - di ricostruire un campo largo, competitivo, aperto al centro ma molto largo a sinistra. Non alla sinistra politica ma ai contenuti e ai valori della sinistra.
Lo si è fatto nel Lazio, lo si era fatto prima a Milano, non lo si è fatto con le elezioni politiche, ora lo si dovrà fare alle prossime scadenze amministrative comunali e regionali.

Per la prima volta sappiamo che la nostra regione è contendibile da parte del centro destra a trazione leghista e una lettura del voto in tutta la nostra regione dice chiaramente che no esistono più zone dove lo 'zoccolo duro' ci protegge dal rischio di perdere le elezioni. Semplicemente perché lo 'zoccolo duro' non c'è più. Esistono delle enclave che hanno permesso di eleggere i nostri parlamentari. A Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ravenna ma fortemente ridimensionati nel consenso. I voti li abbiamo mantenuti nei centri urbani, dove la gente sta meglio, perdendoli nelle periferie che una volta davano voti sicuri alla sinistra”.

Al centro della politica del Pd deve esserci la questione sociale: “C'è un tema poi di dimensione competitiva delle imprese anche sul piano della tutela della sicurezza del lavoro e rispetto dell'ambiente e di regole europee a tutela anche della concorrenza nella comunità europea. C'è il tema di come rilanciare il dibattito sul valore della sanità pubblica e del nostro Welfare in Emilia-Romagna in termini di efficienza anche in rapporto al privato. C'è il tema di come declinare la solidarietà, tenendo insieme l'accoglienza dei rifugiati e degli immigrati con il tema della sicurezza, prevenendo le derive alimentate dalle paure e dal senso crescente di insicurezza (figlia del disagio sociale ed economico che diventa anche disagio sul piano culturale)”.

Quanto alle scelte politiche nazionali del momento secondo Petitti “non basta dire in questa fase che noi siamo all'opposizione. E non possiamo limitarci a rinfacciare accuse al M5S di inciucio.
Noi abbiamo messo in campo soluzioni migliori? No, si è preferito assistere ad un accordo destra-M5S. È stata una scelta non discuto. Ma in parte è anche il segno del disarmo, politico e culturale, con cui siamo arrivati fin qui. Quello che è accaduto alle Camere è semplicemente la Politica. Ed è il proporzionale. Di Maio e Salvini l’hanno capito.

Sperare nella disfatta degli altri non ci porta vantaggi. La linea aventiniana non ci da autorevolezza. Affidiamoci alla Costituzione e al presidente Mattarella e vediamo se riuscirà a incaricare una figura di alto livello istituzionale capace di individuare un programma e una sintesi tra forze politiche”.


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