Il treno dell’Expo è passato. Una sfida per Rimini
Il treno dell’Expo è passato. Una sfida per Rimini
C’è senza dubbio una lezione che anche Rimini può trarre dal successo dell’Expo di Milano che ha chiuso i battenti il 31 ottobre. La prima è l’uscita da quel provincialismo che ci fa credere di essere l’ombelico del mondo, di avere noi da insegnare ai cinque continenti come si fa turismo e come si comunica la propria identità di destinazione. La visita ai padiglioni dell’Expo faceva immediatamente percepire che invece abbiamo molto da imparare e che forse è arrivato il momento di gettare l’occhio oltre il recinto di casa nostra per trovare idee, spunti e suggestioni per arrestare un possibile declino e per davvero riproiettarci sulla scena internazionale con una proposta innovativa.
Il sindaco Andrea Gnassi, che è uomo sensibile a questo modo di ragionare, è subito intervenuto per sottolineare che “i territori non sono autosufficienti né repubbliche a se stanti; hanno un’opportunità di crescere se dialogano tra loro a partire dal patrimonio storico artistico e dalle eccellenze ambientali quali elementi attrattori trasversali; la Riviera romagnola ha assoluta necessità di collegarsi al resto del mondo; indispensabili sono sistemi di mobilità che ‘diminuiscano’ tempi e percorsi”. Un’osservazione che nasce dal protagonismo – a suo dire - di Rimini nella mostra su Giotto nel padiglione Italia. Tale protagonismo, a ben vedere, è la presenza di Rimini su una cartina fra i luoghi in cui ha operato il maestro. La volontà di mettere il cappello su tutto, come fosse opera propria, a volte fa perdere il senso delle proporzioni. Ma non è di questo che vogliamo parlare. Il sindaco Gnassi sarà certamente passato dal cardo che portava all’albero della vita e sul quale si affacciava lo stand dell’Emilia Romagna. In quella piazzetta, da agosto a settembre, sono stati presenti i vari territori regionali che presentavano le loro eccellenze. Trentuno protagonisti scelti fra 79 che avevano presentato progetti. Purtroppo nel programma non c’era nulla di riferito a Rimini. La nostra città non aveva presentato progetti? O non è stato scelto? Certo è che abbiamo perso l’occasione per essere davvero protagonisti almeno per due settimane. Sempre a proposito dello stand dell’Emilia Romagna ci ha colpito che il grande logo fosse ExplorER (con ER che stava appunto per Emilia Romagna) e non Via Emilia, che è il progetto di comunicazione su cui la regione ha tanto investito proprio a proposito di Expo. Ma tant’è.
Un’altra nota a margine. Sarebbe interessante sapere quanti alberghi della Riviera hanno ospitato clienti italiani e stranieri che hanno acquistato uno dei famosi 80 pacchetti di Via Emilia o che hanno scelto la costa adriatica come punto di partenza per una visita a Expo. L’impressione è che si sia ripetuta la storia del Giubileo del Duemila, quando erano attese decine di migliaia di pellegrini diretti a Roma e non se ne vide nessuno.
Torniamo al punto di partenza: cosa c’è da imparare da Expo. Tutti conosciamo gli stand ultra gettonati che si sono distinti per file che duravano ore: Emirati Arabi, Azerbajan, Giappone e, in modo più limitato, Israele, Austria, Belgio, Corea. Sono tutti paesi che hanno colto l’opportunità di Expo per comunicare le loro eccellenze ad un pubblico internazionale utilizzando un’idea creativa capace di attirare le persone. Non una creatività fine a se stessa, ma finalizzata a comunicare un contenuto. Emblematico, da questo punto di vista, il caso del Giappone, che ha visto, specialmente negli ultimi giorni, file da cinque a sette ore. Evidentemente si era diffuso un tam tam, un passaparola secondo cui valeva la pena stare per ore in coda per vedere qualcosa di bello e di originale. E la fatica e la costanza alla fine venivano premiate. Il Giappone ha avuto l’idea originale non solo dal punto di vista architettonico (17 mila pezzi di legno incastrati fra loro senza usare un chiodo) ma anche sul piano della comunicazione. Il contenuto della diversità armoniosa (ambientale ed estetica) è stato sviluppato in un percorso dove erano sollecitati tutti i cinque sensi e che utilizzava tutte le moderne tecnologie audio-video (spesso tridimensionali) e tutti i linguaggi, compreso quello dello spettacolo. Una mezz’ora di immersione in un ambiente che a volte dava l’impressione di essere entrati in un video-gioco e che si concludeva con l’idea geniale del ristorante del futuro dove con le bacchette sul proprio tavolo si selezionano, con il touch screen, i cibi a seconda dei gusti e delle stagioni. Una sorta di mini parco tematico dove il concetto di Edutainment (insegnare divertendo) è sviluppato al massimo grado con soluzioni innovative e capaci di stupire. Chi ci è stato, capirà di cosa stiamo parlando.
Cosa c’entra tutto questo con Rimini? C’entra, eccome, perché qualcosa del genere ci manca. Siamo la Riviera dei parchi tematici, tutti però pensati e realizzati prima dello scoppio dell’era digitale. Un parco tematico realizzato con il linguaggio dello stand del Giappone (ma con un contenuto nostro, tipico) non avrebbe forse la capacità di attirare turisti anche nelle stagioni morte? Il Parco del Mare, oltre ad essere una palestra a cielo aperto, non potrebbe proporre sotto il suolo anche un’esperienza di questo genere? Un’esperienza unica, che si può fare solo venendo a Rimini.
È una sfida per tutta la classe dirigente locale, politica e imprenditoriale. Guardare cosa di nuovo si fa nel mondo, capire cosa attira le persone, e realizzare qualcosa di questo genere anche nella nostra città. Pensiamo che anche Rimini possa avere un guizzo di creatività geniale. Perché solo i giapponesi?
Oltre la crisi | Un colloquio in pigiama
Oltre la crisi | Un colloquio in pigiama
La storia di Sauro che, da quadro dirigente a disoccupato, accetta un lavoro di vendita porta a porta e rinasce. “Ogni porta ti riserva una situazione diversa, non bisogna mai smettere di cercare”, anche grazie all'amicizia con il Centro di solidarietà di Rimini, che recentemente ha tagliato il traguardo di 30 anni di attività
A 45 anni Sauro è un uomo in carriera: quadro dirigente di una grande azienda, benefit, telefono e auto aziendale, ottimo stipendio. Un giorno lo chiamano e gli dicono che non hanno più bisogno di lui: ristrutturazione aziendale. Gli cade il mondo addosso. “Mi chiedevo dove avevo sbagliato, ma non c’era risposta. La mia vita si svolgeva nel letto, certe mattine non mi alzavo neanche”. Un giorno chiama a casa un’assicurazione che cerca suo figlio, appena diplomato, gli vogliono proporre un colloquio. “Io ho detto: mio figlio il lavoro ce l’ha, se volete vengo io, mi metto in gioco”. La proposta è di consulente finanziario per l’assicurazione, Sauro accetta, anche se non è proprio il suo lavoro. “Avrò fatto due polizze… una di queste a mio figlio…Però ce la mettevo tutta perché ero in braghe di tela: due figli e la moglie, la casa da mantenere…”.
Una mattina continuando a cercare lavoro su internet vede un’offerta come venditore porta a porta per un’azienda che cerca agenti per la zona di Rimini. “Ero indeciso se rispondere o no… Però ho detto: devo andare, non c’è niente da fare! Mando il curriculum e dopo due giorni mi vedo arrivare a casa quello che, ho saputo dopo, era il coordinatore di zona. Io ero in pigiama! Ho aperto e ho fatto il colloquio in pigiama!” Fa tutto l’iter, apre la partita iva, diventa procacciatore.
Il primo giorno di lavoro ero proprio in questa zona qui (San Giuseppe al Porto di Rimini, ndr), dove abitano tutti i miei parenti! Passiamo davanti a casa di mio zio, il responsabile che mi accompagna mi fa: suona! E io: ma è mio zio, passiamo oltre che è meglio!”
I primi tempi sono un po’ duri, poi pian piano diventa la sua attività, come un lavoro qualsiasi che gli dà grandi soddisfazioni. “Perché comunque tutte le persone che incontri, anche quelle che magari ti mandano a quel paese in un primo momento, possono diventare tuoi ottimi clienti. L’importante è come ti proponi. Poi c’entra la faccia tosta… l’esperienza, ti impratichisci ogni giorno di più”. Il lavoro gli piace talmente tanto, “vendevo una media di 30 pezzi al mese”, che un bel giorno il capo zona lo chiama e lo manda a fare il corso per diventare agente. Lo promuovono alla Camera di Commercio, gli fanno il contratto… “Poi però chiama un’azienda importante con cui avevo avuto a che fare nel lavoro passato, e sono andato a fare il colloquio a Milano. Mi assumono per andare a Roma, capo area. Insomma è il lavoro che mi è sempre piaciuto fare, mi licenzio e vado”. Poi, per motivi familiari si dovrà spostare prima a Bologna, poi tornare a Rimini, dove oggi ha messo su una piccola azienda di arredamento insieme ai due figli: uno geometra, l’altra ragioniera. “È un progetto bellissimo!” Racconta con entusiasmo. “A un certo punto mi sono detto: ho sempre allestito e comprato mobili per gli altri, perché non mettere su un’impresa?”.
Cosa diresti a un ragazzo che si scoraggia perché non trova lavoro o perché l’ha perso?
“Mi sento di dire innanzitutto che sarebbe ipocrisia dire a una persona che ha subito un colpo, come può essere la perdita del lavoro: ‘alzati subito!’ Perché non è così che funziona. Però, presa una botta nei denti, analizza la botta per capire perché l’hai presa e fanne tesoro per la volta dopo. Ma soprattutto quello che non devi assolutamente fare è perderti d’animo, perché comunque chi non ti apprezza oggi, magari domani si può anche pentire. Oppure ci può essere un’altra persona che ti apprezza ancora di più di quello che tu pensi. La vita è fatta d’incontri, di opportunità. Anche le cose più banali possono diventare poi opportunità. Quindi bisogna curiosare sempre e non avere paura di niente, perché la vita è una cosa fantastica!”
a.c.
Aeroporti, il giallo dei russi fra Rimini e Ancona
Aeroporti, il "giallo" dei russi fra Rimini e Ancona
La guerra degli aeroporti (fra Rimini e Ancona) è qualcosa che assomiglia sempre di più ad un giallo internazionale. Al centro c’è la Russia, con una società, Novaport, che controlla sette aeroporti nel territorio della Federazione. E a Rimini c’è una società, Novaport Italia srl, che afferma di essere espressione nel nostro Paese di quella società. E fra Rimini e Ancona è concorrenza spietata per accaparrarsi i voli dalla Russia. Ma ieri il console onorario della Russia, Armando Ginesi di Ancona, sente il dovere di prendere carta e penna per precisare che “Novaport Italia non è una società russa ma italiana (costituita il 12 giugno 2014) con sede a Rimini in Viale XXIII settembre 1845 n. 109”. E diffonde questa precisazione all’indomani delle dimissioni del consiglio di amministrazione di Aerdorica, provocate dal fatto che Enac ha dato parere negativo sulla procedura della società per vendere la maggioranza delle azioni dell’aeroporto di Ancona a Novaport Italia.
Facciamo un passo indietro per capire meglio. Al bando per la concessione dell’aeroporto di Rimini partecipa anche Novaport Italia, il cui amministratore unico è Andrea Delvecchio. Il bando viene vinto da AiRiminum e Novaport Italia arriva terza, nonostante nelle settimane precedenti abbia più volte dichiarato ai giornali i grandi progetti e gli investimenti milionari che aveva in serbo per Rimini. Fra le forze politiche e sindacali e nell’opinione pubblica c’era chi faceva esplicitamente il tifo per i russi, considerandoli il soggetto più affidabile che si era presentato. E anche dopo la vittoria di Airiminum c’è chi rimpiange di non aver visto i russi insediarsi a Miramare. A suo tempo Inter-Vista aveva controllato la visura della società ed aveva constatato che i soci, al 50 per cento ciascuno, sono Andrea Del Vecchio e Vilyan Petrov, cittadino bulgaro residente a Montescudo. Nessuna traccia evidente di capitali russi e di collegamenti con Novaport e con il gruppo Aeon di cui fa parte.
Dopo il bando di Rimini, arriva la notizia che sempre i russi di Novaport avrebbero acquistato il 10 per cento della società di gestione dell’aeroporto di Grosseto. Secondo notizie pubblicate dai giornali toscani, il 10 per cento di Ilca srl, che detiene il pacchetto di maggioranza di Seam Spa, la società di gestione dello scalo toscano, è stato in effetti acquistato da Powercrownd Limited, società del gruppo Novaport il cui rappresentante si chiama Tommaso Francalanci.
Stando a questi dati, si presume che nello stesso periodo i russi di Novaport avrebbero agito sul mercato aeroportuale italiano con due distinte società e con distinti manager.
L’attenzione verso Novaport Italia si riscalda all’inizio di agosto quando si viene a sapere che la società si è aggiudicata per 22 milioni l’acquisto del pacchetto di maggioranza di Aerdorica. La società di gestione dell’aeroporto di Ancona è infatti sommersa dai debiti (circa 37 milioni quelli certificati nel bilancio) e cerca nella privatizzazione la via della sopravvivenza. Ma Enac, come abbiamo visto, ha detto che Aerdorica ha seguito una procedura illegittima e il consiglio di amministrazione che l’aveva adottata si è dimesso.
In ragione di questi eventi, hanno ripresoa rimbalzare gli interrogativi circa i reali rapporti fra Novaport (russa) e Novaport (italiana). Fino alla dichiarazione pubblica di oggi del console onorario di Ancona. Ad Inter-Vista la segreteria del consolato aveva risposto, giovedì scorso, in questo modo: “Non abbiamo notizie sull’appartenenza o meno della Novaport Italia (S.r.l) alla società russa Novaport facente parte del gruppo Aeon, per cui consigliamo di rivolgersi direttamente alla Novaport in Russia”. E noi ci siamo rivolti al direttore generale Sergey Rudakov e alla sua vice Anna Fanusovna, non ricevendo però fino ad ora alcuna risposta. Abbiamo cercato anche sui siti ufficiali di Novaport e del gruppo Aeon, non trovando alcun riferimento a investimenti o consociate in Italia.
In rete abbiamo invece trovato un articolo su un giornale russo che pure si interroga se ci sia un legame diretto fra le due società. E scrive a proposito dell'acquisto dell'aeroporto di Ancona: "Formalmente il concorso è stato vinto vinto dalla Novaport Italia (legata direttamente alla Novaport e ad AEON, seconod la stampa Italiana). Però il portavoce di Novaport afferma che Novaport Italia non fa parte di Novaport. Non è riuscito a chiarire se appartenga all'AEON, la quale ha ignorato la richiesta".
Ma Novaport Italia, tramite Natale Arcuri, ha diffuso una dichiarazione di Andrea Delvecchio che rivendica il legame diretto. “La società italiana è stata costituita il 12 giugno del 2014, su incarico diretto della Novaport Ltd società di diritto russo, e firmato il 4 maggio 2014, con il preciso mandato di partecipare al bando di gara Enac per la gestione dell'aeroporto di Rimini e successivamente all'offerta ad evidenza pubblica per l'acquisizione delle quote di maggioranza della società Aerdorica Spa che gestisce l'aeroporto di Ancona. Si precisa inoltre che il sig. Sergey Rudakov, in qualità di Amministratore Delegato di Novaport Ltd, con accordo siglato tra le parti, il 14 giugno 2014, ha impegnato la corporate russa a conferire alla società Novaport Italia Srl le risorse necessarie da trasferire nel capitale sociale e necessarie a sottoscrivere la fideiussione, come richiesto dal bando di gara Enac . In tal senso vanno, altresì, considerati i rapporti che sono intercorsi ed attualmente intercorrono tra il direttore generale di Novaport Ltd, Sergey Rudakov e il dottor Andrea Del Vecchio e il dottor Vilyan Petrov, ricordando che il Direttore generale di Novaport Ltd e il suo vice sig. Abduganiev, insieme al dott. Andrea Delvecchio e al dott. Viliyan Petrov hanno partecipato ufficialmente alla ricognizione tecnica all’aeroporto di Rimini per definire i dettagli tecnici del bando ENAC, dando poi seguito alla partecipazione ufficiale al bando e della quale gli Enti nazionali preposti al controllo, ENAC in primis, nulla hanno rilevato.Ci è ignoto l’obiettivo delle dichiarazioni del prof. Ginesi affrontando l’ argomento in questo momento estremamente delicato, e di cui evidentemente conosce una verità parziale, ma che espressa parzialmente può ingenerare solo confusione ed essere fuorviante e tendenziosa”.
Nella vicenda si è immersa a capofitto la Lega Nord delle Marche, che in una nota afferma di aver rilevato altri aspetti pochi chiari nella vicenda Aerdorica-Novaport e che chiederà l’accesso agli atti in Regione. Si ha l’impressione di essere solo all’inizio di un affaire dagli sviluppi imprevedibili.
Aggiornamento
Nella giornata di domenica 1 novembre il Consolato russo di Ancona è tornata sull'argomento con una nota ch riportiamo integralmente: "Comprendiamo che la bocciatura, da parte dell’Enac e del Ministero delle Infrastrutture, delle modalità con cui si è proceduto alla vendita delle quote pubbliche della società di gestione aeroportuale, abbia surriscaldato l’atmosfera e sovreccitati gli animi. Ma, di fronte a certe informazioni di stampa uscite oggi, il Consolato Onorario della Federazione Russa di Ancona, si sente in dovere di precisare quanto segue: Nessuno scontro è in atto tra il Consolato e la “Novaport-Italia” (del resto perché dovrebbe esserci); poiché per mesi l’informazione ufficiale e quella ufficiosa hanno sempre riferito di soggetti russi interessati ad acquisire le quote pubbliche di Aerdorica, abbiamo esercitato il diritto ed il dovere di contribuire a fare chiarezza comunicando che le trattative per tale acquisizione sono sempre state svolte da una società italiana (Novaport Italia S.r.l, costituita il 12 giugno 2014, con sede in Rimini); Se tra la Novaport Italia e la Novaport russa esiste un accordo secondo cui la prima è stata incaricata di operare a nome e per conto della seconda, trattandosi di due società private, questo lo possono sapere solo i diretti interessati. Comunque, ove così fosse, nulla viene aggiunto o tolto a quanto il Consolato ha comunicato e cioè che “a trattare l’acquisto sia stata un società italiana denominata Novaport Italia S.r.l.” con sede a Rimini che, fino a prova contraria, non fa parte della Federazione Russa".
Il "rinascimento" di Progetto Rimini
Il "rinascimento" di Progetto Rimini
La parola usata è impegnativa (“rinascimento”) ma non è del tutto nuova, ne parlava già l’allora pentapartito all’inizio degli anni Novanta. Il passaggio indicato è passare dall’organizzazione di tanti eventi (al sindaco Andrea Gnassi saranno fischiate le orecchie) all’unico evento decisivo: il rinascimento della città di Rimini. Anche Progetto Rimini ha fatto i compiti per le vacanze e oggi li ha presentati in una conferenza stampa. Da luglio a settembre gli aderenti hanno lavorato a cinque tavoli di lavoro su cultura, sociale, economia, urbanistica, turismo ed hanno prodotto un documento di sette fitte pagine che delineano le condizioni del rinascimento evocato. A presentarlo, oltre al presidente Michele Donati, i coordinatori dei gruppi, fra cui Antonio Polselli, che nel 2011 era stato il candidato sindaco di Rimini Più.
Tante idee per fare che? La prima verifica è se nei prossimi mesi si formerà un’aggregazione intorno a Progetto Rimini, al suo eventuale candidato sindaco e si possa così andare alla competizione elettorale in alternativa a Gnassi (o chi per lui) e al Pd. Se questo non dovesse succedere, si verificherà la possibilità di unirsi, con una propria lista, ad un’altra coalizione. Quel che è certo è che Progetto Rimini vorrà giocare la propria partita.
Vediamo dunque con quali proposte.
Cultura. Vari contributi – si legge nel testo - hanno sottolineato la persistenza a Rimini di “storici” e consolidati modus vivendi, che vedono l’ente pubblico comunale proporsi come soggetto produttore di eventi culturali, non limitandosi alla gestione dei beni culturali e del patrimonio artistico, ma sostenendo ed organizzando iniziative di cui è il principale attore.
Accanto ad un significativo miglioramento nell’offerta di importanti servizi (biblioteca, Musei Comunali, mostre, conferenze), nella gestione delle Politiche Culturali il punto critico è rappresentato da scelte caratterizzate da autoreferenzialità, assenza di certezza programmatoria, latitanza di qualsiasi forma di verifica e bilancio di quanto proposto, rapporto privilegiato con pochi e specifici gruppi.
Per attuare una politica culturale realmente innovativa, l’amministrazione deve costituire un tavolo permanente delle realtà culturali del territorio per individuare insieme bisogni e priorità – in termini di spazi, servizi, infrastrutture – per poi destinare le risorse pubbliche all’attuazione e gestione di tali infrastrutture. In tal modo gli eventi non sarebbero più a diretto carico dell’ente pubblico, ma verrebbero realizzati dai soggetti cittadini con risorse proprie, utilizzando però i servizi e le infrastrutture concordati con il Comune e da esso pagati.
Sociale. Prioritario è indicato l’ascolto delle esigenze dei cittadini, sia personali che per la città. Accedere ai servizi sociali è difficoltoso e non tempestivo, pertanto si propone la creazione di uno sportello di ascolto permanente per il cittadino, dove le persone si possano recare per capire come risolvere i propri problemi, districarsi all’interno della burocrazia e trovare soluzioni insieme.
Economia. Alle eccellenze del territorio (primo fa tutte il capitale umano) corrispondono alcuni deficit, fra cui l’accessibilità, la sicurezza e la cultura (ridotta a eventi effimeri). Per lo sviluppo economico di Rimini occorre valorizzare le eccellenze e affrontare con decisione gli attuali deficit per trasformarli al contrario in punti di forza. Per attrarre persone, imprese e investimenti, è centrale creare una nuova immagine di Rimini, a partire dal grande patrimonio culturale e sociale di cui dispone. Per questo obiettivo è però improcrastinabile una semplificazione del carico burocratico, legale e fiscale. Rimini deve usare di più i Fondi europei ed essere capace di attirare nuovi investitori per le grandi infrastrutture e servizi.
Urbanistica. Il motore urbanistico deve ripartire e dare prospettive ai giovani. Ma fondamentale è anche il motore politico e amministrativo che consente l’attuazione dei progetti (mancato negli ultimi anni). “La città è bloccata da almeno cinque anni, e cioè nel periodo in cui invece era necessario dare più speranze e respiro, è rimasta piegata su se stessa a causa della crisi economica ed è parsa rinunciataria, in attesa di eventi”.
Turismo. È il capitolo più ampio e parte da un giudizio secco: Rimini non ha saputo interpretare i cambiamenti ed è rimasta fuori dalle nuove tendenze e da oltre dieci anni perde quote di mercato estero a favore di alte destinazioni costiere europee ed anche italiane. Non ha interpretato la domanda esperienziale (cultura, architettura, enogastronomia) ed ha insistito sulla vacanza divertimento ormai ai margini del mercato.
Occorrono mutamenti nel destination management, nella comunicazione e nella qualità ricettiva che facciano transitare l’offerta riminese dal solo turismo delle tre S (Sun, Sand e Sea, cioè sole, spiaggia e mare) al turismo delle tre L (Landscape, Lesure, Learning, cioè paesaggio, tempo libero e apprendimento). Quello della riviera dovrà essere un turismo a forte base relazionale e culturale, focalizzato sulla capacità di accoglienza e su eventi che non puntino tanto all’immagine ma anche ai contenuti, alla cultura, al benessere.
21 10 2015 | Rimini | All'aeroporto nuovi voli per Tirana e Catania
All'aeroporto nuovi voli per Tirana e per Catania
Da Airiminum 2014 non è ancora arrivata alcuna comunicazione, ma sul sito della compagnia Air Vallée sono già pubblicizzati due nuovi voli in partenza dall'aeroporto di Rimini.
Si tratta di un volo internazionale, per Tirana, e di un volo nazionale, per Catania. Entrami sono lanciati a prezzi assolutamente promozionali: a 69 euro il volo per Catania, a 59 quello per Tirana.
I collegamenti con la capitale albanese partiranno da lunedì prossimo: è previsto un volo giornaliero dal lunedì al venerdì (così si evince dal programma pubblicato sul sito dell'aeroporto di Rimini).
Invece il primo volo prenotabile per Catania è il 21 novembre.
Gli altri voli in corso al Fellini sono i due per Mosca al mercoledì e i quattro del sabato, sempre per la capitale russa.
Turismo 2015 a Riccione: crescono anche i fatturati, ma i margini per le imprese?
Turismo a Riccione: crescono anche i fatturati ma forti dubbi sui margini delle imprese
Considerato lo storico vezzo degli albergatori della Riviera a sostenere che la stagione dell’anno in corso è sempre peggiore di quelle passate, l’estate 2015 deve essere proprio andata bene se solo per il 6 per cento degli albergatori di Riccione è stata negativa e per il 15 per cento molto positiva e per il 58 per cento discreta. Quando poi si chiede una valutazione rispetto all’estate 2014, il 51 per cento risponde meglio e il 20 per cento molto meglio. Differenze di valutazione si riscontrano fra le diverse tipologie di alberghi: il positivo cresce con i 3 e 4 stelle, diminuisce con gli hotel a una o due stelle. La conferma che la crisi e la mutata domanda turistica spingono le strutture meno qualificate in una zona d’ambra il cui passo successivo è l’uscita dal mercato.
L’associazione albergatori di Riccione e l’Osservatorio turistico Luigino Montanari hanno presentato ieri i risultati dell’indagine campionaria (91 hotel su 407) compiuta fra gli albergatori riccionesi. È emersa la conferma di ciò che affermano le statistiche ufficiali: a Riccione il +6,6 per cento di arrivi e il +4,5 di presenze. L’indagine ha però tastato il polso anche riguardo al fatturato, che è l’indice economico reale. Il 60 per cento degli intervistati afferma che è aumentato e la media della crescita fra le diverse strutture è del 7,7 per cento. C’è da essere soddisfatti, ma bisogna tenere presente che il 2015 è arrivato dopo tre stagioni tutte pesantemente con il segno negativo. C’è un altro aspetto di cui tenere conto: la politica dei prezzi. Analizzando i prezzi dichiarati a Promhotels, che gestisce l’ufficio informazioni per cento alberghi aderenti, si vede che in molti periodi della stagione sono stati praticati prezzi inferiori al 2014, addirittura anche in agosto. “Significa – ha commentato Claudio Montanari, assessore al turismo e responsabile dell’Osservatorio – che, nonostante la generale tendenza positiva, la paura non è passata”. Prezzi più bassi, periodo di permanenza media che certo non cresce: la domanda è, pur con i fatturati in crescita, quali siano i margini reali per le imprese. Interrogativo che per il momento rimane senza risposta. Per il 47 per cento degli intervistati la redditività della propria impresa è giudicata sufficiente. Non è dato però di sapere cosa significhi quel sufficiente: corrispondenza alle aspettative? Sufficiente per sopravvivere?
L’indagine registra però una importante disponibilità ad investire. Circa la metà dice che farà investimenti fino a 100 mila euro, il 16 per cento fino a 500 mila euro, solo il 35 per cento informa che non metterà mano al portafoglio. Chi investe, lo farà soprattutto sulle camere, seguite dalla cucina e dal risparmio energetico. Qualcuno indica il centro benessere.
I mercati che tirano
Il 2015 ha visto a Riccione un’enorme crescita dei turisti provenienti dalla Lombardia e un discreto incremento del Piemonte. Un fenomeno che porta Montanari a dire che va fatta una riflessione sui cosiddetti mercati di prossimità. Non è vero che siano saturi ma possono offrire ancora margini di incremento. Il boom del Piemonte può essere attribuito alla promozione del treno gratis che ha dirottato a Riccione turisti solitamente diretti in Liguria.
Sull’estero grande boom del mercato francese (+28,7 per cento di arrivi) anche se la Francia ha ancora nel complesso una piccola quota di mercato. Pesante segno rosso per i turisti provenienti dalla Russia, anche se a Riccione pesano in modo molto inferiore rispetto a Rimini. Usando una metafora aziendale, si può dire che la Perla Verde ha un portafoglio clienti più assortito.
Notte Rosa bocciata
I migliori giorni dell’estate 2015. Se è scontato un riempimento delle camere al 100 per cento nei giorni 14 e 15 agosto, è sorprendente l’81 per cento del 31 maggio (ponte del 2 giugno) e del 27 giugno, un normale week end. Il 4 luglio (sabato successivo alla Notte Rosa) gli alberghi erano pieni all’88 per cento; in altri due week end di luglio all’85 per cento. Conclusione: la Notte Rosa non porta nessun significativo incremento. Se poi si va a chiedere agli albergatori l’effetto dell’evento sulle presenze in hotel, la bocciatura è senza appello: il 34 per cento risponde pessimo, il 29 per cento negativo, il 25 per cento indifferente. Solo il 12 per cento dà una valutazione positiva. Commenta il presidente dell’Aia, Rodolfo Albicocco: “Sulla base di questi risultati, ci penserei due volte a investire risorse pubbliche in questo evento. Se proprio dobbiamo starci dentro, rivediamo almeno i contenuti e la comunicazione”.
La città che piace e che non piace
A determinare il buon andamento dell’estate 2015, sono stati nell’ordine il bel tempo, le iniziative e gli eventi, le famiglie fidelizzate e soddisfatte. Quali sono invece le criticità segnalate dagli ospiti? Ai primi posti arredo urbano, strade e marciapiedi dissestati, viabilità difficile, il cantiere del Trc, pochi parcheggi e costosi, in generale il traffico, il rumore, il degrado.
Gli obiettivi per Riccione nei prossimi tre anni riflettono, specularmente, le criticità sottolineate. In più si chiede maggiore apertura ai mercati esteri, più promozione e collegamenti con l’estero. E qui si apre il discorso dell’aeroporto. Claudio Montanari ribadisce concetti già espressi dagli amministratori di Riccione: “Noi lavoreremo per portare più stranieri a Rimini. Se questi arrivano con il nostro aeroporto, ottimo. Altrimenti li andremo a prendere dove atterrano”. E informa che nel 2016 ci sarà il treno diretto Monaco-Rimini.
Rimini: ecco a cosa punta il ritorno di Stefano Vitali
Rimini: ecco a cosa punta il ritorno di Stefano Vitali
Con il lungo post che ha pubblicato sabato sulla sua pagina Facebook, l’ex presidente della Provincia di Rimini Stefano Vitali ha annunciato la sua ridiscesa in campo (ci consenta l’espressione berlusconiana ormai desueta) nella politica locale dopo un anno di silenzio. Leggeremo quindi sempre meno post sulle cose di famiglia o sui bimbi dell’Africa e avremo la sua opinione su tutto ciò che accade a Rimini.
La scelta di Vitali non è casuale, personale e finalizzata solo a far udire la sua voce nel grande silenzio che caratterizza il Pd a Rimini. Vitali è un politico che quando parla ha un obiettivo da raggiungere e la sua biografia personale è lì a testimoniarlo. Nel 2006 ci mise la faccia - come dice lui – a impallinare la candidatura di Vittorio Tadei a sindaco di Rimini, e tre anni dopo si trovò a fare il presidente della Provincia di Rimini. Che quello in atto sia un movimento destinato ad approdare ad un risultato, lo confermano anche i silenzi e la circospezione di personaggi come Maurizio Melucci, che sarebbe stato in grado di fulminarlo con una delle sue famose battute, o il segretario provinciale Juri Magrini. Si sono però espresse le seconde e terze file, tutte concordi nel bollare di personalismo (peccato mortale nell’ambito della sinistra) l’uscita di Vitali, quando avrebbero potuto semplicemente liquidarlo come persona non informata sui fatti. D’altra parte, nemmeno nessun esponente di rilievo che potrebbe tranquillamente condividere le sue posizioni ha avuto il coraggio di metterci la faccia, cliccando un “mi piace” sul social network.
Vitali non ha solo bollato il silenzio del Pd (“Il PD, anche a Rimini, a volte non è coraggioso. Su ogni tema, su ogni argomento, lo strumento preferito è il silenzio, ogni tanto rotto da qualche richiamo quando le lotte intestine superano il segno”), che è fenomeno talmente evidente da non aver bisogno di particolari sottolineature. Il silenzio che stigmatizza Vitali è il mancato pubblico sostegno alle scelte politiche e amministrative del sindaco Andrea Gnassi: Scrive infatti: “Nel cicaleccio di un certo modo di intendere la politica, i sindaci e i pubblici amministratori vengono messi in discussione dai dirigenti del proprio partito causa un iper attivismo che evidentemente disturba l’infrangibilità di quella cortina di silenzio”. E più avanti spiega meglio il proprio pensiero: “Non hanno neanche il pudore di ammettere che Rimini deve ripartire dal coraggioso (questo sì) lavoro dell’amministrazione comunale del sindaco Gnassi. Carattere spigoloso quanto si vuole ma visionario e determinato nel ‘fare’ cose che in tanti anni erano buone solo per riempire qualche titolo di giornale nelle pagine della ‘promesse non mantenute’.”
Quest’ultimo è il passaggio decisivo perché spiega due cose importanti. Vitali ridiscende in campo per fare il mestiere non svolto dal Pd ufficiale, cioè sostenere l’azione amministrativa di Gnassi. L’ex presidente della Provincia dimostra anche di essere fra coloro che hanno coscienza che il peggior nemico di Gnassi è lo stesso sindaco, con quel suo modo di fare (“carattere spigoloso”) che gli aliena inevitabilmente molte simpatie e non gli fa fruttare elettoralmente i risultati raggiunti.
L’uscita di Vitali conferma ancora una volta che il percorso verso la ricandidatura di Gnassi è tutto in salita, che nel partito è certamente vasta l’area di chi vorrebbe archiviare la sua esperienza, e che a questo anti-gnassismo diffuso che preferisce lavorare nel silenzio è arrivato il momento di contrapporre pubblicamente un sostegno argomentato alla ricandidatura dell’attuale sindaco. I tempi scelti da Vitali non sono estranei a questo progetto. Il silenzio del Pd dura da mesi e lui poteva scegliere di uscire allo scoperto da tempo. Ma solo adesso è arrivato il momento di stringere. Nella settimana scorsa c’è stato il provvedimento di archiviazione della posizione di Enac dall’inchiesta Aeradria. Significa che il momento del redde rationem si sta avvicinando. Se Gnassi dovesse essere rinviato a giudizio (e con lui lo stesso Vitali e altri importanti papaveri del Pd) si scatenerebbero immediatamente le polveri di chi auspica un cambio a Palazzo Garampi.
Vitali sceglie quindi di uscire allo scoperto organizzando sui social network (cinquemila “amici”) un movimento di opinione per delegittimare la silenziosa dirigenza del Pd e sostenere il lavoro del sindaco di Gnassi. Oggi su Facebook si meraviglia che il suo intervento abbia suscitato tanti consensi e curiosità: mai fu scritta frase più retorica. Era proprio ciò che voleva suscitare. Ed anche le prime risposte arrivano: c’è chi lo incita ad andare avanti lui nel 2016. Dal suo punto di vista ha mille ragioni il segretario comunale Vanni Lazzari a lamentare “Un protagonismo individuale a gamba tesa”, ma se pensa che l’obiettivo di Vitali sia quello di scalzarlo dalla sua poltrona può stare tranquillo. Al netto delle decisioni della magistratura, i suoi obiettivi sono più ambiziosi. Dovesse riuscire nella mission impossible di ricandidare Gnassi a furor di popolo…
Il vescovo e la città di Gnassi
Il vescovo e la città di Gnassi
C'è chi ritiene che il vescovo di Rimini monsignor Francesco Lambiasi nel discorso di ieri abbia lanciato stoccate o moniti ai politici locali. Ne siamo proprio sicuri? Certamente il vescovo ha invitato a fare uno “scatto in avanti”, a “non cedere alla tentazione di puntare sull’effimero o su ciò che può dare un’immagine discutibile della Città”; un richiamo sulla trasgressione, a porre un freno alla moltiplicazione delle “feste di massa” che inevitabilmente attirano un pubblico che si dedica a comportamenti che, oltre ad essere moralmente riprovevoli, danneggiano l’immagine della città. Qualcuno può forse immaginare che il pastore della Chiesa locale prenda la parola nella festa di san Gaudenzo per chiedere “più Molo Street Parade per tutti”?
Probabilmente nei commenti ha agito un riflesso condizionato: quando un vescovo parla sui temi sociali e politici non può che esprimere un giudizio critico, anche perché la realtà è sempre inadeguata rispetto ad un alto ideale. E poi eravamo tutti abituati ai discorsi degli anni precedenti, nei quali c’è sempre stato un forte richiamo, davvero sferzante, su qualche aspetto della vita pubblica.
In reatà, l’invito a superare la cultura della trasgressione come uno “scatto in avanti” viene dopo un giudizio che oggettivamente suona come un apprezzamento per gli ultimi quattro anni dell’amministrazione guidata da Andrea Gnassi. Se il sindaco dovesse riassumere in poche righe, senza l’enfasi narrativa che lo distingue, i risultati della sua azione elencherebbe, uno dopo l’altro, proprio i punti toccati dal vescovo: “Una Città, come la nostra, educa alla cittadinanza con l'immagine delle sue vie, delle sue piazze, del suo paesaggio, dei suoi monumenti. In questo senso non può non essere apprezzato l’impegno dell’Amministrazione per la qualificazione estetica dei nuclei storici della Città – centro e borghi – e per il recupero della vocazione culturale della nostra Rimini. Va anche riconosciuta l’opera in corso per la realizzazione di importanti infrastrutture – sistema fognario – per una viabilità più scorrevole e funzionale, per la valorizzazione della risorsa preziosissima dei monumenti antichi”. In più ha aggiunto, citando anche numeri e somme riscosse, i risultati sul fronte dell’evasione fiscale, che “fanno ben sperare sulla possibilità effettiva di contrastare il triste fenomeno”.
Naturalmente, questo giudizio positivo sull’attuale amministrazione non permette di “tirare per la tonaca” il Vescovo in questioni strettamente elettorali. Oltre che irrituale, sarebbe anche una lettura inadeguata e frettolosa per almeno due motivi.
Il primo è che la parte maggioritaria del mondo cattolico riminese, compresi suore e preti, da tempo vota a sinistra senza alcun problema, trovando nello schieramento guidato dal Pd una migliore espressione delle istanze di giustizia sociale, considerate il valore non negoziabile prevalente. Non c’è bisogno che intervenga Lambiasi per portarli ancora una volta a votare a sinistra a Rimini, dove il vice sindaco è stato scelto nella fila della Caritas.
Il secondo motivo è che il vescovo nel suo intervento ha dato voce a quel senso comune diffuso che oggi è facile rintracciare nella città. E quel senso comune dice che Gnassi ha mille difetti (per il vescovo probabilmente quello di organizzare le “feste di massa”), ma sta facendo cose giuste, attese da tempo; e in ogni caso dopo anni si vedono tanti cantieri nella città. Un senso comune diffuso – aggiungiamo – che dovrebbe seriamente far riflettere chi è impegnato nella legittima e doverosa impresa di pensare ad un’alternativa.
Detto questo, si può convenire che questo senso comune diffuso, trovando riscontro in una persona con un autorevole ruolo istituzionale, possa forse costituire un termine di paragone per quella fascia di elettorato, in larga parte cattolico, deluso da un centrodestra in frantumi e orfano delle varie ipotesi centriste che si sono affacciate negli ultimi anni. E ciò senza che questa fosse l’intenzione del vescovo. È normale che un cattolico, di fronte ad una scelta impegnativa come il voto, cerchi un paragone autorevole sui propri criteri di giudizio.
D’altra parte, la sottolineatura di un turismo pienamente “umano” – e certamente non meno redditizio sul piano economico –, basato sulla valorizzazione delle bellezze artistiche e culturali, sulle relazioni umane, su una vacanza ricca di contenuti, non è estraneo alla riflessione del mondo cattolico locale. Se ne è fatto interprete nei mesi scorsi il professor Natalino Valentini, direttore dell’Istituto di Scienze Religiose, in un dotto e articolato intervento ad uno dei convegni promossi dall’associazione Progetto Rimini.
Si può concludere aggiungendo che il comportamento storico di parte dei cattolici riminesi –valutazioni positive sulle scelte principali dell’amministrazione accompagnate da un richiamo etico – riflette in qualche modo il caso serio culturale in cui si dibattono i cattolici anche a livello nazionale. Chi da tempo è orientato a sinistra, se ne distacca idealmente (ma non nel voto) quando sono in gioco valori morali che coinvolgono la vita, la famiglia, le relazioni umane. Allo stesso modo, vediamo oggi sul piano nazionale un piccolo partito a forte vocazione identitaria come l’Ncd che condivide in tutto l’azione del governo Renzi, entrando in conflitto con esso solo per la questione delle unioni civili omosessuali e dell’adozione per coppie dello stesso sesso.
Sembra che la questione dello specifico contributo dei cattolici sulla vita sociale e politica sia sempre più confinato (o almeno emerga e diventi punto di confronto) solo nelle certamente importanti questioni etiche, dando per scontata l’omologazione su tutto il resto.
Unioni e fusioni dei Comuni in Valconca: quasi un risiko per il potere
Unioni e fusioni dei Comuni in Valconca: quasi un risiko per il potere
Con l’approvazione dell’Ambito Valconca si vuole “blindare” politicamente questa aggregazione dei Comuni, in modo, che se anche qualcuno cambiasse colore, sarebbe sempre guidata da un esponente dello schieramento maggioritario, cioè il centrosinistra. Lo sostiene Alfonso Scala, consigliere comunale della lista civica San Clemente, nell’omonimo Comune.
Per capire la posta in gioco bisogna fare un passo indietro. Quasi vent’anni è stata creata l’Unione dei Comuni della Valconca (una delle prime in Italia) che, nelle intenzioni, doveva essere una fase di passaggio verso l’aggregazione di Comuni fra di loro o, addirittura, verso la creazione di un unico Comune. In realtà in questi anni non è successo molto: solo domenica scorsa, con una scarsa partecipazione popolare, si è svolto il referendum per l’unione dei Comuni di Montescudo e Montecolombo. Nel 2016 sarà la volta dei Comuni di Mondaino, Montegridolfo e Saludecio, mentre in prospettiva si parla anche di un unico Comune formato da San Clemente, Montefiore, Morciano e Gemmano. Nella provincia, ma in Valmarecchia, è stata realizzata anche l’unione fra Poggio Berni e Torriana che ha fatto nascere il nuovo Comune di Poggio Torriana.
La fusione fra Comuni è un passo verso una maggiore efficienza dei servizi e una minore spesa e si traduce, nell’immediata, in contributi straordinari che i Comuni fusi ricevono per le loro attività in favore dei cittadini.
Negli ultimi tempi è intervenuta anche una legislazione di riordino istituzionale: nel 2013, con delibera della giunta regionale, era stato delimitato l’ambito Rimini Sud, in coincidenza con l’attuale Distretto socio sanitario, comprendente 14 comuni: quelli dell’entroterra (Mondaino, Montescudo, Gemmano, Montegridolfo, Saludecio, Montefiore Conca, Monte Colombo, Morciano di Romagna, San Clemente) e quelli della costa (Cattolica, Misano Adriatico, Coriano, San Giovanni in Marignano e Riccione). Con la recente legge sul riordino istituzionale dell’Emilia-Romagna (alla quale ha lavorato l’assessore riminese Emma Petitti), è stata prevista la possibilità di un ambito ottimale comprendente solo i nove comuni dell'entroterra (che dopo i due previsti accorpamenti diventeranno sei).
Una novità che, secondo Scala, è stata suggerita dal mutato scenario politico che ha visto due Comuni, Coriano e Riccione, cambiare colore politico dell’amministrazione. La motivazione ufficiale parla però di una specificità ed omogeneità di esigenze e problemi rispetto ai Comuni della costa.
Secondo Scala, “il nuovo ambito territoriale, che, a breve, si andrà a votare nei relativi consigli comunali, non è l'ambito ottimale all'interno del quale svolgere in forma associata le funzioni fondamentali, ma è un ambito nel quale l'autonomia dei singoli Comuni sarà fortemente limitata e penalizzata, essendo gli stessi obbligati a devolvere il 90% delle proprie funzioni e attività (eccetto l’anagrafe) all' Unione Valconca, senza alcuna possibilità di disimpegno o di accorpamenti all'esterno dell' ambito” .
Spiega il consigliere di San Clemente: “Con l’Unione attuale un Comune era libero di fare accordi sui servizi con qualsiasi altro Comune, anche non appartenente all’Unione. Dopo non sarà più possibile. Anche una funzione importante come la pianificazione territoriale sarà delegata. Succederà che un sindaco che succede ad un’amministrazione di colore diverso dal suo non potrà intervenire autonomamente”.
Ragione per cui Scala afferma che “dietro l'approvazione dell'Ambito Valconca, in definitiva, si nasconde, un ben più ampio piano strategico, in quanto non si stanno facendo, come populisticamente si vuole far intendere, gli interessi del territorio, ma, di fatto, si sta rafforzando e blindando il ruolo centrale ed intoccabile dell’ Unione Valconca, che, per sopperire alla "chiusura delle province", diventerà, assieme alle Aree Vaste, un ente intermedio tra Regione e piccoli comuni con la finalità e la certezza (quasi matematica) di continuare ad amministrare in maniera accentrata ed autonoma, a prescindere dall’eventuale “cambio di colore” di uno, due od anche tre Comuni”.
Meglio restare con l’autonomia dei piccoli Comuni? “No – risponde Scala – Ritengo che in realtà territoriali come la Valconca, l’unico vero modo per ridurre i costi amministrativi e della politica, aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione e della cura del territorio, liberando risorse per i servizi alla persona, il sostegno alle imprese e al lavoro, non è rappresentato da ambiti/unioni “parziali e partitiche” di comuni, ma da fusioni (percorso, purtroppo, non intrapreso pienamente) e da una visione ottimale ed integrata tra entroterra e costa”.
12 10 2015 | Rimini | Tre riminesi nel direttivo romagnolo della Lega
Lega: anche tre riinesi nel direttivo romagnolo
Ci anche anche tre riminesi nel nuovo direttivo nazionale (cioè della Romagna) eletto al congresso della Lega Nord che si è tenuto sabato a Forlì. Sono Matteo Zoccarato di Coriano, Paoo Ricci di Sant'Agata Feltria e Marina Maggioli di Rimini.
Il congresso ha sancito il passaggio delle consegne dal deputato forlivese Gianluca Pini al giovane trentenne Jacopo Morrone, anche lui forlivese. L'elezione è avvenuta per acclamazione.
Erano più di 250 tra militanti, sostenitori e semplici simpatizzanti gli intervenuti che si sono espressi in ovazioni per il segretario nazionale Matteo Salvini, intervenuto al congresso.
Al predecessore Pini sono state riservate le prima parole del neo segretario leghista: "Ringrazio Gianluca per avermi trasmesso passione, ideali e valori in tutti
questi anni di battaglie sul territorio - ha esordito Morrone - senza di lui e senza il suo costante incoraggiamento non sarei diventato la persona
che sono e forse nei momenti di sconforto avrebbe prevalso la rassegnazione.
Sogno una Romagna sempre più verde - ha continuato - le vittorie in Comuni come Meldola (FC) o Montefiore Conca (RN) testimoniano che le cose possono cambiare
anche da noi e che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta. Ci aspettano mesi di intenso lavoro per scardinare il sistema di potere di banche e
cooperative rosse ma noi non molleremo un solo istante."