15 novembre
La protesta degli asili | Profughi senza regole | Calcio e polemiche
Referendum costituzionale, cattolici e posizioni strumentali
Sul tema del referendum costituzionale del 4 dicembre è legittimo per chiunque avere opinioni diverse, per il sì o per il no. Quanto detto è una tautologia, ma si rende necessaria perché in taluni settori dell’opinione pubblica, specialmente in campo cattolico, vengono sollevati argomenti che portano a sostenere che la fedeltà a determinati principi e valori implichi un sicuro “no” al quesito referendario.
Ci soffermiamo soprattutto su due argomenti. C’è chi sostiene che la riforma Renzi-Boschi rappresenti una negazione del principio di sussidiarietà così caro alla dottrina sociale cattolica. È un’affermazione di principio che però non viene documentata indicando in quale articolo della legge si metterebbero a rischio i valori della persona, della famiglia e della sussidiarietà.
Chi ha compiuto lo sforzo di informarsi sull’oggetto del referendum, e non si limita agli slogan ripetuti nei dibattiti televisivi, sa che la riforma introduce cambiamenti nella seconda parte della Costituzione, quella relativa all’organizzazione dello Stato, mentre lascia intatta tutta la prima parte, dedicata ai valori e principi fondamentali. Resta pertanto in vigore anche l’articolo 2 che «riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità». Qui è affermato il principio di sussidiarietà che non viene toccato. Una insignificante modifica è introdotta nell’articolo 118 che recita «Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà». La modifica si riduce a togliere le Province che sono state abolite dalla stessa legge di riforma. Eppure si sostiene che la legge ha cancellato il principio di sussidiarietà. Se con questi giudizi ci si riferisce al fatto che vengono eliminate le materie concorrenti fra Stato e Regioni e la riforma stabilisce quali sono le materie di competenza esclusiva dell’una e dell’altra articolazione dello Stato, siamo di fronte ad una delle modifiche che anche un sostenitore del no, come il professor Casavola, intervenendo al Meeting nell’agosto scorso, ha definito come uno degli aspetti positivi perché meglio garantisce i diritti di uguaglianza dei cittadini.
Eppure un giurista colto e preparato come Alfredo Mantovano, pure lui intervenuto nei mesi scorsi a Rimini, sostiene, trovando molti seguaci, che la riforma va bocciata perché favorisce il “processo di disintermediazione”, cioè riduce il ruolo dei corpi intermedi. Quale sia la norma che provochi tale disastro non è dato sapere, però è diventato un luogo comune (e si sa quanto sia difficile liberarsi dai luoghi comuni) che la riforma costituzionale faccia strame della sussidiarietà e dei corpi intermedi. Gli unici fatti che il giurista Mantovano ha citato nel corso del suo intervento a Rimini sono alcune prassi di governo attuate dal premier Renzi. Queste prassi sono ovviamente criticabili ma non c’entrano nulla con il quesito referendario sulla riforma che nulla dice e modifica a proposito di questo argomento.
L’altro argomento che viene messo in campo, anche in questo caso nell’ambito del mondo cattolico, è che chi pensa di votare “sì” al referendum è in qualche modo succube del potere e della mentalità dominante, che qualcuno, con qualche triplo salto mortale dialettico, definisce addirittura come gramsciana e comunista. In questo caso il pensiero, che si pretende intelligente e arguto, denuncia una totale incomprensione della realtà. Continuare a leggere la situazione sociale e culturale di oggi con categorie che ormai appartengono solo ai libri di storia non aiuta a capire il presente. Se c’è una mentalità dominante oggi non è forse quella, in vario modo espressa, dell’antipolitica e del populismo che, infischiandosene apertamente di una discussione sulla riforma, afferma apertamente che l’unica vera ragione per dire “no” è la possibilità concreta di mandare a casa Renzi? Vengono in mente le elezioni politiche del 1976 quando il Psi condusse una feroce campagna contro la Dc di cui era alleato, con il risultato di incrementare come non mai i voti del Pci, che dell’opposizione allo Scudo Crociato faceva la sua ragion d’essere. Sì disse allora che il Psi aveva scosso l’albero e che il Pci aveva raccolto i frutti. Esiste il concreto rischio che il 4 dicembre tutti coloro che oggi entusiasticamente si esprimono per il “no” facciano da battistrada per una ravvicinata affermazione del populismo grillino o salviniano. Ma si fa fatica a pensare come un’Italia grillina o salviniana (sul resto del centrodestra stendiamo un velo pietoso) possa meglio esprimere i valori della persona, della famiglia e della sussidiarietà.
Il dibattito, fuori o dentro il mondo cattolico, dovrebbe essere liberato di pre-giudizi. O si sta sul merito della riforma (ma ormai sembra non interessare più nessuno) o si può votare pro o contro Renzi purché lo si dica apertamente, senza usare argomenti che puzzano di strumentale lontano un miglio.
Asili ai privati, lungo e vivace dibattito in commissione
(Rimini) Lunga e vivace seduta oggi pomeriggio della seconda commissione consigliare convocata per audizione dei soggetti interessati e coinvolti dal processo di esternalizzazione di alcuni servizi educativi. All'incontro erano presenti, oltre che i sindacati e i comitati degli insegnanti precari, i genitori del comitato "Giù le mani dalle scuole di Rimini" che in queste settimane ha racolto tremila firme per cercare di bloccare il progetto dell'amministrazione comunale. Prima dell'incontro il comitato ha diffuso una nota in cui ribadisce le sue posizioni ed alza il tono della polemnica politica, sostenendo che non è vero che il Comune non ha le risorse per mantenre la gestione pubblica delle scuole.
Sull'argomento è intervenuto anche il capogruppo di atto Civico, mario Erbetta, per sostenere che si deve procedere alle esternalizzazioni del servizio e non alle assunzioni dirette di personale per il fatto che, secondo il decreto legge n. 113 del 2016,all'art. 17 228 , "a spesa per il personale docente non può mai superare quella dell'anno scolastico 2015/2016. Quindi l'impossibilità ad assumere da parte del Comune è oggettiva, perchè se lo facesse senza che nessun dipendente fuoriuscisse dall'organico, sarebbe violata la necessità di non superare la spesa per il personale docente dell'anno scolastico 2015/2016"
Inoltre, afferma Erbetta, " il bando prevede la massima attenzione sul progetto didattico e in particolare sulla tutela è integrazione dei portatori di handicap, garanzia di occupazione a tutti i precari della scuola comunale che potranno essere stabilizzati con un posto fisso, massima tutela per l'assunzione dei soggetti socialmente svantaggiati e divieto di subappalto. “Insomma un buon bando che tutela i cittadini e crea occupazione.”
Aeroporto, nuovo volo per Tirana con Blue Panorama
AIRiminum 2014 , società di gestione dell’Aeroporto Internazionale di Rimini e San Marino “Federico Fellini”, annuncia che da oggi,lunedì 14 novembre, è attivo il nuovo volo Rimini – Tirana. La nuova rotta verrà operata da Albawings in code-sharing con Blue Panorama Airlines, compagnia aerea di linea e charter italiana leader nel mercato internazionale con base operativa e tecnica a Roma Fiumicino.
La tratta, operata con un Boeing 737, avrà una frequenza di due voli a settimana fino al 14 dicembre, a cui se ne aggiungerà un terzo fino al 25 marzo 2017.
“Siamo molto felici di dare il benvenuto a Blue Panorama Airlines, tra i migliori vettori leisure italiani che negli anni ha saputo affermarsi come leader nel mercato internazionale per la qualità dei servizi offerti e per le destinazioni proposte – afferma l’Amministratore Delegato Leonardo Corbucci. La nuova tratta, che arriverà a collegare Rimini con Tirana con una frequenza di ben tre voli a settimana, testimonia la nostra volontà di rafforzare il network internazionale dell’Aeroporto “Federico Fellini” e di AIRiminum 2014, una strada che riteniamo strategica per lo sviluppo dell’intero territorio.”
14 novembre
Stazione blindata per San Martino | Profughi, pressing Lisi su albergatori | Il calcio di Valentino
Carim, finita l'ispezione. Chiesto il salvataggio al Fondo interbancario
È terminata oggi la nuova ispezione di Bankitalia alla Cassa di Risparmio di Rimini e contemporaneamente il consiglio d’amministrazione di Carim ha approvato la situazione semestrale al 30 giugno scorso. Il quadro che emerge conferma il passaggio drammatico in cui si trova l’istituto di credito.
La semestrale recepisce integralmente quanto chiesto dagli ispettori. Una nota di Carim spiega che “Sono stati in particolare registrati accantonamenti a copertura dei crediti deteriorati pari a 86 milioni e sono stati svalutati i residui avviamenti iscritti a bilancio per circa 23 milioni. Il livello di copertura delle sofferenze ha così raggiunto il 61,2%, rispetto a un dato di sistema pari a 58,7%. La copertura complessiva del credito deteriorato si porta al 49,2%, rispetto a un dato di sistema pari al 45,4%”.
L’attività ordinaria della banca si conclude con un saldo positivo di 42 milioni, ma il risultato finale è negativo per 73 milioni, sostanzialmente dovuto – sottolinea Carim - alla svalutazione degli attivi immateriali e agli interventi di maggiore copertura dei crediti deteriorati. Prosegue la nota: “Aderendo agli orientamenti delle Autorità di Vigilanza nazionale ed europea, nonché alle tendenze in atto nel settore creditizio, l’aumento dei livelli di copertura potrà favorire ulteriori significative dismissioni dello stock di credito non performing, in coerenza a quanto già previsto nel piano industriale 2016/2017, per liberare definitivamente le potenzialità di sviluppo di Banca Carim”.
Ciò che il comunicato, ricco di cifre e di dati, non dice è quanto nuovo innesto di capitale sia necessario per salvare la banca. Ad ispezione ancora in corso erano emerse indiscrezioni secondo le quali non basterebbero neppure i 100 milioni ipotizzati entro il 2017. La situazione è certamente ben più pesante se, come afferma la nota, “Banca Carim ha comunque presentato richiesta di intervento allo Schema Volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei depositanti, onde ricevere sostegno alle proprie esigenze di ricapitalizzazione, fornendo a tal fine preliminari elementi di valutazione; il Fondo si porrebbe dunque come potenziale soluzione di ultima istanza, fermi restando la ricerca ed il conseguimento di ipotesi alternative”. La notizia è quindi la richiesta di intervento al Fondo, anche se il comunicato si dilunga a chiarire che “La Banca, insieme ai propri advisor, è attivamente impegnata nella ricerca di soluzioni aggregative nonché in contatti con potenziali investitori per stringere partnership industriali e strategiche finalizzate al rafforzamento patrimoniale e alla maggiore competitività”.
San Marino al voto con il rischio ballottaggio
Stai a vedere che a San Marino, dove domenica 20 novembre si tengono le elezioni politiche, vedremo all’opera una sorta di Italicum riformato, ovvero un ballottaggio di coalizione. Ovviamente la legge italiana sul Titano non c’entra nulla. Solo un modo per dire che è molto probabile che nessuna coalizione che si presenta al voto ottenga il cinquanta per cento più uno dei consensi, rendendo così indispensabile un ballottaggio fra le prime due. Chi vincerà avrà il premio di maggioranza di 35 seggi su 60, mentre gli altri 25 saranno suddivisi fra tutti i perdenti che avranno superato la soglia di sbarramento.
Che ci sia il rischio concreto del ballottaggio lo dice il quadro delle coalizioni e delle liste che si sottopongono al giudizio degli elettori. Ci sono tre aggregazioni e due liste che vanno per conto loro. Anche nel 2012 le coalizioni erano tre, ma in quella vincente, che superò il 50 per cento di pochissimo, si trovava Alleanza Popolare, il partito che con l’uscita dal governo ha provocato le elezioni anticipate. Adesso i suoi uomini sono confluiti in una coalizione antagonista, rimettendo tutto in gioco.
A far ritenere che il ballottaggio possa essere l’unica soluzione per avere una maggioranza stabile è il fatto che sul Titano il processo di frantumazione e di disgregazione delle forze politiche tradizionali ha raggiunto livelli altissimi. I cambi di casacca, di schieramento, i fuoriusciti da questo o e quel partito, alleati che si ritrovano avversari, la nascita di partiti personali: tutto questo genera non poca confusione e sconcerto nell’elettorato, che alla vigilia del voto per buona parte appare disorientato. Il rinnovamento della politica, più che basato sui contenuti e sui metodi, appare ridotto ad un trasformismo dove chiunque può autoproclamarsi “nuovo”, purché in contrapposizione al sistema e alle forze politiche tradizionali.
Basti pensare che sulla scheda elettorale i sammarinesi troveranno una situazione di alleanze modificate, partiti che si presentano per la prima volta, partiti tradizionali che si presentano in modo diverso dal solito. Capirci qualcosa non è facile per nessuno, nemmeno sarà possibile fare i classici confronti fra un’elezione e l’altra.
Adesso.sm
La prima colazione si chiama Adesso.sm ed formato da Repubblica Futura, Ssd e Civico10. Repubblica Futura è un nuovo partito dove sono confluiti alcuni uomini di Alleanza Popolare (ma non i leader storici come la Mularoni) e l’Upr, un partito a suo tempo formato da ex democristiani. Nel 2012 Ap e Upr (presenti in coalizioni diverse) avevano ottenuto complessivamente il 15 per cento. Ssd è una sigla che sta per Sinistra socialista democratica, un contenitore che aveva l’ambizione di riunire tutta la sinistra, da quella radicale a quella riformista, ma che in realtà è riuscito a mettere insieme solo alcuni cocci: fuoriusciuti dal Psd (il corrispettivo del Pd italiano), Sinistra Unita e i Lab.dem dell’ex socialista Simone Celli. Completa la coalizione Civico10, che è soprattutto un’aggregazione giovanile che comunque nel 2012 aveva ottenuto oltre il 6 per cento dei voti. Potremmo definirla una coalizione di sinistra-centro.
San Marino prima di tutto
La seconda coalizione in campo è San Marino prima di tutto. I due perni principali sono il Pdcs, ovvero la Democrazia Cristiana che questa volta presenta una lista di partito senza altri inserimenti, e il Psd, ovvero i democratici del Titano. Si sono aggiunti il Ps, Partito Socialista, quello che aveva come leader Paride Andreoli (ma in lista ci sono soprattutto giovani) e Sammarinesi, lista nata dalla confluenza di Noi Sammarinesi (del Segretario di Stato uscente, Arzilli) e da Sammarinesi Senza Confini, rappresentativo soprattutto di quanti vivono all’estero. Questa è una coalizione di centro-sinistra.
Democrazia in movimento
E così arriviamo alla terza coalizione chiamata Democrazia in movimento, che potremmo definire, per le loro posizioni anti-sistema, i grillini del Titano. Nel fanno parte il movimento Rete, che al suo esordio nel 2012 superò il 6 per cento dei consensi, e il Movimento Democratico San Marino Insieme, formato da fuoriusciti del Partito Socialista (Pedini Amati) e di Sinistra Unita (Rossi e Lazzari).
Gli outsider
Completano il quadro due liste indipendenti. La prima (Lista delle persone libere) ispirata dal blogger Marco Severini rappresenta una sorta di leghismo in salsa sammarinese. Riunisce una quindicina di comitati, fra cui uno curiosamente chiamato “io non sto con Gnassi”. L’altra lista (Rinascita democratica sammarinese) è promossa da uno dei leader storici del socialismo sammarinese (è il quinto partito a cui dà vita), Augusto Casali.
L’esordio della preferenza unica
In tutto fanno 11 liste e 260 candidati per 60 posti nel Consiglio Grande e Generale.
L’altra novità di queste elezioni è l’esordio della preferenza unica, che potrà essere data anche dagli elettori residenti all’estero. Sappiamo quali cambiamenti politici profondi abbia indotto in Italia il referendum su questo tema indetto da Mario Segni. Ed anche a San Marino si aspettano grossi sconvolgimenti, soprattutto nella selezione della classe dirigente. La Repubblica è in fondo un grande paesone, dove tutti conoscono tutti, dove si vive fianco a fianco. Se con tre preferenze, si poteva votare l’uomo di fiducia e magari incoraggiare un giovane, con una sola bisogna fare una scelta netta. A quanto l’effetto è che a San Marino si espone dicendo per quale candidato vota, tutti temono di rompere consolidate amicizie. Vedremo la sera del 20 novembre quale sarà l’effetto della riforma sulla qualità politica dei nuovi parlamentari.
La difficile ripresa dopo il crollo del Pil
Nella campagna elettorale dominante è il tema dell’economia. San Marino non è certo stato risparmiato dalla crisi mondiale scoppiata nel 2008. Ai problemi di tutti si sono aggiunti i provvedimenti sulla trasparenza delle operazioni bancarie e finanziarie, che hanno tolto il Titano dalle “black list”. In questi anni San Marino ha perso qualcosa come il 30 per cento del proprio Pil, solo nel 2012 è cominciata la ripresa che però avanza molto lentamente con percentuali dell’uno o dello zero virgola. Il tema è quello tipico italiano, dall’austerità si deve passare allo sviluppo e alla creazione di nuovi posti di lavoro. La disoccupazione intorno al 6 per cento sarebbe un traguardo auspicabile per ogni Paese, ma a San Marino erano abituati ad avere un tasso prossimo allo zero.
Le forze politiche si confrontano sul tema dello sviluppo e del lavoro. Le forze di governo sostengono che dopo le azioni di risanamento, dopo aver riacquistato la credibilità internazionale, adesso è arrivato il momento di tornare a crescere; le forze di opposizione sostengono che l’attuale situazioni di crisi è colpa del governo e che pertanto bisogna cambiare. Un copione che ben conosciamo, quasi scontato.
Sanità: la senologia e la difesa delle eccellenze
Non accade solo a Rimini, è un riflesso condizionato che si esprime ovunque tutte le volte che si tenta la razionalizzazione di un servizio. Come nessuno vuole certe opere (ad esempio una discarica) vicino a casa propria, così per i servizi sanitari scatta la logica opposta, tutti devono essere sotto casa, a prescindere da ogni considerazione sull’efficienza e sulla corrispondenza ai reali bisogni della popolazione.
Purtroppo a questo comportamento dei cittadini segue quello di talune forze politiche che, pur di cavalcare un movimento di protesta contro chi amministra la cosa pubblica per trarne vantaggio e consenso, sono subito pronte a far proprie battaglie e parole d’ordine, senza cercare di andare più in profondità e capire qual è il reale interesse di una comunità e quali sono i punti giustamente criticabili di un’azione amministrativa. Senza affibbiare a queste forze politiche l’ormai inflazionata accusa di populismo, non si può fare a meno di osservare che, nella mancanza di un progetto o di una propria visione amministrativa, la politica di opposizione si riduce purtroppo a cavalcare gli umori di pancia di questo o quel comitato (vedi anche il caso di asili e scuole dell’infanzia), senza nemmeno accorgersi delle contraddizioni rispetto alla propria cultura e storia politica.
A tenere banco in queste settimane a Rimini è il caso del reparto di senologia di Santarcangelo che, secondo alcune associazioni femminili e forze politiche, rischia di essere depotenziato dal piano di riorganizzazione della rete ospedaliera proposto dalla direzione della Ausl Romagna.
Il progetto prevede che per la senologia ci sia un’unica unità operativa, con sede a Forlì, e tre Breast Unit (ovvero centri multidisciplinari) dislocate a Forlì-Cesena, a Rimini (Santarcangelo) e a Ravenna. Questa riorganizzazione comporta per Santarcangelo la riduzione da 19 a 10 posti letto, ed i nove eliminati saranno riconvertiti in letti di chirurgia generale. Nel 2015 il reparto ha compiuto 361 interventi chirurgici alla mammella e discusso ogni settimana una ventina di casi al meeting interdisciplinare con sede a Rimini. A Forlì-Cesena gli interventi sono stati 604 e Ravenna-Faenza-Lugo 401.
L’Ausl afferma che la riorganizzazione segue le linee guida di Eusoma (la società europea degli specialisti del cancro al seno) che prevedono che ciascun Centro debba prendere in carico almeno 150 casi maligni all’anno e che i chirurghi senologi debbano operare almeno 50 casi maligni all’anno come primo operatore.
Chi si oppone, chi ha raccolto firme, chi ha diffuso comunicati di critica feroce, sostiene che in questo modo si smantella un’esperienza positiva della sanità riminese, da tutti considerata un’eccellenza, una delle poche certificate da Eusoma; si aggiunge che la senologia di Santarcangelo è nata prima di quella di Forlì e quindi se si volevano rispettare le vocazioni del territorio si dovrebbero compiere scelte opposte a quelle prefigurate.
La parola chiave per giudicare tutta la vicenda è proprio “eccellenza”. In campo sanitario significa una struttura dove la salute dei cittadini è in buone mani. E a determinare il carattere eccellente di un centro sanitario è innanzitutto la qualità e la professionalità del personale medico che vi lavora. Nell’area vasta Romagna (perché questa è la dimensione geografica da tenere presente, non il proprio borgo) operava fino al giugno scorso un ottimo senologo, il dottor Secondo Folli, al quale si deve lo sviluppo e la crescita qualitativa della senologia a Forlì. Dal 13 giugno Folli però non è più a Forlì, ma ha colto l’opportunità di un balzo di carriera, andando a dirigere la senologia dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano.
Le forze politiche che adesso di battono contro la riorganizzazione non sono intervenute per criticare l’Ausl che, per non aver avuto il coraggio di scegliere e per aver obbedito ai soliti equilibrismi territoriali, si è lasciata scappare un senologo del calibro di Folli, non a caso subito scelto da una delle migliori strutture sanitarie del Paese. Ci sia consentita una domanda retorica: si difende l’eccellenza aggrappandosi a nove posti letto che vengono riconvertiti e reclamando un reparto sotto casa, o conservando per il proprio territorio le risorse professionali da tutti riconosciute come eccellenti? Quando si è consumato il divorzio fra il dottor Folli e l’Ausl Romagna non ci risulta che nessuno abbia detto qualcosa e abbia espresso preoccupazioni per la perdita di qualità della senologia.
Giusto difendere le eccellenze, altrettanto giusto individuare in modo tempestivo e intelligente gli obiettivi delle proprie battaglie.
Aeroporto di Rimini, addii e investimenti bloccati
Ma qual è il reale obiettivo del signor Leonardo Corbucci, azionista di ampia maggioranza di Airiminum 2014 e amministratore delegato della società? Da grande vuole davvero fare il gestore di un aeroporto o semplicemente è impegnato a rimettere in piedi il Fellini giusto quanto basta per poterlo vendere al miglior offerente e realizzare un’ottima plusvalenza? Se un po’ di mesi fa questo sospetto era alimentato da chi vedeva Airiminum 2014 come il fumo negli occhi e non era disposto a concedere un minimo di credito alla nuova società di gestione, adesso l’eventualità di una vendita da parte di Corbucci sarebbe salutata con favore da molti soggetti che sono totalmente insoddisfatti dell’attuale gestione.
Fra questi ci sono certamente i soci della cordata riminese di Rimini Partecipazioni che hanno venduto tutte le loro quote alla società Armonie controllata da Corbucci. “Era diventato impossibile restare. – afferma Enrico Pinetti, presidente di Aircoop, che era socio e gestiva il bar dell’aeroporto – Chiunque abbia avuto a che fare con il signor Corbucci si è reso conto che i rapporti sono estremamente difficili, per dirla con un eufemismo. Il 31 ottobre è scaduto il nostro contratto, la società ha emesso un bando per trovare un nuovo partner al quale non parteciperemo anche perché sono state inserite condizioni che ci escludono. Abbiamo venduto anche le quote perché era impossibile continuare. Ci dispiace molto, perché da anni abbiamo condiviso le sorti dell’aeroporto anche accettando di rimetterci pur di essere presenti, perché credevamo all’importanza di questa infrastruttura per il nostro territorio”.
Non è quindi stato un addio sereno quello dei soci di Rimini Partecipazioni. Lo stesso Raffaele Ciuffoli, prima della sua improvvisa scomparsa, si era trovato nelle stesse difficoltà. Nei mesi scorsi anche noi di buongiornoRimini avevamo raccontato come la linea gestionale di Corbucci (e il suo carattere) provocasse continui conflitti con gli altri soggetti coinvolti nell’aeroporto.
Adesso l’aeroporto è completamente nelle mani di Corbucci ed il futuro dipende dalle sue decisioni (e dai suoi conti). Dalle mosse fin qui compiute si capisce che non è disponibile a rimetterci un solo euro, anzi l’obiettivo, legittimo, è esclusivamente quello di guadagnare, rischiando il minimo indispensabile.
In una recente intervista a Icaro.tv il presidente Laura Fincato ricordava che Airiminum 2014 è ancora in attesa della firma del decreto congiunto ministero del tesoro e ministero delle infrastrutture per la concessione definitiva. Finché non ci sarà quel decreto, che alcuni aeroporti hanno atteso per quattro anni – sottolineava Fincato – non sarà possibile fare alcun intervento sostanziale in aeroporto e la società non potrà accedere ai finanziamenti europei o regionali. Quindi, almeno per il momento, nessun investimento strutturale in aeroporto. E questo non è un particolare trascurabile.
In attesa degli investimenti, possono comunque essere incrementati i voli, charter e di linea, che portino un maggior numero di turisti a Rimini. La summer season 2017 si costruisce in questi mesi, il traffico al Fellini nell’estate 2017 dipenderà dai contatti e dai contratti che saranno siglati adesso. Al convegno svolto nell’ambito del Ttg si è parlato di tre linee d’azione: consolidamento del mercato russo, nuovi collegamenti con Israele, ricerca di una compagnia low cost, partner dell’aeroporto, che garantisca rotte per il nord Europa.
Vedremo cosa effettivamente andrà in porto. I risultati del 2016, molto enfatizzati secondo lo stile più di un ente pubblico che di un’impresa privata, sono in realtà deludenti. Soprattutto perché non saranno certo i restanti mesi di novembre e dicembre (dove ci sono alcuni voli russi il sabato e poco più) a ribaltare le sorti di un traffico che supera appena i 200 mila passeggeri e che colloca Rimini fra gli ultimi posti nella classifica degli aeroporti italiani. Al di là dei numeri, si vede inoltre che il magro risultato è stato ottenuto con una ripresa dei russi, alla quale ha corrisposto un calo dei turisti provenienti dalla Germania proprio nell’anno dei grandi investimenti promozionali di Apt in terra tedesca. Per il resto niente di nuovo, è stata realizzata l’attività “istituzionale” che affonda le radici nel recente passato. Airiminum può controbattere ricordando che è stato impossibile preparare adeguatamente la summer 2016 perché la gestione dell’aeroporto era sotto la spada di Damocle della sentenza del Consiglio di Stato sul ricorso presentato contro il bando Enac. Questo è certamente vero, ma è altrettanto vero che d’ora in poi non ci saranno più alibi. Airiminum 2014 d’ora in poi è chiamata a dimostrare di essere capace di riportare l’aeroporto di Rimini ai fasti di un tempo.
Rimini ricorda don Benzi a nove anni dalla morte
Nove anni fa, la notte tra l'1 e il 2 novembre, moriva don Oreste Benzi. A partire da questa sera il sacerdote dalla “tonaca lisa” verrà ricordato nella sua città, Rimini, e in molte altre città d'Italia e del mondo, nei 38 Stati in cui la sua opera si è diffusa ed è in continua espansione.
Celebrazioni eucaristiche, spesso presiedute dai vescovi dei luoghi in cui si svolgono, ma anche opportunità di ripercorrere i passi di don Oreste incontrando quei poveri che lui era solito avvicinare in luoghi insoliti, magari lungo le strade della notte o vicino alle tombe di un cimitero.
«Don Oreste va meditato, ma non in modo nostalgico – sottolinea Giovanni Ramonda, responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Benzi –. Dobbiamo meditare il cuore di don Oreste e dire il nostro sì davanti a tutti i nuovi fronti di condivisione con i poveri e gli emarginati. Abbiamo un campo di azione stupendo che ci attende. I giovani vanno dove vedono la credibilità».
A Rimini questa sera sarà celebrata La notte di don Oreste: ritrovo alle 21 nella chiesa di Sant’Agostino con adorazione e confessioni; quindi alle 22 da piazza Cavour partono i gruppi che vogliono vivere l’esperienza delle unità di strada; all’una si torna a Sant’Agostino per la messa conclusiva.
Domani ci sarà l’Open Day della Comunità Papa Giovanni XXIII: le case della Comunità a Rimini condividono un pranzo, una cena un caffè o anche solo una chiacchierata con chi vuole conoscere meglio don Oreste.
Alle 14,40 al cimitero di Rimini commemorazione dei bambini morti prima di nascere.
Alle 20,30, nella Chiesa della Resurrezione, celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Rimini monsignor Francesco Lambiasi.
Prosegue nel frattempo la causa di beatificazione del sacerdote riminese. A distanza di due anni dall'avvio, il giudice del processo, don Giuseppe Tognacci, fa sapere che «sono stati ascoltati 70 testimoni fra i cento citati dalla postulazione e altri 2 tra quelli citati d'ufficio» e preannuncia che, continuando con questo ritmo, la fase diocesana del processo si potrebbe chiudere entro il prossimo anno, che «grazie a Dio va a coincidere con il decimo anniversario della morte» .