Riccione, si trasforma la movida ai tempi del Coronavirus
(Riccione) Si chiama "Riccione Square Estate 2020", ed è il progetto che la Giunta del Comune di Riccione varerà, lunedì prossimo, dedicato ai pubblici esercizi di tutta la città. Le linee guida del progetto, che intende creare in tutta Riccione, oasi di spazi aperti per dare la possibilità ai locali di vivere l'estate ampliandosi verso l'esterno, sono poche e semplici. Basterà un'autocertificazione da presentare a partire da lunedì all'ufficio Suap del Comune di Riccione, in cui si evincono le principali caratteristiche che avrà l'estensione all'esterno dell'esercizio pubblico. Va da sé che la principale e fondamentale condizione sarà quella di non estendersi ad esempio davanti ad un passo carraio, un cancello residenziale, un incrocio stradale, su un'arteria viaria trafficata o nella zona che potrebbe essere di competenza di un altro esercizio pubblico. L'Amministrazione inoltre laddove sarà necessario interverrà con Geat per la sistemazione dell'arredo verde, illuminazione e decorazioni, per favorire anche l'integrazione tra le varie attività. Ma soprattutto l'Amministrazione comunale, intervenendo con variazioni al Bilancio, ha a disposizione i fondi per rendere la Cosap, tassa di occupazione suolo pubblico, gratuita per tutti, nel 2020. "Il Comune con fondi propri potrà garantire la gratuità della Cosap - spiega il sindaco di Riccione, Renata Tosi - in linea con quanto preannunciato in bozza dal Dpcm del Governo di prossima uscita. Il progetto Riccione Square Estate 2020, riconferma la nostra linea, quella già messa in pratica con Mare d'Inverno: ossia massima libertà all'imprenditore per scegliere le soluzioni migliori in collaborazione con il contesto e la zona in cui opera. E filo diretto e costante confronto con gli uffici comunali. La rimodulazione del Bilancio inoltre ci ha dato la possibilità di poter coprire il mancato incasso della Cosap e quindi di poter garantire ai pubblici esercizi la gratuità del suolo pubblico, fondamentale per lavorare quest'estate".
"Il nostro principale intento con il progetto Riccione Square 2020, è quello di lasciare autonomia all'impresa privata che sarà già alle prese con una serie adempimenti relativi all'applicazione dei protocolli che arriveranno dal Governo - dichiara l'assessore alle Attività Economiche, Elena Raffaelli -. Quindi il buon senso prima di tutto, la sicurezza sui posti di lavoro, sicurezza per i clienti e per i turisti. Noi vogliamo che il rapporto tra amministrazione pubblica e imprenditori sia di fiducia, quindi l'autocertificazione responsabile è il modo migliore per farlo".
Viale Corridoni è pronto, il progetto è stato presentato, il Comune l'ha approvato e loro, i titolari di cinque locali la Bodeguita del Medio, il Vicolo, Studio 54, Bevabbè e Soccia Alimentari sono d'accordo: "Quest'anno - dicono - sarà Movida Lounge". Per intenderci una movida con atmosfere soft e chic, posti a sedere, musica diffusa, steward che accompagnano ai tavoli e in più altri due steward di sicurezza per tutto il viale che vigileranno che non vi siano assembramenti. Lo definiscono "Sicuri in mezzo alla strada" e il progetto prevede la chiusura parziale di viale Corridoni dalle ore 18 alle 2, "spazio a disposizione, comunione di intenti nel offrire un servizio di qualità, sorveglianza condivisa e modello positivo da imitare per tutta la città", la filosofia di base.
"Ci siamo ritrovati in questo progetto, ci crediamo e pensiamo che sia un'occasione per tutti - dice Piero Caveri, del Vicolo Vineria -. Siamo consapevoli che adesso dobbiamo ridisegnare i nostri spazi e che è necessario evitare assembramenti, quindi per quanto mi riguarda ad esempio si lavorerà su prenotazione con posti solo a sedere".
"Saranno dei salotti tra i pini - spiega invece Riccardo Parisio, titolare del Bevabé, cocktail bar e bistrot, e Soccia Alimentari, prodotti enogastronomici di qualità - sistemeremo tavolini e sedie sugli stalli auto delimitati dai pini, che sorgono già ad una distanza sicura anche in base ai protocolli. Stiamo collaborando con Geat per la sistemazione di altro arredo urbano e stiamo anche pensando ad una decorazione che ricordi il cielo stellato. Il verde, come una sorta di orto urbano, sarà il motivo predominante". Bolognese di origine, un vulcano di idee, Riccardo pensa che nonostante la stagione non farà fare grossi guadagni "aprire le porte del locale però è una sfida. Non farlo sarebbe per me una sconfitta". Nonostante i tempi duri "con i protocolli che non arrivano dal Governo, la difficoltà oggettiva dei limitati spazi interni, non ha licenziato nessuno dei suoi dipendenti "sono tutti con me, la bottega alimentare non l'ho mai chiusa, al Bevabè i ragazzi sarebbero in cassa integrazione, anche se li abbiamo sostenuti noi perché non è mai arrivata. Appena apro li riprendo tutti. Stiamo lavorando in collaborazione con il Comune e con la Geat perché questo progetto potrà essere pilota per tutti i locali pubblici della città. Noi siamo attivi e vogliamo esserci per Riccione, abbiamo consegnato pasti al Pronto Soccorso, collaborato con la Croce Rossa e sosteniamo tre famiglie".
Regole anti-contagio negli hotel, ecco le direttive della Regione
Dopo le regole per la spiaggia, la Regione Emilia Romagna annuncia oggi i protocolli per gli alberghi e per i campeggi/villaggi turistici, siglati insieme a sindacati e associazioni di categoria. A livello nazionale, invece, dopo spiagge, ristoranti e (oggi) parrucchieri, ancora non sono stati pubblicati quelli relativi agli hotel.
Nel protocollo regionale, sono l’informazione e la responsabilizzazione le azioni comuni che unificano l’accoglienza in tutte le tipologie di strutture ricettive. A partire dall’arrivo dove gli ospiti dovranno trovare depliants informativi o cartelloni con le indicazioni, in italiano e in inglese, del giusto comportamento da tenere per contenere il virus: dalle raccomandazioni sul mantenimento della distanza sociale e sul lavaggio frequente della mani, agli obblighi di restare al proprio domicilio in presenza di febbre (oltre 37.5°) o se si è stati a contatto con persone positive al Covid-19 nei 14 giorni precedenti all’arrivo, alla consapevolezza e l’accettazione di non poter restare nella struttura in caso di sintomi di influenza, insorgenza di febbre…, che vanno dichiarati tempestivamente, così come se si sta soggiornando con una persona che presenta sintomi di contagio.
Per quanto riguarda il distanziamento interpersonale di almeno un metro, va sempre garantito in tutte le fasi, dal check-in al check-out prevedendo anche modalità di prenotazione e pagamento online l’invio telematico delle informazioni necessarie per la registrazione prima dell’arrivo, l’indicazione in caso di registrazioni plurime di un capo-gruppo che tiene i contatti con la reception e, dove possibile, l’attivazione di sistemi di virtual concierge, l’installazione di eventuali modalità di chiusura come la “reception glass”. Il tutto sempre per evitare code e assembramenti di ogni tipo, con la raccomandazione, quando sia difficile mantenere la distanza consigliata, di dotarsi di mascherine, guanti, schermature e ogni altra attrezzatura idonea allo scopo. Distanziamento che vale, ovviamente, anche per il personale della reception (previste anche schermature laterali tra le persone) e per tutti i lavoratori della struttura.
La capienza degli ascensori negli alberghi deve essere tale da consentire il rispetto della distanza interpersonale che può essere derogata in caso di persone che facciano parte dello stesso nucleo familiare o che condividano la camera.
E il mantenimento della distanza deve accompagnare gli ospiti in ogni momento del soggiorno, dalla consumazione dei pasti alla pulizia delle stanze – con facoltà di chiedere che il personale addetto alle pulizie non faccia ingresso in camera.
Per questo sono vietati happy hours, degustazioni, buffet e le consumazioni vanno fatte ai tavoli con menu preferibilmente digitali e su dispositivo del cliente o, in caso di menu cartacei, disinfettati dopo ogni uso. Nella sintesi riportata nel comunicato stampa nulla è detto sul mantenimento delle distanze in sala da pranzo.
Vietati gli intrattenimenti danzanti e gli eventi musicali di qualsiasi genere, con la sola eccezione di quelli esclusivamente di “ascolto” con postazioni sedute che garantiscano il distanziamento interpersonale, mentre per l’animazione dei bambini ci si dovrà rifare al protocollo regionale per i Centri estivi.
Sì agli sport individuali praticati sempre nel rispetto delle misure di distanziamento interpersonale, mentre per gli sport a coppie o in squadre valgono le indicazioni fornite dal ministero dello Sport e dalle federazioni per la pratica sportiva. Per quanto riguarda le piscine e aree benessere bisogna far riferimento alle norme di sicurezza che saranno indicate per la riapertura di queste attività, altrimenti occorrerà inibirne l’accesso e l’utilizzo. Mentre per l’utilizzo delle spiagge private valgono le linee guida apposite per gli stabilimenti balneari.
Per quanto invece riguarda meeting, conferenze e riunioni, in attesa di apposita disciplina, nel protocollo per le strutture alberghiere vengono fornite indicazioni sull’accoglienza dei partecipanti, la loro registrazione, l’assegnazione di posti e le modalità di intervento per oratori e moderatori.
Infine, pulizia e disinfezione costituiscono un capitolo importante del protocollo a partire dagli spazi comuni dove devono essere messi a disposizione degli ospiti distributori di gel con una concentrazione di alcol al 60-85% per le mani, alle indicazioni puntuali per il personale che dovranno occuparsi dell’igiene di tutti gli oggetti toccati dai clienti e da loro stessi nel corso della giornata di lavoro.
Mascherine, guanti monouso e disinfettante per superfici dovrebbero essere disponibili, anche a pagamento, degli ospiti che ne facciano richiesta.
E in caso di ospite con sospetto Covid i protocolli forniscono indicazioni precise per la segnalazione alle autorità sanitarie, che deve essere tempestiva, e al trattamento della persona in attesa del parere sanitario e degli eventuali co-soggiornanti, fino alla disinfezione della stanza e allo smaltimento dei rifiuti in sicurezza.
Antenna a Viserba, cominciati i lavori. Protestano Erbetta e Marcello
Questa mattina a Viserba sono cominciati i lavori di installazione della contesta antenna Iliad. Ne dà notizia il consigliere di Rinascita Civica Mario Erbetta che sottolinea come il cantiere sia stato aperto “Nonostante si siano raccolte tantissime firme, nonostante la mia interrogazione in Consiglio Comunale e quella del collega Renzi, nonostante anche il consigliere Marcello abbia fatto una nuova interrogazione sul tema”.
“Alla mia interrogazione – prosegue Erbetta - dove chiedevo tutta la documentazione e tutte le autorizzazioni Ausl e Arpa per controllare la correttezza amministrativa delle stesse ad oggi non mi è ancora pervenuto nulla nonostante abbia fatto una richiesta urgente entro 5 giorni. Invito i Cittadini di Viserba a tutelare i loro diritti facendo un veloce ricorso al Tar con sospensiva e a denunciare l'accaduto alla Procura della Repubblica per verificare eventuali reati se esistenti”.
Proprio nella giornata di ieri il consigliere di Fozra Italia, Nicola Marcello, aveva presentato u ordine del giorno urgente in cui chiedeva l’immediata sospensione dei lavori di realizzazione del manufatto in via Baroni 21; una valutazione delle criticità da lui documentate attraverso un confronto con almeno tre rappresentanti del comitato dei cittadini della Zona; una verifica ulteriore del rispetto dei limiti di esposizione dati dalla sommatoria dei due impianti di telefonia; una revisione urgente del Regolamento Comunale sulla telefonia mobile adottando come criterio prioritario quello della lontananza dalle civili abitazioni di almeno 150 metri.
Aggiornamento
Iliad ha deciso di non procedere con l'installazione. a questo proprosito l'amministrazione comunale di Rimini ha dichiarato: "Preso atto della decisione della compagnia telefonica Iliad di non procedere con i lavori, regolarmente autorizzati perché conformi alle leggi vigenti da Comune di Rimini, Ausl, Arpae, e Soprintendenza, di installazione di un impianto radio mobile in un terreno privato in via Baroni, l'amministrazione comunale di Rimini ribadisce la propria disponibilità a confrontarsi con la stessa azienda per individuare una eventuale collocazione alternativa all'impianto autorizzato, tenendo conto delle sensibilità e dei rilievi espressi dai residenti nella zona".
Regole per la spiaggia nell'estate 2020: caos di indicazioni diverse fra Governo e Regione
Regione Emilia Romagna e Inail-Comitato tecnico scientifico parlano due lingue differenti sull'organizzazione delle spiagge nell'estate 2020. Nello stesso giorno, nel giro di poche ore, sono usciti due documenti contenenti indicazioni diverse. Giustamente il sindaco di Rimini si chiede quale sia la gerarchia decisionale e che fine abbiano fatto le indicazioni concordate a livello regionale con le associazioni di categoria.
Emerge una confusione che certo non è di buon auspicio per lo svolgimento di una buona – nelle condizioni date - stagione balneare.
Andiamo con ordine. Oggi è stato pubblicato sul sito dell'Inail il documento approvato dal comitato tecnico scientifico nella giornata del 10 maggio. Organi di informazione nazionale scrivono che le norme sulle spiagge, insieme a quelle per le altre attività, saranno rese note dal governo nella giornata di giovedì. C'è quindi un'anticipazione nella comunicazione, che però - si badi bene - non è di una bozza ma di un documento ufficiale, approvato da chi ha l'autorità per farlo.
Il documento dell'Inail, per esempio, prescrive che ci debbano essere cinque metri di distanza da una fila di ombrelloni e l'altra, e nella stessa fila quattro metri e mezzo da un ombrellone e l'altro.
Alle 15 del pomeriggio viene diffuso un comunicato della Regione che annuncia che “è appena terminato l’incontro tra Regione, associazioni di categoria, sindacati, Comuni costieri e Direzione Marittima, con la condivisione di un documento che mette nero su bianco le regole da rispettare per l’estate post emergenza Coronavirus”. La notizia quindi è che da lunedì 18 maggio l’industria turistica dell’Emilia-Romagna riparte dal lockdown con linee guida condivise e in grado di garantire in sicurezza la stagione balneare 2020. Quindi anche la Regione anticipa il governo. Il punto sostanziale però è che nelle linee guida regionali le distanze diventano di quattro metri e di tre metri. Se nel documento Inail la distanza fra i lettini singoli senza ombrellone deve essere di due metri uno dall'altro, nelle linee regionali diventa di un metro e mezzo.
Il documento Inail prescrive che i turisti devono arrivare in spiaggia con la mascherina e che la possano togliere solo quando sono sotto l'ombrellone. È una delle eventualità che i bagnini più temevano nelle settimane scorse. Nel comunicato regionale non si fa cenno di questa norma. Vi si legge invece che “il personale addetto al ricevimento e all’accompagnamento dei clienti, in caso non sia possibile assicurare la distanza interpersonale di almeno un metro, dovrà essere dotato di dispositivi e attrezzature di protezione nelle postazioni di lavoro (es. mascherine o schermature) e dovrà fornire ai clienti tutte le informazioni relative alle disposizioni e ai comportamenti da rispettare all’interno dello stabilimento per prevenire i rischi.” A proposito di personale, il documento Inail chiede invece la mascherina per il personale che sta alla cassa e l’uso dei guanti per i bagnini che manovrano le attrezzature.
“È da vietare la pratica di attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo (aree giochi, feste/eventi)”, si legge nel documento nazionale. La Regione invece scrive che “I giochi da spiaggia e le attività sportive sono consentite esclusivamente negli spazi dedicati (aree polifunzionali) e sempre mantenendo il rispetto del distanziamento interpersonale”. Non è esattamente la stessa cosa. Anche per i bambini un linguaggio diverso. L’Inail stabilisce che deve essere garantita vigilanza sulle norme di distanziamento sociale dei bambini in tutte le circostanze. La Regione informa che “le aree gioco per bambini vanno delimitate e individuate, indicando il numero massimo di bambini - soggetti alla vigilanza dei genitori per il rispetto delle indicazioni previste - consentiti all'interno dell'area stessa. Al riguardo si potrà fare riferimento al protocollo sui centri estivi che la Regione sta licenziando. Le attrezzature presenti devono essere disinfettate periodicamente”.
Sono queste le differenze che balzano immediatamente all’occhio, non è escluso che ce ne siano altre. Le autorità, nazionali e regionali, devono fare immediatamente chiarezza. A meno che non valga il principio che sulla spiaggia ogni Regione si regola come vuole. Sarebbe una novità perché fino a questo momento (anche per bar, ristoranti, hotel) si era parlato di protocolli nazionali.
Solidarietà e risveglio dell'umano. L'esperienza di Team Bòta
Piuttosto che stare seduti sul divano a lamentarsi delle cose che non vanno e aspettare con le mani in mano che ritorni la cosiddetta normalità, è più umano lasciarsi provocare dai fatti che accadono e dare tempo ed energie per aiutare chi si trova nel bisogno. Per Giorgio Matassoni e gli altri amici oggi impegnati in Team Bòta (nome anglo-romagnolo che non ha bisogno di spiegazioni), all’indomani del 9 marzo, inizio del lockdown, era facile lasciarsi andare al lamento in attesa di tempi migliori. Alcuni di loro gestiscono un ristorante nel centro storico, Come stai, e un altro, Somar Lungo, che avevano appena aperto alla darsena. “Abbiamo pensato che non era il caso di rimanere fermi a piangerci addosso. – racconta Giorgio – E così è venuta l’idea di Team Bòta. Abbiamo stampato tremila cartoline e le abbiamo diffuse porta a porta in città. Volevamo mandare un messaggio di solidarietà a tutta Rimini e invitare ad aiutare concretamente chi ha bisogno. Volevamo dire: siamo un gruppo di giovani, noi ci siamo, chi vuole unirsi a noi? Nella cartolina abbiamo anche stampato tre numeri di telefono. Mai avremmo immaginato la risposta che c’è stata. Sono arrivate tantissime chiamate, tutti pronti a dare la loro disponibilità”. Talmente tante telefonate che in appena due mesi si è creata una rete di duecento volontari. Insieme alla disponibilità dei volontari sono arrivate anche le richieste di aiuto che in questo tempo di Coronavirus sono altrettanto numerose.
La frase scritta a mano su ciascuna delle tremila cartoline recitava: “Sono le piccole cose, le azioni quotidiane della gente comune che tengono a bada l’oscurità. Semplici atti di gentilezza e di amore”. E poi la domanda: “A te cittadino di Rimini regaliamo il nostro tempo. Possiamo fare qualcosa per te?”. L’inizio assomiglia molto ad una sorta di guerrilla marketing, una provocazione lanciata per suscitare una risposta che poi è arrivata.
I giovani trentenni di Team Bòta, ai quali si sono aggiunti altri giovani e numerosi adulti, a partire dai loro genitori, si sono offerti per i servizi più vari. Hanno cominciato con consegnare la spesa a domicilio a chi per motivi di prudenza sanitaria non poteva uscire. A Pasqua hanno consegnato il pranzo e uova di cioccolato a circa 200 famiglie riminesi, offerti da associazioni ed enti. L’Ikea ha deciso di regalare fiori e piante e i volontari di Team Bòta li hanno consegnati agli anziani ospiti delle case di riposo di Rimini. Ormai collaborano stabilmente con molte parrocchie, con la Caritas, che ha offerto il proprio “ombrello” assicurativo, con la Protezione civile, per la quale hanno distribuito migliaia di mascherine. Alla Caritas i volontari hanno aiutato anche nel prezioso lavoro di selezionare e smistare gli abiti ricevuti in dono.
Hanno pure lanciato l’idea della spesa sospesa, cioè l’acquisto di alimentari per chi ne ha bisogno. “Funziona alla grande. – racconta Giorgio con entusiasmo – Abbiamo coinvolto molti supermercati della città dove i clienti trovano un carrello dove possono lasciare qualche genere alimentare. Noi passiamo a raccoglierli e poi provvediamo a consegnarli alle famiglie che ne hanno bisogno. C’è una lista che va allungandosi in base alle segnalazioni che arrivano. Quando arriva una richiesta, andiamo personalmente a trovare la famiglia, cerchiamo di capire di cosa ha bisogno. Arrivano anche tante donazioni da parte dei commercianti. Una pescheria ci regalato 40 chili di pesce suddivisi in porzioni famigliare. Anche una macelleria ci rifornisce. I locali del ristorante Come stai sono diventati una sorta di magazzino per l’attività della spesa sospesa”.
Negli ultimi giorni altre iniziative si sono aggiunte: un team di professionisti, composto da infermieri, psicologi, fisioterapisti, medici e ottici è disponibile a intervenire su richiesta in casi di difficoltà, online sono organizzati corsi, laboratori, giochi per i bambini.
Nato come movimento spontaneo, come rete di persone Team Bòta pensa già a consolidarsi, a costituirsi in associazione per poter interloquire con l’ente pubblico, a continuare in altre forme anche dopo l’emergenza Coronavirus. “E’ un’esperienza che ci ha dato tanto e non vogliamo che vada dispersa”, dice Giorgio Matassoni. E cosa ha dato? “Normalmente viviamo ciascuno chiusi nel nostro individualismo, preoccupati solo delle nostre cose, del nostro lavoro, dei nostri interessi. Poi arriva un problema come il Coronavirus che ha avuto l’effetto di risvegliare l’umano che c’è in noi, il sentimento di solidarietà verso gli altri. Questa esperienza ci ha insegnato che è più umano, più gratificante vivere in questo modo. Questi mesi ci hanno anche insegnato che tutti abbiamo qualcosa da redistribuire agli altri. Può essere il tempo, una capacità professionale, un pacco di pasta, o anche solo la compagnia al telefono. Siamo chiamati a condividere tempo e risorse con chi è più sfortunato”.
Il Coronavirus aiuta a coniugare il verbo donare
“Insieme, abbiamo raccontato una storia di felicità”, afferma suor Maria Regina, superiora della scuola dell’infanzia Maria Bambina di Rimini. È la storia di un appello per salvare un’esperienza educativa, minacciata, come altre scuole paritarie, dal venir meno delle rette dei genitori e dai costi fissi rimasti inalterati. In tre settimane sono stati raccolti dodicimila euro che consentiranno alla scuola di riaprire i battenti a settembre. “Abbiamo capito da questa brutta esperienza che solo proteggendoci reciprocamente possiamo guardare al futuro”, sottolinea suor Maria Regina.
Il terribile Coronavirus ha aiutato a coniugare il verbo donare, l’emergenza che coinvolge tutti ha spinto tanti a spendersi per condividere i bisogni. Mettendo mano al portafoglio o mettendosi in gioco personalmente per dare una mano. E per tutti è scattata l’esperienza di una inaspettata felicità. Alessandra Bellettini lavora in un’azienda di ristorazione, ma nelle ultime settimane è stata volontaria alla Caritas. Prima di tornare alle sue occupazioni, ha voluto raccontare cosa è accaduto: “In nove settimane è successo che è più che raddoppiato il numero di bisognosi che si rivolgono alla Caritas per un pasto. È successo che per l'aumento dei pasti abbiamo cambiato tre volte locations ove prepararli, man mano sempre più ampi. È successo che per l'aumento dei pasti abbiamo lavorato tanto ma insieme ad una squadra eccezionale! È successo che mi sono sentita viva in un momento in cui mi avevano tolto quasi tutto: affetti, lavoro, sport, viaggi, svago, ovvero la libertà!”.
Alla Caritas in queste settimane i numeri sono cresciuti in modo esponenziale. Da sessanta/settanta utenti che si sedevano a tavola, quando la mensa era aperta, sono arrivati a distribuire fino a 170 pasti caldi. Prima ai nonni in difficoltà venivano consegnati trenta pasti a domicilio, adesso sono in media 110 al giorno. Facendo i conti, qualcosa come ventimila pasti distribuiti nel periodo di lockdown. E per sfamare tutta questa gente, è stata necessaria la moltiplicazione dei volontari e la generosità di chi dona. “Ancora – dice il direttore Mario Galasso – non ho tirato le somme, ma le donazioni sono davvero tante. Dalla piccola donazione di dieci euro a quelle più sostanziose di cinquemila euro. Ogni giorno guardo chi ha donato per fargli una telefonata di ringraziamento. Ma molti non sappiamo chi siano, e quindi stiamo pensando di ringraziarli pubblicando a fine emergenza l’elenco in rigoroso ordine alfabetico”. Una donazione, in particolare, Galasso ha molto pubblicizzato: “Mancano pochi giorni a Pasqua e ricevo una telefonata, la voce è molto giovane, un po’ imbarazzata, mi dice che ha ricevuto in regalo degli Smarties che per lei, che aveva già ricevuto uova di cioccolato, non erano necessari e che, anche se pochi per le nostre esigenze, avrebbe avuto piacere di regalarceli per i bambini che non ne avevano. Prima di pronunciare il mio grazie, sono rimasto muto per lo stupore, la gioia, l’importanza di quel gesto. In pochi attimi ho pensato a come sarebbe più giusto questo mondo se, semplicemente, sapessimo rinunciare al superfluo… ho pensato anche al Vangelo di Marco dove ci viene raccontato della vedova povera, che versò due monetine, che fanno un soldo … tutto quanto aveva per vivere.”
C’è chi ha deciso di donare il tempo. Lasciati a casa i volontari over 65, per comprensibili motivi di prudenza sanitaria, se ne sono presentati 150 di nuovi, di età più giovane. Fra questi Kaled, un immigrato, aiuto cuoco, padre di famiglia, che si è prestato per confezionare i pasti “perché ho molto ricevuto e quindi adesso è l’occasione per dare”. O i ragazzi di Rimini Rugby che hanno deciso di continuare a fare squadra aiutando chi ha più bisogno. O lo chef Alessandro Garattoni, di Chiama Cucina, che, avendo l’azienda chiusa, sta ai fornelli nella cucina della Caritas. “Adesso che con la Fase 2 molti tornano al lavoro, – spiega Galasso – ne subentrano altri, c’è un ricambio continuo”.
La sfida nuova che alla Caritas si stanno attrezzando ad affrontare è la riapertura delle docce, che richiede non pochi accorgimenti per garantire che vengano effettuate in tutta sicurezza. E gli utenti che finalmente potranno lavarsi, ascolteranno sotto la doccia un brano musicale composto dai cantautori riminesi. “E’ uno dei modi che abbiamo pensato per vincere la distanze – dice Galasso – L’altro sono i messaggi in bottiglia, i bigliettini che mettiamo dentro la confezione dei pasti caldi. A Pasqua era un messaggio autografo di papa Francesco”.
Ecco la bozza dei provvedimenti del governo per il turismo
È circolata ieri una bozza del cosiddetto decreto rilancio contenente le misure economiche che saranno adottate dal governo per far fronte alla crisi derivante dalla pandemia da Coronavirus.
Queste le misure riguardanti il turismo, con l’avvertenza che si tratta di una bozza che potrebbe subire variazioni.
Tax credit per le vacanze.
Per il periodo d’imposta 2020 è riconosciuto un credito in favore dei nuclei familiari con un reddito ISEE non superiore a 35.000 per il pagamento dei servizi offerti in ambito nazionale dalle imprese turistico ricettive. Il credito è utilizzabile, dal 1° luglio al 31 dicembre 2020, da un solo componente per nucleo familiare nella misura di 500 euro per ogni nucleo familiare. La misura del credito è di 300 euro per i nuclei familiari composti da due persone e di 150 euro per quelli composti da una sola persona. Il credito è fruibile nella misura del 90 per cento in forma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dai fornitori presso i quali la spesa è stata sostenuta, e per il10 per cento in forma di detrazione di imposta in sede di dichiarazione dei redditi da parte dell’avente diritto. Con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate, sentito l’INPS, sulla base dei dati forniti dall’INPS, saranno individuati i nuclei familiari che ne hanno diritto, nonché le modalità di rimborso dello sconto sul corrispettivo dovuto ai fornitori dei servizi ai sensi del presente comma. Lo sconto è rimborsato al fornitore dei servizi sotto forma di credito d'imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione, con facoltà di cessione ai propri fornitori di beni e servizi ovvero ad altri soggetti privati, nonché a istituti di credito o intermediari finanziari.
Fondi per la promozione
Allo scopo di favorire la ripresa dei flussi turistici in ambito nazionale, nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo è istituito il “Fondoper la promozione del turismo in Italia”, con una dotazione di 30 milioni di euro per l’anno 2020.
Credito di imposta per gli affitti
È riconosciuto un credito di imposta pari al 60 per cento per le spese inerenti ai contratti di affitto di locali destinati allo svolgimento dell’attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all'esercizio abituale e professionale. Il credito d’imposta è commisurato all’importo versato nel periodo d’imposta 2020 con riferimento a ciascuno dei mesi di aprile, maggio e giugno, a condizione che i soggetti locatari abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi nel mese di aprile 2020 di almeno il 50 per cento rispetto allo stesso mese del periodo d’imposta precedente. Il credito d'imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione,successivamente all'avvenuto pagamento dei canoni.
Contributo per la sanificazione
È istituito un fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per l’anno 2020 per la concessione di contributi in favore delle imprese turistico ricettive, delle aziende termali e degli stabilimenti balneari, quale concorso nelle spese di sanificazione degli ambienti e degli
strumenti di lavoro e di adeguamento degli spazi conseguente alle misure di contenimento contro la diffusione del Covid-19.
Contributi per investimenti
Alle attività aperte al pubblico quali bar, ristoranti, alberghi, cinema e teatri è riconosciuto un credito d'imposta in misura pari all’80 % delle spese per investimenti, per un massimo di 80.000 euro, sostenute nel 2020 in relazione agli interventi necessari per far rispettare le prescrizioni sanitarie e le misure di contenimento contro la diffusione del virus COVID-19, ivi compresi quelli edilizi necessari per il rifacimento spogliatoi, mense, realizzazione di spazi medici, ingressi e spazi comuni; arredi di sicurezza ovvero quelli necessari ad investimenti di carattere innovativo quali lo sviluppo o l’acquisto di tecnologie necessarie allo svolgimento dell’attività lavorativa e le apparecchiature per il controllo della temperatura dei dipendenti.
Concessioni balneari
Anche al fine di contenere i danni diretti e indiretti derivanti dall’emergenza COVID-19 a carico degli operatori che esercitano la propria attività con uso di beni del demanio marittimo, i procedimenti avviati dagli enti concedenti per la nuova assegnazione delle concessioni delle relative aree o per la riacquisizione della loro disponibilità sono sospesi in attuazione di quanto disposto per la durata dei termini stabiliti dall’articolo 1, commi 682 e 683 della legge 30 dicembre 2018, n.145. Cioè viene confermata la proroga al 2033 e sospesi gli atti del Comuni diretti alla messa a gara delle concessioni. Fino alla medesima data, e, per le aree oggetto di riacquisizione già disposta o comunque avviata, gli operatori proseguono l’attività dietro pagamento del canone di concessione. Le disposizioni del presente articolo non si applicano in riferimento alle aree che non hanno formato oggetto di titolo concessorio, né quando l nuova assegnazione della concessione o la riacquisizione dell’area è stata disposta in ragione dell’annullamento o della revoca della concessione oppure della decadenza del titolo per fatto del concessionario.
Contributi per i lavoratori stagionali
Ai lavoratori dipendenti stagionali del settore turismo e degli stabilimenti termali che hanno cessato involontariamente il rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2019 e il 17 marzo 2020, non titolari di pensione, nè di rapporto di lavoro dipendente, nè di NASPI, alla data di entrata in vigore della presente disposizione, è riconosciuta un'indennità per il mese di maggio 2020 pari a 1000 euro. La medesima indennità è riconosciuta ai lavoratori in somministrazione, impiegati presso imprese utilizzatrici operanti nel settore del turismo e degli stabilimenti termali, che abbiano cessato involontariamente il rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2019 e il 17 marzo 2020, non titolari di pensione, nè di rapporto di lavoro dipendente, nè di NASPI, alla data di entrata in vigore della presente disposizione.
Contributi a fondo perduto
La misura non è specifica per il turismo ma per tutti i soggetti titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo, titolari di partita IVA. Il contributo a fondo perduto spetta a condizione che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019.
Contributi per le bollette
Previsto anche lo stanziamento di 600 milioni per alleggerire le bollette elettriche di aprile, maggio e giugno delle piccole attività produttive e commerciali.
Gnassi furibondo: basta chiacchiere, il governo faccia arrivare risorse
Il sindaco di Rimini,Andrea Gnassi, ancora una volta invita il governo a battere un colpo.
Ecco la sua durissima dichiarazione:
O i comuni, le imprese, i lavoratori, con il decreto annunciato, vedono arrivare concretamente risorse e un cambio di passo oppure salta il banco. Sopratutto per aree ad alta vocazione turistica. Che ora sono in vera e propria 'zona rossa' per crisi economica e tenuta sociale. Al 10 maggio, oggi !, la liquidità e il sostegno al credito per le imprese è zero. La cassa integrazione più o meno anche, e quella in deroga ancora nessuno la ha vista. Le mancate entrate per i comuni superano e di molto anche i 5 miliardi di euro ipotizzati un mese fa come fondo risarcitorio da destinare ai comuni. Ma i comuni devono continuare a pagare i servizi per le persone, i servizi sociali. Solo da mancate entrate per imposta di soggiorno si fanno stime tra i comuni italiani che vanno dal meno 65 al meno 80 per cento. La stima di sbilancio per il comune di Rimini si avvicina ai 40 milioni di euro in meno, e così in proporzione per tutti i comuni della provincia. La proiezione è che se saranno 3 i miliardi per i comuni destinati dal Governo: copriranno circa 1/3 dei disvanzi di bilancio comunali.
La dico con brutalità: dopo 3 mesi e la fase 2 davanti francamente chi amministra le città non ne può più di annunci di esponenti del Governo. I comuni, Anci, UPI hanno fatto proposte reali al governo, sui bisogni di lavoratori e imprese. Il conflitto tra regioni e governo invece si scarica sui comuni. Con la tentazione persino , espressa da qualche ministro, della necessità di un nuovo centralismo statale. Che afferma: decidiamo tutto da Roma. E invece di prendere come esempio virtuoso la regione Emilia Romagna che al contrario coinvolge nelle scelte territori e comuni in modo strutturale e istituzionale , anche noi e la nostra regione rischiamo di essere travolti da scelte inadeguate e fuori tempo massimo, prese senza un ascolto e coinvolgimento fattivo. Nessuno più dei sindaci sa che si sta affrontando il mai visto prima, che tutti i governi, compreso quello italiano si trovano a gestire uno scenario difficilissimo. Per questo chiediamo a ministri, vice ministri di non avere la spocchia quando i comuni esprimono proposte. Non può essere che quello che ci sarà nel decreto maggio per i comuni , per il turismo, sulla cosap e altro sia il frutto di trattative estenuanti e quotidiane e senza senso che i territori fanno col governo. Anziché frutto di un coinvolgimento strutturale e straordinario dei territori e della consapevolezza della strategicita del loro ruolo in questa fase.
Il bonus alimentare seppur limitato i Comuni lo hanno gestito in pochi giorni . I cantieri che non fa Anas, i soldi che non da l'Inps, noi almeno la responsabilità di attivarli subito ce la prenderemmo. È una cessione di sovranità ai sindaci ? Almeno sapremmo rispondere del perché non arrivano risposte . Dove è la sburocratizzazione ? Segnaliamo tutti i giorni il pericolo della criminalità organizzata che nella crisi può penetrare . Ma è proprio il fare subito, il far ripartire cantieri e economia che può combattere le infiltrazioni e il radicamento della malavita. Con l'adozione ad esempio , dentro un quadro di regole e trasparenza , del modello Genova per fare un ponte in un anno, che diventa anziché un eccezione, un possibilità normale che si da ai comuni . Invece i comuni per far partire una cosa sono bloccati da burocrazia che richiede anni. In sede istituzionale di confronto in unità di crisi regionale con il presidente Bonaccini, i comuni , la giunta regionale, le province, il ministro Boccia agli affari regionali ha assunto questi temi e impegni. Peccato invece che altri esponenti del Governo si limitino per ora a qualche annuncio e a qualche sterile comparsata. Serve invece un cambio di passo. Un coinvolgimento strutturale in questa fase straordinaria del livello più vicino ai cittadini che sono i comuni nel gestire e risolvere la crisi. Senza questo, senza risorse e con la burocrazia non ce la faremo . Serve un nuovo asse istituzionale coi territori nella crisi, e non l'amicizia estemporanea con questo o quello. Nel decreto maggio ci saranno provvedimenti utili. Oltre due miliardi per turismo con il buono vacanze . Il ministro Franceschini ha raccolto alcune proposte . Ma ripeto oggi o c è considerazione vera e coinvolgimento strutturale dei territori , e con essi dico comuni imprese lavoratori e rappresentanze ,o non basterà buttare il cuore oltre l'ostacolo a Rimini esentando dal pagamento di Tari, Tosap, rette scolastiche per i mesi del blocco totale, attivando misure straordinarie come Rimini Open Space.
Basta vedere, in tutto questo, l'altro giorno l'ennesimo schiaffo da Roma: da un lato annunci, tv e social, dall'altro invece il rifiuto di assumere un provvedimento unitario e omogeneo su tutto il territorio italiano per ciò che riguarda lo slittamento di tasse e tributi. Si è preferito lasciare la patata bollente ai singoli comuni. E per le imprese , insisto , ad oggi ancora i ritardi nella cassa integrazione e nel versamento dei 25 mila euro di prestito. Non è tollerabile, anche la propaganda dovrebbe avere almeno un soprassalto di buongusto ed esimersi da questo girotondo. Vediamo se per evitarne altri può servire una proposta che avanzo . Guardando a Rimini, alla sua provincia. Guardando a quei territori italiani ad alta vocazione e turistica .
Rimini è stata zona arancione causa pandemia ma, dal punto di vista economico e dell'occupazione è di fatto oggi ,nella fase 2, " zona rossa' per gli effetti pesantissimi sull'economia e dunque sul futuro della comunità . Non saranno la meccanica, la manifattura, la chimica, la siderurgia a pagare il prezzo più alto della crisi. Da adesso in avanti sarà il turismo a pagare il costo più alto della pandemia . Il turismo importa persone e relazioni, proprio le due sfere più devastate dal Covid 19. Non possiamo attendere settimane, e ormai anche i giorni rischiano di essere troppo lunghi. Si abbia il coraggio per una volta nella storia di questo paese di sostenere l'industria del turismo. Di fare piani straordinari di sostegno, si decretino veri e propri stati di emergenza per quelle aree del paese colpiti sia dal dramma sanitario e sia da quello economico e sociale . È semplicemente a rischio la tenuta sociale di intere aree del paese e non la tenuta politica di qualcuno . Governo, batti un colpo vero.
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Venturi: entro maggio in regione diecimila tamponi al giorno
Entro maggio in Emilia Romagna si potranno realizzare diecimila tamponi al giorno. Lo ha detto in una conferenza stampa il commissario ad acta Sergio Venturi, che domani sabato 9 maggio conclude il proprio incarico.
Venturi ha ricordato che all’inizio dell’emergenza gli unici due laboratori in grado di analizzare i tamponi erano quelli del Sacco di Milano e dello Spallanzani di Roma. Quando hanno cominciato ad essere attivi i laboratori della Regione se ne facevano 2000 alla settimana, adesso se ne fanno dai 5 ai 7000 al giorno. “Ciò che resta da fare – ha infine sottolineato – è che presto si realizzi una rete nazionale di laboratori”:
Nella conferenza stampa è stato affrontato anche il tema del tracciamento. Venturi ha spiegato che grazie alla mappatura delle chiamate del 118 si è già in grado di capire in tempo reale dove è scoppiato un focolaio. Quanto ai test sierologici, a breve la giunta presenterà un piano di attuazione. Già sono stati autorizzati alcuni laboratori privati.
Accanto a Venturi c’era il presidente Stefano Bonaccini che ha ricordato che la conferenza Stato-Regioni ha chiesto al governo una maggiore flessibilità sulle date di apertura delle aziende e dei servizi ancora chiusi. “Si tratta – ha detto – di tener conto dell’andamento epidemiologico e nella nostra regione è un fatto oggettivo che ormai le guarigioni superano di gran lunga i contati. Non bisogna abbandonare la linea della cautela e dell’uso dei dispositivi di protezione individuale. Bonaccini ha annunciato che sono in arrivo otto milioni di mascherine.
Quanto al turismo, si è augurato che possa essere salvata la stagione estiva. La Regione ha stanziato cinque milioni per gli stabilimenti balneari. Gli operatori stanno già sistemando le spiagge in modo da essere pronti quando arriveranno i turisti. “Mi auguro che dal governo vengano provvedimenti sostanziosi di sostegno a questo settore. Ben venga il bonus vacanze che così incentiverà il turismo nazionale”.
Bonaccini ha anche annunciato che la settembre si terrà il Gran Premio di Motogp a Misano Adriatico, ma a porte chiuse.
Tavoli e ombrelloni, le norme della Soprintendenza. Insorgono le opposizioni
(Rimini) Poiché si parla di ampliare le aree pubbliche dove gli esercizi (ristoranti, bar, ecc.) possono installare ombrelloni, tavoli e sedie per poter rispettare il distanziamento sociale imposto dal Coronavirus, la Soprintendenza per le province romagnole ha inviato ai Comuni una circolare in cui ricorda che ogni intervento gli dovrà essere comunicato “al solo fine di valutare se esistono i presupposti per attivare un procedimento di divieto.
Le amministrazioni locali dovranno fa pervenire alla Soprintendenza la seguente documentazione: una relazione descrittiva dell’intervento da realizzare con l’indicazione della generalità del richiedente, ubicazioni, materiali usati, periodo, attestazione che non verranno eseguite opere e la perfetta reversibilità delle stesse; fotografie dell’area interessata e del contesto circostante; planimetria dell’area e distribuzione delle opere.
Altre prescrizioni impongono che non vengano realizzate pedane, non siano installate fioriere o altri elementi di tamponamento, gli ombrelloni abbiamo un’apertura massima di 3.5/4 metri e siano realizzati in tela di cotone pesante, tavolini e sedie siano in metallo (non rifinito a luci) o in legno, non si dovranno usare materiali di plastica.
La circolare ha suscitato aspre reazioni in esponenti della minoranza in consiglio comunale a Rimini. “Dal tenore della lettera – afferma il capogruppo della Lega, Marzio Pecci - si percepisce la distanza siderale che esiste tra il burocrate ed il cittadino, ovvero tra chi "siede alla scrivania" e chi, invece, si deve arrabattare ogni giorno per far quadrare i propri conti e, in tempo di crisi, per non morire di fame”.
“Purtroppo - prosegue Pecci - la circolare, così come è stata scritta, frustra e paralizza l'iniziativa dell'imprenditore perché, anche in questi casi, viene imposta una procedura, lunga e complessa (dato che la circolare non indica in quali tempi il Soprintendente fornirà la risposta alla richiesta di parere preventivo) e, soprattutto onerosa, perché impone l'acquisto di materiali ed arredi che non potrebbero essere ammortizzati, in quanto destinati ed un impiego transitorio che non potrebbe andare, come scritto nella circolare, oltre il 30 novembre.
E', a questo punto, dovere del sindaco intervenire sia a livello ministeriale che di Governo del Territorio, affinché, partecipata la eccezionalità del momento, si superi la inutile burocrazia, che la circolare vorrebbe imporre, per evitare di costringere gli imprenditori ad avere risposte, tra l'altro costose, a babbo morto”.
Chiama in causa il sindaco anche il capogruppo di Rinascita Civica, Mario Erbetta. “Ieri è andato in un programma nazionale a proclamare che le attività economiche turistiche a Rimini avranno la possibilità di occupare suolo pubblico senza pagare tributi e con pratiche veloci. Oggi arriva questo documento dalla Soprintendenza di Ravenna che, rivendicando il suo potere assoluto, ha pensato bene di mettere veti e ulteriori balzelli e costi alle attività turistiche che in questo periodo sono in ginocchio, senza una data certa di apertura e senza protocolli da applicare”.
“Nel documento – osserva Erbetta - la Soprintendenza dichiara di volere valutare se sussistono presupposti di divieto per mettere tavoli, sedie, ombrelloni fuori dalle attività e non contenta vuole anche documentazione tecnica per fare questa verifica. Quindi si aggiungono ulteriori spese (spese per un tecnico, ovviamente non lavora gratis) e per finire mette anche delle prescrizioni sui materiali da utilizzare.
La stessa cosa la dovranno fare i bagnini in spiaggia, i ristoranti e bar in spiaggia se modificano il posizionamento delle loro strutture (ombrelloni ed altro) già autorizzati.
Ma è possibile che nelle nostre istituzioni nessuno capisca il dramma delle nostre attività turistiche che rischiano di chiudere per sempre?”.
Al momento nessuna reazione ufficiale da parte dell’amministrazione comunale.