24 02 2016 | Rimini | Tornano I Maestri e il Tempo con l'esposizione del San Giovannino
Il pezzo forte della sesta edizione de “I Maestri e il Tempo”, il ciclo di conferenze sull’arte promosso dalla Fondazione Carim, è senza dubbio l’esposizione del San Giovannino di Guido Cagnacci, normalmente non visibile al pubblico. L’opera, realizzata tra il 1637 e il 1640, fu acquistata dalla Fondazione nel 2003 ed esposta al pubblico tra il marzo e il giugno del 2004 durante la grande e storica mostra di Castel Sismondo Seicento inquieto. La nuova esposizione è “Per rendere partecipe la cittadinanza di un piccolo tesoro riminese e sottolineare il nostro impegno nella promozione culturale della comunità a cui apparteniamo”, ha spiegato il presidente Massimo Pasquinelli.
La nuova stagione della rassegna ha per titolo “Racconti di donna: simboli, radici, destini”, che si concretizzerà dal 26 febbraio 2016 in nove appuntamenti di arte e cultura a cadenza settimanale sino al 13 maggio 2016. L’attenzione è quindi ai “racconti di donna” narrati da celebri studiose nel campo delle arti figurative e del pensiero, anche attraverso ricerche su personalità storiche e immagini simboliche dell’universo femminile, dall’antichità al mondo contemporaneo.
Ecco il programma
Sarà Pier Giorgio Pasini ad aprire il prossimo 26 febbraio la VI edizione della rassegna con una conferenza su “Le donne di Guido Cagnacci.
Ospite eccezionale sarà, poi, il 4 marzo la Bulaj con un intervento dal titolo suggestivo “Dove gli Dèi si parlano”.
Di seguito, nelle giornate del 5 e 6 marzo, la reporter condurrà un workshop di fotografia, curato da Niki Vasini.
L’11 marzo, lo storico dell’arte Alessandro Giovanardi proporrà “La tela di Aracne e i fili della Vergine. Simboli e arcani della pittura sacra”, mentre il 18 marzo, la filosofa Elena Filippi arriverà dalla Kueser Akademie für Europäische Geistesgeschichte per parlare di «Concordia discorsi»: il Tempio Malatestiano di Rimini crocevia di Umanesimi”.
Il 1 aprile, lo psicologo Donato Piegari disserterà su “La città della Madri. Figure e archetipi del femminile in Federico Fellini”, e la scrittrice Sabina Foschini, l’8 aprile, si soffermerà su “René Gruau”, un riminese alla corte di Dior. Il disegno di moda e la grafica del fascino”.
Il 21 aprile, Grazia Marchianò, estetologa e orientalista, inviterà a una riflessione su “Serietà e gioco, ferocia e soavità del mondo nella visione filosofica di Elémire Zolla”.
Il 6 maggio, il critico d’arte Massimo Pulini porterà il discorso sul “Disegno di una breve vita. Elisabetta Sirani e Ginevra Cantofoli”.
Chiude il ciclo, il 13 maggio, la storica e critica d’arte Maria Virginia Cardi con “Lorenzo Bartolini nel laboratorio culturale della Firenze ottocentesca. Note sulle eredità riminesi”.
Tutte le conferenze e i workshop si svolgeranno di pomeriggio, dalle ore 17.30, a Palazzo Buonadrata, situato in Corso D’Augusto 62 a Rimini.
Rimini elezioni. La lista di Poggi: più auto in centro e niente parco del mare
Si presenta come il mediatore fra il centrodestra diviso. Più correttamente dovrebbe presentarsi come il punto di mediazione. Il suo messaggio infatti è: vi serve un candidato? eccolo, sono io! Se poi il centrodestra non lo vuole, farà anche lui la sua bella corsa solitaria. Parola dell’avvocato Pierpaolo Poggi, che ieri ha presentato la sua lista “per cambiare Rimini”.
Una lista che nasce dalla delusione per lo sbocco poco felice che ha avuto un anno e mezzo di lavoro al tavolo allestito da Dreamini. Per non abbandonare il sogno, hanno pensato, lui e qualche amico, di scendere comunque in campo. “Persone normali, con una buona dose di follia”, chiosa Poggi.
La presentazione potrebbe finire qui e si sarebbe detto tutto ciò che conta, se non fosse per i contenuti, decisamente poco politically correct, con la quale la lista si è voluta inserire nel già ricco e frastagliato panorama del centrodestra riminese. Pasquale Adorante, commentatore di sport nelle emittenti locali, dove aver premesso che lui di politica non capisce niente, si lancia in una difesa a testa bassa del ritorno delle auto nel centro storico. “Le auto servono per vivere, per lavorare, c’è bisogno di muoversi in auto. In bicicletta va chi non ha niente da fare come il sindaco Andrea Gnassi”. Non lo si può certo accusare di poca chiarezza. Quindi il cambiamento promesso a Rimini dalla lista è quello di riportare tanto traffico nel centro storico, aumentando anche i parcheggi.
Nessuno si meraviglierebbe se un giorno questa lista decidesse di scegliere come suo simbolo una bella automobile. Anche per il lungomare (niente Parco del Mare, deve restare un lungomare) la priorità numero uno è che rimanga un’arteria di scorrimento per le auto. Il lungomare va certamente migliorato, va introdotto qualche abbellimento, ma non si pensi di pedonalizzarlo.
Maria Luisa Carelli, un tempo liberale, un tempo presidente del Valloni, un tempo di Forza Italia, si lancia poi in una concione per ricordare che l’ex cinema Fulgor è proprietà del Valloni e deve continuare a produrre reddito per la casa di riposo. Proprio oggi un giornale racconta che il Comune pagherà come diritto di superficie la bellezza di quindici milioni in trentacinque anni. Sembra che un po’ di reddito ci sia.
Al candidato sindaco Pierpaolo Poggi (per un anno e mezzo presidente dell’Udc e una volta candidato anche a Santarcangelo) non resta che ricordare le pillole di programma che nei giorni scorsi ha già inviato ai giornali. A partire dalla candidatura olimpica di Rimini come sede secondaria di Roma 2024. “Ho parlato con il Coni, è ancora possibile”. Se Gnassi ci ha riempito di eventi festaioli di ogni genere e grado, il sindaco Poggi pure punterebbe sugli eventi ma sportivi (giro d’Italia for ever) e cinematografici (Rimini deve diventare la sede di un festival del cinema giovane).
Altro tema rilevante è quello della sicurezza, perché pure l’avvocato Poggi ha paura ad uscire dal suo studio di piazza Ferrari quando sono passate le otto di sera. E quindi telecamere e illuminazione in ogni dove, vigili di quartiere, colonnine di pronto intervento e corsi di difesa personale per le donne.
“Se tutto questo raccoglierà solo 0,1 per cento, potremo dire: ci abbiamo provato”, conclude l’avvocato Poggi.
Quanto le auto arrivavano fino in piazza Cavour
Rimini, elezioni 2016. Indino, Confcommercio: il prossimo sindaco riveda il "pacco del mare"
“Il nuovo sindaco e la nuova amministrazione comunale dovranno tenere in debito conto le difficoltà in cui versa il commercio della nostra città”. Chi parla è Gianni Indino, presidente della Confcommercio, che organizza circa 2.500 imprese della provincia, delle quali 1.500 in città.
E quali sono queste difficoltà?
“Innanzitutto la crescita incontrollata di centri commerciali di ogni tipo, a volte anche in situazioni scorrette, ai confini del territorio comunale. La misura è colma, occorre dire basta a queste che presto diventeranno solo cattedrali nel deserto, senza alcun servizio. Al contrario chiediamo una rivitalizzazione del centro storico. L’amministrazione uscente sta facendo alcuni lavori, il Galli, piazza Malatesta, la sistemazione di alcune strade. Il centro storico deve tornare ad essere il cuore pulsante della città”.
E a questo scopo che altro dovrebbe fare il sindaco?
“C’è l’enorme problema dei parcheggi da risolvere. Quelli a pagamento non sono sufficienti così come non lo sono quelli non a pagamento. Si deve poter parcheggiare senza dover sborsare una enorme cifra. Sembra che nell’area Scarpetti saranno ricavati nuovi posti auto. Questo sarebbe un segnale importante. Il centro vive se ci sono i parcheggi”.
In città si vedono sempre più saracinesche abbassate. Da cosa dipende?
“Enorme è il problema degli affitti. La rendita immobiliare continua a dettare legge, gli operatori non riescono a pagare certi affitti e chiudono. In effetti se si cammina in certe vie del centro, un tempo pulsanti di vita, adesso c’è il deserto. I prezzi sono esorbitanti. Occorrerebbe introdurre anche per gli esercizi commerciali la cedolare secca del 15 per cento, così i proprietari avrebbero vantaggio ad affittare e si potrebbero abbassare i prezzi”.
Ma il Comune cosa può fare?
“Può diminuire la pressione fiscale. Il nuovo sindaco dovrà pensare a come ridurre le tasse. Mi rendo conto che la situazione è difficile, che i Comuni sono alle prese con i frequenti tagli di risorse che un tempo arrivavano dallo Stato. Però non si può rispondere solo con l’aumento delle tasse, l’economia riprende solo se ripartono i consumi. Chiunque arrivi a Palazzo Garampi dovrà dare un segnale forte sulla diminuzione della pressione fiscale. Noi commercianti siamo come le sentinelle del territorio. Dove si spegne un’insegna, si spegna la città. È questa prospettiva che occorre evitare. Dove c’è il buio prospera più facilmente la delinquenza…”.
Quindi anche voi ponete il tema della sicurezza…
“E’ il problema numero uno. Noi commercianti, a suo tempo, con il prefetto Palomba, ci eravamo battuti per il progetto Mille occhi che mirava a creare un collegamento diretto fra esercizi commerciali e forze dell’ordine per la prevenzione della delinquenza. Servono anche provvedimenti semplici come la maggiore illuminazione dei parcheggi a ridosso del centro storico”.
L’abusivismo non è più la vostra bestia nera?
“Lo è, lo è, anche se bisogna riconoscere che qualche miglioramento c’è stato. Nella scorsa estate c’è stata una diminuzione della densità dei mercatini a cielo aperto sulla spiaggia e altrove. Quindi va apprezzato lo sforzo compiuto da amministrazione, forze dell’ordine e Capitaneria di Porto. Restano alcune sacche di resistenza nella zona di Miramare, dove di sera i mercatini sono molto frequenti. Va fatto di tutto perché il fenomeno sia almeno limitato. Altrimenti di abusivismo si muore. Ma vanno contrastati anche altri fenomeni…”
Quali?
“Ci sono commercianti che fanno di tutto per rispettare le regole e altri che bellamente se ne infischiano. Per esempio alcuni non rispettano il divieto di vendere alcolici ai minori. Noi abbiamo proposto che dopo la prima infrazione, sanzionata dalla multa, con la seconda si arrivi al provvedimento di chiusura e poi al ritiro della licenza. Senza aspettare troppo tempo ed evitando così che possano cambiare ragione sopciale. Vediamo inoltre che ci sono case che si trasformano in ristoranti abusivi, i cosiddetti home restaurant. Sono senza licenza, senza controlli igienici, mentre il cuoco senza cappello di un ristorante regolare viene immediatamente sanzionato. Che dire poi delle sagre che vengono organizzate in barba ad ogni regolamento? E i ristoranti e i bar che si trasformano in locali da ballo senza aver alcun permesso? Il fronte dell’abusivisnio è molto ampio e noi chiediamo che la prossima amministrazione intervenga a mettere un freno”.
È un fatto che ormai la stragrande maggioranza dei negozi della zona mare, la zona turistica pregiata, non sia più gestita da riminesi. Come mai?
“Sono cambiati i flussi turistici: se prima c’erano cento arrivi, adesso ce ne sono cinquanta. E gli affitti dei negozi sono ancora ispirati alla massima rendita immobiliare. Quindi chi può prendere in affitto un negozio? Solo chi è in grado di accettare questi prezzi e lo fa perché il negozio diventa il luogo dove si vive, si mangia e si dorme. Ci vorrebbero più controlli per capire da dove proviene il flusso di denaro che taluni riescono a maneggiare”.
Per la zona turistica l’amministrazione uscente ha immaginato il Parco del Mare? È una prospettiva che vi convince?
“Beh, io l’ho rinominato il Pacco del Mare. E con questo ho detto tutto. Non che non sia d’accordo sul rifacimento del lungomare, anzi questa è una priorità per il rilancio turistico di Rimini. Il sindaco è soddisfatto perché ci sono state 250 manifestazioni di interesse. Ma sono solo il 3 per cento degli operatori! L’amministrazione deve partire dopo aver ascoltato proposte e suggerimenti degli imprenditori. Soprattutto deve ricordarsi che il lungomare è un’arteria indispensabile per l’accessibilità della zona mare. Ci sono i lavori in corso in piazzale Kennedy, è bastato un semaforino per creare code fino a piazzale Fellini. Cosa succederà quando il viale sarà a doppio senso di circolazione e si dovrà fermare un autobus per far scender ei turisti, un camion per scaricare i rifornimenti per le attività? Sarà il caos totale. Si pensi a un progetto realistico e fattibile, partendo dai parcheggi sotterranei e lasciando una corsia di scorrimento anche sul lungomare. Sbagliato pensare a nuove attività in quella zona senza prima risolvere il problema della viabilità. La nuova amministrazione dovrà rivedere tutto”.
Primarie Pd a Cattolica: la scelta fra continuità e cambiamento (e una curiosa domanda)
Un cittadino ha postato sulla pagina Facebook di Corrado Piva, candidato alle primarie Pd di Cattolica, un messaggio di questo tenore: “Buongiorno Corrado....ormai il fatto è conclamato...abbiamo un inverno con scarse precipitazioni ed invece si prospetta una Pasqua piovosa. Ha già nel suo programma una soluzione a questa problematica? D'altronde è su questi temi che si misura la cifra politica di un candidato a Sindaco nella riviera romagnola!” Il cittadino ha promesso di rivolgere la domanda anche all’altro candidato, Sergio Gambini, ma non se ne trova traccia. Se ci fosse un Oscar per il contributo al dibattito più irriverente, dovrebbe essere d’ufficio assegnato all’autore della curiosa domanda.
Ultima settimana di campagna elettorale a Cattolica per scegliere il candidato del Pd alle elezioni amministrative di giugno. Mercoledì ci sarà un confronto davanti all’importante platea dell’associazione albergatori. Sempre che saranno in due a presentarsi. Venerdì sera al centro sociale Giovanni Vici si è presentato solo Sergio Gambini, e il giorno dopo Corrado Piva ha diffuso una nota in cui solennemente proclama “Basta con i dibattiti interni, rimaniamo sui contenuti”.
Se Gambini ha promesso per i primi cento giorni la risoluzione dei cosiddetti “buchi neri” (cioè le aree di degrado e abbandono), Piva replica con un piano massiccio per sistemare strade e marciapiedi, il taglio della tassa sull'ombra, il rinnovamento delle scogliere, l’azzeramento dell’addizionale Irpef a partire dal 2017, il mantenimento dei beni 'pubblici' Teatro e Museo della Regina, 200 mila euro in più per la promozione turistica.
Sempre Piva rivendica la sua partecipazione alle amministrazioni di Franco Mazzocchi e Gianfranco Micucci (ha pubblicato sui Facebook anche il manifesto commemorativo dell’anniversario dei dieci anni dalla sua morte, che cade proprio oggi), Gambini parte all’attacco affermando che chi si schiera con Piva è per il mantenimento degli equilibri esistenti, mentre Cattolica ha bisogno di voltare pagina, lasciandosi il passato dietro le spalle.
Ultima settimana di campagna elettorale e quindi la battaglia si fa dura, senza esclusione di colpi. Piva pubblica le pillole del suo programma dove dice di voler far confluire il fiume Ventena nel fiume Conca; Gambini replica che, dovesse perdere le primarie e il Tavolo Civico fosse invitato da Piva “a confrontarsi sull’idea di deviare il corso di un fiume in un altro, credo che farebbero le valigie…”.
Nel corso del solitario dibattito al centro sociale, trasformatosi per forza di cose in un’intervista, è stata sottoposta a Gambini la critica sul suo conflitto di interesse. È sposato con Patrizia Gerani, la cui famiglia è titolare della Gilmar e la Gilmar ha delle proprietà immobiliari a Cattolica. “Sono proprietà che tutti conoscono, alla luce del sole. – ha replicato Gambini - Chi si occupa delle proprietà immobiliari di quella famiglia aveva anche presentato tre proposte nell’ambito dei Poc che sono state discusse nelle scorse settimane, e di quei tre progetti uno solo è stato approvato. Sempre durante la trattazione dei Poc, due consiglieri comunali non hanno potuto votare perché avrebbero avuto conflitti d’interesse rispetto ad alcune pratiche. L’assessore al ramo non ha potuto presentare i Poc per lo stesso motivo. Voglio dire che a Cattolica ognuno potenzialmente ha dei conflitti d’interesse. Ci sono tanti tecnici anche nel partito. Io mi vanto di non aver mai partecipato ad una sola riunione sui Poc. Ma questo, o uscire dall’aula al momento del voto, non basta. Per questo, ripeto, serve una commissione sul conflitto d’interesse, utile a chi presenterà le pratiche e anche, a valle, a chi vorrà chiedere chiarimenti rispetto alle pratiche presentate. E sottolineo che il presidente di questa commissione dovrà essere un ‘cane da guardia’, una personalità non della maggioranza, e una scelta condivisa”.
Piva ha cercato di incunearsi nel fronte avversario e ha diffuso la seguente domanda: “Sergio, come pensi di affrontare la politica di gestione del Teatro della Regina? Seguendo la linea dei consiglieri PD Ercolessi, Russomanno, Sabatini, che hanno sempre difeso queste due strutture come un servizio per la città, oppure seguendo il pensiero del consigliere di Officina Civica Filippo Casanti, fondatore del Tavolo Civico, che in Consiglio Comunale, nell’analizzare il bilancio, ha detto che del teatro la città può fare anche a meno qualora la sua gestione fosse troppo onerosa per le casse comunali?”.
In attesa di conoscere la risposta di Gambini, registriamo la domanda che lui rivolge a Piva: “L’unica domanda che farei a Corrado è come può non vedere questo forte desiderio di cambiamento che c’è a Cattolica. Va reso merito al sindaco uscente Piero Cecchini di aver risanato il bilancio di Cattolica, ma se c’è un appunto che si può fare alla sua giunta è quello di non aver ascoltato la città. È venuta meno la sintonia dell’amministrazione con i cittadini, e invece l’ascolto da parte del Palazzo deve essere una pratica costante. Girando per la città in questi mesi, ho sentito forte insofferenza, non solo per la mancanza di decoro di cui ormai la città è vittima, ma anche rammarico perché da Palazzo nessuno ascoltava. Per questo dico che bisogna scegliere oggi. Oggi abbiamo una grande opportunità di cambiamento, e oggi dobbiamo coglierla perché non tornerà domani”.
Vedremo domenica sera se gli elettori alle primarie del Pd di Cattolica saranno più sensibili al tema della continuità e all’esigenza di un forte cambiamento. Non si può certo dire che non siano scese in campo proposte politiche differenziate e in alternativa fra di loro.
Elezioni 2016: il destino di Rimini si decide altrove
Elezioni 2016: il destino di Rimini si decide altrove
Se non fosse per la “storica” discesa in campo dell’avvocato Pierpaolo Poggi, che di tanto in tanto manda le sue pillole di programma ai giornali e che domani presenterà la sua lista “per cambiare Rimini”, la cronaca politica riminese è da alcuni giorni rientrata in una routine desolante, tanto che un eventuale marziano catapultato a Rimini stenterebbe a credere che si voti per il nuovo sindaco fra quattro mesi.
D’altra parte cosa si può raccontare di interessante, quando ormai appare chiaro che il destino delle elezioni (nel senso di liste e candidati) non lo si decide a Rimini? Partiti e movimenti politici appaiono asserragliati in una fortezza in attesa dell’arrivo risolutivo dei tartari. Questi tartari hanno, da una parte, l’aspetto della lunga chioma “permanentata” del guru di Milano che deve decidere a chi dei contendenti in campo assegnare il simbolo a 5 stelle. Dall’altra parte, i tartari hanno il volto di un trio diviso su tutto, a partire dalle candidature nelle grandi città (figurarsi nei capoluoghi di provincia!).
I riminesi escono da un promettente e speranzoso inverno e si avviano a testa bassa verso la primavera del loro scontento. I grillini (alcuni, dobbiamo adesso precisare) pensavano di aver trovato in Davide Grassi il cavaliere senza macchia e senza paura che avrebbe portato all’incasso se non la cambiale della vittoria, certamente quella del ballottaggio, dove poi tutto si rimette in gioco. Ma non avevano fatto i conti con l’ex moglie del capo supremo, che si è messa di traverso e ha sponsorizzato un’altra lista capitata da tal Fabio Lisi. Complici anche le regole a dir poco stravaganti che governano l’universo a 5 stelle, nessuno dei due candidati in campo può fregiarsi del titolo ufficiale. Aspettano che Casaleggio emetta una sentenza che sarà tutt’altro che salomonica: in questo caso la spada taglierà e non ci sarà nessuno che pregherà di dare il simbolo all’avversario.
In casa del centrodestra si è visto di tutto. All’inizio è stato il fiorire delle liste civiche, con l’ambizione di guidare il grande rassemblement con la mission storica di mandare a casa il sindaco Andrea Gnassi. O si hanno i voti o si hanno i candidati forti e indiscutibili: non avendo nè gli uni né gli altri, ha avuto buon gioco il proconsole salviniano Jacopo Morrone a scompaginare tutto e a far partire l’avvocato Marzio Pecci verso una perdente corsa solitaria. Le liste civiche sono rimaste a leccarsi le ferite, quello che un tempo era il partito guida (Forza Italia) è sempre in attesa di un editto risolutivo del Cavaliere o di chi per lui, l’altro partito (Fratelli d’Italia) spera che il vuoto possa essere riempito dal sempre in corsa Gioenzo Renzi. Nel frattempo è sceso in campo l’ex grillino Luigi Camporesi e molti nel centrodestra hanno cominciato a guardare a lui, nonostante la cultura giustizialista così poco berlusconiana, come al nome da stampare sulle schede elettorali. In realtà, fra delusioni, desideri reconditi e sogni dell’impossibile, nessuno decide.
E nemmeno vuole decidere. L’ennesimo candidato imposto da Roma (vedi Renzi nel 2011) non farebbe saltare di gioia nessuno, ma permetterebbe a ciascuno di salvare la faccia (ci abbiamo provato, ma…) e di coprire il vuoto della politica locale. Se la scelta è fra Camporesi, Renzi, Barboni, Mauro (e chi più ne ha più ne metta), significa che un progetto politico serio non c’è o, se c’era, è presto naufragato. Quindi ben venga che il destino di Rimini venga giocato sullo scacchiere nazionale, dove potrebbero anche prendere la salomonica decisione che ognuno corra per sé e ci sia gloria per tutti.
Soprattutto per il sindaco uscente Andrea Gnassi.
20 02 16 | Rimini | Diocesi, mancanza di sacerdoti e nuove nomine
Diocesi, mancanza di sacerdoti e nuove nomine
La diocesi di Rimini si trova sempre più a fare i conti con la mancanza di sacerdoti. Lo si vede, in trasparanza, nelle nuove nomine che il vescovo monsignor Francesco Lambiasi ha comunicato nell'ultima riunione del consiglio presbiterale.
Un primo pacchetto di nomine riuguardano la zona pastorale Flaminia. Nella parrocchia di San Giovanni Battista ha dato le dimissioni il parroco, don Salvatore Pratelli, per limiti di età e condizioni di salute. Il nuovo parroco è don Lauro Bianchi, che è anche amministratore parrocchiale di Cristo Re. Don Pratelli continuerà a collaborare, risiedendo presso la parrocchia di Cristo Re, assieme agli altri sacerdoti. Don Raffaele Masi è stato nominato parroco di Regina Pacis. Completano la zona pastorale le parrocchie della Colonnella, con don Concetto Reveruzzi, e di Mater Misericordiae, con don Enrico De Luigi. La zona pastorale Flaminia avrà inoltre la collaborazione di don Gabriele Gozzi, don Luigi Sarti, don Lazzaro Raschi, e dei diaconi permanenti Francesco Marano, Stefano Sartini, Michele Sasanelli e tanti laici.
Nuova situazione nella parrocchia Gesù Nostra Riconciliazione. Le condizioni di salute del parroco don Giuseppe Maioli non gli permettono al momento di svolgere il ministero pastorale richiesto. Avrà la collaborazione, come amministratore parrocchiale, di don Paolo Lelli, che continuerà ad essere parroco di San Martino dei Molini e, a sua volta, potrà avvalersi dell’aiuto di don Stefano Vendemini, della vicina parrocchia di S. Ermete, anche nella prospettiva di una graduale unità tra le due parrocchie.
Nella parrocchia di Corpolò arriverà invece don Valentino (Padre Pietro) Barilari, monaco professo cistercense presso l’Abbazia di Fiastra, che ha ottenuto dal suo Abate generale e dal Consiglio della Congregazione un periodo di “esclaustrazione”; il Vescovo lo ha accolto in Diocesi (sacerdote diocesano, don Barilari è stato ordinato a Rimini l’8 maggio 1993, e ha prestato servizio pastorale nelle parrocchie di Viserbella, Auditore e Ss. Paolo e Cristina fino al 2001), con l’incarico di amministratore parrocchiale di Corpolò. Continuerà a collaborare con lui don Nicola Spadoni, che da tempo, al compimento dei 75 anni, aveva presentato la rinuncia alla parrocchia.
"Si intensificherà il cammino di comunione spirituale e pastorale con le altre parrocchie della Zona Pastorale - spiega il comunicato della diocesi - e verrà garantita l’assistenza presbiterale alla numerosa comunità del Cammino neocatecumenale".
Aeroporti, Ancona e Pescara rifanno il film (tragico) di Rimini
Aeroporti, Ancona e Pescara rifanno il film (tragico) di Rimini
Sulla dorsale adriatica, nel tratto di 270 chilometri, si trovano tre aeroporti: Rimini, Ancona, Pescara. Sono pertanto oggettivamente in concorrenza fra di loro, specialmente se li si osserva nell’ottica del mondo globalizzato. Forse non è azzardato considerarli come tre successive fermate di un tram.
L’impressione si rafforza se si guarda alle loro vicende. Viste da Rimini, la sensazione è quella di un film già visto. Gli amministratori pubblici marchigiani e abruzzesi sembrano registi che si vogliono distinguere nel remake di una pellicola di successo. Solo che in questo caso successo significa in realtà fallimento.
In questo breve viaggio partiamo da Pescara, dove si vivono giorni di grande preoccupazione. Ryanair, nel suo piano di ristrutturazione della presenza in Italia, ha deciso di eliminare la base di Pescara, lasciando giusto due voli. Togliere Ryanair a Pescara è come togliere i russi a Rimini: resta poco o niente. Ma sono soprattutto i conti della Saga, la società di gestione, a destare allarme. Il bilancio 2014 si era chiuso con un disavanzo che aveva azzerato il capitale sociale e con debiti complessivi per 26 milioni. Già a gennaio 2015 la società era stata ricapitalizzata con sette milioni sborsati quasi interamente dalla Regione.
L’aeroporto di Pescara, tranne una simbolica partecipazione di una società privata, è totalmente nelle mani della Regione. E qualche giorno fa, il consiglio regionale ha approvato due distinti ordini del giorno, della maggioranza e della minoranza, per dire che l’aeroporto deve restare aperto. Tutti insieme appassionatamente, da Forza Italia al Pd, con la sola eccezione del Movimento 5 Stelle. Il documento della maggioranza ha invocato una legge regionale per finanziare con 14 milioni il deficit per gli anni 2016-2020. A Pescara sono convinti che con un esborso limitato a 2,5 milioni all’anno si possano dribblare le norme europee. Il governatore D’Alfonso ha aggiunto che si cercherà di trattenere Ryanair e che si cercheranno investitori privati. Si è poi consolato osservando di essere in buona compagnia: “i nostri numeri sono quelli del 51 per cento degli aeroporti italiani”.
Ad Ancona, è più che noto, non se la passano meglio, anche se in questi giorni è stato trionfalmente annunciato il raddoppio dei voli per Monaco. Il deficit accumulato da Aerdorica ammonta ad almeno 40 milioni. Speravano di cavarsela vendendo a Novaport Italia, ma Enac ha fatto sapere che quella privatizzazione non stava in piedi, e sono stati costretti ad annullare tutto. In compenso hanno nominato amministratore delegato Andrea Delvecchio, cioè il rappresentante della società che voleva comprare. La Regione ha appena stanziato tre milioni per consentire alla società di andare avanti. Interrogato dal deputato Pd di Rimini, Tiziano Arlotti, il Ministero dei Trasporti ha osservato che in effetti il contributo può essere valutato come un illecito aiuto di Stato. I soldi serviranno per pagare gli stipendi arretrati ai 102 dipendenti e i debiti previdenziali nei confronti dell’Inps. Pura politica di sopravvivenza. I sindacati hanno osservato che se non si raggiungerà il pareggio di bilancio nel 2016, è a rischio la concessione da parte di Enac. Hanno anche detto che i vari amministratori hanno sempre fatto annunci roboanti, che però hanno portato i 17 milioni di debiti del 2008 ai 40 attuali. Da parte sua la giunta regionale (Aerdorica è per l’82 per cento di proprietà della Regione) assicura che continua la ricerca di partner privati e che il bando questa volta sarà fatto in accordo con Enac.
Se c’è una differenza fra i film in programmazione ad Ancona e a Pescara rispetto a quello già visto a Rimini, è che nelle due città non ricorrono a fantasiose operazioni di marketing per mascherare aiuti diretti alla sopravvivenza degli scali, ma fanno tutto alla luce del sole. L’ente Regione è per quegli aeroporti una sorta di bancomat dal quale si può sempre prelevare.
La logica è comunque la stessa: una sorta di accanimento terapeutico per tenere in vita imprese che, fossero in mano privata, avrebbero da tempo preso decisioni drastiche (ad esempio sul personale) o portato i libri in Tribunale.
Rimini, in questo momento, non è sull’orlo di una voragine di debiti (questa parte del film l’abbiamo già vista) ma è sotto la spada di Damocle di una decisione della magistratura, già presa ma non ancora comunicata. Quel che sappiamo è che il 2015, quando l’aeroporto ha funzionato solo per otto mesi e con pochi voli, si è chiuso con un attivo per la società di gestione Airiminum. Si può gestire un aeroporto senza accumulare montagne di debiti e senza sprecare ingenti risorse pubbliche? Ecco il bel “giallo” che sta dietro a questa interminabile saga degli aeroporti.
Crac Aeradria, giudici e campagna elettorale
Crac Aeradria, giudici e campagna elettorale
Se l’inchiesta della Procura della Repubblica sul crac Aeradria fosse un puzzle, alcune di queste tessere non sarebbero più utili a ricomporre il quadro. Ci riferiamo ai quindici indagati per i quali la Procura ha chiesto al Gip l’archiviazione. Per loro solo una censura morale: un giudizio di grave negligenza ed inerzia nell’assolvere i loro compiti di consiglieri d’amministrazione nel periodo che va dal 2007 al 2013. Cioè votavano bilanci, che secondo l’accusa erano falsati, senza neppure rendersene conto. Se il Gip accoglierà la richiesta, usciranno pertanto dall’inchiesta Enzo Fabbri, Corrado Carattoni, Gabriele Buccci, Massimo Gottifredi, Antonia Bernabè, Claudio Battazza, Giovanni Conti, Elisabetta Lazzari, Roberta Merlini, Sabrina Zanetti ed Eugenio Pacassoni. È stata chiesta l’archiviazione anche per altri tre indagati, Enzo Ceccarelli, Stefano Giannini e Marco Tamanti, che erano stati coinvolti nella loro qualità di sindaci di Comuni soci. Tuttavia la Procura ha rilevato che le loro quote erano irrilevanti per poter decidere alcunché.
Se per questi il processo si è chiuso (o quasi), tutti gli altri, a partire dai nomi eccellenti di amministratori ed ex amministratori pubblici, dovranno presentarsi all’udienza preliminare che il giudice ha fissato per il 20 aprile, proprio alla vigilia del periodo ufficiale della campagna elettorale per il Comune di Rimini.
Su cosa accadrà il 20 aprile, esistono due scuole di pensiero che, più che su dati reali, si basano su impressioni o desideri reconditi. C’è chi ritiene che il 20 aprile si concluderà con nessuna decisione, che il giudice convocherà altre udienze per affrontare adeguatamente una materia, che visto il numero degli imputati e dei capi di imputazione, non è semplice da dipanare in una sola seduta. Secondo altri, invece, il 20 aprile si deciderà e quindi sapremo se avremo una campagna elettorale totalmente avvelenata dalle determinazioni del giudice sul caso Aeradria.
Alla prima scuola di pensiero appartiene anche chi – soprattutto i sostenitori del sindaco Andrea Gnassi – ritiene che è tutt’altro che scontato che l’udienza del 20 aprile (e le eventuali successive) si concludano con un rinvio a giudizio. Soprattutto perché la Corte di Cassazione con la sentenza del 16 settembre scorso ha disposto l’annullamento dei sequestri a carico degli imputati, sostenendo che non c’è reato di truffa perché non è individuato il deceptus, cioè il soggetto che sarebbe stato raggirato. A ben vedere si tratta di un ragionamento troppo frettoloso ed incline all’ottimismo. Ora è vero che la Cassazione ha smontato l’accusa di truffa (la materia del reato è, per dirla in breve, il contratto con la Ryanair, con annessi e connessi), però ha disposto un annullamento con rinvio. Cioè ha rimandato la causa davanti al Tribunale del Riesame, perché prenda una nuova decisione e “perché chiarisca se nel caso in esame vi sia stata attività ingannatoria e individui, eventualmente, il deceptus”. Nel far questo, aggiunge anche alcune considerazioni che normalmente non vengono citate. Se non si configura il reato di truffa, "Ciò non esclude, naturalmente, che altre forme di responsabilità (eventualmente anchepenali) possano essere ipotizzate, ma, in merito, occorre un'adeguata attività di accertamento daparte degli organi inquirenti”. Insomma, non è escluso che la Procura possa avviare altre indagini, anche se al momento non se ne ha notizia.
Si dimentica inoltre che il sequestro era stato eseguito in merito al capo L del lungo ed articolato atto di accusa sul crac Aeradria, quello appunto in cui si configura a carico degli imputati il reato di truffa aggravata continuata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Ma Andrea Gnassi, e con lui gli altri amministratori pubblici, non sono accusati soli di questo, ma anche di associazione a delinquere (al fine di commettere tutti gli altri reati), false comunicazioni sociali in danno delle società, dei soci o dei creditori, bancarotta fraudolenta aggravata, ricorso abusivo al credito, abuso di ufficio continuato e aggravato (reati commessi in più di un comportamento). Sappiamo quindi solo che è caduta un’accusa, ma tutte le altre, ugualmente gravi, restano in piedi. Non sarà concessa l’associazione a delinquere, che presuppone un espresso accordo a commettere reati? Restano gli altri reati. E rimane in piedi tutto l’imbarazzo che si dovrebbe provare nell’affrontare una campagna elettorale avendo sul capo un rinvio a giudizio per questioni così gravi.
Ma c’è un’altra possibilità – fino a questo momento di scuola, ma potrebbe anche diventare di fatto – che la Cassazione rigetti il fallimento di Aeradria. Se non c’è il fallimento, non ci sono più i conseguenti reati. Forse per questa ragione, i comportamenti degli amministratori pubblici che hanno portato Aeradria ad avere un buco di 50 milioni, non sarebbero più censurabili? Evidentemente no, sarebbe comunque censurabile il comportamento di una classe politica e amministrativa che, nell’intento di tenere comunque aperto l’aeroporto, non si è mossa con il necessario realismo e con la necessaria prudenza. Ma sarebbe altrettanto evidente che il fallimento di Aeradria, al di là delle decisioni della magistratura, è soprattutto un fallimento politico, del quale è giusto che – in questi termini - si discuta comunque in campagna elettorale.
Rimini, elezioni 2016. Maggioli: qualcosa si è mosso, bisogna accelerare
Rimini, elezioni 2016. Maggioli: qualcosa si è mosso, bisogna accelerare
“Bisogna riconoscere – osserva Paolo Maggioli, presidente di Unindustria Rimini e alla guida anche della federazione romagnola – che dopo anni di immobilismo, durante i quali noi indicavano le urgenze e le priorità, qualcosa si è mosso, si è ingranata una marcia diversa. Sono stati avviati cantieri per le fogne, per il traffico, per il centro storico. Tutti sapevano che erano temi da affrontare, ma per molto tempo non si è mosso niente”.
Quindi secondo lei cosa dovrebbe fare il sindaco che uscirà dalle elezioni del giugno 2016?
“Credo che il nuovo sindaco non possa che continuare ed accelerare le opere avviate. Rimini è una città che più di altre ha bisogno di conoscere una nuova stagione di sviluppo. È una città che vive di due economie, turismo e manifatturiero, che più o meno si equivalgono. Sono entrambi due motori che devono riprendere a marciare e l’amministrazione comunale può svolgere un ruolo importante”.
Che altro può fare, oltre a ciò che già sta realizzando?
“Penso che una sfida decisiva sia la riqualificazione del lungomare, che può rilanciare il turismo. Abbiamo visto che, anche in modo inaspettato, c’è stato molto interesse da parte degli operatori nei confronti del Parco del Mare. Anche qualche nostro associato ha presentato delle idee. La nuova amministrazione avrà il compito di tradurre questo interesse in fatti concreti. E velocemente”.
Ad ogni analisi congiunturale della situazione economica lei non ha mai mancato di sottolineare la crisi dell’edilizia. Dovuta in parte alla crisi generale e in parte anche alla scelta di dire stop al mattone da parte di Palazzo Garampi.
“Non a caso ho citato il Parco del Mare. Penso sia una formidabile occasione per rimettere in moto tutta la filiera legata all’edilizia. Per far ripartire un’economia, l’edilizia è sempre fondamentale. Allo stesso modo è decisivo il tema delle nuove aree industriali. Vediamo come nella nostra regione arrivano ad insediarsi, dove hanno a disposizione le aree, importanti imprese di dimensioni internazionali. A Rimini c’è l’area Apea, vicino a Santarcangelo, che ha urgente bisogno di essere avviata e che potrebbe attrarre nuove imprese”.
E per le grandi infrastrutture, aeroporto, Fiera, Palacongressi, cosa dovrebbe fare la nuova amministrazione?
“E’ evidente che per l’aeroporto dovrà avere un’attenzione massima, e sottolineo massima. Le ragioni sono evidenti a tutti. Ma questo vale anche per la Fiera. Vediamo con favore che ha ripreso a guadagnare e che sarà quotata. Così come probabilmente il 2016 sarà per il Palacongressi l’anno del decollo definitivo. Ma tutte queste partite vanno seguite con attenzione”.
C’è però chi osserva che la quota di RiminiFiera avviene su un mercato secondario, non su quello principale…
“Tutte le principali quotazioni nel 2015 sono avvenute sul mercato AIM che non deve essere più considerato un mercato di serie B”.
E le prospettive di un accorpamento con Bologna come le vede?
“Credo che un polo regionale Rimini-Bologna sia utile e necessario. Altrimenti anche le fiere rischiano di fare la fine degli aeroporti. In generale ormai è indispensabile ragionare in termini di aree più vaste. Come industriali abbiamo imboccato la strada dell’unificazione romagnola. Impossibile gestire tre associazioni, siamo fuori dai tempi. I nostri associati ci chiedono maggiori servizi e minori costi. Specialmente quando si va all’estero, se ci si va come area romagnola si è più forti”.
Sembra che da un giudizio critico sulla giunta Gnassi, siate passati ad un giudizio più benevolo, di positiva attesa…
“Noi siamo stati critici sui tempi di realizzazione delle decisioni prese. Se vediamo che con coraggio si passa all’attuazione pratica, non possiamo che essere soddisfatti. Ma c’è un altro grosso tema che ci interessa, anche se non di competenza dell’amministrazione comunale…”
Quale
“E’ quello delle banche, di Carim in particolare che è sempre la maggiore banca del territorio. Si sta andando verso un rinnovo degli organismi dirigenti della Fondazione. Questa ha bisogno di uscire dal guscio in cui si è messa, non si è evoluta, il mondo è cambiato ed è rimasta indietro. C’è invece bisogno di un presidente che imprima nuovo dinamismo, che sappia decidere, che sappia sedere sui tavoli che contano e prendere delle decisioni”.
Sta facendo il ritratto del suo collega Maurizio Focchi?
“Non sta a me dire Focchi o un altro nome. Rilevo che serve un nome di alto prestigio, che sappia condurre la Fondazione fuori dalle secche in cui si trova. Carim deve essere sempre di più la banca di tutto il territorio. Non dico che deve restare autonoma, anzi servono le alleanze strategiche, ma soprattutto deve essere chiara la strada che porti ad un nuovo sviluppo”.
A proposito di nomi, nel toto candidature per le elezioni spesso sono rimbalzati i nomi di imprenditori. Per caso qualcuno lo ha chiesto anche a lei?
“No, assolutamente. Questa degli imprenditori in politica un po’ è una moda, un po’ è la spia di una debolezza della politica. Non credo che un bravo imprenditore possa essere automaticamente un bravo sindaco”.
13 febbraio 2016
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