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Elezioni, presentate le liste: quante sorprese a destra

Lunedì, 29 Gennaio 2018

Con sorprese e conferme si è chiusa la partita delle candidature per le elezioni politiche del 4 marzo.

Partiamo dal Senato (collegio Rimini-Cesena), dove a confrontarsi per la conquista del seggio uninominale ci sono Carla Franchini, per il Movimento 5 Stelle, Tiziano Arlotti, per il centrosinistra (Pd), e Antonio Barboni per il centrodestra (Forza Italia).

La candidatura di Carla Franchini solo all’apparenza è una sorpresa dell’ultima ora. La prima posizione nella lista dei candidati supplenti e l’incredibile soddisfazione da lei espressa per il risultato ottenuto, lasciavano intuire che ci sarebbe stato un girone di ritorno con la candidatura nell’uninominale. Carla Franchini è stata consigliere comunale a Rimini dal 2011 al 2016 e si è tenuta fuori dalla bagarre fra le due liste concorrenti che hanno portato all’assenza del simbolo a 5 stelle dalle scorse elezioni comunali. Luigi di Maio ha detto e ripetuto che nei candidati uninominali sarebbero andati esponenti della società civile. Questa linea non pare attuata a Rimini, dove le due candidate sono due militanti storiche del Movimento: Carla Franchini, appunto, al Senato e Giulia Sarti alla Camera. Ma non è un mistero che i 5 Stelle puntino sulla forza trainante del loro simbolo più che su candidature in grado di sparigliare le carte.

Tiziano Arlotti si è aggiudicato il derby di coalizione con Sergio Pizzolante per il posto di candidato al Senato, dato più sicuro per il centrosinistra rispetto al seggio della Camera. Arlotti è il deputato uscente, nel partito gode di buona reputazione e dispone di una vasta rete di amici e sostenitori che sicuramente scenderanno in campo per agevolare la sua rielezione. Certamente non commetterà l’errore di considerare certa la vittoria e c’è da aspettarsi che girerà il collegio in lungo e in largo alla ricerca dell’ultimo voto.

Se la dovrà vedere, oltre che con la Franchini, con Antonio Barboni, esponente storico di Forza Italia, per dieci anni in consiglio comunale, sempre eletto con una valanga di preferenze. Medico dell’aeronautica in pensione, è anche lui molto conosciuto in provincia di Rimini, forse dovrà farsi conoscere e apprezzare nel cesenate. Il recupero di un dirigente storico come Barboni probabilmente è da mettere in relazione con il clamoroso siluramento del coordinatore regionale Massimo Palmizio che non sarà candidato. Fra il gruppo storico azzurro di Rimini e il coordinatore regionale negli ultimi anni non è corso buon sangue, per dirla con un eufemismo. A quanto pare Palmizio è stato esautorato a causa delle proteste che arrivavano dai territori, compreso Rimini, per le candidature che venivano proposte. Non a caso nel listino proporzionale del Senato, dopo Anna Maria Bernini, è sparito il riccionese Andrea Dionigi Palazzi ed è comparso invece il giornalista Luigi Amicone, ex direttore di Tempi.

Nel collegio uninominale del Senato sarà candidata, per Liberi e Uguali, anche Giovanna Ubalducci, ex piddina, che si era candidata a sindaco a Cattolica in alternativa a Sergio Gambini. La sua presenza non impensierisce più di tanto Arlotti che invece ha qualcosa da temere dalla candidatura di Vasco Errani che guida il listino proporzionale. Poiché la legge elettorale non ammette il voto disgiunto, l’elettore piddino che sentisse il richiamo della foresta della sinistra pura e dura, inevitabilmente si troverà a votare per Liberi e Uguali anche nell’uninominale.

Alla Camera tutto è più complicato e aperto a tutte le sorprese. La ragione sta nella candidatura di Sergio Pizzolante come candidato del centrosinistra. Nel Pd, anche quando la candidatura era solo probabile, era sceso in campo per contrastarla l’ex assessore regionale Maurizio Melucci, il quale, dopo che è stata confermato, ha dichiarato che lui non lo voterà mai in quanto è un esponente storico del centrodestra, campione di trasformismo. I mal di pancia dentro il Pd sono stati immediatamente intercettati (non era così difficile prevederlo) da Liberi e Uguali che, abbandonata la candidatura di bandiera dell’ex assessore comunale Roberto Biagini, ha calato un pezzo da novanta come l’ex sindaco Giuseppe Chicchi. Il messaggio, per nulla fra le righe, mandato all’elettorato piddino è questo: fate voi, preferite un uomo con il Dna perfetto della sinistra, come Chicchi, o un uomo che fino a qualche anno fa stava con Berlusconi? Una riproposizione in salsa riminese del confronto che ci sarà a Bologna fra Pier Ferdinando Casini e Vasco Errani.

Al Senato è candidato, come capolista nel proporzionale di Noi per l’Italia-Udc (coalizione di centrodestra, leader Lupi, Cesa e Fitto), una vecchia conoscenza della politica riminese, Mauro Ioli, segretario del Ppi quando fu fatto l’accordo per Ravaioli sindaco con vice Melucci. Anche per lui un cambio di casacca speculare a quello di Pizzolante.

Se Liberi e Uguali farà di tutto per far perdere a Pizzolante voti di sinistra, non si può trascurare il fatto che il deputato uscente di Civica Popolare potrebbe recuperare molti voti a destra. Sulla carta a Rimini e a Riccione Pizzolante può disporre di un “partito” che alle ultime elezioni comunali ha raccolto più del 15 per cento. Non a caso, il listino proporzionale di Civica Popolare alla Camera è guidato dal capogruppo in consiglio comunale di Patto Civico, Mario Erbetta, e comprende anche un’altra consigliera di Rimini, Daniela De Leonardis. La grande incognita di queste elezioni alla Camera è in favore di chi ci sarà il maggior travaso di voti, se da destra verso sinistra o se da sinistra verso la sinistra-sinistra, fermo restando che Chicchi non ha alcuna possibilità di elezione, la sua appare come la classica candidatura di disturbo.

Nel collegio uninominale per la Camera Pizzolante dovrà vedersela con la candidata della Lega, l’assessore di Riccione, Elena Raffaelli. Non è escluso che fra un volto moderato e una esponente della linea sovranista e populista incarnata oggi dalla Lega, molti elettori tradizionalmente di centrodestra orientino il loro voto su Pizzolante. Sulla scheda ci sarà anche il nome della giovane Giulia Sarti, del Movimento 5 Stelle, che dalla sua ha solo la forza del simbolo, non avendo curato (o almeno nessuno se ne è accorto) i rapporti con il collegio negli ultimi cinque anni. Resta ancora inevasa, a liste presentate, la curiosità di sapere quanti click ha ottenuto in rete la Sarti per meritarsi il ritorno a Montecitorio. Misteri della politica pentastellata.


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