Cattolica, Gambini vs Piva per battere i 5 stelle
Cattolica, Gambini vs Piva per battere i 5 stelle
Se anche un politico di antico corso come Maurizio Melucci afferma di fare fatica a capire cosa succede nel Pd, e a Cattolica in particolare, significa che le cose sono effettivamente complicate. Melucci, in un post sulla sua pagina Facebook, è meravigliato che un renziano della prima ora, Alessandro Belluzzi, ex capo di gabinetto del sindaco, si sia schierato, nelle primarie, contro un altro renziano della prima ora, Sergio Gambini, in corsa per la nomination. La preferenza di Belluzzi va al concorrente di Gambini, Corrado Piva, che è una vecchia conoscenza della politica di Cattolica, essendo stato assessore al bilancio nelle giunte di Gianfranco Micucci. La ragione è presto detta: mentre Gambini fa leva sulla discontinuità rispetto all’amministrazione del sindaco uscente Piero Cecchini, Piva è invece l’alfiere della continuità con Cecchini, che ha avuto Belluzzi come collaboratore.
Tutto questo per dire che a Cattolica il prossimo 28 febbraio si celebrano le primarie del Pd che vedono solo due candidati in corsa, Gambini e Piva, appunto. La campagna elettorale è in pieno svolgimento e i due candidati sono impegnati in incontri capillari per strappare quel voto in più capace di portarli alla vittoria.
A quanto pare i cittadini di Cattolica non sono contenti dello stato in cui versa la città. Nell’ottobre scorso due sondaggi hanno restituito un quadro preoccupante di sfiducia e malcontento, il peggiore in Emilia Romagna fra le città che sono chiamate al voto nel 2016. Sembrano ormai lontano anni luce i tempi in cui Cattolica, sotto la guida di Micucci, era stata rivoltata come un calzino, facendola diventare la città che più era stata capace di rinnovarsi. Finita l’epoca Micucci, sono cominciati i guai. Finanziari, innanzitutto, perché il dinamismo del sindaco ha avuto come conseguenze un forte indebitamento da cui il Comune non è ancora pienamente uscito. E guai politici, perché dopo Micucci c’è stato il mandato di Pietro Pazzaglini che dopo cinque anni non è stato ricandidato; a Palazzo Mancini è arrivato Marco Tamanti che dopo due anni è stato sfiduciato dallo stesso Pd; quindi è arrivato Piero Cecchini che, dovendo soprattutto pensare a risanare il bilancio, non ha certo brillato per nuove opere e nuovi servizi per i cittadini. Le conseguenze di questo travaglio si sono viste nei risultati elettorali. Nel 2011 alle comunali il Pd ha incassato 2.181 voti; alle europee del 2014 più di 4.000. E anche alle politiche del 2013 le cose sono andate meglio che alle comunali. Insomma, quando votano per il Comune, i cittadini di Cattolica puniscono il Pd, mentre tornano a premiarlo quando l’elezione è politica. Inoltre la città ha regalato brillanti affermazioni ai 5 stelle (fino al 25 per cento) che hanno più facilità a prendere voti quando forte è il malcontento per come è gestita la cosa pubblica e quando sono acute le degenerazioni di un sistema di potere giunto al capolinea. Se a Rimini, al lordo delle lotte fratricide fra i grillini, il ballottaggio fra Gnassi e un loro candidato è un’ipotesi, a Cattolica appare una certezza preoccupante per il Pd.
Sono queste le ragioni che hanno spinto Gambini, che da qualche anno aveva lasciato la politica militante, a decidere di scendere in campo, sollecitato a quanto risulta anche da qualche pezzo grosso del partito. Per Piva è invece l’occasione per coronare un sogno che finora non aveva visto le condizioni per essere realizzato. Su di lui puntano i sostenitori dell’amministrazione uscente e quella parte del Pd uscita sconfitta nell’elezione del segretario di circolo.
Le primarie – oltre che negli incontri nei quartieri e con le varie associazioni (commercianti, bagnini, sportive, ecc.) si combattono sui rispettivi profili Facebook. Corrado Piva ha il suo profilo personale e la pagina dei sostenitori (finora 215 mi piace) che ripete lo slogan della campagna, Viva Cattolica con Corrado Piva. Lui si fa fotografare mentre con le dita della mano fa la cubia (il simbolo della città) e mentre passeggia indossando un montgomery con la chioma al vento. L’hashtag è #CamminiamoAssieme, mentre il payoff (e facciamo rifiorire la nostra Regina) è scritto in un improbabile corsivo e in tre colori diversi. Piva cerca di apparire giovane e dinamico e si fa fotografare con uno skateboard sotto i piedi insieme ad un gruppo di ragazzini. In questo caso per l’hashtag ha fatto ricorso all’inglese: #DreamAboutNewSkatePark. Ma fra i commenti c’è chi ha scritto “Avere idee e progetti va benissimo ma illudere ragazzini di 10/12 anni per prendere qualche voto dai genitori di questi piccoli sportivi sarebbe veramente una caduta di stile”. L’impressione è che non abbia molta dimestichezza con i social e la comunicazione.
Cattolica#CambiaPagina è invece lo slogan che domina la pagina (437 mi piace) di Sergio Gambini, fotografato con gli occhiali in mano e sorriso a 32 denti. I colori scelti sono il rosso e il blu, la pagina da cambiare è blu mentre sotto spunta quella rossa (messaggio subliminale ai delusi e arrabbiati di sinistra?). La pagina è comunque ricca di contenuti, non solo il calendario degli incontri ma anche resoconti con piccoli video. A tirare la volata per Gambini è anche la pagina del Tavolo Civico (172 mi piace), che pure propone i colori rosso e blu, con l’aggiunta del bianco (ma siamo in Francia?) e una foto di Gambini in girocollo con la scritta ammiccante Uno di noi. Tavolo Civico è un’aggregazione sorta prima delle primarie, che raccoglie anche attuali oppositori di centro e di sinistra e che, se Gambini sarà candidato, darà vita a più di una lista, ognuna diretta ad attirare la propria fetta di elettorato di riferimento. Qui si vede enorme dimestichezza con le modalità di comunicazione sui social.
I due candidati parlano di tutto, fanno le loro promesse, difficile stabilire quando credibili o realizzabili. Il nodo dirimente è continuità o cambiamento rispetto alla giunta uscente. Se Gambini annuncia per i primi cento giorni una delibera che risolva i “buchi neri”, cioè le numerose zone di degrado e di abbandono, ecco che la pagina di Piva ospita un intervento dell’attuale assessore all’urbanistica secondo la quale in uno di questi “buchi neri”, l’area VGS, già tutto è stato risolto o quasi, e in ogni caso quel che resta da fare “non sarà ovviamente possibile portarlo a compimento con una delibera, nei primi 100 giorni della nuova amministrazione”. Se i piviani attaccano Gambini, i gambiniani rispondono che loro parlano solo dei problemi di Cattolica. Se Piva fa leva sul campanile sottolineando che Gambini è uno "straniero" nato e cresciuto a Rimini, Gambini osserva che non può risolveren i problemi della città (il grande deficit di bilancio) chi ha contribuito a provocarli. E' la campagna elettorale, bellezza.
Fino a questo punto gli elettori (voteranno anche gli extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno) non hanno avuto il piacere di seguire uno scontro diretto fra i due candidati. Il regolamento delle primarie ne prevede almeno tre ma ormai mancano solo due settimane al voto.
10 02 2016 | Rimini | Grillini ai ferri corti. Piacenti: ridicolo eleggere Camporesi coi voti di Berlusconi
Grillini ai ferri corti. Piacenti: ridicolo eleggere Camporesi coi voti di Berlusconi
C'è davvero da auspicare che Beppe Grillo decida al più presto a quale delle due liste a 5 stelle di Rimini consegnare il simbolo del movimento. A quel punto si spera veda la parola fine la continua sequenza di insulti e colpi bassi che si scambiano le due parti in causa. Dalle dichiarazioni dell'ex moglie Sonia Toni che prendono di mira le disavventure giudiziarie di Davide Cardone (tanto da costringere il parlamentare europeo Marco Affronte a precisare che “Un pregiudicato può essere un delinquente oppure una persona in gamba che ha sbagliato una volta nella vita” ) al comico filmato sul web che mette alla berlina il candidato sindaco della cosiddetta lista fantasma, Fabio Lisi, tutto ciò è uno spettacolo davvero poco edificante.
Un osservatore interessato, come l'ex forzista Gianni Piacenti, osserva che "A memoria non ricordo tanta cattiveria nemmeno nei partiti della prima repubblica, i grillini riminesi imitano la cattiveria verbale di Grillo e quella psicologica di Casaleggio nelle polemiche interne. Speriamo che il Vate decida presto se premiare i compagni d’osservanza travagliana (candidato Grassi,ndr) o i compagni assessori trombati (candidato Lisi,ndr)".
Piacenti riserva le sue attenzioni anche a Luigi Camporesi "Il candidato grillino che cinque anni fa perse la corsa al ballottaggio per merito del centrodestra aspetta d’essere impalmato dai parcellizzati sperando d’essere risarcito della sconfitta passata.
Se non ci sarà l’accordo con la Lega a Rimini le forze che si riconoscono nel centro destra non parteciperanno alle elezioni comunali per arrivare al ballottaggio ma faranno legittimamente una campagna elettorale per eleggere dei consiglieri comunali, speriamo molti; a me sembra ridicolo garantire il ritorno in consiglio del grillino ( candidandolo a sindaco ) coi voti del partito di Berlusconi".
10 02 2016 | Rimini | Monsignor Negri e Pera a Rimini su fede e ragione
Monsignor Negri e Pera a Rimini su fede e ragione
«Dopo la fede stiamo perdendo la ragione?». Su questo tema si confrontano a Rimini due personaggi pubblici che nel corso degli anni hanno particolarmente approfondito il tema dei rapporti fra fede e ragione. Sono il professor Marcello Pera, 73 anni, toscano, filosofo, Presidente del Senato nella XIV Legislatura, e monsignor Luigi Negri, 74 anni, milanese, arcivescovo di Ferrara-Comacchio. A moderare l’incontro sarà Massimo Conti, l’ex sindaco socialista di Rimini nel periodo fra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. L'appuntamento è per venerdì 12 febbraio alle ore 21 presso il Centro congressi Sgr in via Chiabrera 34.
L'incontro è promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II che in una nota di presentazione afferma: "A nostro parere è decisivo rimettere al centro del dibattito pubblico una domanda, declinabile in più varianti: quale rapporto c’è tra la fede e la ragione? è possibile ricomporre la frattura, allargatasi soprattutto negli ultimi decenni, tra il sapere (l’intelletto, le capacità umane, l’immanente) e il credere (il cuore, la soggettività, il trascendente)? L’interrogativo muove da una constatazione: mentre la secolarizzazione della società procedeva spedita e le apparenti conquiste umane rendevano il mondo un unico piccolo-grande villaggio, nei popoli è sembrata sfumare la fede e al contempo evaporare la ragione".
05 02 2016 | Rimini | Il consiglio comunale approva mozione Franchini su via Voltolini
Il consiglio comiunale approva mozione Franchini su via Voltolini
Il consiglio comunale di Rimini ieri ha approvato la proposta della consigliera Carla Franchini (M5S) riguardante lo studio di fattibilità relativo all’apertura della Via Voltolini su Via Macanno, finalizzata a consentire a tutti coloro che provengono dalle vie Coriano e Montescudo di raggiungere direttamente il centro commerciale Le Befane senza dover percorrere la SS 16, con conseguente decongestionamento su quest’ultima.
Durante la discussione della proposta sono intervenuti sia l’assessore Biagini che il sindaco, esprimendo il proprio favore, compatibilmente, come ovvio, con gli esiti dello studio di fattibilità.
Con l’approvazione della mozione si è approvato di: 1) Redigere uno studio di fattibilità (per la valutazione dei costi complessivi dell’intervento sia per individuare la miglior soluzione progettuale) che si innesti sui previsti lavori di realizzazione delle rotonde sulla SS16 ad oggi in corso; 2) Di esaminare nuovamente la proposta deliberativa n. 902461 del 30/03/2006 (proposta del precedente mandato amministrativo) e di verificarne l’attualità alla luce dei eventuali mutamenti di fatto e di diritto; 3) Di sottoporre successivamente al consiglio comunale gli esiti dello studio di fattibilità al fine di prevedere poi l’inserimento della realizzazione dell’opera nel piano triennale dei LL.PP. e quindi la sua concreta realizzazione.
"Sono molto soddisfatta - commenta Franchini - anche perché sinceramente non mi aspettavo né che sarebbe stata approvata, né che sarebbe intervenuto il Sindaco esprimendosi in suo favore. Fu altrettanto inaspettata anche l’approvazione della mozione che presentai sul parco giochi inclusivo, parco che a breve credo sarà inaugurato. Credo in tutta sincerità che i cittadini possano apprezzare la politica quando sa essere concreta e costruttiva, quando sa concentrarsi sulle proposte e sui fatti. E ancor di più quando la politica dà dimostrazione di decidere nell’interesse dei cittadini superando le logiche di bandiera. E credo che ieri sera il Consiglio Comunale di questo abbia dato prova".
Quando un giornalista famoso si innamora di Rimini
Quando un giornalista famoso si innamora di Rimini
Sarà che è nato nella stessa stanza che ha visto venire al mondo Paolo Mantegazza, il grande inventore ottocentesco della Rimini balneare e festaiola. Sarà che fin dagli anni Sessanta ha respirato in estate l’aria della Romagna. Sarà che sulle nostre spiagge, avendo come compagno di giochi Alessandro, figlio di Luca Goldoni, ha realizzato che il giornalismo sarebbe stato la passione della sua vita. Sarà per tutto questo, o per qualche altra misteriosa ispirazione, ma Michele Brambilla, da qualche mese direttore della Gazzetta di Parma, è un innamorato di Rimini.
Una città che ha ripreso a frequentare negli ultimi anni, a partire dal 2011, l’anno delle elezioni in cui Andrea Gnassi è diventato sindaco. Il giornale di cui era inviato ed editorialista, La Stampa, lo aveva mandato a seguire i risultati perché Rimini era data fra le città a rischio per il Pd. Poi ha conosciuto Ferruccio Farina, che lo ha introdotto nei segreti e nelle mille curiosità della storia balneare di Rimini. Quindi è stato invitato al Meeting a moderare una tavola rotonda, portandosi dietro tutta la famiglia, compresa l’ultima figlia, di quattro cinque anni, che da allora è una piccola fan di Rimini perché il nome della città le ricorda vacanze e divertimento. Succede così che negli ultimi anni un affermato giornalista, vice direttore de La Stampa e adesso alla guida di uno dei più antichi giornali italiani, abbia trascorso le vacanze a Rimini.
“Mi hanno preso in giro e mi prendono tuttora in giro perché preferivo e preferisco questa terra e questo mare a tanti lidi di gran moda.”. Lo scrive anche nel suo ultimo libro, Vinceremo di sicuro, edito da Piemme, in cui racconta l’epopea degli anni Sessanta, quando gli italiani inseguivano un grande sogno collettivo, convinti che il futuro sarebbe stato senz’altro migliore del presente. Vinceremo di sicuro, appunto.
Di quella epopea fa parte a pieno diritto Rimini, che in quegli anni diventa la meta di un popolo che finalmente può andare in vacanza. Nel libro Brambilla riporta la testimonianza di Pupi Avati che racconta le vacanze dei bolognesi all’inizio del boom economico. I poveri dovevano accontentarsi di stare in canottiera sui balconi con i piedi immersi in una bacinella d’acqua o al massimo di un bagno sulle rive del Reno. I ricchi, invece, facevano come la sua famiglia: caricavano tutti i mobili su un camioncino, venivano a Rimini, affittavano un garage, con una tenda divisoria lo trasformavano in un appartamento camera e cucina, e poi tutti sulla spiaggia, sotto una tenda, in attesa che la mamma arrivasse a mezzogiorno con la pasta asciutta fumante.
“Preferisco Rimini – spiega Brambilla – perché il calore dell’umanità romagnola non si trova da nessuna altra parte. Certamente c’è stato il cementificio, certamente ci sono stati gli anni delle spiagge super affollate. Ma oggi non è così. Oggi Rimini ha in Italia la spiaggia in cui si sta meglio, in cui c’è tanto spazio fra un ombrellone e l’altro. In Liguria sì che non c’è spazio, che si sta gomito a gomito. È vero che il mare forse non è il più bello, ma ricordo la battuta del film di Ligabue, Da zero a dieci. Non dice vado al mare, dice vado a Rimini. Perché Rimini non è solo il mare, è un insieme di cose. Il centro storico, il borgo, l’entroterra con paesi stupendi come Santarcangelo, San Leo, Verucchio, le tante opportunità di divertimento”.
Fa sempre impressione, a noi riminesi abituati ad elencare motivi di crisi e difetti della città, ascoltare i giudizi entusiasti di chi ci osserva dall’esterno. “La tentazione di parlar male della propria città e del proprio territorio è comune a tutti. – osserva Brambilla – Sono arrivato a Parma, una città dove si vive benissimo, e ho trovato lo stesso atteggiamento: siamo in declino, sono finiti gli anni d’oro. Quando ci si abitua ad un contesto, non si scorge più la sua bellezza. Il riminese non capisce che davvero il suo è un temperamento umano diverso. Solo a Rimini si accolgono i turisti non come fossero degli intrusi, ma con calore e simpatia”.
Nel suo libro Brambilla tesse l’elogio di una città che ha sempre saputo riprendersi dalle sue crisi: dal fallimento del primo stabilimento balneare, dai bombardamenti della seconda guerra mondiale (“Quando racconto che Rimini è stata la città più distrutta, nessuno mi crede”), dalla sciagura delle mucillagini in Adriatico. “La capacità di attrazione di Rimini – ripete con forza – è data dalla sua gente. Basti pensare ai tedeschi, che erano stati prigionieri da queste parti. Una volta tornati in Germania, quando hanno cominciato a potersi permettere una vacanza, dove sono andati? Sono tornati a Rimini, dove avevano vissuto momenti brutti, ma ricordavano lo spirito e l’umanità delle persone. E i riminesi sono stati capaci di accogliere i nemici di un tempo”.
Il libro sarà presentato domani, venerdì 5 febbraio, alla biblioteca Gambalunga (ore 17,30) avendo come testimonial il sindaco Andrea Gnassi e Ferruccio Farina.
Michele Brambilla è scrittore che ha al suo attivo numerosi libri, fra cui il long seller L’eskimo in redazione (con prefazione di Indro Montanelli) dedicato al conformismo ideologico con cui negli anni Settanta nei grandi giornali si guardava al fenomeno del terrorismo rosso. Un altro volume è dedicato al Sessantotto, Dieci anni illusioni. Altri libri sono invece di argomento religioso, fra cui Penso a Dio qualche volta di notte. Incontri con gente famosa, uscito nel 2012.
Aeroporto di Rimini, in attesa di una sentenza decisiva
Aeroporto di Rimini, in attesa di una sentenza decisiva
La sentenza che domani pronuncerà il Consiglio di Stato avrà notevoli ripercussioni sull’economia del territorio e sulla campagna elettorale appena iniziata. Il Consiglio di Stato deve infatti decidere se confermare o meno la sentenza con cui il Tar dell’Emilia Romagna ha di fatto annullato il bando con il quale Enac aveva ricercato una nuova società di gestione per l’aeroporto di Rimini. Secondo il Tar di Bologna quel bando era da rigettare perché non chiedeva alcuna pregressa esperienza tecnica a quanti si candidavano per gestire lo scalo riminese.
Se il Consiglio di Stato darà torto ai giudici ammirativi di Bologna, continuerà la gestione di Airiminum. La società potrà così finalmente essere messa realmente alla prova: si vedrà se è in grado di fare dell’aeroporto una infrastruttura trainante dell’economia riminese, a partire dal turismo. In caso contrario si aprono prospettive da incubo, non escluso il rischio di una nuova chiusura. I dirigenti di Airiminum hanno sempre sostenuto che Enac ha tutti gli strumenti per tenere aperto lo scalo, ma l’esperienza insegna che in materia aeroportuale la complessità della materia giuridica può sempre riservare sorprese. C’è ad esempio chi sostiene che dopo il fallimento di Aeradria, Enac avrebbe potuto nominare un commissario, ma così non è stato.
L’origine ultima di tutti i problemi che sono arrivati uno dopo l’altro, compresa la chiusura dell’aeroporto da novembre 2014 a marzo 2015, sta nella sentenza con cui il 26 novembre 2013 il Tribunale di Rimini, su richiesta del procurato capo Giovagnoli, ha dichiarato fallita Aeradria. Andando ancora più a ritroso, le responsabilità vanno rintracciate nella discussa e contestata gestione precedente che ha lasciato un buco di almeno 50 milioni. Anche se non va mai dimenticato che si era costituita, per così dire, una Aeradria bis, avendo come soci tutti creditori, a partire da Carim, i quali non chiedevano il fallimento ma avevano sostenuto le due richieste di concordato preventivo. Decisivo è stato l’intervento del procuratore capo che intervenendo in aula ha sostenuto con forza che “ormai è una specie di farsa, noi chiediamo il fallimento di Aeradria perché i dati a sostegno del concordato di continuità si rivelano sempre falsi ogni volta che un soggetto terzo si trova ad esaminarli”.
Con il fallimento la gestione dell’aeroporto è passata nelle mani del curatore Renato Santini che fino al 31 ottobre 2014 ha tenuto aperto l’aeroporto, potendo contare sui contratti già stipulati dalla precedente gestione e sulla “colletta” promossa dall’allora prefetto Claudio Paalomba. Quando la gestione del curatore si conclude, con un consistente attivo, l’aeroporto è stato chiuso per cinque mesi.
Intanto, nel mese di maggio 2014 Enac ha pubblicato il bando per la ricerca della nuova società di gestione. Si presentano quattro società Airiminum, rappresentata da Leonardo Corbucci, Novaport Italia, rappresentata da Andrea Delvecchio, il Consorzio per l’aeroporto di Rimini, prima rappresentato da Pierfrancesco Campana e poi da Roberto Leonardi, e Aviacom dell’americano Robert Halcombe. Il 29 luglio 2014 l’Enac attribuisce ad Airiminum l’aggiudicazione provvisoria che diventa definitiva nel novembre successivo. La vittoria di Airiminum a pieni voti (85 su 85) non viene accolta con entusiasmo né da molte forze politiche e sociali del territorio (fioccano dubbi, riserve, domande, interrogazioni parlamentari), né dal Consorzio per l’aeroporto, arrivato terzo alla gara. Partono i ricorsi, prima sul merito (respinti) e poi sul bando stesso. Quest’ultimo bocciato dal Tar nel settembre scorso perché non richiedeva ai partecipanti una pregressa esperienza nella gestione aeroportuale. Enac e Airiminum hanno spiegato che altri bandi per altri aeroporti italiani erano stati fatti come quello di Rimini senza nessuno abbia mai eccepito. Ma la frittata ormai era fatta: l’aeroporto, certamente aperto, ha subito un’altra battuta di arresto, vista l’incertezza sul destino della società di gestione. La sentenza del Tar era immediatamente esecutiva ma fortunatamente il Consiglio di Stato ha concesso la sospensiva. Domani 4 febbraio il verdetto definitivo.
E se qualcuno adesso volesse scaricare Gnassi?
E se qualcuno adesso volesse scaricare Gnassi?
E dunque, alla prova dei fatti il centrodestra si ritrova senza un candidato sindaco unitario e con il consueto contorno di veleni e di accuse reciproche sulle responsabilità di questa situazione. Peraltro, in casa grillina non è che siano messi meglio, con due liste che si rimettono entrambe al ‘giudizio di dio’ per conoscere la propria sorte e una terza, scismatica ma culturalmente affine, che potrebbe complicargli ulteriormente la via al ballottaggio.
Verrebbe da dire che si tratti proprio di un bel regalo al sindaco Gnassi.
Anche perché, se l’implosione del centrodestra era forse più prevedibile, quella dei grillini – a detta di tutti, i veri protagonisti della prossima elezione, di quel ballottaggio già immaginato da molti come una sorta di redde rationem che avrebbe travolto infine il PD – è davvero una sorpresa.
Ancora più colpevole, la frammentazione delle liste di opposizione, perché, questa volta, per una sorta di sentimento comune, chi fosse arrivato al ballottaggio avrebbe probabilmente attratto il voto delle altre opposizioni pur di chiudere un ciclo sentito come particolarmente ‘antipatico’ e oppressivo. Perché è vero che il sindaco Gnassi in questi cinque anni ha radicalizzato, volente o nolente, lo scontro politico. Ma questo è un altro discorso, e lo faremo.
Comunque, invece di approfittarne, e vincesse pure il migliore, ecco che le opposizioni sembrano addirittura consegnare a Gnassi una vittoria al primo turno. Forse.
O almeno, al PD di certo, ma per quanto riguarda il candidato sindaco …
Sì, perché a tutti piace “vincere facile” e, sai mai, tutti quelli che in questi ultimi mesi, nel partito, ‘quello’, si erano chetati, adesso potrebbero essere ingolositi dalle nuove condizioni elettorali.
Infatti, se prima il partito era compatto nella scelta di schierare (sotto la pressione della sfida grillina e di un eventuale ricompattamento del centrodestra) il candidato più forte, e più forte nonostante la spada di Damocle della giustizia, ora, chissà; magari può bastare o addirittura essere più utile un candidato, o, ancora meglio, una candidata, che raccolga i voti della base, plachi i malumori e rinnovi una certa ‘simpatia’ attorno al PD persa in questi anni.
Insomma, se la decisione del partito di incoronare Gnassi candidato alle prossime elezioni, certo, non era necessariamente il segno di un’armonia interna al PD, ora, anche l’unanimità che aveva accompagnato quella scelta rischia di diventare opinabile.
Il nemico pare modesto, e dunque anche i criteri con cui decidere il prossimo candidato sindaco potrebbero cambiare. Gnassi, l’abbiamo già detto, è candidato forte e potrebbe anche raccogliere voti disgiunti nell’ambito del centrodestra, ma in queste condizioni potrebbero pesare di più la gestione della ‘curia’ del partito o anche la necessità di rinnovare quei legami con il mondo delle imprese o con alcune categorie (che a Rimini contano) che in questi anni non sono stati esattamente la priorità del sindaco Gnassi.
Solo a Rimini. Misteri e stranezze della politica locale
Solo a Rimini. Misteri e stranezze della politica locale
Solo a Rimini. Certe cose accadono solo a Rimini. Il maestro di tutti noi avrebbe detto che è tutta colpa del garbino che ha soffiato forte anche in questo anomalo inverno. Qualcuno più intellettuale ci potrebbe spiegare che è colpa del carattere anarchico, individualista e litigioso di noi riminesi, sempre pronti a dividerci e ad attaccar brighe. Qualcun altro ancora tirerebbe fuori la storia del genius loci, che fa sempre molto fine. Noi, molto più semplicemente, ci limitiamo a constatare: solo a Rimini.
Solo a Rimini abbiamo un sindaco uscente, Andrea Gnassi, che viene ricandidato all’unanimità dal Pd nonostante sulla sua testa penda il rischio concreto di un rinvio a giudizio per reati gravissimi (e non ci riferiamo all’associazione a delinquere, ma a tutto il resto). Dicono che dopo di lui c’è il nulla, quindi, secondo l’antica saggezza riminese, piuttosto che niente, meglio piuttosto.
Solo a Rimini abbiamo un Pd che, forse per bilanciare il segretario nazionale che parla ogni secondo, non proferisce verbo dai tempi di Noè. L’ex presidente della Provincia, Stefano Vitali, era uscito nei mesi scorsi annunciando: adesso parlo io. Qualcuno l’ha sentito?
Solo a Rimini abbiamo avuto due progetti di lista civica che, pur pescando sostanzialmente nello stesso ambiente culturale e sociale, per un anno si sono bellamente ignorate, se non osteggiate, per poi avviare un dialogo fuori tempo massimo e ritrovarsi entrambe con un pugno di mosche.
Solo a Rimini abbiamo partiti, movimenti e liste civiche che già dall’anno scorso facevano solenni dichiarazioni. Nel 2016 non sarà come le altre volte, ci muoviamo in tempo, troviamo un candidato forte e poniamo fine alla egemonia di un Pd alla frutta. Come ci insegnavano al catechismo, di buone intenzioni è lastricata la via che porta all’inferno.
Solo a Rimini abbiamo le liste civiche une e trine: dal tavolo di Dreamini ne sono sorte tre e ancora non si sa se condivideranno lo stesso candidato sindaco.
Solo a Rimini abbiamo una Lega che per mesi ha dichiarato di avere non uno, ma due candidati forti, e precisava che ad uno di essi sarebbe stato impossibile per chiunque dire di no. Quando il proconsole salviniano di Forlì, Jacopo Morrone, ha estratto dal cilindro il nome di Marzio Pecci, tutti hanno detto di no. Gli intellettuali qui parlerebbero di eterogenesi dei fini. La saggezza riminese invece andrebbe al sodo: una “patacata”.
Solo a Rimini si vanno a cercare candidati che non vivono a Rimini: a suo tempo Ravaioli si era candidato subito dopo il trasferimento da Forlì, quest’anno la Lega è andata a cercare l’uomo del destino a Pesaro, dopo che il soggetto aveva conquistato già una sconfitta a Riccione. Possibile che fra il Marecchia e il Marano non si trovi nell’area dei centrodestra un uomo qualunque che ambisca a farsi chiamare primo cittadino?
Solo a Rimini si vanno a cercare consulenti, spin doctor li chiamano gli intellettuali, a Riccione. Hanno fatto come la squadra che acquista l’allenatore dalla concorrente vincente. Non si sa se l’allenatore andava bene, certo è venuto meno il bomber.
Solo a Rimini se la Lega trova un candidato che si chiama Pecci, gli altri si muovono per trovarne uno con lo stesso cognome. Sai che chiarezza sulla scheda elettorale! Hai voglia a spiegare alle nonne novantenni di votare Pecci: sì ma quale? Per fortuna che il gioco si è fermato, altrimenti qualcuno candidava anche Eraldo Pecci.
Solo a Rimini abbiamo un potenziale candidato sindaco, il cui nome è stato buttato nel calderone delle trattative, che appena due giorni dopo comincia a scrivere sui giornali e a fare le cronache e a commentare ciò che combinano partiti e liste civiche.
Solo a Rimini abbiamo un esponente del centrodestra che come Berlusconi pensa di essere eterno, insostituibile e adatto per tutte le stagioni, perché senza di lui c’è il nulla. Non scriviamo nome e cognome, perché certamente avete capito chi è.
Solo a Rimini abbiano un avvocato, Davide Grassi, che si candida per i 5 Stelle e conia uno slogan che sembra uscito da uno spettacolo di Maurizio Crozza: attenti a non sbagliare consonante, altrimenti la città non cambia. Ma per lui non era una battuta, era uno slogan vero.
Solo a Rimini abbiamo un candidato dei 5 Stelle, che in realtà non è candidato perché deve essere “certificato” dal duo Grillo-Casaleggio.
Solo a Rimini abbiamo una ex moglie di Grillo, che si trasforma in “strega cattiva”, e lancia sortilegi e anatemi fino a creare in provetta un’altra lista a 5 Stelle, che però non è a 5 stelle, perché anche questa deve essere “certificata”, anche se, lo capiscono tutti, può contare su un aiutino in più.
Solo a Rimini abbiamo una lista a 5 Stelle che, non potendo candidare i padri, vecchi arnesi della politica locale, mette avanti i figli, in modo che i cognomi famosi facciano il loro effetto. Solo a Rimini abbiamo una lista di ex 5 Stelle che però può essere considerata a 5 Stelle perché il suo capo, Luigi Camporesi, ha dichiarato solennemente che la lista seguirà principi e valori del movimento grillino.
Solo a Rimini, lo avrete capito, abbiamo tre liste a 5 Stelle, magari ne nascono altre due, così avremo un autentico movimento pentastellato.
Si dirà che alcuni dei fatti elencati non sono un’esclusiva di Rimini, si rintracciano anche in altre città. Si, è vero. Ma tutti insieme, più o meno appassionatamente, li abbiamo solo a Rimini. E non sapremmo dire se si tratti di vera gloria.
Progetto Rimini: ha vinto il pressapochismo politico
Progetto Rimini: ha vinto il pressapochismo politico
Punto e a capo, scrive Natale Arcuri, dopo il no alla candidatura di Linda Gemmani. "Ormai è chiaro, il tentativo - prende atto - di mettere insieme una forte e coesa coalizione delle forze moderate e del centrodestra, sembra destinato, dopo una promettente quanto aleatoria intenzione, ad un fallimento. Dispiace vedere come i faticosi tentativi di riannodare le diverse anime e i diversi soggetti si siano infranti sul muro del pressapochismo politico di chi pensa di poter da solo interpretare un ruolo centrale e decisivo. C’erano certamente alcune perplessità e molte incognite da superare. E sarebbe stato necessario mettere a “sistema” tutta una serie di reciproci condizionamenti".
"Ma questo - prosegue Arcuri - era il meno. Visto che la forza di ogni coalizione è proprio la capacità di tenere insieme, facendone un unicum, tutte le sue diverse spinte. Ma c’è stato chi ha preferito il gioco della parti, i distinguo e le garanzie. Un modo come un altro per boicottare il percorso di aggregazione su un unico candidato e minarne l’esito. Va da sé che ogni difficile candidatura unitaria vivrà da adesso in poi due evidenti debolezze. Sarà allo stesso tempo frutto di una condizione di necessità ed espressione di un malessere già evidente al suo interno. Come Progetto Rimini abbiamo tentato di dare il nostro contributo per costruire una colazione vincente, con un candidato vincente. Esserci quasi riusciti è stato già di per sé un miracolo. Non aver avuto la possibilità di consolidarne la proposta e il progetto e renderli oltre che plausibili, definitivamente concreti lascia in tutti noi l’amaro in bocca. La speranza che ci rimane è che sia le forze politiche di centrodestra sia le probabili liste civiche sappiano uscire dall’alveo della mera autoreferenzialità, sappiano spogliarsi delle saccenti vesti di strateghi della politica e percorrere il cammino di una seria consapevolezza politica e di una maggiore assunzione di responsabilità".
Rimini, elezioni 2016. Linda Gemmani: non mi candido
Rimini, elezioni 2016. Linda Gemmani: "Non mi candido."
Il principale tormentone di questo periodo di vigilia della campagna elettorale è stata la presunta candidatura di Linda Gemmani per l’area di centrodestra. Si sono scritti fiumi di inchiostro e di articoli sul web, ma la diretta interessata (imprenditrice del gruppo Scm, impegnata anche nell’ambito del sociale) non ha mai fatto sapere niente, né in positivo né in negativo.
Oggi ha deciso di rompere il silenzio e ha spedito ai giornali una nota molto concisa ma inequivocabile: non mi candido.
“Molti amici, in questo periodo, mi hanno sollecitato - scrive Linda Gemmani - un impegno personale in occasione delle prossime elezioni amministrative della nostra città. Sono molto lusingata per il forte consenso intorno al mio nome ma non posso non ribadire che sono un imprenditore e desidero continuare ad esserlo, convinta tra l'altro che anche esercitando bene la mia professione penso di poter contribuire allo sviluppo del nostro territorio. Mi auguro quindi che i numerosi quanto pressanti tentavi di trovare la mia disponibilità si fermino di fronte ai miei improrogabili ed irrinunciabili impegni personali e professionali che non mi consentono di accettare nessuna forma di candidatura alle prossime Elezioni. Auguro al futuro sindaco di Rimini ogni successo nell'interesse di Rimini e dei riminesi”.
Questo il testo diffuso dalla Gemmani, alla quale abbiamo comunque rivolto la domanda che tutti si fanno: perché ha deciso di uscire allo scoperto solo oggi quando il suo nome rimbalzava sui giornali, fra mille congetture, da alcune settimane? “Sinceramente – risponde – pensavo che prima o poi la cosa si sgonfiasse da sola. Capisco benissimo che ai giornali in vista delle elezioni piaccia fare il toto-candidature. Non mi meraviglio e non mi scandalizzo. Però pensavo e speravo che il mio nome uscisse presto di scena. Visto che questo non succedeva, ho dovuto fare una smentita ufficiale”.
Resta da capire come e perché il suo nome sia emerso. Qualcuno si sarà fatto vivo con una proposta concreta? “In verità – afferma Linda Gemmani – nessun partito mi ha fatto alcuna proposta. E anche altre richieste ufficiali non sono mai arrivate. Solo negli ultimi giorni, visto che il mio nome era sempre sui giornali, alcuni mi hanno invitato a prendere in considerazione l’idea”.
Anche nel 2011 il suo nome era emerso, anche quella volta le cose andarono così? “No, nel 2011 mi era stato chiesto ufficialmente da un partito, mi ero presa un periodo per pensarci e poi ho risposto che non ero disponibile”.