5bEvasori o tartassati? Uno studio spiega come i riminesi lavorino per il fisco

 

 

Siamo un popolo di tartassati e siamo un popolo di incalliti evasori. Per il principio di non contraddizione di aristoteliana memoria, le due cose non dovrebbero stare insieme. E invece è così. Probabilmente sono le due facce della stessa medaglia. Proprio perché la pressione fiscale raggiunge livelli umanamente insostenibili, chi può cerca di evadere quanto può (magari zero il lavoratore dipendente), qualcosina il piccolo lavoratore autonomo, probabilmente molto di più chi riesce a saltare indenne nella giungla del fisco.

 

Le considerazioni sono dettate dallo studio sulla pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e autonomo nella provincia di Rimini che oggi ha presentato la Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Rimini.

Uno studio che ha l’ambizione di mettere allo scoperto la ‘bugia fiscale’ secondo cui, nella classifica della “pressione fiscale ufficiale”, l’Italia al quinto posto in Europa con il 43,5%, mentre in quella della “pressione fiscale effettiva” è assolutamente prima con il 52,2%, distanziando di oltre 2 punti percentuali la seconda, rappresentata dalla Danimarca.

Al professor Giuseppe Savioli, Presidente della Fondazione, è stato più volte chiesto di spiegare come stanno o non stanno insieme evasione e pressione fiscale insostenibile. Si è limitato a constatare che si tratta di due fenomeni diversi: “L’evasione c’è, è un dato inconfutabile, ma qui stiamo parlando di paga le tasse e quanto le paga”.

 

Per analizzare il reale impatto del fisco, lo studio ha inventariato le oltre 100 tasse esistenti in Italia (nazionali e locali) e le ha ‘incrociate’ con gli stili di vita e le ipotesi di consumo desunte da dati ISTAT relativi al nostro territorio, allo scopo di individuare il carico fiscale ‘inconsapevole’ a cui i cittadini sono quotidianamente sottoposti.

Lo studio ha innanzitutto immaginato due contribuenti tipo, entrambi lavoratori dipendenti, residenti nel Comune di Rimini, con un nucleo familiare di tre persone. Le mogli fiscalmente non sono a carico poiché percepiscono redditi superiori a 2.840,25 euro; l’unico figlio frequenta l’università e possiedono un’autovettura di media cilindrata (1.400 cc). Sono proprietari della casa dove risiedono ed hanno discrete capacità di risparmio (10%) del reddito prodotto annualmente.  

 

Il primo contribuente, Mario, è un impiegato con un reddito medio mensile netto in busta paga di 1.300 euro. Fra imposte dirette e indirette (quelle che inconsapevolmente paghiamo quando beviamo un caffè o compriamo un chilo di pane), la pressione tributaria complessiva che deve sopportare supera il 51%. Ciò significa che lascia ogni anno allo stato (e agli altri enti impositori) 12.600 euro circa. Mario devolve per prelievi fiscali ben 1.050 euro al mese del proprio reddito, mantenendo per sè e la propria famiglia solo 990 euro circa. Quindi Mario lavora ben 188 giorni all’anno del proprio tempo per pagare le imposte e solo il resto per avere reddito spendibile. Lo scorso anno i giorni erano 187. In altri termini Mario lavora sino a luglio inoltrato lavora per pagare il fisco.

 

L’altro contribuente tipo, Giovanni, è un dipendente con mansioni più qualificate, ha un reddito medio mensile netto in busta paga di 2.500 euro. La pressione fiscale nel suo caso sfiora invece il 54,5%. Del suo reddito spendibile di circa 2.500 euro mensili, lascia ogni anno allo Stato (e agli altri enti impositori) circa 30.700 euro.

Significa che Giovanni devolve, per prelievi fiscali, circa 2.560 euro al mese del proprio reddito, mantenendo per se e la propria famiglia solo 2.140 euro.

Giovanni lavora ben 199 giorni all’anno per pagare le imposte. Lavora cioè fino al 20 luglio per pagare il fisco.

 

Se i lavoratori dipendenti se la passano male, le cose vanno peggio per gli autonomi. Il contribuente tipo, in questo caso lo chiamiamo Marco trae dalla propria attività (commerciante, artigiano, ecc.) un reddito netto (utile d’impresa) pari a quello di Mario: 24.500 euro.

Assumendo le stesse ipotesi di consumo, con pari reddito disponibile emerge come la pressione fiscale complessiva giunge per lui al livello incredibile del 62,7% (circa due terzi!). E, avvertono gli autori dello studio, per carità di patria non sono state considerate le singole imposte che il piccolo imprenditore ha già assolto nello svolgimento della propria attività d’impresa quali, ad esempio, il diritto annuale di iscrizione alla CCIAA, il contributo obbligatorio al CONAI, l’imposta di bollo sui libri contabili, eventuali tasse ed accise su carburanti, energia elettrica, assicurazioni ed altro utilizzate per lo svolgimento della propria attività e neppure l’IRAP.

Applicando a lui lo schema visto per gli altri, risulta che Marco lavora ben 229 giorni all’anno del proprio tempo per pagare le imposte, cioè fino al 20 agosto. Solo quando torna dalle ferie comincia a lavorare per sé e per la propria famiglia.

 

“Ciò che lo studio rileva – commenta il professor Giuseppe Savioli – è una pressione fiscale che umilia le persone ed il loro lavoro. Ai redditi da dipendenti, abbiamo aggiunto quest’anno una rilevazione sull’impatto del fisco su un reddito da lavoro autonomo. Ne esce un quadro ancor più deprimente, nel quale è impossibile trovare qualsiasi motivazione per accollarsi il rischio dell’avvio di nuove attività imprenditoriali”.

 

Il professor Savioli osserva che tale risultato si determina anche per il fatto che, mentre cala la produzione del reddito a causa della crisi, resta invariata la spesa pubblica. Lo Stato (e gli altri enti pubblici, compresi i Comuni) non fanno come le virtuose famiglie che, quando calano le entrate, si affrettano a tagliare le spese. In effetti, basta vedere che fine hanno fatto i vari commissari alla spending rewiew chiamati dal governo.

tasse

Venerdì, 20 Novembre 2015 08:36

Rimini 2016, Gnassi c'è. E gli altri?

4bRimini 2016, Gnassi c'è. E gli altri?

 

 

 

A pochi mesi dal voto amministrativo della primavera prossima, l’unica certezza è la ricandidatura di Andrea Gnassi. Proprio quella che nel chiacchiericcio politico delle settimane scorse sembrava essere improbabile per le ragioni scritte e lette più volte: dai possibili agguati interni di Melucci & Compagni al fantasma incombente del rinvio a giudizio per il caso Aeradria.

 

La designazione del Pd è invece arrivata all’unanimità (poco importa se restano i sospetti che si tratti solo di facciata e che i mal di pancia non siano affatto scomparsi) e il fantasma giudiziario sembra essersi allontanato. Almeno stando alle indiscrezioni pubblicate dal Resto del Carlino, secondo cui l’eventuale rinvio a giudizio arriverà solo a campagna elettorale abbondantemente avviata o addirittura dopo il voto, indiscrezioni apparse (solo un caso?) subito dopo la notizia della direzione Pd che approvava la ricandidatura di Gnassi.

E’ una decisione definitiva? I particolari che si conoscono pubblicamente inducono a ritenere di sì. Se poi la magistratura accelererà i tempi e se, di fronte al rinvio a giudizio di Gnassi, i suoi nemici interni riprenderanno le ostilità, beh, questa è una storia che valuteremo se e quando accadrà.

 

Per ora il quadro generale vede solo Gnassi pronto a correre per riconfermare se stesso. Le forze che aspirano ad un cambio di direzione politica amministrativa (liste civiche, partiti) in queste settimane hanno fatto melina a centrocampo in attesa di sapere in quale contesto si sarebbe inserita la loro iniziativa e quale sarebbe stato l’avversario con cui confrontarsi. Questo elemento di chiarezza ora è arrivato ed i giocatori hanno il dovere di scoprire le carte.

Le varie iniziative civiche (Dreamini, Progetto Rimini, Vincere per Rimini, Cuore di Rimini, ecc.) devono decidere cosa fare da grandi e precisare con chiarezza di fronte all’opinione pubblica con quali modalità, idee e candidati intendono partecipare alla campagna elettorale. Chi, anche solo per un attimo, ha vagheggiato una conquista di Palazzo Garampi con l’aiutino della via giudiziaria deve rendersi conto che la battaglia ridiventa tutta politica e che va combattuta con le armi della politica.

 

Anche i partiti dell’area di centrodestra devono riprendere iniziativa, pur se ormai appare chiaro che l’alleanza sarà fra Forza Italia, Fratelli d’Italia, la Lega e le eventuali liste civiche che vorranno aggregarsi. Tra questi, chi ha mostrato subito i muscoli è il nuovo e giovane segretario provinciale della Lega Bruno Angelo Galli secondo il quale “i numeri che abbiamo raccolto alle regionali ci danno il dovere di guidare il centrodestra e lo faremo con responsabilità”. Galli ama darsi l’etichetta di leghista moderato, presentabile e che, a differenza di quanto hanno fatto nel passato i dirigenti del centrodestra riminese, vuole “vincere veramente”.

Quella di un centrodestra che fingeva di correre, senza quindi avere davvero la volontà di aggiudicarsi il trofeo, è una narrazione molto diffusa, specialmente fra gli elettori delusi di quell’area politica. È una lettura che non tiene conto di come siano naufragate (a causa di qualche abile e maliziosa “manina”) certe eccellenti candidature che alla vigilia di precedenti consultazioni erano emerse.

 

Questa volta, e a pochi mesi dal voto, il massimo che ci è concesso è l’identikit del candidato perfetto che deve essere “un nome nuovo, civico, ma che non sia un dilettante della politica”. Interessante, ma ancora insufficiente. La stessa Lega non fa che ribadire di avere pronti almeno due candidati, salvo tenerli ben nascosti con la motivazione che prima bisogna discutere con i potenziali alleati, ecc, ecc. La volontà di vincere non può essere una petizione di principio, ma deve tradursi in atti conseguenti. L’individuazione di un candidato credibile – nome e cognome – fa parte del corredo necessario per chi voglia perseguire una strategia vincente. Possiamo sbagliare, ma l’impressione è che avremo ancora un congruo periodo di tempo per assistere ad uno scontro interno fra la Lega, che rivendica la leadership e la guida dell’area, e i potenziali alleati che, in nome di una nobiltà ormai decaduta, gliela contestano. Schermaglie che termineranno quando si prenderà atto che nella spartizione che stanno decidendo Berlusconi, Salvini e Meloni, l’Emilia Romagna resta un’area riservata all’incremento elettorale della Lega.

 

Il primo obiettivo dell’area di centrodestra è arrivare al ballottaggio e battere quindi la concorrenza dei grillini, che correranno da soli, e che si trovano nell’inedita situazione di fare i conti con una candidatura calata dall’alto (Sonia Toni, ex moglie di Grillo) non digerita dai militanti. Ancora non è chiaro come finirà la battaglia, ma si può comunque ritenere che il loro eventuale successo elettorale dipenderà più dagli orientamenti nazionali e dagli umori generali che dal traino di una prestigiosa candidatura. Gli spazi di manovra per il centrodestra ci sono tutti.

 

Ma per chi aspira a contendere Palazzo Garampi a Gnassi c’è la necessità di fare una rivoluzione culturale. Chi pensa di condurre una campagna elettorale elencando le cose promesse e non realizzate nel programma del 2011 batte strade vecchie, che non tengono conto che, di destra o di sinistra, non c’è programma la cui realizzazione sia incompleta. Invece, ad un sindaco uscente che si caratterizza per una vision della città e del suo futuro (discutibile ma esistente) è necessario rispondere con una vision diversa che abbia l’ambizione di interpretare meglio e più compiutamente le esigenze della città. Bisogna riconoscere che le forze di opposizione a Gnassi non si sono distinte fino ad ora nel farla emergere nel contrasto ai diversi provvedimenti dell’amministrazione uscente. Oltretutto le forze di centrodestra si sono messe nella scomoda situazione di chi nella precedente legislatura ha votato il Piano Strategico, ed ora si ritrova a contestare i singoli provvedimenti che di quel Piano sono in qualche modo una realizzazione. Si può uscire da tale scomodità solo se si è in grado di ricondurre queste nuove scelte e posizioni ad una visione unica e alternativa a quella del sindaco uscente.

 

Nel segreto dell’urna si vota secondo diverse inclinazioni: chi segue la rabbia e il malcontento, chi si affida all’usato sicuro e chi ha bisogno di seguire un sogno e qualcuno di credibile che può realizzarlo. Ognuno scelga il campo sul quale vuole giocare. La sfida del 2016 è tutta qui.

Palazzo Garampi RImini Italy

2bSu un discorso del papa e la storia recente della chiesa riminese

 

 

Papa Francesco a Firenze ha recentemente chiesto alla Chiesa italiana di essere una Chiesa “libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa”. E per ribadire il concetto ha usato molti argomenti (qui l’intervento completo).

 

Che impatto ha avuto questo richiamo in chi vive la concretezza dell’impegno pastorale in mezzo al popolo cristiano? Costituiscono parole già conosciute e digerite o chiedono un cambiamento? Ne parliamo con due sacerdoti riminesi, don Mario Vannini, parroco di San Giuseppe al Porto, e don Roberto Battaglia, parroco a Montescudo e assistente diocesano di Comunione e Liberazione.

 

Don Vannini parte osservando che il discorso del papa è stato letto da molti osservatori come un intervento di rottura rispetto alle indicazioni che ai vescovi italiani erano arrivate dai pontificati precedenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sarebbe, secondo questa interpretazione, una sottolineatura della spiritualità rispetto ad una precedente insistenza sulla presenza in campo culturale e sociale. Una lettura che don Mario Vannini non condivide. “A me sembra che l’insistenza di Francesco sia sulla centralità di Gesù Cristo come punto fondamentale su cui misurare la presenza cristiana nel mondo. Se si coglie questo come un richiamo spirituale o come una rottura rispetto alla storia precedente, significa che si è sbilanciati. Il suo è invece un richiamo all’essenziale, a ciò da cui partire per costruire un reale umanesimo cristiano”.

 

“Ed è un richiamo – aggiunge don Battaglia – che chiede a tutti di cambiare. Il suo approccio sfugge continuamente ai tentativi di volerlo fare rientrare nelle consuete categorie, che si usano per difendersi o per impossessarsi di quanto dice. È un cambiamento reale, che chiede una conversione del cuore, non si può ridurlo al mutamento di una linea rispetto ad un’altra. Dottrina e pastorale, spiritualità e missione, rigore teologico e operatività concreta sono uniti dall’urgenza di guardare a Cristo e lasciarsi guardare da Lui. È questa la realtà da cui partire rispetto ai progetti pastorali astratti, costruiti a tavolino, o rispetto alle astratte formulazioni dottrinali. Francesco dice che la dottrina è Gesù Cristo. Ed usa un’espressione che riecheggia un’affermazione di Benedetto XVI. A Firenze Francesco ha osservato che “una Chiesa che pensa a se stessa e ai propri interessi sarebbe triste”; allo stesso modo Benedetto ebbe a dire che “una Chiesa che parla di se stessanon è interessante per l’uomo”. C’è quindi una nota comune, contro ogni ecclesiocentrismo, verso la quale purtroppo a volte si resiste. L’autentica dottrina non è l’affermazione delle verità su Cristo, ma il riaccadere dell’avvenimento di Cristo”.

 

La conversazione si intreccia senza il bisogno di porgere specifiche domande. Don Vannini si inserisce osservando che spesso “L’insistenza sulla centralità di Gesù Cristo viene colta come un disprezzo per i piani pastorali ed i problemi concreti. Non mi pare si possa accusare Francesco di questo. Lui ci richiama al fatto che se non si parte da Gesù Cristo si rischia di vivere tutto il resto in modo dualistico, utilizzando altri criteri quando si tratta di entrare nel vivo delle questioni. Alla domanda cosa dobbiamo fare, risponde che dobbiamo pensarci noi, e non perché inviti ciascuno a fare come crede. Se Cristo è il tuo criterio di impatto con la realtà, il resto poi viene di conseguenza”.

Secondo don Roberto Battaglia l’invito del papa è non acquietarsi in nessuna forma, sempre pronti a cambiare, a dialogare, ad ascoltare tutti. E mette in evidenza un punto del discorso di Francesco che è in effetti una novità mai vista prima. “Indica come strumento di lavoro per le diocesi, le parrocchie, le comunità, la sua Evangelii Gaudium. È un documento su cui tutti siamo invitati a fare i conti. Ha usato parole che ci fanno capire che forse ancora non lo abbiamo preso sul serio”.

 

Ascoltando i due sacerdoti viene da pensare che di fronte a papa Francesco le consuete categorie progressisti/conservatori usate per classificare le posizioni nella Chiesa hanno davvero fatto il loro tempo. Don Vannini, per ragioni anagrafiche, ha vissuto quegli anni di tensioni, anche a livello locale. “Sì, Francesco brucia in un solo colpo queste classificazioni. Se c’è una distinzione che emerge dalla sua posizione è semmai fra chi scommette sulla centralità di Cristo e chi, dando per scontato questo punto di partenza, si affanna a cercare subito le implicazioni per la linea pastorale”. Su questo don Battaglia aggiunge: “A volte si è aggrappati ai vecchi schemi come i giapponesi nella giungla alla fine della guerra. Con Francesco c’è il superamento dei dibattiti intraecclesiali e di ogni atteggiamento autoreferenziale”.

 

Don Vannini mette in evidenza la convenienza umana di questa novità: “Se il punto di partenza è la mia conversione a Cristo, di fronte ai problemi della realtà mi giocherò con libertà, con pazienza, ritrovando nelle circostanze della vita la Presenza decisiva per me e per gli altri. So che il punto di partenza non è un frenetico attivismo, ma la bellezza che scopro nella vita seguendo Gesù. E questo diventa anche più efficace dal punto di vista pastorale: le persone sono colpite da qualcosa di bello che poi investe tutta la vita. Devo però riconoscere che anche fra noi preti e nelle nostre comunità spesso è proprio questo il punto di difficoltà maggiore”.

 

Nel discorso del Papa c’è il richiamo a due possibili tentazioni, il pelagianesimo e lo gnosticismo, che probabilmente sono suonate “strane” alla maggior parte degli osservatori. Ma chi ha vissuto l’esperienza di CL nei decenni passati, ricorderà che erano stati due bersagli polemici del settimanale Il Sabato, che aveva il suo punto di riferimento in don Giacomo Tantardini, un sacerdote legato da rapporti di amicizia con il cardinale Bergoglio. Che impressione ha fatto questo “ritorno”? “Il papa mette in guardia dal pelagianesimo non perché non creda nell’utilità delle norme o delle istituzioni, ma perché vede che spesso c’è un passaggio troppo frettoloso verso lo sforzo etico che l’uomo da solo può mettere in campo. E lo gnosticismo mi ricorda la polemica sul Cristo “incartato” (la mole di documenti su tutto) al posto del Cristo incarnato: Francesco ripete che di Cristo bisogna fare esperienza, non discorsi. Sottolinea che lui ci primerear, ci precede in ogni circostanza della vita”. Aggiunge don Battaglia: “Ha indicato due tentazioni attuali del cristianesimo, trasversali rispetto ai presunti schieramenti individuati dalla stampa: quella di difendere la fede da un mondo ritenuto ostile con un’astratta dottrina e quello di affidare la riforma della Chiesa al cambiamento delle strutture. Affermando che l'essenziale è Cristo il Papa ha negli occhi la Sua umanità concreta, per questo mi provoca a riconoscere lo sguardo di Gesù nella carne di chi incontro, dal povero o da chi è ferito, che grida un bisogno che è anche il mio, fino al volto dei ragazzi a scuola o dei parrocchiani. È solo da questo riconoscimento che posso guardare con tenerezza a me stesso e, quando e come Dio vuole, sperimentare una fecondità nel ministero”.

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Ma cos’è questa vision. Storia e futuro di Rimini

Maurizio Melucci su Rimini2.0 risponde piccato a Nando Piccari negando che la giunta Ravaioli abbia avuto solo una politica “contingente”, accreditandola invece di una propria vision strategica. E per documentarla elenca una serie di opere e iniziative che l’attuale Amministrazione avrebbe in realtà ereditato dalla passata ‘gestione’ e non pensate in proprio.

Ora, non è che queste baruffe comuniste possano interessare più di tanto fuori dal circolo molto ristretto degli addetti alla politica, ma possono essere comunque un’occasione per ragionare sulla storia e sull’attualità della vita cittadina. Anche perché di veri e propri passaggi epocali, di ‘visioni’ che possano dirsi tali, e abbiano avuto la forza di modificare l’immagine e la ‘sostanza’ della nostra città, in realtà non ce n’è tante.

 

Nella storia recente di Rimini, il primo di questi passaggi è certamente legato alla nascita del turismo di massa. Siamo negli anni Trenta e anche in questo caso si approfitta di ciò che è stato fatto in passato. Tanto che senza la prima intuizione, ancora nell’ottocento, del turismo d’elite e della bonifica della zona a mare, il nuovo turismo non avrebbe avuto neppure la spazio fisico per essere avviato.

Ma la rivoluzione d’epoca fascista è reale. Vengono costruiti hotel e pensioni, nuovi villini e nuove colonie, ma, soprattutto, viene avviata la costruzione del lungomare che collega le diverse aggregazioni alberghiere cresciute distanti e in modo autonomo una dall’altra, unificandole in un’unica città turistica capace di competere con qualsiasi altra destinazione. Il lungomare ne è dunque l’infrastruttura fondamentale e anche il simbolo, il punto nel quale si evidenzia un cambio nella concezione stessa della città.

E possiamo dire che tutta la storia successiva, almeno per cinquant’anni, non ha fatto altro che approfittare di questa vision e svilupparla. Anche il grande periodo del divertimentificio (a seguito della comparsa delle mucillaggini) può in fondo essere ascritto all’interno di questo ‘statement’ cittadino, di questa sua vocazione al divertimento popolare e di massa.

 

Per trovare un’altra vision reale ed efficace, che si ponga l’obiettivo di modificare la vocazione cittadina e la sua immagine, bisogna saltare alla giunta Chicchi che, tra le tante suggestioni che animavano da tempo la discussione (Rimini come Miami, come Brighton, …), sceglie come proprio compito politico la destagionalizzazione dell’offerta turistica. Non più una città che dipenda solo dal turismo balneare ma una capitale dell’ospitalità a tutto tondo, capace di accogliere e offrire i propri servigi anche al turismo business, congressuale o fieristico. Questo il motivo (e il contesto concettuale unitario) per la nuova costruzione o anche solo il rilancio di importanti infrastrutture cittadine, come la nuova fiera o l’aeroporto.

A queste, certo, vanno aggiunte la darsena, il nuovo palacongressi, il palazzetto dello sport, il completamento di via Roma delle quali, anche giustamente, si vanta l’ex vicesindaco Melucci. Ma la concezione di riferimento della città tra la giunta Chicchi e la giunta Ravaioli è ancora la stessa; la stessa che vedeva al centro dell’indotto economico interno pure un consumo del territorio e una cementificazione che oggi possiamo giudicare ingiustificati. Ma questa è la parte che Melucci ha ben pensato – per farsi una cortesia – di non ricordare. Oltre a non riportare la allora vantata discontinuità proprio con le visioni strategiche di Chicchi, tutta a favore di una più ordinaria manutenzione. Il popolo, si sa, chiede lampadine funzionanti e poche buche sulle strade.

 

Soprattutto, quella della giunta Ravaioli non era una vision perché il suo modello di città e di cittadino (e di economia locale) non è stato in grado di assorbire nessuno degli elementi di cambiamento della mentalità comune che stavano già allora emergendo. Non nell’ambito del turismo, nel quale già si affacciava una idea di vacanza completamente nuova (con nuovi parametri di gradimento e gratificazione); non nell’ambito delle priorità culturali percepite dai visitatori come dai cittadini, come una sensibilità ambientalista e sostenibile che comportava già l’aspettativa di un rapporto con il territorio e le risorse radicalmente diverso dal passato. Tanto meno in termini di linguaggio e di relazioni.

Forse è anche ingiusto pretendere una tale attenzione ai nuovi segnali della società quando essi comincino appena ad affacciarsi; però, l’ex vicesindaco e i suoi compagni non possono oggi pretendere di essere stati guidati allora da una propria vision. Pensando ai progetti di finanza che avrebbero dovuto simboleggiarla, la cosa assomiglierebbe anche troppo a uno sberleffo.

 

Rimane aperta la questione su una eventuale vision del sindaco Gnassi.

Di certo questo mondo e quella mentalità cui accennavamo prima sono il suo mondo. Le sue antenne relazionali e culturali sono sintonizzate su un mainstream maggioritario e ormai vincente (e perciò anche già vecchio, ma questo è un altro discorso).

Altrettanto certo è il supporto che, in termini di contenuto, gli hanno fornito i lavori del Piano Strategico e alcune persone competenti che gli sono vicine. Anzi, come la Notte Rosa nasce dall’intuizione di mettere a sistema prima di tutto eventi e iniziative già esistenti, e così come è per il Capodanno più lungo (o quasi) del mondo, probabilmente il merito del sindaco Gnassi è proprio quello di percepire velocemente e in unità tra loro cose e pensieri che gli accadono intorno per poi proporli in modo concettualmente unitario. Se guardiamo al passaggio tra gli elaborati finali del Piano Strategico e il loro condensato nel Masterplan possiamo trovare un riscontro proprio a questo metodo e a questa attitudine.

 

Ma, pensatore originale o solo comunicatore efficiente, importa poco (eccetto che nel segreto dell’urna); ciò che qui si vuole notare è che una visione nuova della città, cioè un cambiamento del suo paradigma, si è comunque messa in moto. Vedremo se sarà in grado di attuarsi realmente o resterà solo una fantasia.

Come è già successo una volta, sarà il lungomare a dircelo. Non c’è vision che possa essere raccontata senza un simbolo che la rappresenti.

palas rimini

1bChi ce l'ha più lungo? La sfida festaiola di Riccione a Gnassi

 

Chissà, forse un giorno sarà necessario chiamare i volenterosi funzionari del Guinness dei primati per stabilire chi ce l’ha più lungo. Il capodanno, si intende. Fino all’anno scorso, il primato era assegnato per autoproclamazione: il capodanno più lungo del mondo ce l’aveva Rimini e nessuno poteva metterlo in discussione. Se per caso in Papua Guinea o in un isola del più remoto arcipelago indonesiano fosse durato anche un’ora in più, chi mai avrebbe potuto contestarlo? D’accordo che viviamo nel villaggio globale, ma alcuni particolari sfuggono anche alla Rete.

 

Adesso però non è più così. Dimentichiamoci il villaggio globale, la concorrenza su chi ce l’ha più lungo è arrivata sotto casa. Al di là del Marano hanno avuto un sussulto di orgoglio cittadino e al mese di eventi promosso da Gnassi rispondono con ben due mesi di feste, luminarie e cotillons. A Riccione il sindaco Tosi ha voluto che il Christmas Village durasse dal 21 novembre al 24 gennaio. Dentro c’è tutto: dalle luminarie alla festa di capodanno, da Babbo Natale al programma della stagione teatrale. E, perfidi come serpenti, ci aggiungono anche la ruota panoramica: proprio quando quella di Rimini è stata smontata per un po’ di restyling.

 

Ogni cosa che succede a Riccione nei due mesi che comprendono Natale e Capodanno (fosse stata pensata vent’anni fa) va sotto il segno del Christmas Village. Gnassi ha aperto una strada, quella di fare marketing mettendo a sistema l’esistente e a Riccione hanno deciso di copiarlo, alzando l’asticella e mettendoci del loro. Si sono addirittura inventati la Settimana Bianca in riva al mare e la pre-festa di capodanno: il 30 dicembre stappano le bottiglie e sparano i botti. Bisogna capirli i riccionesi: a quelli di Rimini, che gli rifilano il “pacco” del Trc, rispondono attaccando dove sperano di fare più male.

 

Immaginiamo che il Guinness dei primati accerti senza ombra di dubbio che ce l’ha più lungo Riccione: sarebbe una tragedia. Tutta una carriera costruita su dj set e sardoncino naufragherebbe rovinosamente sotto i colpi degli usurpatori di Riccione. Hai voglia a inventarsi i dialoghi fra la Rocca e il Teatro, hai voglia a far credere che presto faremo la concorrenza all’Arena di Verona, hai voglia ad estendere la Notte Rosa anche su Marte, nel principato di Andorra e nelle Isole Figi: il primato festaiolo che da Rimini passa a Riccione sarebbe un colpo che nemmeno trenta rinvii a giudizio sul caso Aeradria farebbero tanto male.

 

Tutti sperano che l’escalation non vada oltre i limiti del buon senso e del buon gusto. Non solo perché monsignor Lambiasi potrebbe uscire davvero dai gangheri e sostenere che votando Gnassi si fa peccato, ma perché non saremmo in grado di sopportare. Ve l’immaginate se Gnassi, pur di far schiattare i riccionesi, decidesse di collegare il capodanno, quello vero, al capodanno dell’estate, cioè la Notte Rosa? Resterebbero liberi giusto i mesi di agosto e settembre, da riempire con la Molo Street Parade più lunga del mondo, da Torre Pedrera fino al Talassoterapico, con musica a tutto volume da assordare anche quei fighetti che sorseggiano aperitivi in viale Ceccarini. I tendoni di Al Mèni diventerebbero centinaia, innalzati in ogni spazio libero e aperti tutto l’anno. E poi feste per le fogne, per l’anello verde, per l’anello rosso, per il cinema Fulgor, per ogni manifestazione di interesse sul Parco del mare arrivata in Comune. Anche il voto compatto del Pd su una delibera della giunta farebbe scatenare un dj set & sardoncino in piazza Cavour.

 

Nooo, di fronte a tale possibile escalation, c’è da chiedere subito un patto di non proliferazione festaiola. Aprite le trattative, vogliamo vivere in pace!

gnassisardoncino

10bPsc di Rimini, fra stop al cemento e 4.000 nuovi appartamenti

 

 

È come se stessero parlando di due realtà diverse. L’argomento è lo stesso, il Psc (Piano strutturale comunale) approvato la scorsa settima dal consiglio comunale di Rimini. Ma le fotografie dello stesso strumento urbanistico risultano talmente opposte che l’impressione è che gli interlocutori non stiano valutando lo stesso provvedimento. I protagonisti di questa discussione sono da una parte il sindaco Andrea Gnassi, dall’altra i consiglieri del Movimento 5 Stelle. Per il sindaco, il Psc è l’espressione massima di quella svolta anti-cemento che ha promosso da quando si è insediato a Palazzo Garampi. Nella conferenza stampa all’indomani del voto in consiglio comunale, Gnassi ha ripetuto in tutte le salse possibili che il Psc approvato rappresenta uno stop radicale ad un ulteriore consumo di territorio. Nello stesso giorno i consiglieri grillini sono usciti con una nota in cui censuravano l’ulteriore consumo di territorio di 174 ettari e gli ulteriori 4.000 alloggi che saranno edificati. Come ben si capisce non è questione di una critica, per quanto radicale, è una rappresentazione della realtà diametralmente opposta. Come è possibile?

 

“L’amministrazione – afferma Gianluca Tamburini, consigliere comunale grillino – sostiene che si è detto stop al consumo di territorio perché fa il confronto con le previsioni del Psc adottato, sempre da una giunta a guida Pd, nel 2011”. Il Psc del 2011 prevedeva infatti l’impatto su 285 ettari, 188 dei quali fuori del territorio urbanizzato. Il Psc del 2015 riduce l’impatto complessivo a 174 ettari, 86 dei quali fuori dal territorio urbanizzato. Non è che siano tutti edificabili, indicano l’area dove possono sorgere nuove edificazioni o dove si possono realizzare infrastrutture, opere pubbliche. Una riduzione comunque c’è stata: “Ciò che hanno tolto dipende dalle 68 osservazioni della Provincia che ha completamente stravolto il Psc del 2011. I veri cambiamenti li ha introdotti la Provincia sulla base del suo Piano territoriale, non sono stati il frutto di una conversione ecologica. Osservo che comunque i 174 ettari rimasti sono pari a 120 campi da calcio, un paragone che rende l’idea di qual è il reale impatto sul territorio. Inoltre restano 86 ettari di territorio non urbanizzato che può essere coinvolto. La Provincia per fortuna ha eliminato i 27 ettari di terreno agricolo che potevano avere un’espansione edilizia”.

 

Vi è poi il “giallo” dei nuovi appartamenti. Nella conferenza stampa il sindaco Gnassi, in omaggio alla narrazione dello stop al cemento, non vi ha fatto il minimo cenno. Solo fuori dalla conferenza stampa, il dirigente Fattori, su sollecitazione dei cronisti, precisava che i nuovi alloggi previsti dal Piano sono 2.500. Perché allora i consiglieri grillini continuano a parlare di 4.000? “La verità è questa – risponde Tamburini – Attualmente sono in vigore concessioni edilizie non ancora utilizzate pari ad oltre 1.000 appartamenti. Sono ferme per motivi di mercato e prima o poi andranno in scadenza. Un esempio è il complesso immobiliare che dovrebbe sorgere nell’area dell’ex corderia di Viserba. Quando queste licenze scadranno, resterà però la loro capacità edificatoria. Quindi nei prossimi quindici anni a Rimini c’è una capacità edificatoria di 4.000 nuovi appartamenti”.

Perché Il Psc diventi operativo (adesso è di nuovo all’esame della Provincia e dovrà tornare in consiglio comunale per l’approvazione definitiva) la prossima amministrazione dovrà approvare un Poc (il piano operativo) che invece è immediatamente esecutivo. Quattromila appartamenti sono una quantità così abnorme? “A Rimini – replica Tamburini – abbiamo 3.000 appartamenti in vendita, una enorme quantità di case sfitte, che bisogno c’era di nuovo cemento. Noi riteniamo nessuno”.

cantiere-edile

9b

Turismo, riqualificazione hotel. Corsini: nel 2016 venti milioni

 

Pubblichiamo la seconda parte dell'intervsta all'assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini. Qui si può leggere la prima parte.

 

Obsolescenza delle strutture alberghiere: Come può intervenire (o come già interviene) la Regione per favorire il processo di riqualificazione?
La Regione da tempo interviene per favorire gli investimenti di riqualificazione e innovazione del sistema ricettivo regionale. E' in fase di conclusione un bando che ha permesso di assegnare oltre 8 milioni di contributi per la riqualificazione di una quarantina di strutture ricettive. Un investimento globale di oltre 80 milioni di euro. A questo si aggiungono le risorse ai consorzi fidi e alle cooperative di garanzia per il sostegno a progetti di investimento di minor entità attraverso
operazioni di garanzia e abbattimento del tasso degli interessi passivi (nel triennio 2012-2014 la Regione ha assegnato circa 7 milioni di euro).
Certo, siamo consapevoli che tutto ciò non basta e per questa ragione stiamo ragionando sull'utilizzo delle risorse comunitarie POR-FESR 2014-2020. Contiamo di disporre di 20 milioni di euro per il sostegno agli investimenti delle imprese. Il 2016 sarà l'anno di pubblicazione dei bandi.

 

La regione interverrà e come per sostenere il progetto del Parco del mare di Rimini?
Il Parco del Mare di Rimini si inserisce in un più ampio Piano Strategico che cambierà,innovandolo e riqualificandolo, il volto della Capitale dell’industria turistica.
La Regione, sulla base del progetto che il Comune presenterà, la sua fattibilità e sostenibilitàeconomica, valuterà l’entità del finanziamento da destinare attraverso le risorse del POR FESR.

 

Notte Rosa: non pensa che dopo dieci anni sia arrivato il momento di aggiornare la formula? Non le sembra che l’obiettivo iniziale dichiarato (favorire una notte dolce in Riviera) sia clamorosamente fallito? C’è chi sostiene che veicoli un’immagine di Riviera (caos, divertimento senza freni, ecc.) che non va nella direzioni della domanda internazionale (turismo delle esperienze, cultura, enogastronomia, ecc.).


La Notte Rosa è un grande evento che porta milioni di presenze e che, nel tempo, si ètrasformato in prodotto turistico capace di generare un alto valore aggiunto per le imprese. Un evento che promuove in modo tangibile il nostro prodotto turistico e le nostre località costiere. Se dovessimo “pagare” la montagna di articoli che genera sulla stampa, la diffusione virale di messaggi e video sul web, il tam tam sui social, spenderemmo molti milioni di euro. Ciò premesso, è necessario lavorare per garantire un'evoluzione costante alla manifestazione, senza buttare via il bambino con l'acqua sporca. Ma è già così: anno dopo anno la Notte Rosa ha
cambiato pelle e non ha smesso di interessare ed emozionare. L'interesse è vivo: nel 2015 abbiamo allargato i confini e importanti località della costa marchigiana hanno aderito. Non mi sembra proprio che la Notte Rosa vada considerata un clamoroso fallimento, ma d'altronde siamo un popolo strano, pronto a denigrarsi e a mettere in luce un problema, piuttosto che essere soddisfatto ed orgoglioso dei tanti risultati positivi raggiunti. In conclusione ripeto, la Notte Rosa è un grande evento. Poi c'è tutto il resto, che comprende politiche e risorse per i mercati internazionali, per l'allungamento della stagione, per la promocommercializzazione delle eccellenze enogastronomiche, culturali, ambientali, per il pieno sostegno delle proposte e delle esigenze del sistema turistico produttivo regionale.

 

Cosa può significare per la Riviera (vedi annuncio di Bonaccini a Rimini) un maggior investimento nei treni?
L'evoluzione del sistema dei trasporti rappresenta un pilastro fondamentale per garantirecompetitività al turismo di tutta la nostra Riviera. E gli investimenti per ottimizzare la rete ferroviaria sono a mio avviso in cima alle priorità. L'aumento del numero dei treni (più veloci e accoglienti) è strategico per favorire una miglior connessione con i mercati esteri prossimali, per decongestionare il sistema del trasporto su gomma, per connettere la Riviera con le nostre Città
d'Arte. Sono per altro fiducioso che il completamento del progetto in corso di attuazione del TRC (trasporto rapido costiero) possa aprire una fase nuova e possa dimostrare che esistono alternative alle interminabili code di auto che si muovono da una località costiera ad un'altra. Le nostre stazioni ferroviarie si stanno adeguando agli standard necessari per la sosta dei treni “alta velocità”. Ci sono ragionamenti in corso anche a livello regionale, per capire quali spazi
sussistano per migliorare il trasporto regionale che interessa la costa. Non siamo all'anno zero. La collaborazione con l'Assessorato regionale ai trasporti è forte e sono certo che darà ottimi risultati.

 

Quali saranno le caratteristiche del nuovo sistema di rilevazioni delle presenze turistiche? Non crede che un nuovo strumento debba fornire anche valutazioni sui fatturati e sui margini delle imprese per poter meglio capire l’andamento del settore?
Stiamo costituendo un nuovo e strutturato Osservatorio Turistico Regionale grazie all’accordo con Unioncamere Regionale.
Il turismo è un asset industriale e le politiche vanno orientate sulla base di dati statistici qualiquantitativi, analisi di mercato, analisi di prodotti, trend, orientamento ai consumi. Anche le rilevazioni statistiche devono superare l’attuale e anacronistico sistema di rilevazione su arrivi e presenze ed incrociare anche valutazioni economiche sui ricavi presunti del sistema delle imprese, dati sui consumi, sulla produzione di rifiuti, sull’acquisto di prodotti e servizi. È ciò che faremo con il nuovo Osservatorio.

 

Spiagge e Bolkestein, può chiarire la posizione della Regione? Quali sono gli ultimi sviluppi della questione?
La posizione della Regione è chiarissima ed è esattamente la stessa del Governo: doppio binario. Cioè, evidenze pubbliche per le nuove concessioni e congruo periodo di proroga per i concessionari attuali. Governo e Commissione stanno negoziando un’intesa che questa volta deve essere definitiva. Al momento non ci sono novità rispetto alle posizioni emerse durante il recente SUN di Rimini.

9bTurismo, riqualificazione hotel. Corsini: nel 2016 venti milioni

 

 

Pubblichiamo la seconda parte dell'intervista all'assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini. Qui si può leggere la prima parte.

 

Obsolescenza delle strutture alberghiere: Come può intervenire (o come già interviene) la Regione per favorire il processo di riqualificazione?
La Regione da tempo interviene per favorire gli investimenti di riqualificazione e innovazione del sistema ricettivo regionale. E' in fase di conclusione un bando che ha permesso di assegnare oltre 8 milioni di contributi per la riqualificazione di una quarantina di strutture ricettive. Un investimento globale di oltre 80 milioni di euro. A questo si aggiungono le risorse ai consorzi fidi e alle cooperative di garanzia per il sostegno a progetti di investimento di minor entità attraverso
operazioni di garanzia e abbattimento del tasso degli interessi passivi (nel triennio 2012-2014 la Regione ha assegnato circa 7 milioni di euro).
Certo, siamo consapevoli che tutto ciò non basta e per questa ragione stiamo ragionando sull'utilizzo delle risorse comunitarie POR-FESR 2014-2020. Contiamo di disporre di 20 milioni di euro per il sostegno agli investimenti delle imprese. Il 2016 sarà l'anno di pubblicazione dei bandi.

 

La regione interverrà e come per sostenere il progetto del Parco del mare di Rimini?
Il Parco del Mare di Rimini si inserisce in un più ampio Piano Strategico che cambierà,innovandolo e riqualificandolo, il volto della Capitale dell’industria turistica.
La Regione, sulla base del progetto che il Comune presenterà, la sua fattibilità e sostenibilitàeconomica, valuterà l’entità del finanziamento da destinare attraverso le risorse del POR FESR.

 

Notte Rosa: non pensa che dopo dieci anni sia arrivato il momento di aggiornare la formula? Non le sembra che l’obiettivo iniziale dichiarato (favorire una notte dolce in Riviera) sia clamorosamente fallito? C’è chi sostiene che veicoli un’immagine di Riviera (caos, divertimento senza freni, ecc.) che non va nella direzioni della domanda internazionale (turismo delle esperienze, cultura, enogastronomia, ecc.).


La Notte Rosa è un grande evento che porta milioni di presenze e che, nel tempo, si ètrasformato in prodotto turistico capace di generare un alto valore aggiunto per le imprese. Un evento che promuove in modo tangibile il nostro prodotto turistico e le nostre località costiere. Se dovessimo “pagare” la montagna di articoli che genera sulla stampa, la diffusione virale di messaggi e video sul web, il tam tam sui social, spenderemmo molti milioni di euro. Ciò premesso, è necessario lavorare per garantire un'evoluzione costante alla manifestazione, senza buttare via il bambino con l'acqua sporca. Ma è già così: anno dopo anno la Notte Rosa ha
cambiato pelle e non ha smesso di interessare ed emozionare. L'interesse è vivo: nel 2015 abbiamo allargato i confini e importanti località della costa marchigiana hanno aderito. Non mi sembra proprio che la Notte Rosa vada considerata un clamoroso fallimento, ma d'altronde siamo un popolo strano, pronto a denigrarsi e a mettere in luce un problema, piuttosto che essere soddisfatto ed orgoglioso dei tanti risultati positivi raggiunti. In conclusione ripeto, la Notte Rosa è un grande evento. Poi c'è tutto il resto, che comprende politiche e risorse per i mercati internazionali, per l'allungamento della stagione, per la promocommercializzazione delle eccellenze enogastronomiche, culturali, ambientali, per il pieno sostegno delle proposte e delle esigenze del sistema turistico produttivo regionale.

 

Cosa può significare per la Riviera (vedi annuncio di Bonaccini a Rimini) un maggior investimento nei treni?
L'evoluzione del sistema dei trasporti rappresenta un pilastro fondamentale per garantirecompetitività al turismo di tutta la nostra Riviera. E gli investimenti per ottimizzare la rete ferroviaria sono a mio avviso in cima alle priorità. L'aumento del numero dei treni (più veloci e accoglienti) è strategico per favorire una miglior connessione con i mercati esteri prossimali, per decongestionare il sistema del trasporto su gomma, per connettere la Riviera con le nostre Città
d'Arte. Sono per altro fiducioso che il completamento del progetto in corso di attuazione del TRC (trasporto rapido costiero) possa aprire una fase nuova e possa dimostrare che esistono alternative alle interminabili code di auto che si muovono da una località costiera ad un'altra. Le nostre stazioni ferroviarie si stanno adeguando agli standard necessari per la sosta dei treni “alta velocità”. Ci sono ragionamenti in corso anche a livello regionale, per capire quali spazi
sussistano per migliorare il trasporto regionale che interessa la costa. Non siamo all'anno zero. La collaborazione con l'Assessorato regionale ai trasporti è forte e sono certo che darà ottimi risultati.

 

Quali saranno le caratteristiche del nuovo sistema di rilevazioni delle presenze turistiche? Non crede che un nuovo strumento debba fornire anche valutazioni sui fatturati e sui margini delle imprese per poter meglio capire l’andamento del settore?
Stiamo costituendo un nuovo e strutturato Osservatorio Turistico Regionale grazie all’accordo con Unioncamere Regionale.
Il turismo è un asset industriale e le politiche vanno orientate sulla base di dati statistici qualiquantitativi, analisi di mercato, analisi di prodotti, trend, orientamento ai consumi. Anche le rilevazioni statistiche devono superare l’attuale e anacronistico sistema di rilevazione su arrivi e presenze ed incrociare anche valutazioni economiche sui ricavi presunti del sistema delle imprese, dati sui consumi, sulla produzione di rifiuti, sull’acquisto di prodotti e servizi. È ciò che faremo con il nuovo Osservatorio.

 

Spiagge e Bolkestein, può chiarire la posizione della Regione? Quali sono gli ultimi sviluppi della questione?
La posizione della Regione è chiarissima ed è esattamente la stessa del Governo: doppio binario. Cioè, evidenze pubbliche per le nuove concessioni e congruo periodo di proroga per i concessionari attuali. Governo e Commissione stanno negoziando un’intesa che questa volta deve essere definitiva. Al momento non ci sono novità rispetto alle posizioni emerse durante il recente SUN di Rimini.

8bRimini, un Psc "verde" ma le opposizioni contestano la vision del sindaco

 

 

Un Psc (il Piano strutturale comunale) che è al servizio di una idea di città, che non si serve della città, affogandola con il cemento e con il consumo di territorio. Insiste e parecchio sul cambiamento di prospettiva il sindaco di Rimini Andrea Gnassi nel presentare lo strumento urbanistico che è stato approvato dal consiglio comunale nella notte di mercoledì con 17 voti favorevoli, 8 contrari e un’astensione.

 

Per il sindaco è un Psc espressione dei quattro pilastri fondamentali su cui si regge l’azione della sua amministrazione: la variante anti-cemento, le fogne, i cosiddetti motori culturali e sociali e l’idea di città contenuta nel Masterplan. Il messaggio ripetuto in tutte le salse possibili è che il Psc dice no al consumo di territorio, che non contiene espansione, che tutto punta sulla riqualificazione e sulla rigenerazione urbana.

 

Rispetto al Psc a suo tempo adottato dalla giunta Ravaioli, sono state eliminate le aree di espansione fuori dal territorio urbanizzato collocate fra Viserbella e Torre Pedrera. Per la zona nord c’è invece una novità in linea con la vocazione verde del sindaco: un nuovo parco urbano che comprende le aree dello stabilimento Sacramora, quelle del cimitero monumentale. Attraverso il parco della pace potrà collegarsi alla prosecuzione del parco fluviale che sta a fronte il parco urbano Marecchia.

 

La giunta ha dovuto fare i conti con le osservazioni della Provincia che chiedevano di ridimensionare gli ambiti di nuova espansione residenziale. Secondo l’amministrazione si può parlare al massimo di 2.500 nuovi appartamenti, mentre le opposizioni in consiglio comunale hanno parlato di 4.000. La Provincia ha chiesto inoltre che non ci sia un metro cubo in più di cemento nelle zone rurali, che tali devono rimanere. Palazzo Garampi precisa che rispetto al Psc adottato nel 2011 gli ambiti insediativi sono stati ridotti del 40 per cento e del 55 per cento nel territorio urbanizzato. Si tratterebbe in totale del “risparmio” di oltre 100 ettari di territorio.

Per la zona a mare, fra la ferrovia e la linea dell’arenile, è stata confermata la scelta di non favorire incrementi di residenze e di favorire la riqualificazione delle strutture ricettive.

 

Per quanto riguarda l’ambizioso progetto del Parco del Mare, il Psc non contiene indicazioni specifiche perché la legge urbanistica regionale prevede come ambiti le zone urbane, quelle urbanizzabili e le rurali. Non si parla di spiaggia che invece è pienamente coinvolta nel Parco del Mare. Si dovrà procedere con specifici accordi di programma che dove necessario prevederanno modifiche agli strumenti urbanistici vigenti. Il sindaco ha confermato che la scelta sarà di procedere con chi ci sta, e ha aggiunto che anche le banche si stanno muovendo per mettere sul mercato prodotti finanziari che possano sostenere chi decide di investire.

 

Di altro tenore è come prevedibile il controcanto delle opposizioni. Il capogruppo ex Pdl Gennaro Mauro, dopo aver osservato che “Le amministrazioni di sinistra che si sono succedute al governo della città non hanno avuto un disegno strategico per lo sviluppo urbanistico della città teso a salvaguardare la tutela dell'integrità fisica ed ambientale e l'identità culturale del territorio comunale. E oggi ne paghiamo le conseguenze”, afferma che “porre rimedio significa creare le condizioni per la riqualificazione del patrimonio immobiliare residenziale e commerciale con particolare attenzione per la nostra marina, come si può pensare di riqualificare il lungomare”. Però “come consentire nuovi volumi edificatori così come previsti dal progetto Parco del Mare, senza agevolare gli interventi sulle strutture che insistono nell'intera area retrostante?”. Mauro sostiene che una delle priorità da affrontare è la mobilità: “La strada statale adriatica non può divenire la circonvallazione di Rimini come asserisce il nostro sindaco, e non ci si può spostare solo in bici o a piedi. Dopo aver realizzato quartieri dormitorio - quali Gaiofana, via Orseleto, Via Turchetta, via Lotti - bisogna dotarli di quelle infrastrutture necessarie per garantire un'adeguata vita sociale”.

La conclusione è che “Non ci accodiamo a chi demagogicamente sostiene zero insediamenti per il prossimo decennio, e diciamo che per far fronte alla dinamiche di crescita della popolazione riminese bisogna prioritariamente realizzare nuovi insediamenti abitativi di Housing sociale, rivolti a dare la possibilità di accedere al diritto alla casa alle tantissime famiglie riminesi che non possono sostenere gli attuali costi per l'acquisto o per l'affitto degli immobili”.

 

Consumo zero di territorio? Per i consiglieri del Movimento 5 Stelle “Niente di tutto questo è stato però approvato: per i prossimi quindici anni, infatti, a Rimini il PD prevede solo nuovi mattoni e asfalto”. “Tutto il repertorio immaginifico che il sindaco ci ha propinato per gli scorsi quattro anni . aggiungono - nel momento della verità si è infranto sulla grigia consuetudine inaugurata dai suoi predecessori: mattone, mattone e ancora mattone, come prima, forse leggermente meno, ma comunque 174 ettari di terreno, aree equivalenti a 120 campi da calcio.Riteniamo quindi che il PSC appena votato dalla Giunta Gnassi sia una pesante ipoteca sullo sviluppo futuro di una città che oggi di tutto ha bisogno, fuorché improbabili visioni e altro mattone”. 

 

Il Psc dovrà adesso tornare alla Provincia (che ha 90 giorni per esprimersi) per poi essere definitivamente approvato dal consiglio comunale. La giunta pensa che il risultato possa arrivare anche entro l’anno, al massimo a gennaio. Intanto comincia in consiglio comunale l’iter del Rue.

consiglio comunale

7bCorsini: ecco come sarà la nuova legge sul turismo

 

 

Nuova legge regionale sul turismo, azioni promozionali e strumenti per verificarne l'efficacia, nuovo osservatorio sul turismo con dati aggiuntivi oltre ad arrivi e presenze, Notte Rosa, spiagge e Bolkestein, aeroporti. Sono i temi affrontati in un lunga intervista con l'assessore regionale al turismo Andrea Corsini. Oggi ne pubblichiamo la prima parte, domani la seconda.

 

A che punto è il lavoro per la revisione della legge 7? Quali saranno le sostanziali novità?

È in pieno svolgimento la seconda e conclusiva fase di consultazione sulla proposta di progetto di legge, con gli incontri promossi dalla Città Metropolitana di Bologna e dalle otto Province. Avviato nel mese di giugno, l’ampio lavoro di informazione, di confronto e di ascolto ha coinvolto gli enti locali, le associazioni economiche, le organizzazioni sindacali e numerosi soggetti che, a vario titolo, rappresentano il ricco tessuto del turismo regionale.

L’obiettivo è presentare la proposta definitiva alla Giunta regionale prima delle festività di fine anno, per trasmettere il tutto all’Assemblea legislativa nei primi giorni del nuovo anno.

L’aspetto innovativo di maggior rilievo è rappresentato dal nuovo baricentro delle politiche di promocommercializzazione, non più imperniate sui soli prodotti ma sui territori, o, per dirla più compiutamente, sul mix “destinazione/prodotti”.

 

La promo-commercializzazione sarà affidata sempre alle Unioni? Ci sarà una maggiore valorizzazione delle specificità dei territori?

La proposta di legge è incardinata sulla legge regionale di Riforma del sistema di governo regionale e locale, in altri termini saranno centrali nell’azione di promocommercializzazione le Unioni Turistiche Territoriali, aree vaste che aggregheranno soggetti istituzionali impegnati nello sviluppo dell’offerta turistica regionale e locale. Città Metropolitana di Bologna a parte (per le disposizioni legislative), saranno i territori provinciali a definire le UTT. Un ruolo significativo, anche grazie al coordinamento di APT Servizi, potrà essere svolto da alcuni prodotti che, per le caratteristiche e la trasversalità territoriale, hanno già segnatopositivamente la loro azione in questi anni. Mi riferisco in particolare ai circuiti termali, delle città d’arte e del congressuale, come pure ai distretti dell’Appennino “bianco” e “verde”.

Lo spostamento di centralità dai prodotti alle destinazioni è l’elemento che consentirà di dare maggior risalto e sviluppo alla valorizzazione dei vari territori e dei brand che li caratterizzano dal punto di vista culturale, ambientale, enogastronomico, ecc.

 

Come sarà declinato il rapporto fra pubblico e privato? Quale sarà il ruolo di Apt?

Il rapporto fra pubblico e privato ha rappresentato l’intuizione vincente e il cardine della LR 7/1998 e riteniamo che anche la nuova legge, pur con strumenti diversi, debba garantire l’ampio coinvolgimento dei soggetti privati, fin dalla fase di definizione delle linee strategiche delle attività di promocommercializzazione turistica.

Ne ho già accennato in precedenza: APT vedrà accresciuto il suo ruolo di struttura di servizio regionale per le Unioni Territoriali e per i prodotti “trasversali”, sviluppando le funzioni di coordinamento delle varie azioni definite dagli organismi di concertazione.

 

Ha annunciato un investimento promozionale per la Germania: con quali iniziative? Ci saranno poi strumenti di verifica dei risultati ottenuti?

La campagna di comunicazione sul mercato tedesco sarà finalizzata a promuovere la prossima stagione estiva. Se ne prevede quindi la realizzazione tra la fine dell'anno in corso e i primissimi mesi del 2016. Il progetto, attuato da APT Servizi srl, è in fase di predisposizione ed i particolari tecnici si conosceranno tra qualche settimana. Si tratta comunque di un intervento composito, che auspichiamo sia in grado di raggiungere i target (in primo luogo le famiglie) strategici per raggiungere l'obiettivo di portare la percentuale di turisti stranieri al 30% nell'arco di un quinquennio. Possiamo già dire che ci sarà una forte attenzione alla promozione sul web e utilizzando lo strumento dei social media; poi interventi sulla stampa, con acquisto di tabellari su testate di ampia diffusione che dovrebbero avere la funzione di moltiplicatore di messaggi promozionali e produzione di redazionali. Ma, ripeto, è opportuno attendere che APT Servizi abbia completato il progetto di insieme.

 

In generale il sistema regionale non pensa sia opportuno dotarsi di strumenti per la valutazione della redemption?

La valutazione dei risultati è essenziale e la Regione si è dotata da tempo di un sistema di controllo. E' una scelta di carattere generale, talmente importante da essere prevista da tutte le leggi regionali che determinano l'erogazione di risorse finanziarie. Ogni tre anni, anche per la legge regionale 7/98 (la nostra legge sull'organizzazione turistica e la promocommercializzazione) abbiamo l'obbligo di presentare in Commissione assembleare i risultati ottenuti con l'attuazione delle linee di cofinanziamento delle Unioni di prodotto, dei progetti di commercializzazione, e con il finanziamento dell'attività di APT Servizi. Dati che sono disponibili su base annuale. Ciò premesso, siamo del tutto coscienti di quanto sia difficile valutare l'impatto delle politiche pubbliche su un settore economico in continua evoluzione come è il turismo. Mutamenti socioeconomici, conflitti, fenomeni naturali, influenzano in modo pesante i flussi turistici e, spesso, vanificano i risultati di ricerche di mercato serie e costose.

 

Ad esempio ci sono dati che dicano quanto ha reso l’investimento Via Emilia legato all’Expo? I famosi 80 pacchetti hanno funzionato? Quante presenze hanno portato?

A breve saremo nelle condizioni di conoscere i numeri. Ma attenzione, nessuno ha mai pensato di riempire gli alberghi di Rimini con i visitatori dell'Expo. I nostri obiettivi erano altri. In buona sostanza, io penso che le iniziative che abbiamo realizzato in occasione di Expo 2015 (dentro e fuori dagli spazi della manifestazione) rappresentino un investimento di medio termine. I contatti con le tantissime delegazioni, gli incontri, gli eventi promozionali per il pubblico, hanno aumentato concretamente la conoscenza del nostro territorio e dei tanti prodotti turistici di eccellenza che siamo in grado di offrire. Ora dobbiamo costruire rapporti di collaborazione che siano in grado di produrre valore aggiunto per la nostra economia turistica. Le premesse ci sono tutte e partiamo da un dato di fatto molto importante e strategico: l'esperienza Expo 2015 ha dimostrato che i nostri operatori turistici, le imprese, gli enti pubblici, sanno lavorare assieme, oltre le anacronistiche divisioni territoriali, oltre i campanili. Via Emilia, Wellness Valley, Food Valley, Motor Valley, club di prodotto su enogastronomia e bike che accomunano i territori, da Rimini a Piacenza. Siamo sulla strada buona per innovare il nostro prodotto turistico traendo forza dalle peculiarità territoriali e dalle capacità aggregative dei nostri operatori. Ottimi elementi, che ci permetteranno di difendere e aumentare la nostra competitività sul mercato interno, ma anche su quello internazionale.

 turismo ruota  notte rosa

 

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