La città bella secondo Zuppi (e secondo Francesco)
Come si costruisce una città bella? L’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi per rispondere attinge al magistero di papa Francesco. E cita il numero 220 della Evangelii Gaudium: “Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!”.
Monsignor Zuppi più che un interprete è un fedele esecutore della linea di papa Francesco. Non a caso è uno dei candidati più accreditati alla successione del cardinale Angelo Bagnasco alla presidenza della Cei. Chi lo ha ascoltato nell’agosto scorso al Meeting e chi ha avuto modo di seguirlo ieri sera alla Sala Manzoni, ha certamente avuto l’impressione che, per dirla alla romanesca, è uno che “c’è” e “non ci fa”. L’insegnamento di papa Francesco appartiene completamente alla sua sensibilità, non a caso, per inciso, ha ricordato che ancora ci sono molte, troppe resistenze nella Chiesa italiana a farsi penetrare dalla rivoluzione di papa Bergoglio.
Monsignor Zuppi era stato invitato dal centro culturale Paolo VI a concludere il ciclo di incontri sulla “città che ci sta a cuore. Sul palco, insieme a lui, l’architetto Eduard Mijic,riminese di adozione, che ha collaborato alla realizzazione della nuova fiera e del palacongressi. Il tema era “Periferie. La bellezza che ancora non c’è”. Se Mijic haa svolto il tema da architetto qual è (curiosa la citazione trovata su Rimini città giardino, riferita alla zona mare di inizio Novecento), l’arcivescovo è intervenuto da pastore, esperto in umanità.
Periferie – è ben noto – è una delle parole principali del vocabolario di papa Francesco. Sono un luogo, ciò che sta oltre i confini, - ha spiegato monsignor Zuppi – e sono le periferie esistenziali, anziani, stranieri, senza fissa dimora, malati. Sono i cosiddetti “invisibili”, anche se da un certo punto di vista sono molto visibili, li abbiamo sempre sotto gli occhi. Il papa ci chiede di superare i confini e di andarci, anche se ancora ci sono molte resistenze a seguire Francesco”.
Monsignor Zuppi ha fatto esperienza sul campo, per alcuni anni è stato parroco a Torre Angela, una delle borgate di Roma, 70 mila persone, cresciuta completamente abusiva, tanto da attirare l’attenzione di un’università tedesca. Un luogo dove manca una piazza, dove quindi c’è enorme povertà di relazioni fra le persone. Non caso il sociologo Giuseppe De Rita aveva detto che Roma come città non esiste più. “In queste situazioni la Chiesa ha rimarcato Zuppi – ha la responsabilità di costruire la piazza, non in senso fisico ma come relazioni. Deve favorire il dialogo, la cultura dell’incontro, l’amicizia sociale”. Il rischio opposto è quello di chiudersi nei propri confini, di considerare le nostre comunità come un rifugio. Emblematica, da questa punto di vista, la bellissima chiesa realizzata dall’architetto Richard Meier a Tor Tre Teste, un esempio portato dall’architetto Mijic. Un capolavoro dal punto di vista architettonico (“Però molto fredda come chiesa, sembra un autosalone”, ha osservato Zuppi), ma con il terribile “difetto” da essere recintata. Un simbolo plastico di ciò che non è la “chiesa in uscita” predicata da papa Francesco. “L’identità non è contrapposizione, ma relazione. Bisogna accettare la sfida dell’incontro”.
La conclusione dell’arcivescovo è nel segno dell’Evangelii Gaudium, il documento di papa Francesco “che ancora tutti dobbiamo studiare nei prossimi anni, come è stato detto a Firenze”. Non bisogna avere paura, ma essere pronti a nuove sintesi culturali: “È indispensabile prestare attenzione per essere vicini a nuove forme di povertà e di fragilità in cui siamo chiamati a riconoscere Cristo sofferente, anche se questo apparentemente non ci porta vantaggi tangibili e immediati: i senza tetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati, ecc. I migranti mi pongono una particolare sfida perché sono Pastore di una Chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti. Perciò esorto i Paesi ad una generosa apertura, che invece di temere la distruzione dell’identità locale sia capace di creare nuove sintesi culturali”.
"Riccione tradita dal Pd e da Tosi". L'alternativa di Conti
Il tradimento è la categoria politica di queste elezioni a Riccione. Se l’ex sindaco la applica a quanti gli hanno voltato le spalle nella congiura di palazzo che l’ha fatta decadere, il candidato sindaco di Patto Civico, Carlo Conti, la riferisce al doppio tradimento di cui è stata vittima la città di Riccione. Tradita dal Pd, che non ha ascoltato la città e non ha voluto il referendum sul Trc: Tradita dall’amministrazione Tosi che non ha mantenuto la promessa di bloccare il Trc, anzi ha fatto in modo che venisse il più brutto possibile, a disonore perpetuo di chi lo aveva voluto.
Se poi BuongiornoRimini ricorda che Patto Civico si è seduto al tavolo della trattativa con questo Pd che ora accusa di tradimento nei confronti della città, si accede la miccia della polveriera. Ed il maestro dei fuochi d’artificio è l’on. Sergio Pizzolante, grande ispiratore di questo Patto Civico in versione riccionese. Il comportamento del Pd in queste settimane conferma la sua tendenza a tradire gli interessi della città. Non ha voluto chiedere scusa sul Trc, anzi ha confermato che rappresenta una priorità. Ha voluto imporre i suoi candidati. È un partito che non sa redimersi, e quindi noi di Patto Civico rompiamo con il Pd. Battute al veleno anche nei confronti della Tosi e dei suoi sostenitori. “Guardate chi c’era tre anni fa e guardate chi è rimasto, in giunta e nei partiti che la sostengono. La maggioranza se ne è andata: e allora, chi ha tradito la città: quelli che se ne sono andati o i pochi che sono rimasti? Gli sono rimasti solo i simboli di partiti, ormai scatole vuote. La nostra lista è composta da persone conosciute in città; guardate i nomi dei sostenitori della Tosi, non conoscete nessuno. E se li conoscete, li evitate”.
La lista di Patto Civico si propone di riprendere un dialogo con Riccione interrotto dalle precedenti amministrazioni. Il candidato Carlo Conti parla di consulte (dei giovani e degli anziani), di forum per le imprese e le gradi opere, di uso del referendum sui temi strategici.
Snocciola una dopo l’altra molte pillole del programma. Sul turismo bisogna ricucire l’estate con l’inverno, il giorno con la notte, il mare con l’entroterra. Il mondo della notte deve tornare ad essere strategico, se vengono oggi i giovani, avremo più famiglie che arriveranno domani. La discussione non può limitarsi agli orari, da restringere o da riallargare, bisogna puntare alla qualità, e allora non si avrà lo sballo, ma una notte più ricca e vivibile per tutti. In lista ci sono due imprenditori della notte, Fabio Ubaldi, del Birrodromo, e Claudio Tamburino, del Moijto, e si capisce che sulla notte ci sarà molta attenzione. “Con molto equilibrio, ma non si può fermare il divertimento”, chiosa Pizzolante.
Riccione è una città teatro, dove ogni spazio è un palcoscenico naturale per gli eventi. Anche il Palacongressi va rilanciato in questa direzione, così come va recuperato il Play Hall.
L’amministrazione targata Patto Civico avrà un occhio di riguardo per l’impresa. Si passerà dal “non si può fare” al “si può fare”. Chi vuole investire avrà un tutor che lo accompagnerà dentro i percorsi amministrativi con un tempo stabilito per dare ogni risposta. Ci sarà anche un assessore all’impresa.
Entro i primi cento giorni sarà convocata una conferenza pubblica che veda come eliminare i “mostri”: il Trc (in questo caso si tratta di ridurre i danni), le ex colonie, vecchi alberghi in disuso, l’area del porto che ha bisogno di essere riqualificata.
La riqualificazione urbana è un altro asse portante del programma di Patto Civico. A questo scopo va rivisto il Rue e vanno rivisti i vincoli degli usi e delle superfici e modificati i limiti dimensionali oggi imposti a determinate destinazioni d’uso.
Riccione va riprogettata, a partire da viale Ceccarini e va realizzato un Parco dello Sport, attraverso il collegamento della zona degli impianti sportivi, il Parco Cicchetti, il Parco della Resistenza e il Porto.
Riccione va tolta dall’isolamento in cui l’ha cacciata la giunta Tosi, solo facendo sistema si possono risolvere determinati problemi. Il dialogo con Rimini e con Bologna è anche la strada per risolvere i problemi creati dal Trc. La parola d’ordine è limitare i danni, anche quelli economici, anche perché “non raggiungerà mai 5 milioni di passeggeri e c’è il rischio che possa rappresentare un peso economico per il bilancio del Comune difficile da sostenere”.
Patto Civico ha messo insieme una lista che al momento conta solo 19 nomi, altri cinque saranno aggiunti nei prossimi giorni. Così come ci saranno altre due liste a sostegno di Conti, una espressione dei vari quartieri, ed un’altra ancora allo studio. “Abbiamo 70 persone che hanno chiesto di partecipare”, informa Pizzolante.
Capolista è Fabio Ubaldi, il competitor della Tosi nel 2014; fra gli altri nomi l’ex assessore pd Maurizio Pruccoli, Alessandro Barnabè, già consigliere in passato per Forza Italia, Gli avvocato Marco De Pascale e Giovanni Bezzi (già sostenitore del 2015 della Tosi), l’imprenditrice Marisa Grossi.
22 aprile
Aeradria: processateli tutti | Giudice sotto accusa | Elezioni a 5Stelle
21 aprile
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Elezioni Coriano: Spinelli si fa desiderare, la grillina parte
Fra i tre che vanno al voto, Coriano è l’unico Comune della provincia di Rimini dove il sindaco è riuscito ad arrivare al termine del proprio mandato. “E pensare che nel 2012 quando siamo stati eletti, dicevano che avremmo durato al massimo due mesi”, se la ride il sindaco Mimma Spinelli, eletta con una lista civica appoggiata anche dal centrodestra. L’altra peculiarità è che Coriano è un piccolo Comune per modo di dire: sì, la popolazione è inferiore a quella di Riccione, ma la vastità territoriale è maggiore, senza dimenticare alcune presenze come le comunità di San Patrignano e di Monte Tauro, lo storico centro commerciale di Cesarolo, produzioni agricole, vino e olio, di prim’ordine. Insomma, conquistare (o riconquistare) Coriano non è ininfluente negli equilibri politici generali.
Chi al momento sembra non preoccuparsi del voto dell’11 giugno è il sindaco uscente Spinelli che in queste settimane, in cui la sua opposizione e i 5 Stelle si sono incontrati e scontrati per decidere i candidati, ha assunto un ostentato profilo istituzionale. “Noi non abbiamo l’ansia da campagna elettorale, siamo impegnati nel lavoro amministrativo, abbiamo alcune questioni da portare a termine”. E se le si chiede, al di là di queste simpatiche schermaglie, di confermare la sua ricandidatura, lei tiene il punto: “C’è tempo, di ufficiale ancora non c’è nulla. Siamo occupati a dare risposte ai cittadini”.
Certamente il sindaco uscente ha trovato il modo di distinguersi dalle opposizioni, che ancora non si capisce se abbiano trovato la quadra attorno ad una lista unica comprendente anche il Pd (il candidato in pectore dovrebbe essere Alessandro Leonardi), il Movimento 5 Stelle che, diviso in due fazioni, rischiava di far la fine di Rimini e la sinistra dei duri e puri che comunque ha deciso di correre da sola. Spinelli, dall’alto del suo scranno di sindaco, guarda e osserva apparentemente distaccata, pronta a sferrare l’attacco decisivo nelle ultime settimane.
Ma come sono stati questi cinque anni di amministrazione? Il bilancio del sindaco è per forza di cose positivo, e per il momento non c’è nessuno in campo a intonare il controcanto.
Spinelli è arrivata in Comune, dopo un periodo di commissariamento, ricevendo in eredità 4 milioni di debiti fuori bilancio e 18 milioni mutuo. “Il commissario aveva spento le luci dopo mezzanotte, a Natale sono riuscita a riaccenderle. Sono stati ripianati i debiti e ridotto il peso dei mutui”.
Fra i fiori all’occhiello del suo mandato, il sindaco mette l’inaugurazione del museo del Sic (Marco Simoncelli), realizzato in soli cinque mesi senza spesa pubblica, con il contributo di imprenditori; il rilancio del teatro con la gestione, affidata tramite bando, alla compagnia Fratelli di Taglia; i servizi e gli incarichi pubblici assegnati con bando pubblico trasparente, evitando scelte dettate solo dalla ricerca del consenso; la ristrutturazione della macchina comunale; il ripristino del trasporto scolastico; l’abbassamento dell’aliquota dell’addizionale Irpef; la politica degli eventi con il lancio del Sangiovese Street Festival, che ha richiamato diecimila persone.
Buoni, afferma il sindaco, i rapporti con la comunità di San Patrignano. “Per noi rappresenta un’eccellenza del territorio, così come anche la comunità di Monte Tauro.Con sanpa abbia stipulato diverse convenzioni, per il canile, per l’asilo nido. Partecipo a tutte le loro iniziative. I rapporti sono più che cordiali”.
Cambiamo campo. Questa sera a Sant’Andrea in Besanigo c’è il primo incontro pubblico del Movimento 5 Stelle, che candida a sindaco Maria Rosaria Apicella, 51 anni, insegnante. Uscita pubblica molto a rischio, visto che la lista non ha ancora ottenuto la certificazione della Casaleggio Associati. Però Apicella è fiduciosa che senz’altro arriverà. “Mi hanno spiegato che il team che le esamina ha molto lavoro, perché sono aumentate le richieste”. Apicella si definisce una “cittadina normale”, che non fa politica e vuole mettersi al servizio degli altri cittadini. Obiettiamo che se uno si candida a sindaco, inevitabilmente fa politica. “Sì, ma a me non interessa la politica attuale, io sono per la politica come Aristotele, nel senso di costruzione della polis”. Se poi si chiede cosa voglia costruire di bello e di nuovo a Coriano, la risposta rimane generica: “Bisogna vedere quali risorse abbiamo a disposizione. Ancora non lo sappiamo, quindi inutile sbilanciarsi. Certamente noi attueremo un diverso sistema di gestire il Comune”. Se si chiede qual è questo sistema diverso, si ritorna al punto di partenza, con l’aggiunta che tutto sarà condiviso con i cittadini. Slogan grillini allo stato puro. Osiamo domandare: “Se non sapete cosa intendete fare, perché i cittadini di Coriano dovrebbero darvi il voto? “Per la mia integrità morale e per la mia onestà”.
Aggiornamento: Sul sito del Moviento 5 Stelle oggi 21 aprile è comparsa l'avvenuta certificazione. Nello stesso tempo si è saputo che il 24 aprile Insieme per Coriano ufficializzerà la candidatura di Alessandro Leonardi. E' stata certificata anche la lista 5 Stelle di Riccione che propone come candidato sindaco Andrea Delbianco.
20 aprile
Morti in mare | Gessica a volto scoperto | Carim vicinissima a Cariparma
19 aprile
Morte sugli scogli | Albergatrice investita | Hera, azioni in vendita
Ecco come sarà speso il gruzzolo delle azioni Hera
È un’operazione che complessivamente porterà nelle casse del Comune di Rimini 11 milioni di denaro fresco. Parliamo della vendita parziale delle azioni di Hera detenute da Rimini Holding, la società del Comune che gestisce le partecipazioni societarie. La vendita ha ottenuto questa mattina il via libera dalla V commissione consigliare, con il voto favorevole della maggioranza e con la minoranza in ordine sparso. Forza Italia, Renzi e “sovranisti” si sono astenuti, mentre Camporesi e Zilli, di Obiettivo Civico, e Zoccarato, della Lega, hanno votato contro.
A essere messe sul mercato sono 3 milioni e 700 mila azioni, solo una piccola quota delle oltre 24 milioni di azioni, pari all’1,6% del capitale sociale, detenute dalla Holding. È una partecipazione che frutta poco più di due milioni all’anno di dividendi. Ma la scelta strategica del Comune è questa di rinunciare a parte dei dividendi per poter incassare subito una somma più corposa da destinare agli investimenti.
La vendita è solo parziale perché esiste un patto di sindacato che obbliga i soci a non vendere, entro il 30 giugno 2018, che una piccola parte di azioni, e a chiedere il via libera all’operazione al “comitato di sindacato”. Un limite posto a garanzia del controllo pubblico sulla società, anche se in realtà i comportamenti societari di Hera corrispondono pienamente a criteri privati. Le azioni “libere” in mano di Rimini Holding sono più di 5 milioni e mezzo, quindi entro i primi sei mesi del prossimo anno c’è ancora, volendo, la possibilità di vendere.
Dalle azioni che saranno messe in vendita, Rimini Holding ricaverà, detratte le spese, poco più di 9 milioni di euro. Poiché in cassa ha una liquidità che ammonta a 4 milioni, ne deriva un gruzzolo di 13 milioni. Due milioni saranno utilizzati per pagare parte del muto che la Holding ha con il Monte dei Paschi di Siena, il resto, 11 milioni appunto, saranno girati al Comune di Rimini.
Per farne cosa? In commissione l’assessore al bilancio Gian Luca Brasini non è entrato nei dettagli. Ha solo detto che saranno impiegati per il completamento delle stazioni del Trc, per le scuole, per la manutenzione delle strade, per il Teatro Galli, per il trasporto pubblico. Nessun esplicito accenno all’ipotesi che una quota, circa cinque milioni, sarebbe impiegata per rientrare in possesso dell’ex colonia Novarese. L’assessore Brasini ha, al contrario, elencato una serie di difficoltà amministrative a procedere in tale direzione.
“Era da tempo che noi del centrodestra sollecitavamo l’amministrazione a dismettere le azioni Hera. – spiega Gennaro Mauro, del Movimento per la sovranità nazionale – Quindi la delibera della giunta va in una giusta direzione, anche se quando si tratta di dismettere le azioni Hera, l'atteggiamento dell'amministrazione Gnassi è sempre molto timido. Ci siamo astenuti perché riteniamo che si potesse fare di più. Per esempio, potevano essere messe in vendita tutte le azioni libere detenute dal Comune. Avremmo ricavato altri 4 milioni e mezzo da destinare agli investimenti. Le condizioni per dismettere la nostra quota di azioni in Hera sono in questo moento ottimali, l'attuale quotazione è pari ad euro 2,70 ad azione. Basta pensare che il valore attuale del flusso dei futuri dividendi per azione attesi eguaglierebbe il valore atteso di vendita di ogni azione solamente in un arco temporale di oltre 25 anni. Ciò significa che pur percependo dividendi costanti per i prossimi 25 anni, questi non raggiungerebbero le risorse economiche che otterremo oggi dalla vendita delle azioni. Oltretutto, questa che avevamo era per quest’anno l’unica finestra aperta per poter vendere le azioni”. Per il futuro, Mauro auspica che il Comune di Rimini esca dal patto di sindacato, in modo da poter dismettere l’intera partecipazione in Hera. “Non è sostenibile questa situazioni in qui rispetto al servizio rifiuti controllati e controllori coincidono”.
Obiettivo Civico, che pure aveva nel suo programma la dismissione totale di Hera e delle altre partecipate, ha votato contro. “Noi proponevamo le dismissioni per poter investire il ricavato nel nuovo lungomare. – spiega il capogruppo Luigi Camporesi – Invece in commissione l’assessore è stato molto vago sulle destinazioni. Sì, qualche opera pubblica, ma il resto? Quindi per prudenza abbiamo votato contro”.
Imbarazzante
"Chiedo scusa per non avere capito che il suo piano puntava a sinistra".
Giulio Mignani, coordinatore provinciale di Forza Italia, a proposito dell'ex vice sindaco di Riccione, Luciano Tirincanti.