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La cosa è molto semplice e lo ha spiegato correttamente ieri l'assessore Frisoni. Quello scandalo chiamato 'nuova Questura', sulle spalle degli incolpevoli riminesi da troppo tempo, va eliminato facendo prevalere l'interesse pubblico. Che, mi dispiace ribadirlo, non è quello della proposta presentata da ASI. 

Lo afferma la stessa ASI che quella superficie commerciale accessoria, 'per magazzini', con i suoi 4.500 metri quadrati sproporzionata e fuori contesto rispetto alla superficie di vendita richiesta (1.500 metri quadrati) e a ogni altra operazione analoga in zona, è essenziale alla riuscita del loro 'metodo di lavoro'. E una comunità può accettare che il loro 'metodo di lavoro' e cioè un'area logistica mai vista prima e in cui è legittimo e naturale leggere la volontà di realizzare un hub del delivery da cui ogni giorno far entrare e uscire senza soluzione di continuità decine di mezzi grandi e piccoli su una strada già trafficata come via Roma, sia sovrapponibile alla pubblica convenienza? Può accettare che programmi di costruzione di case popolari siano da considerare una jattura e un degrado rispetto alle superfici commerciali di un supermercato con un 'retrobottega' abnorme e fuori scala? Insomma, può accettare che un modello di business privato (su cui non discuto, naturalmente) passi sulla testa dei riminesi e della comunità locale? 

 Il Comune di Rimini  ha avanzato ieri ad ASI, dopo l'analisi tecnica della compatibilità, una proposta per addivenire a un accordo di programma: ok a un supermercato in linea con le dimensioni di quelli della zona, ok a una quota sostenibile di residenziale. Era quello che ASI chiedeva dall'inizio, l'avvallo di una superficie di vendita al dettaglio di 1.500 metri quadrati. In più si chiede la riduzione armonica di una superficie per 'magazzini' stranamente gonfiata a tre volte la superficie di vendita. Una cosa mai vista prima, che salterebbe agli occhi anche di chi non è un tecnico e che fa sorgere più di una domanda. 

Una anomalia evidente, come è evidente l'anomalia dell'arroccamento di ASI su quei 'magazzini' nonostante il sì del Comune di Rimini al supermercato al dettaglio e a una quota accettabile di residenziale. E non si risponde alla domanda logica con 'questo è il nostro metodo di lavoro'. Qui più che 'processo alle intenzioni' siamo dalle parti delle intenzioni esplicite. In via Roma. 

 Dico chiaramente che l'interesse di ASI, così come di chicchessia, non verrà mai prima di quello della città e ciò significa anche che la partita dell'area 'nuova Questura' sarà giocata nell'ambito di quello che serve a quel pezzo strategico di Rimini, che comprende anche lo stadio e la caserma 'Giulio Cesare'. Cosa significa? Significa ad esempio che nella riqualificazione del 'Neri', per la quale attendiamo in tempi auspicabilmente rapidi lo studio di fattibilità annunciato da imprenditori privati, vi è (a differenza della proposta originale di ASI) un evidente interesse pubblico. E questo, quando si arriverà al dunque, significherà che le aree attigue al nuovo 'Neri' dovranno essere a servizio dei residenti nel quartiere e delle esigenze di fruizione dello stadio rigenerato. Significa più parcheggi e più verde in quella zona. Su questo obiettivo, il Comune di Rimini indirizzerà la sua azione e i suoi concreti atti amministrativi per raggiungerlo. Tutti gli atti amministrativi, beninteso. Nessuno escluso, se sarà necessario. 

 Detto tutto questo, rimane la disponibilità al confronto, espressa anche ieri dall'assessore Frisoni. E, rimane anche quando ASI dichiara che attenderà l'esito dei ricorsi avanzati agli organi amministrativi di Giustizia (giusto e legittimo) e soprattutto quando afferma esplicitamente, durante l'incontro di poche ore fa, che attenderà il cambio di amministrazione comunale a Rimini. Pensa un po'. In ogni caso, nonostante le finezze relazionali a cui ormai ci ha abituato, ASI sarà sempre trattata da questa Amministrazione allo stesso stregua di tutti gli altri imprenditori che presentano una proposta. 

Jamil Sadegholvaad 

Il piano strategico di Rimini diventa Fondazione. Il primo passaggio, ieri in commissione consiliare, ha ottenuto parere favorevole. Ora toccherà al consiglio comunale dare definitività alla nuova forma amministrativa. Obiettivo sarà “rilanciare una discussione alta da portare come contributo al territorio” ha spiegato il presidente Maurizio Ermeti.

"Un'esperienza di pianificazione strategica per niente diffusa nel nostro Paese, per la quale di fatto Rimini rappresenta una sorta di singolarità. Non è esattamente vero che siamo gli unici a fare il piano strategico, ma la modalità e il successo riconosciuto anche esternamente all'esperienza riminese è oggettivamente una singolarità", così il presidente del piano strategico Maurizio Ermeti. ha presentato l'esperienza ormai ventennale ai consiglieri comunali presenti.

La programmazione strategica è una modalità di governance voluta dall'Europa negli anni Novanta, ha ricordato Ermeti, ritenendo che le programmazioni territoriali quinquiennali a cui sono, erano, abituati gli stati non fossero sufficienti a cogliere le sfide cui ci si apprestava, per esempio quella della globalizzazione. "Da qui l'invito a dotarsi di strumenti di partecipazione", con l'obiettivo di "portare avanti nel tempo progetti ambiziosi e complessi". Era una fase storica "simile" a quella attuale, ha sottolineato Ermeti. "I nuovi cambiamenti sono quelli ambientali, quelli climatici, quello generazionale (che preoccupa molto l'Occidente)". Avendo Rimini maturato la sua esperienza di programmazione strategica, "sarebbe bello poter continuare a metterla in campo", ha ribadito il presidente.

La trasformazione in Fondazione, "che chiediamo oggi, nasce dalla volontà di radicare maggiormente nel territorio questa esperienza, renderla più sinergica e proattiva con le istituzioni". Insomma, lo scopo sarà favorire "un ancora più diretto coinvolgimento nell'attività del piano da parte dei soggetti interessati, pubblici e privati, alle finalità della pianificazione strategica, attraverso un organismo più idoneo alla realizzazione degli scopi di interesse pubblico". 

Cosa accadrà con l'approvazione del consiglio comunale e provinciale, della giunta della Camera di commercio e tutti gli enti interessati, della delibera? "Il soggetto privatistico sarà trasformato in una fondazione di partecipazione, per imparare a scegliere decidere e lavorare in una modalità condivisa anche nella sua forma amministrativa". In soldoni, adesso Forum ed Srl sono soggetti autonomi che si interfacciano con il comitato promotore composto dai soggetti pubblici". Il nuovo percorso prevede che "l'agenzia del piano strategico scompaia trasformandosi nella fondazione, al cui interno è previsto l'ingresso diretto da parte dei soggetti pubblici". Il forum "continua a vivere e a rilanciarsi nella propria attività con gli stakeolder territoriali che diventano (insieme agli enti pubblici) protagonisti della governance entrando nel cda della fondazione".

La fondazione piano strategico avrà un ruolo di acceleratore e innovatore territoriale con una "duplice missione. Da una parte essere soggetto di supporto a tutti i progetti e le attività dei soci istituzionali nel breve e medio periodo, in maniera più diretta ed efficace". Dall'altra, la fondazione continuerà a collaborare con il forum, "il luogo della partecipazione, per portare avanti le iniziative più visionarie e lungimiranti, il rilancio della prospettiva". In tal senso, nell'ultima assemblea del forum, di qualche giorno fa, si sono messi a terra i temi d'interesse, in particolare quello dei cambiamenti demografici e sul loro impatto sulla programmazione territoriale in termini di infrastrutture e servizi. Lavoro, turismo, giovani, identità, mobilità, legalità, equilibrio territoriale, ambiente e territorio, sono i restanti ambiti di dialogo.

Filomena Armentano

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