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Morciano, sindaco agli arresti | Spese pazze in Regione | Monossido, famiglia all’ospedale

“Gnassi ? Sta proseguendo sui temi della sua campagna elettorale. Parla solo del Teatro Galli e di piazza Malatesta. Invece sono altri i problemi urgenti della città. Uno di questi è l’esternalizzazione dei asili che preoccupa molto i genitori, mentre il sindaco si è sottratto ad ogni confronto”.

Parola di Raffaella Sensoli, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, da qualche giorno anche capogruppo in virtù della norma interna che vuole la rotazione degli incarichi. Fra un anno rientrerà nei ranghi di consigliere semplice. Folgorata nel 2010 dal verbo grillino (“Ho ascoltato Beppe nel 2010 in piazza Cavour e mi hanno affascinato i suoi principi”), alle regionali del 2014 è stata eletta con 1.066 preferenze. Fino al mese scorso era socia di una società che si occupa di marketing bancario, adesso il suo unico mestiere è la politica. Non c’è contraddizione con la battaglia pentastellata contro la casta? “No, assolutamente. Noi siamo contro i politici a vita, che restano incollati alle poltrone, e abbiamo il vincolo dei due mandati. Quando avrò esaurito il mio mandato, mi cercherò un nuovo lavoro”.

Torniamo dunque alle scuole comunali esternalizzate: sono dunque queste il principale problema di Rimini?

“E’ certamente uno dei più importanti. Bisogna tutelare i bambini, perché sono il nostro futuro”.

Perché voi del Movimento 5 Stelle sostenete che la scuola deve essere solo pubblica, nel senso di comunale o statale?

“Noi diciamo che deve essere preferibilmente pubblica, mentre a Rimini si va nella direzione opposta dando largo spazio ai privati. La scuola deve essere pubblica perché solo l’ente pubblico può garantire l’universalità del servizio. Dicono che il privato gestisce meglio, però vediamo che ci sono cooperative che applicano contratti penalizzanti per i loro dipendenti e questo inevitabilmente si traduce in una minore qualità del servizio”.

Avete individuato la vostra bestia nera nelle cooperative e continuate a battere su questo chiodo, però l’appalto l’ha vinto il Ceis…

“Sì, ma la questione non cambia. C’è una tendenza a dare tutto ai privati, mentre a livello legislativo di parla di integrazione fra pubblico e privato. Non c’è integrazione se una parte prevale sull’altra. Avviene così anche nei servizi socio-sanitari: si privilegiano cooperative e società che hanno scopo di lucro”.

Dal suo punto di osservazione, quali altri problemi vede per Rimini?

“Mi pare che l’amministrazione badi a rifare il trucco alla città senza affrontare le vere malattie. Abbiamo un turismo ingessato, con la Bolkestein che rischia di travolgere i nostri operatori. Abbiamo non solo infiltrazioni, ma un vero e proprio radicamento della malavita organizzata nelle nostre imprese turistiche. Tre alberghi chiusi la scorsa estate dalel forze dell’ordine non sono certo una bella publicità per la Riviera. Abbiamo un Trc che già ci è costato cento milioni di euro, non si sa quando entrare in funzione e quando mai riuscirà a ripagarsi. Quei soldi potevano essere investiti per rendere più fluida la viabilità a Rimini”.

A questo non ha pensato il Fila Diritto di Gnassi?

“Va bene fare le rotonde ed eliminare qualche semaforo, anche se ancora manca l’intervento più necessario quello dell’incrocio con via Montescudo. Serve una politica di potenziamento del trasporto pubblico, dove invece abbiamo bilanci societari tutti da verificare. C’è da capire quanto questi buchi dipendano dal Trc”.

E invece come se la passano i 5 Stelle a Rimini?

“Si sta ricominciando. Siamo tornati a fare i gazebo in piazza, gli incontri, le assemblee. Stiamo preparando il futuro. Vogliamo essere pronti nel caso di dovesse tornare a votare a breve per gli sviluppi del caso Aeradria”.

O magari perché Gnassi si candida in Parlamento?

“Non lo so, noi siamo contrari a comportamenti come quello della Petitti che ha cambiato tre poltrone in quattro anni. Quando si è eletti, bisogna portare a termine il proprio mandato”.

Gnassi ha avuto l’autostrada libera per la vostra mancanza sulla scheda elettorale. Chi ha sbagliato?

“Abbiamo sbagliato un po’ tutti. Però è inutile rivangare il passato e fare del gossip. Mi interessa andare avanti e parlare dei problemi della città”.

Quando si tornerà a votare, presto o tardi, sarete presenti?

“Me lo auguro. Ma faccio fatica a dare una risposta precisa. Noi non abbiamo una struttura partitica e io sono solo una eletta in consiglio regionale. Conservo il rapporto con i gruppi presenti sul territorio, ma non conosco tutte le loro dinamiche!.

Mi pare che siate rimasti in pochi…

“Qualcuno se ne é andato. È legittimo se non si riconosceva più nei principi del Movimento. Ma si fa avanti. Guardi a Cattolica: sembravamo quelli che facevano soli i banchetti in piazza ed ora stiamo amministrando”.

Bene o male?

“Siamo molto contenti di questa esperienza. Certo è dura prendere in mano una città dopo settant’anni di governo che non ha guardato agli interessi dei cittadini. Non è semplice”.

Vi ha penalizzato la defezione dell’eurodeputato Marco Affronte?

“Mi dispiace perché è una persona brava, competente, molto impegnata. Purtroppo lui ha fatto la sua scelta che non condivido. Se non si riconosce più nel Movimento, dovrebbe dimettersi, non passare ad un altro partito”.

E del caso di Virginia Raggi a Roma cosa pesa? Adesso è spuntata anche la grana della polizza vita a sua insaputa?

“Mi sembra palese che si parli di Roma con un accanimento strumentale e nulla si dice della Appendino che risulta il sindaco più amato d’Italia. Delle vicende di Roma non so, noto solo un certo accanimento”.

Venerdì, 03 Febbraio 2017 09:13

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Lunedì, 30 Gennaio 2017 18:14

Turismo, prende forma Destinazione Romagna

Che differenza c’è che le Unioni, che presto chiuderanno i battenti e Destinazione Romagna? E soprattutto perché si è passati da quel modello, che metteva al centro il prodotto, a questo che invece pone in primo piano le destinazioni? La domanda è inevitabilmente ribalzata nella riunione congiunta della I e IV commissione chiamata ad esprimere un parere sulla delibera di adesione del Comune di Rimini alla nascitura Destinazione Romagna. Il parere è stato dato a maggioranza, con l’astensione dei gruppi di opposizione.

Sul perché dopo quasi vent’anni sia stata mandata in archivio la legge 7 che portava la forma di Vasco Errani, all’epoca assessore regionale al turismo, nel dibattito in commissione non è stata data una risposta esauriente. L’assessore Gianluca Brasini, in effetti, prima ha inanellato una dopo l’altro grandi peana alla eccellenza e lungimiranza della precedente legislazione, poi quando il presidente di commissione Gennaro Mauro gli ha chiesto perché allora sia stata abbandonata, non ha trovato di meglio che ricorrere a un’immagine: in quella legge i territori, a partire da uno importate come quello di Rimini, stavano con un elefante in un frigorifero. Quindi, aggiungiamo noi, se la nuova organizzazione sarà migliore e produrrà migliori risultati rispetto a quella precedente, sarà solo l’esperienza dei prossimi anni a dirlo.

Comunque sia adesso le Unioni, associazioni formate dai Comuni e dai club di prodotto privati, vanno in archivio e nasce Destinazione Romagna, che è un ente pubblico strumentale. Sparisce, insieme alle altre tre, anche l’Unione di costa, che adesso ha come coordinatore il sindaco di Bellaria Igea Marina Enzo Ceccarelli. I soci sono solo enti pubblici: Comuni, Unioni di Comuni, Province e Camere di Commercio. Il territorio di competenza è quello delle province di Rimini, Forlì Cesena, Ravenna e Ferrara, che ha aderito perché il proprio tratto di costa è evidentemente interessato ad una promozione comune con il resto.

La Destinazione, che avrà sede a Rimini in piazzale Fellini accanto all’Apt, sarà governata da un’Assemblea, che elegge un Consiglio d’Amministrazione (da nove a quattordici membri) che a sua volta elegge un Presidente. Per prevenire le accuse sulla creazione di un ennesimo carrozzone pubblico l’assessore Brasini ha più volte rimarcato che non sono previsti stipendi o gettoni di presenza per alcuno. In Consiglio dovrebbero avere tre rappresentanti ciascuno le province di Forlì Cesena, Ravenna e Ferrara, mentre a quella di Rimini dovrebbero essere assegnati cinque posti.

La novità è il modo con cui l’Assemblea vota e quindi elegge il Consiglio e i programmi di investimenti. Non varrà il principio che uno vale uno ma sarà usato il voto ponderato. A pesare saranno per il 40 per cento le presenze turistiche, per un altro 40 per cento i posti letto, per un 10 per cento l’estensione territoriale e per un altro 10 per cento la popolazione. Un sistema che Rimini ha rivendicato proprio per fare valere il proprio “primato” nell’ambito regionale. Il primo presidente di Destinazione Romagna, espresso dal territorio riminese, sarà il sindaco di Misano, Stefano Giannini.

L’ente pubblico avrà quindi una direzione pubblica. I privati saranno presenti nel nuovo organismo chiamato “cabina di regia”, la cui composizione sarà deliberata dall’Assemblea. La “cabina di regia” avrà il compito di dare indicazioni generali all’Assemblea, alla quale spetta il compito di approvare le iniziative di promo-commercializzazione e il programma turistico di promozione locale (eventi ed uffici Iat).

Il nuovo ente avrà anche un direttore, che sarà scelto fra la dirigenza degli enti pubblici ed avrà un contratto a tempo determinato. Dovrà unire competenze amministrative e conoscenza del mondo turistico. Si fa il nome di Carlo Casadei, che negli anni scorsi è stato dirigente del turismo alla Provincia.

Su quali risorse potrà contare Destinazione Romagna e con quali criteri il volume delle risorse complessive sarà suddiviso fra le altre Due Destinazioni, ovvero quella di Bologna e Modena e quella dell’Emilia occidentale? Su questo è ancora buio assoluto, bisognerà attende i primi atti della Regione non appena il nuovo quadro istituzionale sarà completato.

“La Destinazione Romagna sarà uno degli organismi turistici più significativi a livello nazionale – è il commento dell’Amministrazione Comunale di Rimini – e avrà al proprio interno sia la componente balneare di tutta la costa regionale sia splendide città d’arte, così come territori montani e collinari di significativa bellezza. Nell’arco di neanche 100 chilometri abbiamo i mosaici di Ravenna, l’appennino, il mare, Fellini e il Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti. Una ricchezza di patrimonio e bellezza che trova conferma nei numeri: le quattro Province della ‘Destinazione Romagna’ nel 2016 hanno totalizzato un totale di circa 31 milioni di pernottamenti (presenze) e 7 milioni di arrivi. E’ un distretto turistico naturale che, insieme, già oggi entrerebbe nelle prime 25 posizioni delle città al mondo con più arrivi turistici. Con questo rinnovato approccio che mette al centro il territorio e le sue potenzialità, è ancora più evidente come il superamento dei campanili sia indispensabile per essere sempre più competitivi sul mercato italiano ma soprattutto internazionale”.

A giudicare da quanto si legge sui giornali, non sembra che a Rimini succeda molto; e dopo le elezioni amministrative, che una piccola scossa l’avevano comunque data, sembra che la città sia entrata in una sorta di sospensione o, meglio, di attesa, anche un po’ ansiosa.
Perché se è vero che il primo mandato di Andrea Gnassi era iniziato con visioni e rimandi improbabili e si è concluso con l’avvio di tanti cantieri, adesso tutti ne aspettano non solo la chiusura ma di vedere gli effetti che potranno effettivamente avere sulla città o meno. Rimini sospesa, dunque, o, come si dice, “in mezzo al guado”.

L’esemplificazione massima di questo sentimento di sospensione è il ritardo (o le difficoltà, come volete) in cui galleggia in questo momento il Parco del Mare. Ne abbiamo parlato di recente (...) e confidiamo in quanto ci è stato detto; per adesso possiamo solo aspettare.
Ma non ci sono solo i cantieri ‘comunali’.
Simbolo di questa sorta di sospensione sono anche due ‘istituzioni’ di primo piano della città. Uno è l’aeroporto Fellini, bloccato dal ritardo del decreto interministeriale che ne conceda la ‘gestione totale’ ad Airiminum, ritardo che, in buona sostanza, impedisce una pianificazione strategica degli investimenti; l’altro è la Cassa di Risparmio di Rimini, sulla cui sorte si continuano a indicare volta a volta attori e scenari diversi, ma che in realtà non potrà prescindere nelle proprie scelte dalle indicazioni della Banca d’Italia relative all’ultima ispezione e che invece non sono ancora arrivate. A queste si aggiunga l’attesa ormai cronica del comparto produttivo che, come lamenta il presidente Maggioli, continua a invocare lo sblocco delle aree per gli investimenti produttivi.

Tra coloro che dovrebbero governare questo momento delicato, i partiti sono probabilmente il fattore meno rilevante della vita cittadina; con il Pd che, dopo cinque anni di cura Gnassi, sembra praticamente non esistere come soggetto reale e vitale sul territorio e le opposizioni che non sembrano essere in grado di proporre una immagine alternativa a quella dell’Amministrazione e di diventare un polo di riferimento per la società civile.
Lo stesso sindaco sembra un po’ in sospeso come la ‘sua’ città; un’impressione sicuramente figlia di un cambiamento nella sua strategia comunicativa, ma anche del clima che si respira. A questo si aggiungano potenzialità e incertezze del suo status politico, in bilico tra il restare un affermato giovane sindaco (quello che il Partito una volta chiamava ‘risorse’) e una carriera nazionale.

Certo, questo sentimento di ‘sospensione’ potrebbe essere considerato un sentimento naturale in una fase di costruzione e dunque di passaggio, ma rimane vero che la Rimini del futuro non c’è ancora. Rispetto al passato si è smesso di giocare con le parole e con le suggestioni evocate da altre città nel mondo o da progetti futuribili, ma ancora una nuova immagine di Rimini non si è concretizzata e non è spendibile.

Per fare un passo decisivo verso il futuro della città – mentre si aspetta la fine dei lavori in corso – occorre intanto che si trovi un metodo reale ed efficace di collaborazione tra il pubblico e il privato, tra l’Amministrazione e la società civile.
Possiamo trovare un 'modello' della difficoltà a muoversi in questa direzione nelle iniziative legate al mondo giovanile e della notte. Queste possono avere un loro effetto di comunicazione e una loro attrattiva immediata, ma all’impegno profuso dall’Amministrazione (cioè i soldi dei cittadini), legittimo come abbrivio di un processo imprenditoriale privato, non sembra seguire un impegno altrettanto convinto degli operatori della notte o del divertimento. Peraltro gli imprenditori invece lamentano un ‘allargamento’ indebito del Comune, che supererebbe il proprio ruolo di regolatore e facilitatore diventando esso stesso soggetto diretto sulla scena economica.
Lo stesso sindaco Gnassi, invocando l’aiuto dei privati, non può non avere presente queste incertezze e che, per avviare quella collaborazione che anche lui auspica, deve essere portato a maturazione un qualche metodo condiviso.

E bisogna farlo con una certa fretta. Infatti, come accade pur in modo più marcato a Riccione, si potrebbe dire che Rimini, mentre aspetta la conclusione delle opere avviate e di mostrare il suo nuovo volto, si stia giocando gli ultimi resti della propria immagine gloriosa; e se turisti e visitatori ne sono ancora attratti per qualche evento che funziona e per il brand che era nel secolo scorso (o forse solo per i prezzi), tutto questo non potrà durare ancora per molto.

(rg)

Lunedì, 30 Gennaio 2017 08:39

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