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Halloween, dal body "pattinatrice horror" al vestito “Fenice del Galli”

Martedì, 30 Ottobre 2018

Eh insomma, ridendo e scherzando, siamo arrivati anche al momento di Halloween.

Perché quando ero piccolo io, a novembre al massimo, si iniziava a guardare i cataloghi dei negozi di giocattoli, eh, catalogando accuratamente e partendo con l’elenco da sciorinare nella famosa lettera a Babbo Natale. Che poi non è che si andava tanto per il dettaglio, del tipo “il Lego con i cavalieri e i draghi”, come se Babbo Natale fosse una immensa banca dati di tutti i giocattoli del mondo… poveri genitori… ma vabbè, questa è un’altra storia.

Ad ogni modo, ai costumi si iniziava a pensare circa verso il mese di febbraio, quando a scuola arrivavano le circolari sulle feste di carnevale, che ci piacevano un bel po’, quanto meno perché la mattina di lezione se ne andava a ramengo, mica poco.

Insomma, tutto ‘sto problema di Halloween era un po’ come una sorta di leggenda, quelle cose da film, in sostanza, di cui capivi al massimo che in America, per festeggiare i morti, si facevano scorte di dolci con un tasso glicemico che poi, oh, vai tu a lamentarti se quelli sono tutti fuori forma.

Ma i tempi cambiano come dicono gli anziani, e, guarda un po’, ci si deve adeguare: se la notte del 31 ottobre ti suonano il campanello alle dieci di sera, invece di chiamare il 113 e denunciare un tentativo di intrusione, a quanto pare devi rispondere “dolcetto o scherzetto” e lanciare caramelle e dolciumi come se piovessero dal cielo (oh, occhio a quelle dure, eh, che poi vi denunciano pure).

Come tutto questo sia arrivato oltre oceano, poi, si che è una bella storia: se di tradizione si parla, infatti, optare per la scusa della globalizzazione o del trapianto culturale, a ben vedere, non è che tenga poi tanto; i maligni, me compreso, preferiscono optare per la tesi della congiura commerciale, che una festa in più all’anno fa carne e sangue, eh, fra costumi, dolciumi, gadget e feste organizzate qua e là.

Ma se per i nostri piccoli si sopporta questo e altro, perché in fondo, diciamolo, non è che ci diventano pagani per due caramelle e un vestito da zombie, la cosa si fa più interessante pensando agli adulti, tanto è vero che, più che di business, è più corretto parlare di una vera e propria moda, con le sue regole, i suoi dettami e le sue hit, perfino.

Pare che la tendenza per la stagione dei morti 2018 2019 sia quella del “fai da te”, ovvero l’arte dell’arrangiarsi con quello che si ha in casa, perché oh, sia chiaro, i soldi non crescono sugl’alberi e poi, suvvia, in una Europa dove i Verdi stravincono le elezioni e i gasdotti sono il demonio del nuovo millennio, mi volete rinunciare a un sano spirito green?

E allora via, scartabellate negli scatoloni in soffitta, tirate fuori il body con il gonnellino di quanto, a sei anni, vostra madre vi ha convinto che sareste diventate la nuova Carla Fracci, rollerblade dei figli ai piedi et voilà, la tendenza è fatta: pare, infatti, che i nostri maestri americani abbiamo scelto Tonya Harding ( la famosa pattinatrice olimpionica accusata di aver tentato di falciare la rivale Nancy Karrigan) come maschera preferita per Halloween, tanto che le richieste di body online sono aumentate del 720%.

Se i reati di tentato azzoppamento non sono proprio il vostro modello di vita, potete sempre optare per l’evergreen: nell’armadio dei parenti troverete sicuramente quella giacca brutta, ma talmente brutta e sformata che, abbinata a una cravatta delle dimensioni di una coperta, fa immediato Donald Trump in visita ufficiale; se poi la mamma, ai tempi d’oro, inneggiava all’amore libero alla guida di un pulmino Volkswaghen, sicuramente avrà conservato in fondo all’armadio qualche pezzo cult per un perfetto look da “Mamma Mia”, altro cult halloweeniano.

Tutto facile a quanto pare, no? Il problema, però, a ben vedere, è che noi poi si vive a Rimini eh, mica a New York… che vestiti da Donald Trump o Megan Markle si rischia di passare inosservati o prendere un frullo di botte… Allora, ve le do io tre ricette per un costume di Halloween da vero riminese, di quelli che, ciao, dopo di voi solo il deserto dello stile:

  • Proposta uno: un capitello corinzio in testa, due grifoni al posto delle mani, un bel telo porpora come veste e quattro Barbie sgarrupate piazzate qua e la e via, il costume da prima del teatro Galli è bello che fatto, tutta roba presa in casa e riciclata in perfetto spirito green, nevvero?
  • Proposta due: una tuta nera da mimo, 4 cartoncini bristol tagliati a cerchio, una confezione di macchinine e due ciuffi di prato…et voilà ecco pronto il costume da “Rimini città delle rotonde”! Idea geniale, oh, vi potete anche presentare in squadra: uno fa la rotonda del Grand Hotel aggiungendo una bambola Fellini che saluta i passanti; un altro, magari con il fisico un po’ a pera, fa quella di viale della Repubblica che ha una forma che chiamarla rotonda ci vuole fantasia; un altro ancora, magari quello che ha il linguaggio più colorito, fa la rotonda di via Flaminia, che gli insulti che si sentono volare a quella rotonda farebbero paura anche Salvini.
  • Proposta tre: andate dalla mia amica Teresa, regina incontrastata dei cartelloni da scuola elementare, e vi fate disegnare due cartelli: uno con un bel parcheggio, magari quello comodo comodo davanti al castello Malatesta, con una grande X rossa sopra; sul secondo, invece, un bell’omino sorridente che viaggia spensierato sulla sua bella bicicletta per le vie del centro… ed ecco, in due e due quattro avrete pronto il costume da Sindaco Gnassi, altro che Donald Trump!

Roberto Neri


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