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Rimini: ecco a cosa punta il ritorno di Stefano Vitali

Lunedì, 19 Ottobre 2015

1bRimini: ecco a cosa punta il ritorno di Stefano Vitali

 

 

Con il lungo post che ha pubblicato sabato sulla sua pagina Facebook, l’ex presidente della Provincia di Rimini Stefano Vitali ha annunciato la sua ridiscesa in campo (ci consenta l’espressione berlusconiana ormai desueta) nella politica locale dopo un anno di silenzio. Leggeremo quindi sempre meno post sulle cose di famiglia o sui bimbi dell’Africa e avremo la sua opinione su tutto ciò che accade a Rimini.

 

La scelta di Vitali non è casuale, personale e finalizzata solo a far udire la sua voce nel grande silenzio che caratterizza il Pd a Rimini. Vitali è un politico che quando parla ha un obiettivo da raggiungere e la sua biografia personale è lì a testimoniarlo. Nel 2006 ci mise la faccia - come dice lui – a impallinare la candidatura di Vittorio Tadei a sindaco di Rimini, e tre anni dopo si trovò a fare il presidente della Provincia di Rimini. Che quello in atto sia un movimento destinato ad approdare ad un risultato, lo confermano anche i silenzi e la circospezione di personaggi come Maurizio Melucci, che sarebbe stato in grado di fulminarlo con una delle sue famose battute, o il segretario provinciale Juri Magrini. Si sono però espresse le seconde e terze file, tutte concordi nel bollare di personalismo (peccato mortale nell’ambito della sinistra) l’uscita di Vitali, quando avrebbero potuto semplicemente liquidarlo come persona non informata sui fatti. D’altra parte, nemmeno nessun esponente di rilievo che potrebbe tranquillamente condividere le sue posizioni ha avuto il coraggio di metterci la faccia, cliccando un “mi piace” sul social network.

 

Vitali non ha solo bollato il silenzio del Pd (“Il PD, anche a Rimini, a volte non è coraggioso. Su ogni tema, su ogni argomento, lo strumento preferito è il silenzio, ogni tanto rotto da qualche richiamo quando le lotte intestine superano il segno”), che è fenomeno talmente evidente da non aver bisogno di particolari sottolineature. Il silenzio che stigmatizza Vitali è il mancato pubblico sostegno alle scelte politiche e amministrative del sindaco Andrea Gnassi: Scrive infatti: “Nel cicaleccio di un certo modo di intendere la politica, i sindaci e i pubblici amministratori vengono messi in discussione dai dirigenti del proprio partito causa un iper attivismo che evidentemente disturba l’infrangibilità di quella cortina di silenzio”. E più avanti spiega meglio il proprio pensiero: “Non hanno neanche il pudore di ammettere che Rimini deve ripartire dal coraggioso (questo sì) lavoro dell’amministrazione comunale del sindaco Gnassi. Carattere spigoloso quanto si vuole ma visionario e determinato nel ‘fare’ cose che in tanti anni erano buone solo per riempire qualche titolo di giornale nelle pagine della ‘promesse non mantenute’.”

 

Quest’ultimo è il passaggio decisivo perché spiega due cose importanti. Vitali ridiscende in campo per fare il mestiere non svolto dal Pd ufficiale, cioè sostenere l’azione amministrativa di Gnassi. L’ex presidente della Provincia dimostra anche di essere fra coloro che hanno coscienza che il peggior nemico di Gnassi è lo stesso sindaco, con quel suo modo di fare (“carattere spigoloso”) che gli aliena inevitabilmente molte simpatie e non gli fa fruttare elettoralmente i risultati raggiunti.

L’uscita di Vitali conferma ancora una volta che il percorso verso la ricandidatura di Gnassi è tutto in salita, che nel partito è certamente vasta l’area di chi vorrebbe archiviare la sua esperienza, e che a questo anti-gnassismo diffuso che preferisce lavorare nel silenzio è arrivato il momento di contrapporre pubblicamente un sostegno argomentato alla ricandidatura dell’attuale sindaco. I tempi scelti da Vitali non sono estranei a questo progetto. Il silenzio del Pd dura da mesi e lui poteva scegliere di uscire allo scoperto da tempo. Ma solo adesso è arrivato il momento di stringere. Nella settimana scorsa c’è stato il provvedimento di archiviazione della posizione di Enac dall’inchiesta Aeradria. Significa che il momento del redde rationem si sta avvicinando. Se Gnassi dovesse essere rinviato a giudizio (e con lui lo stesso Vitali e altri importanti papaveri del Pd) si scatenerebbero immediatamente le polveri di chi auspica un cambio a Palazzo Garampi.

 

Vitali sceglie quindi di uscire allo scoperto organizzando sui social network (cinquemila “amici”) un movimento di opinione per delegittimare la silenziosa dirigenza del Pd e sostenere il lavoro del sindaco di Gnassi. Oggi su Facebook si meraviglia che il suo intervento abbia suscitato tanti consensi e curiosità: mai fu scritta frase più retorica. Era proprio ciò che voleva suscitare. Ed anche le prime risposte arrivano: c’è chi lo incita ad andare avanti lui nel 2016. Dal suo punto di vista ha mille ragioni il segretario comunale Vanni Lazzari a lamentare “Un protagonismo individuale a gamba tesa”, ma se pensa che l’obiettivo di Vitali sia quello di scalzarlo dalla sua poltrona può stare tranquillo. Al netto delle decisioni della magistratura, i suoi obiettivi sono più ambiziosi. Dovesse riuscire nella mission impossible di ricandidare Gnassi a furor di popolo…

vitali


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