Gnassi ancora sindaco con il 57 per cento
Con il 57 per cento dei voti Andrea Gnassi è stato confermato sindaco di Rimini. Il candidato del centrodestra Marzio Pecci ha ottenuto il 24,97 per cento, mentre il candidato delle liste civiche, Luigi Camporesi, ha realizzato il 9,54 per cento. Gli altri candidati: Marina Mascioli 1,16; Mirco Ottaviani 1,39; Ada di Campi 1,59; Mara Marani 2,17; Sara Visintin 2,19.
Elezioni Rimini: previsioni senza sfera di cristallo
Campagna elettorale agli sgoccioli. Campagna elettorale senza particolari emozioni o scontri epici. Le tifoserie si sono un po’ espresse sui social, ma la realtà virtuale quanto corrisponde a quella concreta? Qualche mese fa si favoleggiava del grande assalto unitario di quanti non vogliono più il Pd al potere, un assalto che avrebbe portato alla conquista di Palazzo Garampi. Sappiamo come è finita e per il momento non è il caso di tornarci sopra. Magari sarà materia di dibattito per dopo le elezioni. Adesso è il momento dei big: oggi arriva il gran capo della Lega, Matteo Salvini, domani ci sarà il premier Matteo Renzi. Ci può consolare che due leader si peso abbiano deciso di far tappa a Rimini. Saranno gratificati gli elettori della Lega e quelli del Pd. Quelli di Forza Italia si sono dovuti accontentare di Daniela Santanchè, e questo particolare da solo dice molte cose che non c’è bisogno di spiegare.
Le uniche incognite del voto del 5 giugno sono rimaste due: l’affluenza alle urne e se ci sarà invece bisogno del ballottaggio per eleggere il sindaco.
È opinione diffusa che la consistenza dell’affluenza al voto sarà il fattore determinante per decidere se avremo il sindaco già nella notte fra domenica e lunedì. Se la percentuale dei votanti sarà al di sotto del 50 per cento (45/47), Andrea Gnassi potrebbe essere confermato al primo turno. Si ritiene infatti che l’astensionismo penalizzi di più la destra, resta però da vedere se l’elettorato storico del Pd (partito sempre più “liquido” e sempre meno macchina da guerra) sia davvero così immune dalla sindrome di disaffezione alle urne. In ogni caso, una considerazione resta valida: chi non vuole più Gnassi in Comune è meglio che vada a votare e non ceda alla tentazione che tanto i giochi sono già fatti. Se verrà superato il 50 per cento e magari ci si avvicinerà al 55 per cento (in fondo si vota per il Comune, per l’istituzione più vicina alla vita della gente) ci potrà essere la possibilità del ballottaggio.
E allora nel turno del 19 giugno chi potrà essere l’avversario di Gnassi? Il realismo dei numeri, che spesso anche in improvvisati cultori della politica viene allegramente dimenticano per alimentare le proprie illusioni, dice che il competitor sarà probabilmente Marzio Pecci. Il candidato imposto al centrodestra da Jacopo Morrone può infatti contare – stando ai risultati delle regionali del 2014 - sul 17 per cento della Lega, sull’8 per cento di Forza Italia, sul 5 per cento di Fratelli d’Italia, al quale si aggiungono i voti che saranno racimolati dalla lista civica di destra Uniti si vince. Non c’è bisogno di avere la sfera di cristallo per immaginare che Pecci possa raccogliere almeno il 30 per cento dei voti. Se saranno di meno, vorrebbe dire che il candidato imposto dal proconsole salviniano di Forlì avrebbe clamorosamente toppato.
E Luigi Camporesi? L’ex grillino indubbiamente ha fatto un gran lavoro, le liste civiche che lo sostengono si sono date da fare per promuoverlo, ma potrà dire di avere avuto grande successo se supererà il 10 per cento (nel 2011 come pentastellato prese l’11 per cento). A Camporesi riuscirà un’impresa se farà il pieno dei grillini delusi (portando a casa il risultato delle regionali), dei cattolici rappresentati da Eraldo Giudici e dell’appeal di un nome di “tradizione” anti-sinistra come Filippo Zilli. Anche in questo caso il realismo dei numeri suggerisce che non c’è appello al voto disgiunto che possa ribaltare questa previsione. Potrà migliorare il suo risultato personale ma difficilmente gli potrà permettere di superare Pecci.
Il voto disgiunto, questo oscuro oggetto del desiderio. Tutti, compresi gli avversari, sono certi che ad avvantaggiarsene a mani basse sarà Gnassi. Il voto di opinione su Gnassi, in caso di scarsa affluenza, potrebbe eleggerlo al primo turno. In questo caso si affaccia all’orizzonte il rischio che i tecnici di meccanismi elettorali chiamano “anatra zoppa”. Gnassi viene eletto ma le sue liste non superano il 40 per cento dei voti e quindi non scatterà il premio di maggioranza in consiglio comunale. È possibile? Proviamo a fare delle previsioni. Anche in casa del Pd pensano, con l’aria che tira, che il partito si attesterà sul 27-29 per cento dei voti. Cosa potranno raggiungere le altre liste di appoggio? Il Patto Civico con Gnassi, promosso dall’onorevole Pizzolante, ha grandi ambizioni ma un risultato clamoroso sarebbe già il 4-6 per cento. Rimini Attiva, la lista delle associazioni e del volontariato, pesca nell’elettorato storico del Pd e, viste alcune candidature, potrebbe ottenere un buon risultato, che comunque si colloca fra il 2 e il 3 per cento. Le altre tre liste a sostegno di Gnassi (Futura, Sinistra e Centro democratico-Idv) tutte insieme potrebbero realizzare fra il 2 e il 3 per cento. Riassumendo, le liste per il sindaco attuale potrebbero oscillare fra il 35 e il 41 per cento, con un ampio margine per l’ipotesi anatra zoppa.
Queste sono previsioni di chi non ha la sfera cristallo e nemmeno un sondaggio scientifico sotto mano. Sono basate su ragionamenti e ipotesi nate da un confronto con la realtà presente e i comportamenti storici dell’elettorato riminese. Se saranno clamorosamente smentite dal voto del 5 giugno (esempio: Gnassi non avrà il plebiscito che tutti si immaginano) significherà che in futuro bisognerà diffidare degli umori (che in una città grande come Rimini sono difficilmente interpretabili) e aspettare pazientemente il responso delle urne.
Cattolica: Liste, candidati, fac simile della scheda
Sono sei i candidati sindaco a Cattolica in corsa nelle elezioni comunali del prossimo 5 giugno.
Li presentiamo nell'ordine in cui compaioni sulla scheda elettorale. (Cliccando sul nome della lista vedrete l'elenco dei candidati al consiglio comunale)
La prima è Giovanna Ubalducci, assessore della giunta uscente, che è sostenuta da due liste, Amare Cattolica e Insieme per Cattolica.
A differenza di Rimini, è presente il Movimento 5 Stelle che candida a sindaco Mariano Gennari, sostenuto solo dalla lista pentastellata.
Segue Maria Silvia Riccio, sostenuta dalla lista Spazio Rosso.
Sempre a sinistra c'è Roberto Franca, appoggiato da una lista di Rifondazione comunista.
Il candidato del Pd, Sergio Gambini, è appoggiato da 3 liste: Energia Civica 40, Musica & Libertà e quella del Pd.
In alto a destra c'è il candidato del netrodestra Massimiliano Gessaroli, sostenuto da quattro liste: Lega Nord, Cattolia nel Cuore, Forza Italia e Fratelli d'Italia.
Qui trovate un articolo sulle elezioni a Cattolica
Ed ecco il fac simile della scheda elettorale.
Gemmani: "Ecco come guiderò la Fondazione"
Dopo anni di polemiche e contrapposizioni, l’elezione all’unanimità del nuovo presidente della Fondazione Carim è certamente un segnale di novità. “Era una delle condizioni che avevo posto quando mi è stata prospettata la candidatura. – afferma la neo presidente Linda Gemmani – Ci ho pensato, ho valutato che fosse un incarico più alla mia portata, rispetto ad altre proposte politiche che anche nel recente passato erano arrivate. Vedendo che c’erano le condizioni per ritrovare uno spirito unitario, ho accettato”.
Ma cosa ha permesso che una istituzione, in precedenza ad alto tasso di litigiosità, sia approdata ad una scelta unanime?
“Da tempo c’erano state troppe fratture. Era necessaria una novità, una persona che non avesse alcun legame con le contrapposizioni e gli schieramenti del passato. Ci voleva anche una persona che avesse voglia di rimboccarsi le maniche, perché in questo momento fare il presidente della Fondazione è un ruolo impegnativo che non ha niente a che fare con il potere, con il desiderio di visibilità, di popolarità. Tutte cose che è meglio dimenticare”.
Può dirci qual è il punto focale del suo mandato, su quali temi e attività concentrerà la sua attenzione?
“La Fondazione, come pure la sua controllata Banca Carim e la città di Rimini ed il nostro territorio, sono in un momento storico “delicato” in cui, e mi riferisco qui in particolare alla Banca ed alla Fondazione, è fondamentale esaminare ogni dettaglio di quello che accade dentro e fuori le nostre realtà, è indispensabile dare un peso ad ogni elemento a disposizione, osservare le cose da diverse prospettive, ma poi affrontare la situazione che ci si troverà di fronte avendo ben chiaro davanti a noi un solo ed unico scopo: il bene della Fondazione, ma anche indirettamente, il bene della Banca. Quindi massima attenzione al rilancio della Fondazione nel nuovo contesto, mirando a potenziare il patrimonio e tutte le attività”.
Certamente la prima “pratica” che si trova sul tavolo è il futuro di Carim. Come pensa di muoversi? Quali rapporti? Quali alleanze?
“La prima sfida è proprio l’aumento di capitale di Carim: la banca ha necessità di farlo per rientrare negli indici imposti dalla Bce, ma è una banca sicuramente sana e perfettamente in grado di affrontare le sfide del prossimo futuro. È la banca che sostiene la ripresa e la crescita del nostro territorio, senza di lei a Rimini non ci sarebbe l’opportunità di alimentare questo sviluppo. La Fondazione per obbligo di legge deve cedere il controllo della Banca entro i prossimi quattro anni. Quindi non parteciperemo all’aumento di capitale, ma ci muoveremo per sostenerlo e per favorirlo. Quindi il nostro sostegno e contributo a questo aumento di capitale non è dettato da un interesse “personale” della Fondazione, ma per tutelare e sostenere il patrimonio di tutti gli azionisti; per permettere alla banca di aver successo nella sottoscrizione e poter riprendere il suo cammino di crescita e sviluppo già chiaramente tracciato ed intrapreso dal management che la sta guidando”.
Per il futuro della Banca ci sarà bisogno di stringere alleanze con altri soggetti…
“Il percorso immediatamente successivo sarà quello di trovare nuove alleanze che la valorizzino e non la fagocitino all’interno di un Fondo o lo assorbano in una realtà indistinta”.
Sarà comunque salvato lo stretto rapporto che Carim ha avuto con il territorio? I potenziali alleati hanno già un volto?
“Cercheremo di conservarlo per ciò che sarà possibile. Penso che le alleanze non potranno non valorizzare la diffusione capillare che questa banca ha in Romagna. Sono lavori in corso, vedremo che frutti daranno”.
Quali sono i suoi rapporti con attuale management della banca?
“Finora li ho conosciuti dal punto di vista del cliente. Ho stima del lavoro che stanno facendo per salvaguardare la banca e dare continuità alla sua presenza nel territorio. Adesso assumo un altro ruolo. Penso che i nostri futuri rapporti debbano essere verificati sulla capacità reciproca di fare il meglio per il raggiungimento degli obiettivi e la ricerca di alleanze. Collaborazione reciproca, nel rispetto dei ruoli, senza che la Fondazione interferisca sulla gestione”.
Negli anni d’oro la Fondazione si è sempre distinta per il suo impegno culturale e sociale. Adesso le risorse a disposizione sono minori: con quale criterio usarle?
“Le risorse sono davvero di gran lunga minori rispetto al passato. In questo contesto bisogna focalizzare sulle cose più importanti a beneficio del territorio. Certamente continuerà il sostegno all’Università, mentre sugli altri campi di impegno sarà necessario fare delle scelte. Una maggiore attività in favore della città potrà essere ripresa quando sarà completata la cessione delle quote di maggioranza. Nel frattempo cercheremo di mantenere, rapporti, relazioni, ci impegneremo a costruire un network che potrà tornare utili quando riprenderanno le erogazioni”.
Rimini va al voto. Non le chiediamo le sue preferenze, ma come lei vede l’attuale momento della città?
“Penso che chiunque sarà chiamato a guidare la città, debba concentrare la sua attenzione a promuovere tutte le attività economiche e sociali che alimentano il bene comune. Credo che sia questo il criterio con cui valutare i soggetti che si candidano, sia i nuovi che quelli che cercano una conferma”.
Ma lei guarda al futuro di Rimini con speranza?
“Per natura sono ottimista. Quindi spero che le promesse di questi giorni diventino volontà concreta e cambiamento di mentalità”.
Come si muoverà nel rapporto con le istituzioni locali?
"Rapporti di collaborazione reciproca e stimolo all’attenzione su problemi e realtà che rischiano di essere trascurate".
Il sindaco Andrea Gnassi l’ha già invitata a cena?
“Ci conosciamo da tempo. Credo che sia normale da parte sua cercare di approfondire i rapporti”.
Rimini Elezioni: una scheda da cambiare
Detto con un eufemismo, la scheda elettorale predisposta dal Comune di Rimini per le elezioni del 5 giugno non è un capolavoro di grafica e di razionale organizzazione degli spazi.
Già su Facebook impazza il dibattito e si fa notare che con quella sistemazione dei candidato sindaco e delle liste ad essi collegati, l'errore è più facile di quel che non si pensi. C'è il concreto rischio che molte schede vengano annullate.
Un esempio per tutti. Se io traccio la croce sul candidato X è facile che parte del segno finisca sopra una lista, poi voto un'altra lista ad esso collegata. Per quale lista ho voluto votare? Sapendo ciò che succede nei seggi, la contestazione è dietro l'angolo.
Ancora più facile che i problemi sorgano per il voto disgiunto, come ad esempio ha fatto notare la lista Rimini People.: "si potrebbe verificare il caso, con la scelta di un candidato sindaco diverso dalla sua lista, d'invasione del simbolo di un'altra formazione".
Ci si chiederà ma in quale altro modo potevano essere sistemati simboli e candidati sulla scheda elettorale. Basta fare una rapida ricerca su Google e si trovano numerosi esempi di una migliore e più leggibile organizzazione della scheda elettorale.
Quella che qui riportiamo si riferisce al Comune di Roseto degli Abruzzi nel 2011. M sul web si trovano molto altri esempi che potrebbe essere imitati dal Comune di Rimini.
Se confrontata con quella del Comune di Rimini (riportata qui sotto), si vede a colpo d'occhio che tutto è più razionale e a prova di errore.
Non sappiamo se il Comune di Rimini abbia già mandato in tipografia le schede. Se non lo avese fatto, sarebbe un buon servizio alla libertà di voto dei cittadini correggerla e renderla più leggibile. O anche se è andata in stampa, farne comunque una versione più razionale. sarebbe un gesto molto apprezzato.
Rimini 2016: tre candidati in cerca di voti
Nessuna sorpresa, nessun imprevisto, nessun argomento che abbia svelato qualcosa di non detto. Quindi inutile? No, inutile no, perché comunque i tre candidati sindaco convocati questa mattina da Unindustria hanno espresso, magari involontariamente, molto della loro personalità e hanno ribadito alcune delle posizioni già espresse in campagna elettorale. I tre sono il sindaco uscente Andrea Gnassi, Marzi Pecci, candidato del centrodestra e Luigi Camporesi, candidato delle liste civiche.
I tre avevano avuto la possibilità di arrivare preparati all’incontro perché Unindustria aveva fatto loro avere la lista dei problemi su cui si aspettavano indicazioni: edilizia da rilanciare dopo gli anni bui della crisi, apparato comunale da sburocratizzare, interventi per rilanciare il turismo e completamento del Parco del Mare, sviluppo delle infrastrutture, investimenti nel capitale umano.
Nessuno dei tre nei primi dieci minuti a disposizione ha seguito la scaletta così gentilmente offerta. Prima le presentazioni: Camporesi che si qualifica come imprenditore che si è laureato nel Regno Unito, Gnassi che non si presenta, “tanto noi ci conosciamo”, Pecci che insiste nel far sapere che dal suo studio legale lui conosce la città (nella quale non risiede, ndr).
Camporesi parte con quella che è la proposta che qualifica la sua coalizione: privatizzazione totale della Fiera, con vincolo per chi acquista di favorire l’indotto locale, vendita delle azioni Hera e di Romagna Acque. Il gruzzolo di oltre 210 milioni di euro così racimolato sarà impiegato per investimenti su parcheggi, viabilità e migliorie estetiche. La Fiera è indubbiamente uno dei temi che fa la differenza. Gnassi, che è riuscito nei suoi dieci minuti a disposizione a sciorinare uno dopo l’altro tutti i suoi pezzi forti, dal piano delle fogne al Teatro che dialoga con la Rocca, entra sul tema della Fiera sottolineando un criterio “laico”: se conviene si privatizza, se non conviene no, ricordando che le azioni della Fiera di Milano dopo la privatizzazione hanno calato notevolmente il loro valore. Invita anche gli imprenditori a non avere alcuna sudditanza verso Bologna nel giorno in cui si apprende che la Fiera di Bologna, con cui Rimini dovrebbe confluire nel popolo regionale, chiuderà il bilancio 2015 con un buco di 10 milioni. Con questo inciso Gnassi aveva in qualche modo offerto un involontario assist ai suoi avversari, che però non lo colgono. Pecci, l’unico che si alza per parlare e spesso indulge ai toni da comizio, si limita a dichiarare che lui non crede al polo con Bologna.
Sulla Fiera si ritorna con una domanda di buongiornoRimini. Camporesi parte in quarta riproponendo gli argomenti della sua polemica con Cagnoni e conclude che al tavolo della fusione di Bologna riuscirà a sottoscrivere l’aumento di capitale chi i soldi ce li ha (Bologna) lasciando Rimini fuori dai giochi di comando. Gnassi questa volta ripercorre le ultime prospettive: accordo con Vicenza, creazione di un polo nazionale che possa competere con l’estero. Auspica che il cuore di questo polo sia in Emilia Romagna. In ogni caso la Fiera di Rimini ha i conti in ordine e darà seguito al piano della privatizzazione. Pecci non aggiunge altro.
Altro tema che rimbalza è quello del turismo ed in particolare del turismo culturale. Gnassi spara i numeri: grazie ai cantieri da lui aperti, ci saranno 350 mila arrivi in più di turismo qualificato. Pecci e Camporesi insistono sul loro cavallo di battaglia delle ultime settimane: lo spostamento del Ceis e la valorizzazione dell’anfiteatro romano che permetterà di intercettare nuovo turismo culturale. Gnassi non dice semplicemente no, ricorda le difficoltà (è demanio dello Stato) e assicura che lui ha un piano, che a suo tempo sarà realizzato. Sul turismo, il cavallo di battaglia di Gnassi è ovviamente il Parco del Mare che invece Pecci manderà in archivio qualora fosse eletto sindaco perché non conveniente e non finanziabile. Meglio – dice – un piano spiaggia.
Sull’edilizia, che era uno degli argomenti che più stavano a cuore agli industriali, Gnassi sottolinea che con i nuovi strumenti adottati si potrà rispondere alle esigenze manifestate (ristrutturazione e rigenerazione urbana) e anche avviare l’area per gli insediamenti produttivi. Pecci polemizza sottolineando che questi strumenti sono arrivati in ritardo, solo a fine mandato, e che, se le elezioni ci fossero state nel 2017, avrebbero tardato ancora.
Non poteva mancare il tema delle tasse comunali (Imu e Tari). Camporesi sceglie un atteggiamento soft, dice che il gruzzoletto delle privatizzazioni e la vendita delle partecipate dovrà servire anche ad alleggerire la pressione fiscale. Gnassi cita dati secondo cui nel suo mandato il fisco comunale sarebbe diventato più leggero e che le aliquote di talune imposte sono le più basse in Regione. Pecci rilancia con la spending rewiew, se si eliminano spese inutili si trovano anche le risorse per un fisco più equo.
Ed infine l’aeroporto. Gnassi dice che lo aiuta facendo rotonde che permettono di raggiungerlo più in fretta; Camporesi ricorda di avere due querele dalla proprietà ma se fosse eletto sindaco si preoccuperà di riallacciare i rapporti; Pecci confida sui suoi rapporti con San Marino e promette un aeroporto che sarà la porta di ingresso del turismo culturale in Italia, visto che è a metà strada da Venezia e Roma.
Impossibile (per ovvie ragioni) sapere dagli industriali chi li ha convinti di più. Proviamo a dare un voto, che non è ai programmi o alle idee, ma semplicemente al modo in cui si sono espressi nel dibattito.
Andrea Gnassi. Non ha fatto alcun riferimento politico, si è espresso da amministratore facendo risaltare ciò che di buono, a suo giudizio, lui ha fatto. Ha saputo frenarsi abbastanza di fronte a qualche stoccatina degli avversari, è riuscito a tenere un tono dialogico (il che per lui non è facile). Voto 7
Luigi Camporesi. Si è presentato in casa degli industriali in jeans e giubbotto, magari una giacca non avrebbe guastato. Ha fatto capire di aver studiato la lezione, di essersi preparato, anche se si è espresso al meglio solo sul cavallo di battaglia (privatizzazione della Fiera). Ha denunciato qualche difficoltà a distinguere fra politica e amministrazione. Voto 6
Marzio Pecci. È stato l’unico a scendere sul terreno della polemica politica contro Gnassi e in un dibattito molto soft non gli ha certo giovato. Tanti giudizi spiccioli su questo o quel tema non fanno una visione. Alzarsi in piedi per ogni intervento come se fosse un comizio è stato un errore. Voto 5.
Grillini senza lista, restano rancori e insulti
È come se in un palazzo da un giorno all’altro, per i motivi più diversi, fossero scomparsi tutti gli inquilini. Il malcapitato portiere non sa a chi riconsegnare le chiavi, pensa che non faccia bene a tenerle per sé, si chiede cosa debba fare ma non riesce a trovare risposta.
È il dilemma che si è posto Stefano Monti, attivista 5 Stelle, con il compito di curare il sito riminese del Movimento ed autore dell’ultimo disperato tentativo di presentare una lista con il simbolo pentastellato. Quando ha saputo che anche la sua iniziativa era fallita ha confidato su Facebook: “Ho realizzato che quello che abbiamo ereditato andrà irrimediabilmente perso. A quale informatico non è mai capitato di dover buttare via tutto? Il terrore è proprio quello.
Io sono qui con il cursore del terminale che lampeggia e il dito a due centimetri dal tasto enter...Devo farlo o non devo farlo?”.
Non lo ha fatto, il sito è ancora online ma non si sa quello che sarà il suo destino. Come tutto ciò che riguarda i 5 Stelle, tutto è poco chiaro e molto complicato. Il sito ha diritto di esistenza fino al 5 giugno (o fino al 19) perché nell’attuale consiglio comunale c’è ancora una rappresentanza del Movimento. Dopo non sarà più così, Rimini tornerà ad essere una sorta di terra di nessuno, una landa pagana ancora da evangelizzare dal verbo grillino. Nonostante quasi dieci anni di attività e la partecipazione ad una elezione che ha fatto conquistare tre consiglieri, nonostante a Strasburgo, Roma e Bologna siedano esponenti eletti con i voti dei riminesi. Il meet up di per sé continua ad esistere, ma non ha alcun diritto sul sito e sul logo che vi appare. “Di mezzo non c’è solo il sito – spiega Monti – ma tutta la documentazione politica e amministrativa, accessibile solo con password, raccolta in questi anni. Non si sa chi potrà avere il diritto di usarla. Ed è un patrimonio enorme. Se uno facesse una ricerca su “Pd, Trc, 1999” troverebbe documenti su questo argomento. E l’informazione è potere”. Da Rimini è partito il quesito su che fare indirizzato al “mitico” e discusso staff di Milano che ancora non ha risposto. Mantenere in vita il sito (il proprietario del dominio è Massimo Manduchi, che non fa più parte del Movimento) e la piattaforma digitale comporta dei costi. E qui arriva l’altro aspetto curioso della vicenda. L’europarlamentare Marco Affronte, la deputata Giulia Sarti e la consigliera regionale Raffella Sensoli non hanno accettato di farsene carico. E perché mai? Magari restituiscono qualcosa in meno dei loro lauti stipendi… “Non è possibile – spiega Monti – perché è una spesa per la quale non possono chiedere il rimborso visto che nessuno ha dato loro questo incarico”. La solita “maledizione” degli scontrini che sempre ingarbuglia la politica a 5 Stelle. E poi l’esperienza consiglia che nel Movimento è meglio non prendere iniziative personali.
Dal post amletico di Monti (conservare o distruggere?) è scaturito un dibattito che, fra le altre cose, mette in luce come la consigliera comunale uscente Carla Franchini non sia mai andata a genio ai capi locali del Movimento. La Franchini, in risposta, si ritaglia un ruolo da grillo parlante: se mi avessero ascoltato, se mi avessero ascoltato…
Quella del destino del sito è una matassa più che ingarbugliata; tutto sommato potrebbe essere definita una pagliuzza di fronte al fatto che – per le ragioni note che non stiamo a ripetere – il simbolo dei grillini non sarà sulla scheda elettorale. Ricordate le cronache e i commenti di qualche mese fa: signori del centrodestra state uniti, trovate un candidato forte altrimenti al ballottaggio con Andrea Gnassi ci va un 5 Stelle. Sembra di ricordare un altro mondo, un’altra città, un’altra campagna elettorale. Il più temibile dei competitor si è autoeliminato dalla gara, lasciando un cumulo di macerie senza eredi.
Sul campo è rimasta la domanda: ma i voti grillini, che alle politiche del 2013 erano il 27 per cento, alle europee del 2014 il 23,5 e alle ultime regionali il 17 per cento, a chi andranno? L’ex grillino Luigi Camporesi, candidato sindaco, nel giorno della presentazione della lista Movimento Libero promossa da un altro ex, Marco Fonti, ha sentenziato “Il MoVimento c'è e nessuno può contestarlo. Ci sono coloro che lo hanno portato per primi al voto e nelle istituzioni, ci sono i primi promotori delle istanze in Consiglio Comunale e c'è, in definitiva, l'anima del MoVimento”. (Un ex che ancora scrive “MoVimento” secondo la grafia ortodossa) Ma a stretto giro di Facebook sono arrivate le smentite. Poiché le immagini parlano più di tanti discorsi, l’europarlamentare Affronte ha pubblicato la foto di un giocatore laziale con la faccia di Totti. Spiegazione: “Camporesi che scrive "Noi del Movimento" è come Totti che dice "Noi della Lazio". Cosa non si fa per i voti”. Un potenziale elettore chiede: “E allora per chi votiamo? Ci dobbiamo astenere?”. Risposta secca: “Fate come volete, ovvio. Solo non votate qualcuno solo perché si spaccia per il M5S”. Il post di Affronte ha dato la stura ad una serie di commenti e polemiche che rende bene l’idea del caos (e dell’astio) che cova nell’universo grillino. È risaputo che quando c’è un divorzio volano gli stracci, ma a quanto pare alcuni grillini ed ex grillini sembrano assecondare un modo di discutere che oscilla fra il sarcasmo feroce e l’insulto personale. Una sorta di giacobinismo rancoroso. Chi volesse deliziarsi, può leggere tutto qui in data 15 maggio.
Un altro personaggio che non le manda a dire, Davide Cardone, ha ritenuto necessario informare anche la stampa che “di grillini fuoriusciti nelle liste di Camporesi ne ho contati sei. Cinque, compreso Camporesi, nella lista Obiettivo Civico e uno, che poi è Fonti, nel Movimento Libero. Vogliamo parlare poi del Simbolo? Sarebbe ora che qualcuno del Movimento originale, magari un eletto, facesse partire una bella segnalazione per il tentativo di mistificazione. Un bel Fake, non c’è che dire”.
Cardone si premura inoltre di sottolineare: “In questi giorni, dati i fatti di Parma, si farà un gran parlare di chi sono i veri depositari dei principi del Movimento e molti cercheranno di cavalcare l’onda dichiarandosi espulsi, anche se non lo sono. Tra questi proprio Fonti e Camporesi. Il primo si è dissociato da solo da Beppe e l’ha fatto il primo giorno di consiglio comunale, come se il fatto di essere in quel consesso potesse derivare da qualcosa di diverso dall’appartenenza al Movimento. Il secondo ha fatto qualsiasi cosa per farsi cacciare, ma ha ricevuto in cambio una telefonata paternalistica e indifferenza. Nessuna espulsione”.
Un bel ambientino, non c’è che dire.
Raduno Harley (e compagnia) a Rimini
Erano più di 1000 i motociclisti provenienti da ogni parte di Italia, che hanno partecipato alla “prima parata" della II^ edizione della Reunion Rimini 2016 - ideato da MAC Motocicletta Americane Club di Rimini e realizzato e organizzato da Centro Congressi Sgr Rimini, che si svolge in piazzale Fellini dal venerdi fino a domenica serae che ha visto la partecipazione di 10000 presenze
La partenza delle moto è stata entusiasmante, alle 15 da piazzale Fellini all’Arco d’Augusto passando per il Ponte di Tiberio, il corteo di moto ha permesso di unire e coinvolgere la parte mare e il centro della città di Rimini, entusiasmando non solo i partecipanti ma anche i cittadini e turisti, che durante il percorso hanno accolto con entusiasmo il rombo delle moto americane, Harley, Indian, ma anche le italiane Guzzi e Ducati, con foto e applausi "in questo sogno che si è realizzato” dice Monica Tani dell’organizzazione.
La manifestazione di moto, anticipa il passaggio della prossima settimana della Mille Miglia, e conferma la città di Rimini e la Regione Emilia Romagna, come un punto di riferimento “Terra dei Motori”. L’evento prosegue oggi in piazzale Fellini dalle ore 10 del mattino fino a mezzanotte, con stand gastronomici, stand, spettacoli e musica live e ovviamente le spettacolari moto.
Foto di Giorgio Salvatori
Rimini, la città del divertimento e dei contrasti. Gli scatti di "Italy & Italy" raccontano quanto era grottesca l'Italia degli anni '90
Elezioni: Cattolica volta pagina o libro nuovo?
Cattolica volterà pagina o sceglierà di leggere un nuovo libro? Il fortunato slogan scelto da Sergio Gambini per la propria campagna elettorale (e anche per le primarie nel Pd) provoca – come d’obbligo - le reazioni polemiche dei competitor.
L’ultima pagina del programma elettorale di Massimiliano Gessaroli, candidato del centrodestra unito, si conclude con una frase storica “Non serve cambiare pagina di un libro che ha sempre stessa trama e personaggi.Occorre leggere un libro nuovo.”
Ed anche Giovanna Ubalducci, ex assessore della giunta Cecchini ed ora candidata sindaco in aperta rottura con il proprio partito, dichiara solennemente in una intervista: “Noi non crediamo nel cambiare pagina, slogan di Gambini e della sua campagna elettorale, ma nel proseguire un cammino, o meglio un libro, nel quale l’attuale Giunta Cecchini ha già scritto un primo capitolo molto importante”.
La candidatura della Ubalducci, che come tutti gli ex è particolarmente accanita contro il partito in cui ha militato per molti anni, è probabilmente la vera spina nel fianco per la marcia di Gambini. Certamente potrà intercettare molti di quanti sono favorevoli alla continuità e che nelle primarie avevano scelto Cecchini. Ma a sostenerla, oltre alla propria lista Insieme per Cattolica, c’è anche la lista Amare Cattolica, capitanata da Simona Gaudenzi, consigliere uscente di Ncd che Forza Italia avrebbe voluto candidare come sindaco del centrodestra. Quindi la Ubalducci cerca di pescare voti dai nostalgici della gestione Cecchini all’elettorato moderato che non si riconosce nei partiti ufficiali. E lancia già messaggi: se al secondo turno bisognerà fare apparentamenti, non si guarderà alle sigle di partito ma ai programmi.
Il centrodestra, diviso sulla Gaudenzi, ha invece trovato la quadra intorno a Massimiliano Gessaroli, stimato chirurgo, che così continua la tradizione dei “medici” che a Cattolica si candidano in alternativa al Pd. A sostenerlo ci sono i partiti Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e una lista civica centrista, Cattolica nel cuore, guida da Pierangelo Del Corso, da anni presente in consiglio comunale a Cattolica (dalla Dc in poi, attraverso i vari eredi dello scudocrociato).
Assenti a Rimini, sono invece in campo a Cattolica gli attivisti del Movimento 5 Stelle che schierano come candidato sindaco Mariano Gennari, da tempo nelle fila dei grillini. Avvio di campagna elettorale scoppiettante, con l’arrivo a Cattolica di Alessandro Di Battista, membro del direttorio. Alle europee del 2014 i penta stellati avevano ottenuto un ottimo risultato, il 25 per cento, anche se nelle successive regionali (con scarsa affluenza al voto) erano scesi al 18,76.
A sinistra di Gambini, ci sono anche Roberto Franca, sostenuto da Rifondazione comunista, e Maria Silvia Riccio, candidata di una civica denominata Spazio Rosso.
Il candidato del Pd Sergio Gambini può invece contare sull’appoggio di tre liste: oltre a quella del Pd, ci sono due liste civiche: Energia Civica 40 (capolista Filippo Casanti), espressione di quel Tavolo civico che molta parte ha avuto nella candidatura dell’ex parlamentare e nel successo alle primarie, e una lista tematica, curiosamente chiamata Musica e Libertà (capolista Tania Cervellieri).
Nelle ultime elezioni amministrative a Cattolica c’è sempre stato bisogno del ricorso al turno di ballottaggio ed è probabile che sia necessario anche quest’anno. A meno che le liste civiche non riescano a recuperare molti dei voti che al Pd storicamente mancano alle elezioni comunali.
Novafeltria
Esordio di una lista a 5 stelle in Valmarecchia, con marchio e certificazione ufficiale. Accade a Novafeltria dove il candidato sindaco sarà Fabrizio Bologna, bio chimico dipendente della Valfarma. Non si ripresenta il sindaco uscente di centrosinistra Lorenzo Marani, la cui amministrazione, a giudizio degli stessi sostenitori, non è stata incisiva. Per il centrosinistra ridiscende in campo con la lista Direzione Futuro Novafeltria Gabriele Berardi, 52 anni, che era già stato sindaco, con successo, dal 1997 al 2006.
Il suo principale competitor sarà Stefano Zanchini, 55 anni, della lista Percorso Comune. Zanchini, medico, molto impegnato nello sport e nel volontariato, è stato anche il recordman delel preferenze alle precedenti elezioni.
Pennabilli
Il 5 giugno elezioni anche a Pennabilli. A contendersi la carica di sindaco ci saranno due candidati. Da una parte, il sindaco uscente, Lorenzo Valenti (56 anni, avvocato), candidato da una lista di centrosinistra, dall’altra il consigliere comunale uscente Mauro Giannini (50 anni, dipendente statale), a guida di una lista civica con simpatizzanti del centrodestra.
Montescudo-Montecolombo
È il debutto elettorale del nuovo Comune della Valconca nato dalla fusione di Montescudo e Montecolombo. Per la conquista della carica di sindaco c’è una competizione a tre. Si ripresenta il sindaco uscente di Montescudo, Elena Castellari, con la lista Torri Unite. Debutto anche per il Movimento 5 Stelle che candida Shelina Marsetti.
Il terzo candidato, espressione dell’associazione Forum civico, è una vecchia conoscenza della politica provinciale. Si tratta infatti di Sergio Orsi, per una legislatura assessore all’ambiente in Provincia, e candidato sindaco nel 2011 a Montecolombo.