Qualcosa si muove. Nell’ultimo anno (da ottobre 2015 a settembre 2016) su alcuni numeri dell’edilizia nella provincia di Rimini è tornato il numero positivo. Se da una parte, infatti, si continua a registrare un calo sia del numero delle aziende (357 nel 2016 contro le 397 del 2016 pari al - 10,08%) sia di quello degli operai (1739 nel 2016 e 1892 nel 2015 pari al - 8,09%), dall'altra aumentano gli impiegati (178 del 2016 contro 168 del 2015 pari al + 5,95%), le ore lavorate dichiarate che si attestano al + 3.05% e il monte salari con un + 3,42%. Ed è proprio la crescita del numero delle ore lavorate e del monte salari che suggerisce che forse è cominciata l’uscita dal tunnel.

Ne è persuaso anche Ulisse Pesaresi, presidente del Collegio Costruttori all’interno di Confindustria Romagna. “Il segnale di ripresa è doppio – segnala - Anche il mercato immobiliare registra un nuovo movimento che coinvolge anche l’invenduto che era fermo da anni”. Ad avere più mercato in questo momento sono le abitazioni che presentano caratteristiche tecniche all’avanguardia, sia nell’uso dei materiali che per il risparmio energetico.

Una piccola boccata di ossigeno che il settore aspettava da anni. “E’ stata la crisi edilizia più grave di tutti i tempi. – ricorda Pesaresi - ha ridotto il numero delle aziende iscritte alla cassa mutua edile riminese di ben il 50 per cento e ha messo in atto una selezione dove le imprese più forti e capitalizzate sono sopravvissute. Ora la speranza è che queste aziende abbiano la possibilità di lavorare con continuità”.

Che il settore fosse in ripresa, anche se lieve, lo si era intuito dalle code dei tecnici costretti ad alzarsi all’alba per ottenere informazioni dagli uffici comunali. Il fenomeno metteva in evidenza due aspetti: da una parte l’inefficienza organizzativa di taluni uffici, dall’altra che ingegneri e architetti avevano progetti da seguire. “L’interesse dei tecnici – concorda Pesaresi - si è mosso per primo. Significa che è cominciata un’inversione di tendenza che finirà per coinvolgere anche le imprese”.

La ripresa riguarda in larga parte lavori di ristrutturazione e di ammodernamento. E se il numero complessivo delle imprese continua a calare, si registra il fenomeno della nascita di nuove micro-imprese, formate da un numero esiguo di addetti, spesso avviate da immigrati, che trovano con facilità il loro mercato proprio nei piccoli lavori di ristrutturazione. “Con la pesante burocrazia che ancora frena l’edilizia – afferma Pesaresi – le aziende più strutturate, che rispettano tutte le regole, fanno più fatica ad aggiudicarsi lavori molto piccoli e frazionati. Queste micro-imprese, che non sappiamo fino a che punto rispettino tutte le regole, hanno più facilità di movimento”.

Quello della burocrazia da alleggerire (vedi caso degli uffici tecnici comunali intasati) è una priorità per Pesaresi. “Le nostre aziende hanno bisogno di lavori, pubblici e privati, e soprattutto di potere operare senza l'oppressione di una burocrazia soffocante spesso fine a se stessa che blocca uno sviluppo sostenibile. Non possiamo permetterci casi come quello dello sportello dedicato all'edilizia, che recentemente ha visto professionisti e cittadini bloccati in lunghe code di attesa. A Rimini non mancano alcuni segnali di dinamismo. Mi riferisco, ad esempio, al cantiere di piazzale Kennedy, al teatro Galli e al Fulgor ed anche a opere minori che comunque danno la dimensione di un territorio vitale. Il nostro auspicio è che questo dinamismo non si limiti solo ad alcune opere, ma che si amplifichi e diventi una pratica costante sia da parte del comune capoluogo che di tutte le amministrazioni del nostro territorio. Pubblico e privato devono collaborare per lo stesso obiettivo di crescita, senza essere in contrapposizione”.

Il presidente del Collegio costruttori guarda con interesse anche alla riforma urbanistica che sta predisponendo la Regione Emilia Romagna, anticipando alcune direttive europee che ancora non sono state recepite dalla legislazione nazionale. “La riforma – spiega - prevede l’azzeramento del consumo di suolo entro il 2050, la tutela delle aree agricole, l’incentivo alla rigenerazione urbana attraverso regimi fiscali di vantaggio, la semplificazione delle procedure per gli interventi di riqualificazione e l’incremento dell’efficienza energetica del costruito attraverso demolizioni e ricostruzioni. Ci auguriamo che tutto questo venga coniugato in uno sviluppo nuovo e sostenibile in tempi certi e non si trasformi in una ulteriore motivo di amplificazione di una burocrazia già insostenibile, e che nella fase transitoria si tenga conto di quelle che sono le esigenze dell’edilizia privata. Sono necessari gli strumenti operativi, sia di tipo normativo che fiscale, da adottare rapidamente e che consentano di realizzare interventi di vera rigenerazione urbana”.  

Pesaresi vuole essere ottimista e guardare al futuro partendo proprio dai dati di crescita, con la speranza che possano essere non solo confermati nei prossimi mesi, ma addirittura incrementati. “Negli Stati Uniti uno dei volani della ripresa è ancora una volta l’edilizia. È l’attività che coinvolge l’80 per cento dei settori merceologici. Inoltre l’investimento effettuato nell’edilizia ha un effetto triplicatore sull’economia generale. Se l’edilizia riparte, è un bene per tutti. Bisogna lavorare per ridurre il freno della burocrazia. Da parte nostra metteremo in campo tutte le nostre forze e competenze, con la speranza che il pubblico sia al nostro fianco nel percorrere questa strada”.

Per Carim il tempo si è fatto molto breve. Nel giro di qualche mese sarà risolto il problema dei crediti deteriorati e sarà effettuato il necessario sostanzioso aumento di capitale. Tradotto in termini meno rassicuranti e più espliciti: la banca sarà venduta e sarà sancito il passaggio di gestione dell’Istituto di piazza Ferrari. Per gli attuali azionisti, a partire dalla Fondazione, saranno lacrime e sangue: nella più rosea delle ipotesi un’azione non varrà più di 1 euro. La banca dunque troverà un proprio destino e non fallirà, ma saranno gli azionisti piccoli e grandi a pagarne il conto.

Il punto della situazione lo ha fatto il management della banca (il presidente Sido Bonfatti e il direttore Giampaolo Scardone) all’indomani dell’arrivo dei risultati dell’ultima recente ispezione effettuata da Bankitalia.

Sull’ispezione Bonfatti ha sottolineato (come proprio titolo di merito) che si è conclusa senza alcuna sanzione e con la conferma dell’attuale assetto amministrativo. L’unica frase del rapporto di Bankitalia che il presidente si è permesso di citare rileva che le problematiche si riferiscono a partite anomale erogate in anni precedenti il commissariamento. Partite anomale, ha voluto sottolineare Bonfatti, che in larghissima parte (65 per cento) si riferiscono al territorio riminese.

L’ispezione ha però avuto effetti indiretti molto negativi sull’attività bancaria: si è bloccato il piano industriale che era stato predisposto, sono otto mesi che Carim non può aumentare la propria capacità di credito verso cittadini e imprese perché le norme impongono che questa sia proporzionata alla consistenza patrimoniale.

Perché allora un’ispezione, se non c’era nulla da sanzionare e non c’erano cattivi amministratori da rimuovere? Il presidente ha fornito la sua interpretazione. Probabilmente Bankitalia voleva verificare se il progettato aumento di capitale fosse sufficientemente solido e al riparo da rischi futuri. Stando al direttore Scardone, comunque, la somma che sarà ancora oggi necessaria supera di poco (non è stato precisato quanto) i 100 milioni a suo tempo preventivati.

L’immagine usata dai dirigenti Carim è stata quella di paragonare la banca ad una Ferrari che ha un blocco di cemento sul cofano che ne inibisce le prestazioni e che ha bisogno urgente di fare rifornimento di benzina, ossia di denaro fresco. Il blocco di cemento sono i famosi crediti deteriorati pari a 650 milioni. Per il resto, in questi anni il management ha fatto il possibile perché la “Ferrari” restasse una buona macchina: sono stati tagliati gli sportelli, è diminuito il numero dei dipendenti ed il costo del personale. Le rettifiche di valore sui crediti fra il 2013 e il 2016 hanno superato i 300 milioni, gli avviamenti sono stati svalutati per 30 milioni. La nuova produzione di credito dal 2013 a oggi è caratterizzata da una qualità non paragonabile a quella precedente, nonostante il contesto economico critico: il numero e la quantità di crediti che ogni anno si sono deteriorati è assolutamente migliore della media del sistema bancario. Il credito erogato supera i 2.300 milioni distribuito su quasi 20.000 clienti; la raccolta totale (diretta e indiretta) raggiunge quasi 4.000 milioni.

Secondo i vertici della banca, questo la renderebbe appetibile sul mercato, tanto è vero che ci sono soggetti nazionali e internazionali che vi hanno posto gli occhi sopra. È in corso l’attività di due diligence (cioè l’esame dei conti da parte di due possibili acquirenti) da parte dei soggetti che dovrebbero risolvere il problema dei crediti e attuare la ricapitalizzazione della banca. Il management ha fatto accenno a soggetti internazionali e a questo proposito gli ultimi boatos dei bene informati parlavano del francese Credite Agricole. Il Fondo Interbancario dovrebbe intervenire per farsi carico dei crediti deteriorati, in modo da ripulire la banca e cederla poi al miglior acquirente. C’è anche un tavolo allestito da Bankitalia dove oggetto di interesse sono diverse banche, fra cui anche Carim. In ogni caso, l’ultima parola, ha assicurato Bonfatti, anche a fronte di eventuali pressioni di Bankitalia, spetterà all’assemblea dei soci.

Quanti ci rimetteranno gli attuali azionisti? È scontato che il valore di mercato sarà sensibilmente inferiore al valore patrimoniale. Carim ha affidato la valutazione del valore delle azioni ad un soggetto indipendente. L’esperto ha compiuto il calcolo mettendo a confronto vari elementi fra cui i titoli bancari quotati in borsa e l’attuale illiquidità del titolo Carim. Il risultato è che un’azione rispetto al valore patrimoniale di 3,34 euro può aspirare al fair value, cioè al valore equo, di 1 euro. Tuttavia non è detto che questo sarà il valore di vendita. Il prezzo ancora una volta lo farà il mercato.

I nuovi proprietari terranno conto della vocazione territoriale di Carim? Bonfatti si è detto fiducioso, qualsiasi soggetto interessato ad acquistarla sa che l’istituto trae la propria ragione d’essere dal rapporto con il territorio, non è un’anonima finanziaria che può aver sede in qualunque posto.

Si sta definendo il quadro delle alleanze a Riccione in vista delle prossime elezioni amministrative.

Dopo l’incontro di ieri sera della direzione del Pd, al quale ha partecipato anche il segretario regionale, prende quota l’ipotesi di un’alleanza con Patto Civico Oltre Riccione. Il segretario comunale Marco Parmeggiani sonderà il terreno, condurrà le trattative; quel che è certo è che i “malpancisti” ostili alla replica riccionese del caso Rimini non hanno prevalso. L’unica preclusione che i democratici pongono è verso chi a vario titolo ha condiviso l’esperienza di governo di Renata Tosi. Porte chiuse quindi per Luciano Tirincanti, il gran regista della caduta della Tosi, e i consiglieri superstiti di Unione Civica.

Alla trattativa con Pizzolante & Soci il Pd non si presenterà da solo e porterà in dote l’alleanza con altre due liste. La prima è Immagina Riccione, promossa da Francesco Cesarini, già alleata nel 2014 con il nome Io per Riccione. La seconda sarà una lista di sinistra che raccoglierà vari dispersi (ex Prc, ex Sel, ex Comunisti Italiani). Ciò significa che il Pd non avrà nemici a sinistra, e questo non è poco.

Una volta esaurita la liturgia del programma, dell’elenco delle cose da fare, la Grande Alleanza di centrosinistra dovrà mettersi d’accordo sul nome del candidato. Il Pd conta di andare alla trattativa con una terna di nomi dove la prima scelta è costituita da Sabrina Vescovi. Sarebbe un candidato che mette in fila una serie di qualità che contano: donna, esperienza politica, imprenditrice, protagonista dell’associazionismo imprenditoriale, fitta rete di relazioni. Basta che lei pronunci un sì definitivo. In seconda battuta ecco Alessandro Casadei, già assessore allo sport e già presidente di Geat. Del terzetto fa anche parte Fabio Galli, ma la sua discesa in campo appare molto remota. Non è ancora noto, invece, se il Patto Civico abbia la carta nascosta di un candidato appunto “civico”. Se la Grande Alleanza dovesse naufragare, non sarà certo per il disaccordo sul nome del candidato.

Per il centrosinistra il candidato da battere è Renata Tosi, la cui coalizione sembra al momento definita: Noi Riccionesi, Lega Nord, Fratelli d’Italia. A meno che Natale Arcuri non riesca nell’impresa di far nascere qualche lista civica con il compito di andare a racimolare anche l’ultimo voto in settori vitali della società riccionese.

Candidato ad arrivare all’assai probabile ballottaggio è il Movimento 5 Stelle. Non perché i grillini abbiano un candidato eccezionale o abbiano messo insieme una lista irresistibile, ma perché in questo momento il loro simbolo tira. Domani sera al Quartiere Fontanelle faranno le loro votazioni per la scelta del candidato sindaco (in lista ci sono la consigliera uscente Morena Ripa e il consulente finanziario Andrea DelBianco) e i candidati al posto di consigliere comunale. Per capire quanto sia un’incognita il voto grillino, basti ricordare che nel 2014, nello stesso giorno, presero il 25 per cento alle europee e il 16 alle comunali.

Resta l’incognita Forza Italia e Tirincanti. A Riccione il partito ha escluso ogni alleanza con la Tosi, quindi un indiretto avallo all’operazione organizzata da Tirincanti. Ma sul caso Riccione deve ancora pronunciarsi con chiarezza il coordinatore regionale Massimo Palmizio, che fino ad oggi ha sempre lavorato per mantenere l’unità del centrodestra, a costo di essere subalterno alla Lega. A Riccione si seguirà un’altra linea? Si vedrà. In questo momento l’ipotesi probabile è che Forza Italia (o direttamente o sotto le spoglie di una lista civica) diventi il fulcro di una piccola coalizione che raccoglie la lista civica di Giovanni Bezzi e la lista di destra dei fuoriusciti da Fratelli d’Italia. Unione Civica, cioè i consiglieri che con il loro voto hanno determinato la caduta della Tosi, non si sa che fine farà. Il Pd non la vuole nella Grande Alleanza con Pizzolante, probabilmente si aggregherà al polo Tirincanti.

Se questo sarà l’esito, vorrebbe dire che davvero Tirincanti & Soci hanno tagliato il ramo sul quale era seduti senza avere alcun piano alternativo. Un’avventura al buio, un suicidio politico improvviso, un’autocondanna all’irrilevanza politica. A meno che il prossimo futuro non riveli dettagli che al momento restano oscuri.

Salvo sorprese quindi avremo quattro aggregazioni che si contenderanno la posta in palio. Ci sono però i movimenti in atto dell’ex sindaco Terzo Pierani e di Emiliano Righetti, già candidato a Coriano, che girano per i quartieri per raccogliere adesioni per una loro possibile lista. Per correre da soli o per aggregarsi a qualcuno? Improbabile che la Grande Alleanza li accolga. Assisteremo al ritorno del duo Pierani-Tirincanti, che già governarono insieme, uno Pci, l’altro Psi, fra gli anni Settanta e Ottanta? Il laboratorio della politica riccionese potrebbe riservare nuove sorprese.

Mercoledì, 08 Marzo 2017 15:20

Eterogenesi dei fini

"Abbiamo fatto cadere un governo per mandare al potere uno di centrosinistra?". (Andrea Dionigi Palazzi, ex capogruppo di Forza Italia a Riccione)

Forse la domanda andava posta prima....

Chi voleva sapere se il neonato Patto Civico Riccione Oltre (ostetrico l’on. Sergio Pizzolante) stringerà alleanza con il Pd in modo da replicare in maniera perfetta l’operazione andata a segno a Rimini, è rimasto deluso. Stessa delusione per chi avrebbe voluto conoscere se questo “progetto” (non un nuovo partito, non semplicemente una lista, è stato sottolineato) avrebbe imbarcato anche Luciano Tirincanti & Soci. Sia ben chiaro, sono tutte ipotesi che rimangono sullo sfondo, in attesa che il complicato puzzle della politica riccionese venga finalmente ricomposto. Per il momento le parole d’ordine sono: costruiamo un programma per Riccione, apertura e confronto con tutti, senza pregiudiziali verso nessuno. L’unica pregiudiziale è verso Renata Tosi, della quale ci si dichiara fieramente alternativi.

Per comporre il puzzle mancano alcune variabili che sono in corso di definizione. Questa sera Forza Italia deciderà il destino di Luciano Tirincanti e degli altri che hanno condiviso la sua decisione di affossare la giunta di cui facevano parte. Un conto è se l’ex vice sindaco continuerà ad indossare la casacca berlusconiana, o se invece sarà indotto a mettersi in proprio. C’è inoltra grande attesa per le mosse di un grande vecchio della politica di Riccione, l’ex sindaco Terzo Pierani, che pare stia favorendo la nascita di una lista civica con esponenti dell’impresa e della società civile. Questa formazione si aggregherà alla coalizione del Patto Civico? E il Pd, seguirà gli umori anti-Pizzolante sapientemente coltivati da alcuni settori, o, obtorto collo, si adeguerà alle direttive regionali che spingono per una soluzione alla riminese?

In attesa che queste tessere si chiariscono, ecco l’uscita pubblica del nuovo soggetto politico. Nella sua veste di ostetrico, Pizzolante (affiancato da Fabio Ubaldi e Omar Venerandi di Oltre, e da Alessandro Rapone, ex supporter della Tosi profondamente deluso) ne ha disegnato i contorni e la mission. Ha riconosciuto che non si può parlare di un Rimini-bis, perché le situazioni sono diverse sotto molti aspetti. Ha sostenuto che a Rimini non è stata fatta una lista di appoggio a qualcuno (di solito non vanno oltre al 4%) ma si è data l’opportunità al ceto medio di muoversi dalla protesta alla proposta. Allo stesso modo i promotori di Patto Civico Riccione Oltre, chiederanno a imprenditori e professionisti di scendere in campo e di costruire un progetto per risollevare la città dalla grave crisi in cui è piombata sotto l’amministrazione Tosi.

Qui la parola d’ordine è uscire dall’isolamento. Se Rimini in questi anni ha messo in campo investimenti pubblici per complessivi 400 milioni, Riccione si è cullata in uno sterile atteggiamento autartico. Il turismo è in caduta, gli stranieri sono scomparsi, gli investitori si sono allontanati da Riccione, non ci sono idee per il futuro, solo sterili polemiche contro Rimini e contro Bologna. Invece la sfida del futuro si vince facendo squadra con le altre località della costa, a partire da Rimini.

Pizzolante affonda inoltre il coltello sul mondo della notte, che l’amministrazione Tosi ha compresso facendo spegnere la musica alle 24 e allontanando il pubblico giovanile da Riccione. La città “ha bisogno di un raggio di sole, non di un ruggito di rancore”. E come se non bastasse: “Siamo di fronte ad un fallimento, di fronte al quale la Raggi a Roma appare una statista”.

Nelle prossime settimane il Patto Civico Riccione incontrerà le associazioni e categorie economiche per un confronto sui problemi della città, per elaborare insieme un programma e per sollecitare la discesa in campo con candidature.

Una lista civica che nasce da politici di lungo corso che sollecitano i “civici” a scendere in campo, non è forse un’anomalia? A Rimini non è stato così, gli esponenti della società civile ci hanno messo la faccia da subito. Fabio Ubaldi, di Oltre, replica che le cose non stanno così, che gli imprenditori sono già coinvolti. E Pizzolante ricorre appunto all’immagine dell’ostetrico che favorisce la discesa in campo di chi finora è stato distante dalla politica. E riconosce: “Non dovesse esserci una risposta, è chiaro che il nostro progetto dovrebbe essere ricalibrato”.

È stato detto “noi ci siamo” e con noi dovete tutti fare i conti.

“Si riparte”. Le congiure di palazzo, i tradimenti degli uomini di fiducia sembrano fare molto bene all’ex sindaco di Riccione Renata Tosi. Alla conferenza stampa che di fatto ha dato il via alla campagna elettorale si è presentata tonica e determinata, pronta a dare legnate ai traditori e a dichiarare che una pagina si è chiusa ed ora se ne apre un’altra. È stato il ruggito della leonessa ferita, già rialzata per il combattimento decisivo.

La narrazione su quanto è successo (“E’ tutto chiaro”) segue uno schema scontato. La sua giunta è caduta per il tradimento di persone che hanno anteposto i loro interessi personali a quelli della città.  “E 'l modo ancor m'offende”, sembra dire la Tosi sulla scia di un altro famoso tradimento consumato secoli fa da queste parti. Il modo è quello delle riunioni clandestine negli studi notarili piuttosto che un dibattito e un confronto a viso aperto, davanti ai cittadini, in consiglio comunale.

“Non si può governare con i ricatti, o così o tutti a casa”, scandisce il sindaco defenestrato e ricandidato. Ci fosse stata l’intenzione di proseguire la legislatura, si sarebbe trovato un accordo, ci sarebbero stati i tempi e i modi per un nuovo equilibrio. “In realtà non c’erano argomenti di sostanza che ci dividessero, c’era solo la ricerca delle poltrone e l’affermazione dei personalismi”.

Sono circolate molte voci e molti veleni: l’azzeramento degli assessorati di Forza Italia, le imboscate verso i consiglieri comunali dissidenti. “Ogni giorno leggo molte barzellette”. E poi precisa. “Capisco che un consigliere possa non trovarsi più d’accordo con il programma della maggioranza di cui fa parte. In quel caso si dimette. Va a casa lui, non manda a casa il programma. In realtà, ripeto, non c’era alcuna difformità sul programma, cercavano solo poltrone”.

Ma questo è il passato, sebbene ancora bruciante. Adesso per Renata Tosi “C’è un lavoro da finire, un programma da portare a compimento”. E se l’opposizione l’accusa di non aver messo in campo alcun nuovo grande progetto, lei replica che anche la futura amministrazione si distinguerà per la cura del piccolo, che per lei significa attenzione e vicinanza ai problemi dei cittadini, delle imprese, dei quartieri. Ricorda che per il 16, 23 e 31 marzo erano già programmati consigli comunali per deliberare su argomenti importanti come la riqualificazione della zona dei campeggi, alcuni progetti privati, il bilancio. L’ex sindaco rivendica l’operato della sua giunta, sostiene che Riccione ha rialzato la testa, che ha ritrovato l’orgoglio cittadino.

Niente da rimproverarsi, dunque? Quando in un matrimonio volano i piatti, la colpa non è mai solo di un coniuge. “Lavorando, si sbaglia sempre qualcosa. Forse l’errore più grosso è stato quello di aver dato fiducia a persone che credevo considerassero un onore poter servire la città di Riccione. E invece hanno tradito nello spazio di un secondo. Ma se mi si accusa di essere stata rigida, replico che quando si antepongono gli interessi privati a quelli della città, lo sarò ancora di più”. Il gruppo dei fans accorso a seguire la conferenza stampa libera il primo scrosciante applauso.

La Tosi è più divisiva che inclusiva, recitano in coro ex alleati ed oppositori. “E’ vero, sono determinata. Se ho escluso qualcuno, questi è chi voleva fare i propri interessi. È il metodo con cui ho combattuto per dieci anni quando ero all’opposizione. Siamo arrivati in Comune in nome di un metodo nuovo. Se lo scontro è sul vecchio modo di fare politica, allora sì, sono divisiva”.

Si riparte, ma con chi? Fratelli d’Italia e la Lega (era presente il segretario regionale Jacopo Morrone) hanno detto che la sosterranno. Forza Italia farà ancora parte della compagnia? “I rapporti in questo momento sono a zero. Questo partito ha firmato con il Pd per le mie dimissioni. Quindi tutto mi sembra molto difficile. Credo però che il popolo liberale, moderato, cattolico di Forza Italia possa trovare nuovo slancio per i propri ideali nella nuova squadra che andrò a costruire”.

Nel 2014 il volano della vittoria elettorale è stata la madre di tutte le battaglie, la guerra al Trc. Nel 2017 appare un’arma un po’ spuntata. “Non è mica finita. Il Trc rimane l’esempio di un modo di fare politica contro la città. Dal punto di vista del metodo la battaglia continua. E anche nel merito, posso dire che all’ultima riunione di Agenzia Mobilità (adesso saranno felici di non avermi più tra i piedi) è emerso che per il completamento mancano ancora 10 milioni di risorse locali e non c’è ancora il finanziamento del Cipe”.

Le chiedono se sarà più accorta a costruire la squadra, vista l’esperienza da cui è uscita. Lei risponde che cercherà “persone che abbiano cuore, coraggio e morale, che sono la base della buona politica”.

E che cosa pensa dei movimenti di Pizzolante? “Tutto già scritto, noto, noioso. Lui vuole fare una lista civica? Noi lo abbiamo già fatto, l’abbiamo capito prima di lui, pertanto può starsene tranquillo a Rimini”.

E al ballottaggio teme di più un grillino o un Pd? “Perché, ci sarà un ballottaggio?”.

La congiura di palazzo è andata in porto. Tredici consiglieri comunali hanno depositato presso il notaio Ripa le loro dimissioni. Se domani mattina le lettere saranno presentate e protocollate in Municipio, le cosneguenze saranno llo scioglimento dell'intero consiglio e la cadura del sindaco Renata Tosi. Si ricorda che domani è il termine ultimo perrchè si possa votare nel turno amministrativo di giugno.

A firmare le dimissioni sono stati i cinque di Unione Civica (Mercatelli, Montanari, Urbinati, Montalto, Mingucci), i quattro espulsi dal Pd di Oltre (Ubaldi, Casadei, Marchetti, Bonfini), i tre del Pd (Bauzone, Arcangeli, Pazzaglini) e Patrizia Fabbri di Forza Italia. L sorpresa è che si sono chiamati fuori i consiglieri dei 5 Stelle.

La notizia è commentata sui social, Sul profilo di Renata Tosi molti postano attestati di solidarietà con i cuoricini.

Un vecchio protagonista della politica locale come Gianni Piacenti scrive: Sono solidale con Renata Tosi, sono certo che gli elettori Riccionesi le riconfermeranno la fiducia.

Maurizio Melucci commenta<: Quando la politica va in corto circuito

Commento ironico di Roberto Biagini (Pd antiGnassi): Vai Lino Gobbi ...!! Preparati con il centro-destra a conquistare Riccione !!!!

In tarda serata è arrivato anche il commento di Natale Arcuri, segretario di Noi Riccionesi: Rientrava nelle loro prerogative e hanno sfruttato al meglio questa opportunità conquistando sicuramente una vittoria fino a poco tempo fa insperata. Che per tanti e per molti ha il sapore di una miserabile agognata vendetta. Piena di rancore e colma di vergognoso odio personale.

E termina con un aforisma al veleno: Il tradito potrà anche essere un ingenuo, ma il traditore rimarrà sempre un infame!

 

Aggiornamento delle 20,30: la congiura è riuscita

La notizia è clamorosa. A Riccione è in corso una raccolta di firme fra i consiglieri comunali in calce ad una lettera di dimissioni che provocherebbe lo scioglimento del consiglio e le elezioni anticipate. Gran regista dell’operazione, il vice sindaco Luciano Tirincanti, che otterrebbe così l’obiettivo della caduta del sindaco Renato Tosi.

Ciò che è in atto è una corsa contro il tempo. Per fare in modo che Riccione vada alle urne nel prossimo turno amministrativo, cioè in giugno, occorre che lo scioglimento anticipato del consiglio comunale avvenga entro domani 24 febbraio. Per ottenere l’obiettivo occorre che si dimettano almeno 13 consiglieri: 5 sono quelli dell’Unione Civica (il gruppo formato dai dissidenti di Noi Riccionesi e di Forza Italia), 3 sono quelli del Pd, 4 quelli di Oltre (ex Pd), con questi fanno 12, e non sarebbero sufficienti. O si aggiunge un grillino o un altro esponente della maggioranza: si ipotizza uno di Forza Italia.

In serata o al massimo domani mattina si saprà se l’operazione andrà in porto.

Qual è il senso di tutto questo? È da tempo che si parla di un Tirincanti sempre più allergico alla Tosi e in movimento per progettare un’alternativa. Tutte le turbolenze della maggioranza uscita dalle elezioni del 2014 portano la sua firma nascosta, fino alla costituzione del gruppo di Unione Civica e alla richiesta di avere non solo un assessorato, ma uno specifico, quello all’urbanistica. Proprio ieri pomeriggio il sindaco Tosi aveva offerto all’Unione un sostanzioso pacchetto: la presidenza di Geat, la presidenza del consiglio comunale e la delega ai lavori pubblici per un consigliere. Pacchetto rispedito al mittente, con la condizione o assessorato all’urbanistica o niente. Non c’è bisogno di essere politici navigati, per sapere che l’assessorato all’urbanistica costituisce il centro di maggior potere di un’amministrazione comunale. Oggi molto meno e poi in consiglio comunale Unione Civica non ha mai manifestato particolare interesse per i temi urbanistici: difficile capire il perché di tanta insistenza su questa richiesta specifica.

A completare il quadro va spiegata l’ipotesi politica che guida Tirincanti nel voler mandare a casa la Tosi. Le indiscrezioni più diffuse vedono una edizione in salsa riccionese dell’alleanza vittoriosa a Rimini: il Pd (o una sua parte) e i moderati, organizzati in liste civiche, suoi alleati. Nel caso, una sorta di rivincita di Pizzolante che nelle precedenti elezioni era stato messo all’angolo.

In ogni caso, solo giochi di potere e di palazzo della vecchia politica. Le cronache infatti non hanno mai registrato uno scontro di visioni politiche e amministrative fra Tirincanti e la Tosi, scontro che giustificherebbe la volontà di mettere fine ad una sorta di coabitazione forzata. Non si è mai visto Trincanti sbandierare un progetto di città e la Tosi a contrastarlo, o viceversa. Siamo di fronte al più classico degli scontri di potere.

In questa classica congiura di palazzo dovremo dunque aspettare, sindaco compreso, come andrà a finire la conta delle dimissioni. Oppure il sindaco Tosi, invece di lasciare il tempo ai congiurati di ottenere la sua testa con le 13 firme di dimissione potrebbe anticiparne i giochi. È la cosiddetta mossa del cavallo. Precederli con le proprie dimissioni, smascherare la congiura e le logiche di potere che la sottendono e poi ripresentarsi al corpo elettorale di nuovo, come la sola interprete autentica del rinnovamento. Con l’aria che tira, avrebbe notevoli chance di vittoria.

Anche perché qualora Tirincanti non trovasse le 13 firme, come potrebbe mai continuare l’attività di giunta? Sulla base di quale fiducia e lealtà politica?

Il 2016 – è sempre stato detto dai dirigenti di Airiminum – non poteva dare grandi risultati perché a marzo, quando finalmente sono stati tolti di mezzo tutti gli impedimenti per l’apertura, i giochi per la summer season erano già fatti. E così l’aeroporto si è attestato sui 240 mila passeggeri. Siamo ormai a marzo 2017 e quindi si presume che per la prossima stagione estiva i giochi siano ormai fatti, i contratti con le compagnie sottoscritti, i programmi dei voli già delineati. Purtroppo dall’aeroporto di Rimini le uniche notizie pervenute sono i voli da Tel Aviv e un collegamento con Francoforte (a parte i soliti russi e l’Albania).

“In effetti fino a questo momento non si è visto nulla di nuovo”, concorda Massimo Gottifredi, responsabile nazionale di Lega Coop Turismo e a suo tempo (2008-2010) consigliere di Aeradria, oltre che ex assessore provinciale al turismo ed ex presidente dell’Apt. “Questa assenza di novità preoccupa molto il territorio, – aggiunge - ma credo non sia positiva neppure per i gestori dell’aeroporto. Il 2017 costituirà una cartina di tornasole”.

Le preoccupazioni sono diffuse, soprattutto fra gli operatori economici del turismo. Si incomincia ad invocare un intervento della politica e degli amministratori locali, spesso dimenticando, o non ricordando con la dovuta precisione, che adesso la gestione è privata e la politica, in qualsiasi forma, non ha alcuna voce in capitolo. Però l’aeroporto è un bene pubblico, per quanto temporaneamente affidato ad una società privata. La fallimentare gestione del passato e l’inchiesta della Procura hanno dunque affossato anche ogni possibile dialogo virtuoso fra chi rappresenta gli interessi del territorio e chi gestisce l’aeroporto?

“Una bella domanda. – osserva Gottifredi – Certo non si può e non si deve pretendere che si ritorni al passato, quando la gestione pubblica faceva dell’aeroporto un motore dello sviluppo, a discapito anche dei bilanci. Mentre un tempo il sistema pubblico affidava all’aeroporto compiti di promozione e anche di promo-commercializzazione dell’offerta turistica del territorio, adesso c’è un gestore che ha la massima e legittima attenzione al conto economico. Penso che in questa nuova fase si debba parlare di corresponsabilità. Se l’aeroporto funziona, ne beneficia il territorio, ma sono contenti anche gli azionisti. Il tema vero è come far coincidere gli interessi del territorio con gli interessi degli azionisti. Un esempio: il collegamento con Israele può essere un affare per la società ma è tutto da vedere se è interessante per gli operatori turistici, a parte tutti i problemi di sicurezza che ci pone”.

Quindi il sistema pubblico cosa dovrebbe fare: stimolare? Premere? Proporre?

“Credo poco all’efficacia della moral suasion – afferma Gottifredi – Credo sia meglio la compartecipazione economica. Se si chiede all’aeroporto di aprire nuove rotte che interessano l’economia turistica, è giusto che le varie espressioni del territorio ci mettano la loro parte”.

Il Comune, in accordo con le associazioni, potrebbe destinare una parte degli introiti della tassa di soggiorno a questo scopo?

“Credo sia una proposta percorribile, che naturalmente va attuata rispettando in pieno le normative che non consentono aiuti di Stato”.

Dopo la terra bruciata fatta dall’inchiesta Aeradria, sarà possibile ripartire con operazioni di questo genere?

“Indubbiamente quella stagione è stata piena di equivoci che vanno evitati. Però mi sembra fondamentale questa collaborazione con un territorio che investe e quindi orienta i voli che più servono alla sua economia. Un rapporto di questo genere serve anche alla società di gestione, altrimenti l’aeroporto resta una realtà amorfa. C’è anche un altro aspetto. È giusto che politiche di sviluppo siano cofinanziate da chi si avvantaggia del traffico passeggeri. Se arrivano più turisti dalla Germania o dalla Scandinavia, è giusto che alberghi, ristoranti e commercianti che se ne avvantaggiano con un maggiore fatturato per le loro imprese, contribuiscano per la loro quota parte”.

L’impressione è che a questa società di gestione interessino più i conti in attivo che lo sviluppo turistico della Riviera…

“I conti sono in attivo perché finora non ci sono stati investimenti. Nel momento in cui nel bilancio dovranno entrare gli ammortamenti, solo un consistente aumento del fatturato può consentire che i conti siano in attivo. Per questo dico che è interesse anche della società concertare determinate azioni con il territorio”.

Lei è stato amministratore di Rimini Partecipazioni, la società che doveva servire per incentivare la partecipazione degli imprenditori locali ad Airiminum. Che impressione ha avuto dell’attuale amministratore delegato Leonardo Corbucci?

“Ho visto molta volontà di spezzare i legami con il passato, anche se con un approccio molto autoreferenziale. Il dialogo con il territorio, per quanto coinvolto nella fallimentare gestione passata, andava coltivato da subito. L’aeroporto non è una fabbrica di bulloni che basta che ci siano le strade di collegamento e tutto è a posto. L’aeroporto è un bene pubblico a servizio dell’economia turistica. Quindi il legame deve essere forte. È chiaro che qualcosa doveva cambiare, che i risultati economici sono importanti, ma l’aeroporto serve se ridiventa un motore di sviluppo”.

 

Si chiamava Maria Pace, aveva 42 anni ed era originaria di Potenza, la donna trovata priva di vita sulla sponda del fiume Marecchia nella mattinata di ieri.
La donna era alloggiata in un residence di Rimini dove lavorava come addetta alle pulizie.

È stata la titolare della struttura ricettiva a insospettirsi quando domenica in serata non l'ha vista rientrare e ha chiamato la polizia. Gli agenti le hanno mostrato la foto della donna trovata priva di vita e lei l'ha riconosciuta. La procura di Rimini ha disposto l'autopsia.

E proprio in attesa dell'autopsia gli inquirenti non trascurano alcuna ipotesi sulle cause del decesso.

Pagina 58 di 115