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Elezioni 4 marzo: piccola guida per non sbagliare

Martedì, 30 Gennaio 2018

Ora che il quadro delle candidature è completato, gli elettori hanno un elemento concreto su cui ragionare per orientare il loro voto. È vero che si tratta di elezioni politiche nazionali e quindi il primo criterio di scelta è quello politico, cioè di corrispondenza alle proprie preferenze ideologiche (in senso ampio) o ai propri interessi. È però altrettanto vero che sulla scheda l’elettore troverà dei nomi e cognomi accanto ai simboli e che il voto servirà a eleggere o a non eleggere persone che hanno un volto concreto, una storia, una professionalità, una competenza. Pertanto la scelta può essere determinata da un mix tutto personale di orientamento politico generale e di apprezzamento per questo o quel candidato.

La prima cosa da sapere è che la legge elettorale in vigore non ammette il voto disgiunto. Una possibilità che, per esempio, è ammessa nelle elezioni comunali: si può votare un candidato sindaco e poi dare la preferenza al partito del cuore, che può non essere fra quelli che sostengono il candidato sindaco.

Per l’elezione della Camera e del Senato nei collegi uninominali ci sono nomi singoli (uno per partito o per coalizione) da votare, dove vince chi arriva primo e gli altri restano a casa. Ma con questo sistema (uninominale maggioritario) si elegge solo un terzo dei componenti dei due rami del Parlamento, il resto è eletto con il sistema proporzionale al quale partecipano liste di partito ognuna con un elenco di candidati. Ma queste liste di partito del proporzionale sono anche collegate al candidato uninominale. Ora se uno pensasse: mi piace quel candidato nell’uninominale proposto dalla coalizione A ma come partito nel proporzionale voglio votarne un altro che fa invece parte di un’altra coalizione, ecco questo non si può fare. Chi lo fa, si vedrà annullare il proprio voto.

Allora è importante sapere come si vota. Se faccio la croce solo sul candidato uninominale e basta, il mio voto sarà automaticamente distribuito nel proporzionale (sulla base dei risultati complessivi ottenuti nella circoscrizione) tra tutti quei partiti che sostengono il detto candidato. Ho però un’altra possibilità: tracciare la croce sul candidato uninominale e contemporaneamente sul partito che più mi rappresenta nella coalizione a lui collegata. È il modo più completo per esprimere il proprio voto e per evitare di favorire partiti che saranno pure alleati ma non mi rappresentano pienamente come quello che preferisco. La terza opzione, che sembra quella preferita dal legislatore che ha voluto una legge prevalentemente proporzionale, è quella di tracciare la croce sul simbolo di un partito: in questo caso, automaticamente, il voto sarà trasferito anche al relativo candidato uninominale.

Un po’ complicato? Sì, è vero non è semplice, ma queste sono le “delizie”, si fa per dire, del Rosatellum bis.

Accanto ai simboli di partito, l’elettore troverà sulla scheda altri quattro nomi che sono appunto i candidati del cosiddetto listino proporzionale. È un listino bloccato, non si può dare la preferenza, l’unica scelta disponibile è prendere o lasciare. È bene sapere che nella stragrande maggioranza dei casi ad essere eletto sarà solo il primo della lista o il secondo qualora al primo posto ci sia un big, candidato anche in altri collegi, e che, una volta eletto, opti per qualcuno di questi collegi. Pertanto se vi chiede il voto un candidato che è al terzo o al quarto posto, sappiate che in realtà vi chiede il voto per il suo partito, perché lui Montecitorio o Palazzo Madama lo vedrà solo in cartolina.

L’altra questione è quella del voto utile. Nel collegio uninominale ha la realistica possibilità di prevalere solo un candidato dei tre maggiori schieramenti: centrosinistra, centrodestra e 5 Stelle. Chi vota per un altro candidato, deve sapere che esprime solo un voto simbolico, di appartenenza, non contribuirà ad eleggere alcuno. Così come nel proporzionale saranno ammesse solo le liste che superano la soglia di sbarramento del 3 per cento.

Il collegio della Camera è composto dal territorio della provincia di Rimini, tranne i Comuni di Bellaria Igea Marina e Santarcangelo di Romagna. Il collegio del Senato è composto dal territorio della provincia di Rimini e da una parte del territorio di Forlì Cesena (ad esclusione del capoluogo e altri tre comuni). Il collegio plurinominale della Camera (proporzionale) è composto dia territori delle province di Rimini, Forlì Cesena e Ravenna, quello del Senato aggrega i 4 collegi uninominali Senato che comprendono il territorio della città metropolitana di Bologna e delle province di Forlì Cesena, Ravenna e Rimini, nonché una parte del territorio della provincia di Ferrara.

Elezioni 4 marzo: i candidati nella provincia di Rimini


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