Il debito per la realizzazione del Palazzo dei Congressi di Rimini è scomparso da tempo dal dibattito pubblico. Nella primavera-estate del 2014 il caso era esploso perché i tre soci pubblici di Rimini Congressi (Comune, Provincia e Camera di Commercio) non riuscivano più a far fronte alle rate del mutuo da 46 milioni di euro contratto con Unicredit, tanto che per due anni era stato chiesto di rinviarne il pagamento. Nel dibattito si era anche inserita la politica con un libro bianco che dipingeva una situazione drammatica per il sistema fieristico-congressuale riminese, paragonata a quella di Aeradria poi finita nel fallimento.

Stando ai dati forniti da Paolo Faini, amministratore unico di Rimini Holding (la società che detiene le partecipazioni del Comune di Rimini) la situazione è sensibilmente migliorata, anche se avverte che tale cauto ottimismo dipende solo dall’attuale buon andamento di IEG, la società che dalla fusione con Vicenza ha sostituito Rimini Fiera. Faini fa il punto sulla vicenda nella relazione al bilancio preventivo per il triennio 2017-2019 presentato nel dicembre appena trascorso.

Quanto a Rimini Congressi (che detiene la partecipazione in IEG), i dividendi incassati dalla società capogruppo (oltre 7 milioni di euro) consentiranno di rispettare i pagamenti previsti per il 2016 e per il 2017. L’amministratore ritiene anche che con le varie operazioni societarie (aumenti di capitale) che hanno portato Rimini Congressi a detenere il 70 per cento di Rimini Fiera, i soci Comune e Camera di Commercio abbiano in qualche modo adempiuto agli obblighi derivanti dalle famose (e discusse) lettere di patronage sottoscritte nel 2010. “Si auspica che nei prossimi mesi la banca creditrice Unicredit svincoli anche formalmente i due soci dalla stesse, ritenendole completamente attuate e superate”.

Ma sul Palacongressi grava anche un altro mutuo, quello ventennale di 28 milioni contratto dalla Società del Palazzo (proprietaria e soggetto realizzatore dell’immobile) con il Monte dei Paschi, con una rata di circa 1 milione di euro all’anno. Anche per questo mutuo era stata chiesta negli anni 2012 e 2013 la sospensione del pagamento delle rate. Alla data del 31 dicembre 2015 il debito di questa società ammontava complessivamente a 38,1 milioni di euro, compresi 6,1 milioni nei confronti della Cofely, la ditta costruttrice, con la quale peraltro è in atto una causa per i ritardi nella realizzazione dell’opera. La Società del Palazzo, grazie ai dividendi e ai crediti incassati tramite Rimini Congressi, ha la disponibilità finanziaria per far fronte al mutuo. Tuttavia il conto economico è sempre in passivo. Le due sole fonti di entrata sono l’affitto del Palazzo dei Congressi e le royalties incassate dagli 80 alberghi che ospitano i congressisti. A queste entrate corrisponde però il pesante passivo determinato dagli ingenti ammortamenti e dagli oneri finanziari del mutuo. Risultato: la società è costantemente in perdita e quindi rientra fra quelle da liquidare secondo i dettami del Testo Unico sulle società partecipate entrato in vigore nel settembre scorso. Entro il prossimo 23 marzo il Comune di Rimini deve redigere il “piano di revisione straordinaria delle società partecipate”. L’idea, già espressa dai soci, è di andare ad un fusione per incorporazione della Società del Palazzo in Rimini Congressi. Tuttavia l’amministratore Faini avverte che forse sarebbe meglio attendere l’esito della controversia con Cofely e magari anche la quotazione in borsa di IEG.

Si possono dunque dormire sonni tranquilli? Faini sceglie una linea di prudenza e sottolinea che l’equilibro del sistema fieristico-congressuale si regge soprattutto se la società capogruppo IEG (Fiera) continua a produrre dividendi. “L’andamento economico della società per ora pare avere prospettive positive e crescenti ma, proprio perché imprescindibile, va attentamente e costantemente presidiato”.

AMIR

Vediamo ora cosa dice la relazione sulle altre società partecipate. La società, che detiene la proprietà delle rete idriche, è in equilibrio. Il piano 2015 sulle società partecipate prevedeva l’incorporazione in Romagna Acque. Il piano si è fermato perché anche le società di Forlì-Cesena e di Ravenna hanno deciso un processo analogo. Tuttavia si sono manifestati problemi complessi che sono riassumibili in questi termini: per queste società l’integrazione in Romagna Acqua comporterebbe un ridimensionamento della loro partecipazione.

Se invece i beni idrici di Amir non dovessero confluire in Romagna Acque si prospetterebbe la fusione di PMR srl consortile in Amir.

C’è in prospettiva un possibile, cospicuo “tesoretto”. Atersir (l’autorità di regolazione del servizio) dovrebbe assegnare dal 1 gennaio 2018 il servizio idrico di Rimini ad un nuovo soggetto gestore. Amir dovrebbe quindi incassare dal gestore uscente, Hera, una somma valutata in 14/15 milioni di euro. Secondo Faini tale somma non dovrebbe rientrare nella confluenza di Amir in Romagna Acque perché solo i beni materiali (reti idriche) dovrebbero entrare nell’operazione. Tuttavia la materia è ancora oscura e Faini invita la governance aziendale a tenere sott’occhio la vicenda per evidenti motivi.

ANTHEA

Secondo Faini, il prossimo piano per le partecipate da redigere entro il 23 marzo dovrebbe prevedere per tale società la cessione al miglior offerente della partecipazione (100%) detenuta in Amir Onoranze Funebri, in quanto detta società svolge un’attività commerciale non consentita dal Testo Unico.

Anthea potrebbe inoltre far entrare in società altri Comuni della provincia di Rimini, che potrebbero poi affidarle la gestione di alcuni servizi.

CAAR

La società del centro-agroalimentare produce perdite (causa gli ingenti ammortamenti) ma genera consistenti flussi finanziari. Quest’anno il bilancio è in attivo grazie alla vendita di alcuni terreni. Faini osserva che altri terreni potrebbero essere venduti se il Comune rivedesse i vincoli urbanistici che gravano su di essi. Ritiene che, come avvenuto per Ikea, si potrebbe in questo modo favorire l’insediamento di altre attività produttive nella zona intorno al Caar.

Faini ipotizza inoltre una riduzione del capitale sociale, con restituzione delle somme ai soci pro-quota (il Comune detiene il 59%).

RIMINI RESERVATION

La società, che gestisce l’informazione e le prenotazioni turistiche, riesce a chiudere il bilancio in attivo solo grazie al contributo, 34 mila euro, che il socio di maggioranza (Comune di Rimini) elargisce. Meglio liquidarla? L’amministratore osserva che per tale ipotesi occorre tener conto del peso che personale (da riassumere) e costi avrebbero poi sul bilancio del Comune.

AMFA

È fallito, per assenza di compratori, il recente tentativo di vendere il 20 per cento della partecipazione (25%) ancora detenuto in questa società. Nel 2017 sarà esperito un altro tentativo, abbassando del 15 per cento il prezzo richiesto.

HERA

Il Comune di Rimini detiene una piccola partecipazione pari al 1,62 per cento. La società produce buoni profitti, ragione per cui Faini si riserva la decisione di mantenere la quota (che frutta più di 2 milioni all’anno) o se invece vendere ciò che vendibile, puntando così sulla cospicua plusvalenza che ne deriverebbe.

Sabato, 14 Gennaio 2017 09:41

14 gennaio

Eddy, crolla l’alibi | Parcheggi, da lunedì i rincari | Gelo, allerta a Rimini

Ma il Parco del Mare che fine ha fatto? La domanda, specialmente quando è posta da esponenti dell’opposizione o dagli scettici, allude alla possibilità che si sia trattato di una bella trovata elettorale, senza possibilità di realizzazione concreta. Un “Pacco del Mare”, appunto. Ma sembra stia arrivando il momento in cui finalmente si scoprono le carte ed entro il mese di gennaio una seduta del consiglio comunale dovrebbe essere dedicata alla presentazione del lavoro di screening compiuto alla commissione tecnica nominata dalla giunta nel febbraio scorso.

La commissione doveva esaminare le 155 manifestazioni di interesse presentate da 365 imprese (albergatori, bagnini, ristoratori, soggetti esterni all’area) per 6.893 metri di lungomare. Doveva valutare se le idee e le proposte espresse dai privati sono in sintonia con l’idea di fondo del Parco e con i criteri indicati dall’amministrazione. Ciò che si intende per Parco del Mare (un progetto nato nell’alveo del Piano strategico) non è semplicemente un ammodernamento dell’arredo urbano ad opera del Comune, quanto un disegno nuovo del waterfront che individua anche nuove funzioni (l’idea del Sea Wellness) e una nuova integrazione fra la spiaggia e lo spazio che la separa dagli hotel. L’ente pubblico quindi non è l’unico attore, il progetto chiede necessariamente la partecipazione dei privati. “La maggior parte delle proposte – afferma Roberta Frisoni, assessore all’urbanistica – mostra di aver ben capito lo spirito del progetto volto alla rigenerazione urbanistica del nostro lungomare. Rientrano nell’ottica di interventi che danno la priorità alla qualità ambientale e all’innovazione piuttosto che alla solita espansione del cemento”.

Alla commissione tecnica hanno partecipato i dirigenti di numerosi settori dell’amministrazione, proprio perché sul Parco si intrecciano necessariamente le competenze e le responsabilità di turismo, demanio, urbanistica, lavori pubblici, patrimonio. Nel corso di dieci mesi la commissione si è riunita trenta volte, ma queste sono solo le riunioni verbalizzate, altrettante ne sono state fatte per istruire e preparare. Un’ampia disamina che a breve sarà finalmente resa pubblica e tutti potranno valutare cosa bolle in pentola e se la buona idea avrà cervello e gambe per poter camminare verso la meta.

Il lungomare a sud del porto canale è stato suddiviso in nove tratti: piazzale Fellini-piazzale Kennedy, piazzale Kennedy- piazza Marvelli, piazza Marvelli-via Pascoli, via Pascoli- ex Galoppatoio, ex Galoppatoio-piazzale Gondar, lungomare Murri (in stand by in attesa che si definisca il destino dell’ex colonia), lungomare Spadazzi di Miramare, lungomare Spadazzi-colonia Bolognese. Certamente i primi due tratti ad essere realizzati saranno quelli fra piazzale Fellini e piazzale Kennedy e il lungomare Spadazzi. Questo perché su questi due tratti esiste già un finanziamento europeo e regionale di 4 milioni e mezzo di euro per realizzare la parte di competenza pubblica, cioè verde e arredo urbano. Il finanziamento richiede che i lavori siano conclusi entro il 2018, con al massimo un anno di proroga.

E qui comincia la sfida contro il tempo. Se si vogliono vedere realizzati i due tratti di Parco del Mare (e non semplicemente l’intervento pubblico), è necessario che in parallelo vada avanti anche la progettazione privata e la relativa esecuzione dei lavori. Al momento siamo ancora fermi alle manifestazioni di interesse. Se dopo la seduta del consiglio comunale, Comune e privati cominceranno a mettersi intorno a un tavolo, le decisioni che saranno prese avranno un iter lungo e complesso. Ogni intervento dovrà infatti essere oggetto di un accordo di programma, probabilmente anche di qualche variante urbanistica, tutti atti che richiedono tempo e che devono passare attraverso l’approvazione del consiglio comunale. C’è anche un’incognita che potrà essere risolta solo non appena gli uffici comunali chiameranno gli imprenditori che più di un anno fa hanno presentato le manifestazioni di interesse: sono ancora in partita o hanno cambiato idea? C’è la reale disponibilità a investire? “Il nostro lungomare è fermo agli anni Trenta – osserva l’assessore Frisoni – In un contesto di concorrenza turistica internazionale come l’attuale come si può pensare a rimanere fermi? Oggi abbiamo opportunità prima impensabile, l’alta velocità ha accorciato le distanze da Milano e dalle altre città del nord. C’è una forte domanda di luoghi dove si possa vivere bene. Penso che gli imprenditori capiscano che è in gioco anche il loro futuro”.

L’amministrazione intanto mette in campo tutte le sue prerogative. In questi giorni uscirà un bando internazionale per l’individuazione di un architetto paesaggista di chiara fama a cui affidare la progettazione complessiva dell’intervento pubblico.

Uno dei nodi del Parco del Mare è certamente quello della viabilità alternativa (visto che in prospettiva il lungomare sarà tutto pedonalizzato) e dei parcheggi. Spiega l’assessore Frisoni: “Con l’attivazione del Trc e la soppressione dell’attuale tracciato della Linea 11, i viali delle Regine saranno a doppio senso di circolazione. Il collegamento fra Rimini e Riccione sarà garantito dal Trc, mentre per l’area di Marina Centro si dovranno pensare a nuove linee di servizio. Per i parcheggi le soluzioni sono molteplici e concorrono a formare un mosaico unitario. In alcuni tratti potrebbe esserci la compartecipazione fra pubblico e privato per parcheggi interrati. In altri ci sarà un ridisegno degli stalli a terra. La novità saranno i fast park realizzati a monte della ferrovia a ridosso delle fermate del Trc”.

Venerdì, 13 Gennaio 2017 09:41

13 gennaio

Parla la miss sfigurata | Babysitter per i no-vax | Grillini contro Affronte

Giovedì, 12 Gennaio 2017 09:35

12 gennaio

Miss sfregiata | Affronte lascia M5S | Scuole, decisione vicina

Mercoledì, 11 Gennaio 2017 09:24

11 gennaio

A caccia di mecenati | Asili al Ceis | Bauman a Rimini

Martedì, 10 Gennaio 2017 17:12

Gnassi: alla nuova Rimini mancano i privati

La città che cambia ha bisogno di mecenati. Il sindaco Andrea Gnassi ritiene che nella trasformazione di Rimini i privati debbano entrare da protagonisti. Il Comune ha già svolto la sua parte assumendo il ruolo che le teorie keneysiane assegnano all’ente pubblico in tempi di crisi: effettuare grossi investimenti per rilanciare la città. Il Comune si è mosso in ogni direzione per intercettare risorse nazionali ed europee. Nel patrimonio storico, artistico, monumentale della città saranno investiti complessivamente 50 milioni “perché la cultura dà il pane”. E i privati cosa fanno? Possibile che solo l’Sgr abbia sfruttato l’art bonus per fare qualche intervento di abbellimento della città?

Il sindaco Gnassi, raccontando alla stampa cosa succederà nel 2017, cambia registro, apre la fase due della sua amministrazione. Non è più il tempo delle vision suggestive o delle slide ammiccanti, va in archivio - nella narrazione – la storia del Teatro Galli che dialoga con CastelSismondo. È arrivato il momento di pensare a cosa succederà dopo, a chi e come gestirà la Rimini che adesso è un grande cantiere. Inorridisce al pensiero di un prossimo Museo Fellini gestito come il Museo della Città dove fino a qualche tempo fa l’orario di apertura stava scritto su un foglio volante attaccato con il nastro adesivo (e che lui è andato a strappare). No, basta con i provincialismi, la nuova Rimini deve avere un respiro europeo, internazionale, le istituzioni culturali vanno gestite guardando a cosa si fa in altre città che già hanno battuto strade innovative.

È indubbiamente un bel tema, interessante, capace di sviluppi inediti, quello che ha posto il sindaco. Una bella sfida anche per la frantumata opposizione che siede in consiglio comunale e che spesso si attarda su polemiche spicciole come se si andasse a votare domani. Per Gnassi il primo test di questo coinvolgimento dei privati sarà il Parco del Mare che da febbraio vedrà gli uffici pubblici cominciare a relazionarsi con quanti hanno presentato le manifestazioni di interesse. “Non c’è più un solo attore in campo, è arrivato il momento di andare a vedere le carte”, sottolinea Gnassi. Ma c’è tutta una città che ha bisogno di privati che vogliano lasciare un segno eterno della loro lungimiranza culturale e imprenditoriale. Il sindaco cita il caso di Milano dove il 60 per cento delle attività culturali è finanziato dai privati. Ricorda che se lo slogan fosse “adotta un monumento”, a Rimini in questo momento avremmo tanti orfani. Sottolinea con forza che sono cadute le barriere ideologiche secondo cui o “privato è meglio” o “pubblico è meglio”. No, ciò che è meglio lo si valuta sulla base dei progetti, privati e pubblici che siano. E già che è in argomento, applica il principio alla controversa questione delle sezioni di nido e scuola materna. “Oggi che ci accingiamo a regalare Fellini, - conclude - bisogna ragionare in modo diverso e puntare in alto”.

I vari cantieri sono partiti e tutti hanno le loro linee di finanziamento, il coinvolgimento dei privati – ha chiesto buongiorno Rimini.it – è pensato soprattutto per la prossima fase della gestione? “Per le infrastrutture – ha risposto il sindaco - le risorse non sono mai sufficienti. Un’opera la si può fare in un modo o nell’altro. Certamente c’è il tema della gestione. Non è pensabile che il Museo Fellini sia condotto con le vecchie e burocratiche logiche dell’amministrazione pubblica. Di positivo c’è già la ripresa di rapporti con gli eredi Fellini e con Francesca Fabbri. C’è un mondo da scoprire. Ci stiamo muovendo, per esempio, per sbloccare le colonie, cercando privati interessati a rilevarle”.

Gnassi ha anche riassunto le risorse in arrivo per Rimini. La città è stata ammessa ai finanziamenti previsti per il bando delle periferie. Nel biennio 2017-2019 dovrebbero arrivare 18 milioni di euro. Sono già noti i 9 milioni per il Museo Fellini. Sono invece una novità i 30 milioni di euro, provenienti dai Fondi strutturali europei, che il presidente della Regione Stefano Bonaccini verrà presto a portare a Rimini. Serviranno per vari progetti di fluidificazione del traffico sulla Statale 16. A fine mese inoltre dovrebbe essere siglato con Sistemi Urbani (ferrovie) un protocollo di intesa che assegni all’area della stazione importanti funzioni strategiche per mobilità, parcheggi e altri servizi.

L’ultima nota del sindaco Andrea Gnassi è politica. “Avevamo visto giusto”. Il riferimento è l’alleanza fra Pd e liste civiche che sta reggendo oggi alla prova dei fatti. “Siamo compatti su bilancio, sanità, scuola, lavori pubblici, mentre l’opposizione si presenta frantumata. Alla fine, quando c’è un progetto, quello vince sempre”.

Martedì, 10 Gennaio 2017 09:16

10 gennaio

Ospedali, passa il piano della Asl | Riccione, minacciano crisi in maggioranza | Meteo gelido

Lunedì, 09 Gennaio 2017 09:08

9 gennaio

Medico indagato | Befane volanti | L’Isis a Ravenna

Domenica, 08 Gennaio 2017 15:34

Cattolica, sei mesi di "perle" a 5 Stelle

“La gente mi ha votato e io ho lasciato un lavoro da quasi 10mila euro al mese per dedicarmi a questo impegno”. Così il 28 dicembre il sindaco di Cattolica Mariano Gennari dichiarava solennemente al Carlino. Probabilmente la mania dell’iperbole, alla quale gli esponenti del Movimento 5 Stelle sono abituati (di solito per stigmatizzare le cattive azioni altrui), ha portato il sindaco Gennari a gonfiarsi il petto sullo stipendio che percepiva da cittadino. Infatti la dichiarazione dei redditi del 2015, leggibile sul sito del Comune, parla di soli 32 mila euro lordi all’anno. Di vero nella dichiarazione di Gennari c’è che si dedica al compito di sindaco con molto impegno, tanto che in una settimana, dopo ripetuti inviti, non ha trovato una mezz’ora per rispondere alle nostre domande. Ci scusiamo quindi con i lettori se siamo costretti a fare un primo bilancio della nuova amministrazione a 5 Stelle senza il parere del sindaco. E che gli occhi siano puntati su ciò che accade a Cattolica è normale: dopo la sconfessione di Pizzarotti a Parma, è l’unica amministrazione pentastellata rimasta in Emilia Romagna. Sei mesi sono pochi per trarre un giudizio definitivo, ma per capire lo stile e il metodo possono essere già indicativi.

Per prima cosa cerchiamo la prima bozza del bilancio preventivo 2017, documento fondamentale per capire gli orientamenti della nuova giunta, ma sul sito non c’è o magari non siamo riusciti a trovarlo, essendo una vera giungla online. Era noto come il Comune di Cattolica avesse il sito Internet più difficilmente navigabile fra quelli dei Comuni della Provincia. Ma dai teorici dello “streaming” ci si poteva aspettare che, arrivati a Palazzo Mancini, il primo segnale di cambiamento fosse proprio sul fronte della trasparenza. Tutto come prima, invece. Con il paradosso che, cliccando su link nella sezione “Amministrazione trasparente”, si aprono a volte documenti pieni solo di geroglifici.

Sul lato della comunicazione, in questi mesi invece c’è stato tempo per stampare una carta intestata, con la dicitura Comune a 5 stelle, poi immediatamente fatta scomparire con la giustificazione che si era trattato di un errore.
Senza seguito anche il concorso pubblico per la scelta del portavoce. Aveva fatto clamore la notizia che il sindaco chiedesse ai candidati se avessero una tessera di partito in tasca. Il sindaco ha ritenuto di non assumere nessuno degli oltre venti candidati che avevano fatto domanda con la motivazione che non conoscevano il tessuto socio-economico locale. Legittimo ma, come si legge nel bando, questa conoscenza non era richiesta.
Il pasticcio del concorso per il portavoce mette in luce un altro aspetto. Il portavoce poteva essere liberamente scelto dal sindaco con chiamata diretta di persona di sua fiducia. È stato fatto il concorso – così ha detto il sindaco – su suggerimento degli uffici. Ora che un movimento che afferma di volere il cambiamento si arresti di fronte al parere del primo burocrate è davvero sorprendente.

Della difficoltà del rapporto politica-burocrazia sembra testimoniare anche il caso del RUE (Il Regolamento edilizio). In questi mesi il consiglio comunale ne ha dovuto affrontare l’approvazione definitiva, arrivato molto depotenziato dopo le osservazioni della Provincia che aveva eliminato tutti i “premi” previsti. I pentastellati hanno tutto approvato senza entrare in discussione su nulla.

A ben vedere nessuna enorme discontinuità con il passato è stata messa in atto nei primi mesi di giunta Gennari. Un’eredità della giunta precedente era il conflitto con i revisori dei conti. Il consiglio comunale a maggioranza grillina ha approvato 110 mila euro di debiti fuori bilancio (votazione per appello nominale su richiesta del Pd), nonostante il parere negativo dei revisori dei conti. Della continuità con il passato fa parte anche il mantenimento nei ruoli apicali di dirigenti che avevano avuto un ruolo preponderante nel recente passato. “La cosa che mi ha più deluso – afferma Sergio Gambini, avversario di Gennari alle elezioni del giugno scorso - è la mancanza di senso delle istituzioni e di una rottura netta con il passato. Non sono cose che i cittadini vedono direttamente ma pesano sulla trasparenza e sul corretto funzionamento dell'amministrazione. Dal M5S era lecito aspettarsi decisamente di più. Gli episodi purtroppo sono ormai numerosi e ne ha riferito anche la stampa. Sembra di essere tornati in un clima da prima repubblica con l'occupazione delle istituzioni da parte del partito di governo. C'è infine un fastidio incomprensibile nei confronti dell'opposizione. Non si perde occasione per ostacolare l'azione di controllo che spetta a chi rappresenta tanta parte dell'elettorato. La democrazia plebiscitaria produce mostri e il governo dei Cinque Stelle a Cattolica sembra più vicino alla Raggi che all'Appendino”.
Accade così, si lamentano le opposizioni, che quando chiedono di guardare 'dentro' le delibere, i consiglieri di maggioranza replichino dicendo che ora al governo ci sono “i cittadini” e quindi tutto è trasparente per definizione.

Con le parole gli amministratori a 5 Stelle giocano con disinvoltura. Il 6 ottobre scorso, in una trasmissione di Radio Icaro, il sindaco Gennari annunciava trionfante l’incarico all’architetto Leon Krier per il masterplan. Non lo presentava come il risultato di una procedura ad evidenza pubblica ma come una scelta qualificante della sua giunta che per risolvere i problemi di Cattolica aveva chiesto il consulto di un luminare. L’assessore all’urbanistica, il riminese Fausto Battistel, settimane più avanti dichiarava che la scelta dell’architetto lussemburghese era avvenuta con procedura ad evidenza pubblica. Per vederci più chiaro i consiglieri del Pd hanno presentato un’interpellanza nella quale chiedono anche chiarimenti sulla partecipazione all’operazione masterplan di un altro consulente, l’architetto Piercarlo Bontempi, che risulta abbia avuto frequenti rapporti di lavoro con l’assessore Battistel. I quotidiani hanno inutilmente cercato una risposta chiarificatrice dell’assessore su tale clamoroso caso di conflitto di interesse.

L’amministrazione a 5 stelle di Cattolica ha raccolto consensi intorno all’operazione Natale. Le categorie sono state coinvolte ed hanno scucito anche sostanziosi contributi, il programma di iniziative ha riscosso il plauso generale e anche qualche polemica con Riccione. Anche se non sembra che questo successo rappresenti l’anticipo di una visione generale di sviluppo della città. Che sia solo inesperienza o rigidità ideologica proveremo a capirlo in futuro, contando magari anche sulla Gennari’s Version.

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