Tosi festeggia 50 anni e si regala una lista civica
Oggi l’ex sindaco di Riccione, Renata Tosi ha tagliato il traguardo dei suoi primi cinquant’anni e come regalo si è fatta la lista civica che porta il suo nome. A dire il vero la lista era già stata annunciata, oggi è stata presentata ufficialmente e va ad aggiungersi alle alte cinque che sostengono la ricandidatura del sindaco defenestrato dalla nota congiura di palazzo.
Gran maestro di cerimonie, l’ex assessore all’urbanistica Roberto Cesarini, sodale di lungo corso (nel 1999 fecero insieme la prima lista civica), secondo il quale la lista nasce dal desiderio di tornare a fare gol, dopo che alcuni sul più bello qualcuno ha deciso di passare la palla al portiere avversario. “Abbiamo un lavoro da finire – ha aggiunto – per riportare la bellezza in città”.
C’è chi ha malignato che l’ex sindaco si sia fatta una lista civica con il suo nome perché non c’è più il feeling di un tempo con Noi Riccionesi. Lei smentisce e aggiunge che la nuova lista è stata promossa per fare posto ai tanti che desideravano essere presenti e portare il loro contributo. Insiste molto l’ex sindaco sulle nuove energie da mettere in campo, sul confronto costruito senza paura delle differenze, sul bisogno che nel prossimo mese tutti ci mettano gambe e testa e poi si continui a collaborare anche dopo.
Una Renata Tosi molto determinata e per niente affaticata da una campagna elettorale che, peraltro, entra adesso nel vivo, ad un mese dal voto dell’11 giugno. Una campagna che ancora non ha conosciuto particolari acuti. “Per me la stanno facendo i miei competitor: invece di parlare delle loro idee e dei loro programmi, parlano solo di me. Facciano pure”.
Fa sapere di aver accettato tutti i tre confronti fra i candidati: quello promosso da Yellow Factory, quello delle parrocchie e quello dell’Associazione albergatori. “E’ la prima volta che succede che ci siano tre momenti, l’altra volta ce ne fu solo uno. È positivo, è un segno di vitalità e di interesse da parte della popolazione, c’è desiderio di conoscere da vicino i candidati e di metterli alla prova”.
Tosi ha già iniziato gli incontri nei quartieri, dove si parla dei vari temi cittadini, mobilità, ambiente, turismo. “E dive naturalmente parlo anche di Trc, che ormai è fatto e tutti possono vedere di cosa si tratta. è la ferita della città targata Pd. È stato fatto come dal progetto del 1995, non c’era niente da migliorare p da peggiorare. Fosse dipeso da noi, non avrebbero fatto il muro.” Non risparmia frecciatine all’on. Pizzolante (il promotore di Patto Civico che ha candidato l’ex assessore Carlo Conti). “E’ stato lui che mi ha aiutato a trovare udienza al ministero dei Trasporti. Poi ha cambiato idea…”.
La lista civica Renata Tosi ha 24 candidati, espressione di diverse professioni e quartieri della città. Fra essi anche Massimo Angelini, presidente del Comitato “No a questo Trc”.
Banca Popolare Valconca, dipendenti in campo
Domenica 7 maggio, a Morciano, è prevista l’assemblea degli azionisti della Banca Popolare Valconca per il rinnovo di due consiglieri del consiglio di amministrazione della banca stessa. Vista la situazione dell’istituto, che nell’ultimo bilancio ha dichiarato una perdita di oltre 23 milioni, l’assemblea riveste un valore particolare, tanto che, forse per la prima volta, l’occasione guadagna le attenzioni della cronaca.
Ma soprattutto, l’elemento che rende speciale questa consultazione è la presenza di candidati che si contendono, in alternativa tra loro, il voto dei soci. In passato infatti, nella consuetudine della banca, questo tipo di rinnovi parziali del cda costituiva una sorta di ratifica dei consiglieri già cooptati dal cda in sostituzione di quelli arrivati in scadenza; una pratica dovuta al fatto che la banca non ha un consiglio di amministrazione che scade ‘in blocco’, ma singoli consiglieri il cui mandato scade in tempi diversi e che quindi vengono sostituiti mano a mano singolarmente.
Uno degli effetti di questo sistema è certamente la continuità ‘politica’ del consiglio, visto che è il cda in carica che decide e nomina volta a volta i nuovi ingressi. Ma naturalmente, nei momenti di crisi la continuità non appare più un valore prioritario e quindi accade che i soci, che sono riuniti in associazioni diverse, decidano di presentare proprie opzioni, alternative una all’altra.
Così, in campo, per la prossima assemblea, ce ne sono due. La prima, l’Associazione di tutela degli azionisti, è un’associazione costituita nel 2016, e propone l’elezione del professor Luca Papi. O, meglio, ne propone la ratifica, dato che fa già parte del consiglio, in quanto cooptato secondo la consuetudine esposta sopra. Un altro professore universitario, Alessandro Berti, che spesso si è occupato, a livello accademico e professionale, di banche locali e del legame tra la loro attività e lo sviluppo dei relativi distretti economici di appartenenza, è invece proposto dall’Associazione dei dipendenti soci e da altri gruppi di azionisti.
Professore, perché ha deciso di impegnarsi direttamente nella gestione della banca?
Mi candido a un posto da consigliere della Banca Popolare Valconca, di cui sono socio e cliente da molto tempo, perché credo profondamente nell’importanza delle banche locali e nel loro ruolo indispensabile di collegamento tra risparmio e investimenti sui territori. La proposta mi è stata fatta dall’associazione dei dipendenti soci e l’ho accolta volentieri, proprio per i valori che la Banca incarna e che il suo capitale umano ha saputo sviluppare nel corso degli anni.
Non si può dire che la banca navighi in acque tranquille. Hanno ancora senso i piccoli istituti locali?
Le banche locali, soprattutto in Italia, hanno un curriculum non solo glorioso ma anche lusinghiero, per tutto quanto hanno saputo fare, fin dalla fondazione, per i territori da cui sono nate. La Banca Popolare Valconca non fa eccezione ma, come altre banche a livello territoriale, ha inevitabilmente subito i contraccolpi della crisi in cui si dibatte tutto il nostro paese. La storia economica italiana ci dimostra, tuttavia, che esiste un legame molto profondo tra la crescita, soprattutto dei distretti, e la presenza di banche locali che, provenendo dalla stessa radice, hanno saputo coltivare idee ed esperienze, consolidando quel capitale, intangibile ma fondamentale, che è l’iniziativa ed il gusto per il rischio e l’intrapresa, proprio di tanti imprenditori della provincia di Rimini e di quella di Pesaro. Affermo quindi che servono più banche locali (e non meno, a dispetto di tanta pubblicistica interessata o superficiale) perché solo banche locali attente a selezionare correttamente i progetti e le idee potranno contribuire a rivitalizzare territori così duramente provati dalla crisi.
Qual è la sua idea sul futuro della Banca Popolare Valconca?
Servono ancora più di prima le buone prassi, servono soprattutto quelle risorse umane, così spesso bistrattate negli istituti di credito, che sole rappresentano il vero motore della creazione di valore nell’ambito di una banca, come la Valconca, che vuole essere sempre di più banca di relazione, al servizio delle famiglie e delle piccole imprese del territorio.
Nell’ultimo bilancio è stata dichiarata una perdita importante. Qual è la situazione economica e strategica della banca?
Penso che sia prematuro dare giudizi prima della presentazione all’assemblea del bilancio dell’esercizio appena trascorso. Sotto il profilo economico la banca presenta un buon risultato di gestione, purtroppo appesantito, come nel caso di tutti gli altri istituti italiani, dal credito deteriorato sorto negli anni passati a causa della crisi. Poiché il credito deteriorato è un problema che riguarda l’intero sistema bancario, non solo italiano, ma europeo, da studioso, oltre che da cittadino e risparmiatore, mi auguro che possa essere trovata una “soluzione di sistema”, bad bank o altro, che aiuti tutte le banche a riprendere con ancora maggiore lena il loro lavoro, cogliendo le opportunità della ripresa. Ritengo che la Banca Popolare Valconca debba continuare, sotto questo profilo, ad approfondire ancor di più e meglio la propria vocazione, innovando sia gli strumenti di selezione del credito, sia quelli di affiancamento alle scelte imprenditoriali. Il legame col territorio, sotto questo profilo, nel definire le radici della banca, ne delinea pure il profilo strategico che è e rimane quello di partner forte di famiglie e piccole e medie imprese.
Caso nomadi: le domande che restano dopo la sceneggiata
Molto rumore per nulla, scriveva quattrocento anni fa William Shakespeare. Molto rumore per quarantacinque persone, è invece il titolo della sceneggiata riminese che da molte settimane è in cartellone a Palazzo Garampi e dintorni, e che ieri sera ha avuto una recita speciale a beneficio del folto pubblico accorso a seguirla in consiglio comunale. Un pubblico (circa 200 persone) suddiviso fra le opposte tifoserie: a destra i comitati che si oppongono al piano nomadi, a sinistra i sostenitori dell’amministrazione comunale. E al pubblico bisognava offrire tutta la retorica di cui si era capaci, e nessuno si è sottratto a tale sforzo interpretativo. Fino al commento di Rufo Spina (Forza Italia) al potente tuono che aveva allarmato la sala: “Anche il cielo è indignato!”. A tenere a bada tutti quanti è stato schierato un plotone di otto vigili urbani, con rinforzi dalla polizia di Stato e dai carabinieri. Ma l’unico lavoro che hanno dovuto fare è stato quello di invitare a non applaudire, cosa oggettivamente molto difficile quando si è a “teatro”.
Doveva essere il consiglio comunale, convocato dalle minoranze, in cui si faceva finalmente chiarezza, in cui si chiarivano i termini del problema, in cui, forse, si davano risposte alle preoccupazioni dei cittadini di Rimini. Non è stato così. Probabilmente tutto proseguirà come prima fino a quando, finalmente, l’amministrazione scoprirà le proprie carte, metterà nero su bianco il proprio programma e chiederà il voto del consiglio comunale.
Nel frattempo, molto rumore per quarantacinque persone (45) a fronte di novemila seguite quotidianamente dai servizi sociali del Comune, come ha sottolineato la sempre puntuta assessore Gloria Lisi. E come hanno evidenziato anche molti esponenti di opposizione, che hanno addebitato la responsabilità di tale tensione sempre crescente alle contraddizioni della giunta e della maggioranza.
Ci sono stati errori di gestione del problema, c’è stata una comunicazione sbagliata? Nelle conclusioni il sindaco Andrea Gnassi ha riconosciuto che sì, ci sono stati. Si sono ripetuti, aggiungiamo noi, anche nei toni e negli argomenti con cui l’assessore Lisi ad inizio di seduta ha riepilogato i fatti. Molte cose giuste ma anche molta voglia di distinguersi dal pubblico, ai suoi occhi troppo politicamente scorretto. E il pubblico evidentemente ha reagito. Se nelle conclusioni il sindaco ha riconosciuto che le preoccupazioni della popolazione sono giustificate perché in questi anni la gente ha visto solo lo scandalo di via Islanda, l’assessore è invece tornata ad accusare i comitati di aver spaventato i bambini presenti nel campo abusivo.
Un tema dalla forte carica divisiva non può essere risolto positivamente se non con un paziente lavoro di informazione, di conoscenza e di coinvolgimento. Esemplare l’aneddoto dell’uomo del bar delle Celle, raccontato da Gnassi: l’uomo aveva parlato contro gli zingari. Arriva una persona e la abbraccia calorosamente. Il barista: “Ma quello è un zingaro!”. “Sì, ma lui lo conosco”.
Sì, hanno avuto buon gioco quegli esponenti dell’opposizione (Zilli, Mauro) che hanno messo in rilievo i molti errori di una comunicazione che non hanno fatto che alimentare tensioni e preoccupazioni. “Le notizie le sappiamo solo da quei consiglieri di maggioranza che le fanno filtrare perché a loro interessa bruciare una microarea a scapito di un’altra”. Anche ieri sera il capogruppo di Patto Civico, Mario Erbetta, ha detto cose e immaginato soluzioni che nemmeno l’assessore Lisi aveva annunciato. “E’ lui il vero assessore”, ha ironizzato Pecci, della Lega. Il sindaco nelle conclusioni ha lanciato un messaggio anche alla sua maggioranza: bisogna assumersi pienamente le responsabilità, non può prevalere la logica del “non nel mio orticello”
Tutte le opposizioni (Renzi, Pecci, Spina, gli altri consiglieri leghisti) con accenti, toni e argomenti diversi fra loro, hanno sparato bordate a non finire contro la giunta attuale e quelle precedenti per aver fatto incancrenire una situazione che da decenni è sotto gli occhi di tutti. Solo dopo il sopralluogo della Asl del febbraio 2016 si è messa in moto la macchina comunale, ma lo scandalo di via Islanda era da sempre lì, anche quando nel 2001 l’allora assessore Stefano Vitali stanziò 500 milioni per allontanare i nomadi dalla vicina via Portogallo. Sono stati commessi errori, sono stati accumulati ritardi, ha ammesso Gnassi.
La questione è ciò che succede ora. Gli interrogativi restano tutti ancora aperti. Dove saranno realizzate le microaree? Ancora non è stato deciso, il gruppo di lavoro è ancora all’opera. Ieri sera è stato detto che le famiglie da sistemare sono sette e che non vanno più chiamate microaree (termine che lascia aperto il timore che da micro possano diventare macro) ma soluzioni mono famigliari. Chi paga le famose “casette” e quanto costeranno? Si sa quel che dice la legge (i destinatari, o il Comune se questi sono poveri). Ma Erbetta di Patto Civico ha detto che le costruirà l’Acer che poi le darà in affitto ai Sinti. Una sua idea o è questa la soluzione? Non è stato chiarito.
I cittadini, e le opposizioni, nutrono forti dubbi che, vista la “cura” che i Sinti hanno avuto per il campo abusivo di via Islanda, possano poi far fede agli impegni che dovranno assumersi con le “casette”. Gli stessi dubbi hanno verso la capacità del Comune di far rispettare la legge e gli obblighi, visto che ha tollerato per decenni il campo abusivo. Lo slogan di Gnassi è la “solidarietà esigente”: casette ai nomadi (in deroga alle normative urbanistiche); ne consegue un contratto che fissa gli obblighi dei nomadi: se non lo rispettano, perdono tutti i diritti. È un film nuovo, la cui sceneggiatura è ancora tutta da scrivere.
Altro interrogativo rimasto senza risposta precisa: che ne sarà dei 30/40 cittadini rumeni (non rom) che sono presenti in via Islanda? Il consigliere Mauro ne ha parlato con particolare calore. Il sindaco si è limitato a dire che si agirà secondo la legge, coinvolgendo tutte le autorità del territorio. Cosa voglia dire, è tutto da scoprire.
E soluzioni alternative? Camporesi suggerisce di studiare l’esempio di Pescara dove già decenni fa migliaia di persone sono state sistemate nelle case, come altri cittadini. Mauro sostiene che le microaree sono ancora emarginanti e vuole che la soluzione sia trovata nell’ambito dell’edilizia popolare. La Lega e Spina di Forza Italia si limitano a dire: sono cittadini italiani, stessi diritti e stessi doveri
Cattolica, quanta confusione fra istituzione e Movimento
L’oggetto della mail spedita dal portavoce del Comune di Cattolica riporta: “Primo rendiconto del M5S a Cattolica”. E subito ci si chiede: perché il portavoce del sindaco diffonde una notizia che riguarda un partito politico?
Si apre l’allegato e il titolo del comunicato è dello stesso tenore: “Il Movimento approva il primo Rendiconto a Cattolica”.
Si legge il testo e si scopre che non si tratta del resoconto di un meet up dei grillini di Cattolica ma del consiglio comunale che ha approvato il rendiconto finanziario del Comune. Ciò giustifica il fatto che ad inviarlo sia il portavoce del sindaco con e-mail del Comune.
Ciò che invece è poco giustificabile è questa pericolosa confusione fra istituzione e movimento politico. Ad approvare il bilancio di un Comune non è il Movimento 5 Stelle (o un altro partito) ma il consiglio comunale della città, per quanto la maggiorana di esso sia composta da aderenti al Movimento. Il titolo corretto della notizia sarebbe stato: “il consiglio comunale di Cattolica approva il rendiconto 2016”. Poi si poteva aggiungere che l’approvazione era venuta dai consiglieri pentastellati.
Viene da chiedersi se si tratti di imperdonabile ignoranza istituzionale o se l’infortunio non nasconda una altrettanto imperdonabile confusione fra istituzione e movimento politico (manifestatasi peraltro anche nella stampa, poi ritirata, della carta intestata del Comune con le cinque stelle).
I grillini si sentono forse i depositari della vera politica, finalmente depurata dagli orrori della vecchia partitocrazia. E a partire da questo assunto ritengono che, una volta conquistata la maggioranza, le istituzioni siano cosa loro in quanto autentici rappresentanti dei cittadini.
I vecchi partiti, per quanto criticabili, almeno la forma la salvavano e non avrebbero mai comunicato una decisione del Comune come se fosse stata assunta nell’assemblea di sezione o di circolo.
Bolkestein e spiagge: perchè Gnassi vuole accelerare
La materia è di per sé incandescente, se poi si aggiunge il periodo elettorale, si capisce perché la legge delega sulle concessioni balneari in discussione alla Camera provochi un dibattito dai toni molto forti. Ci sarà occasione per fare il punto lunedì sera a Bellaria dove l’Associazione Amici di Bellaria Igea Marina (che raccoglie alcune esponenti Pd) ha indetto un convegno che prevede la partecipazione dei deputati Tiziano Arlotti e Sergio Pizzolante, che della legge sono relatori.
Bellaria inoltre rappresenta un caso: in questo Comune infatti usciranno a breve i bandi per assegnare tramite evidenza pubblica le concessioni di spiaggia. Non si tratta però di una fuga in avanti e di una anticipazione della direttiva Bolkestein prima dell’approvazione della legge in discussione alla Camera.
A Bellaria la situazione della spiaggia (in parte del demanio comunale e in parte del demanio statale) è evoluta negli anni scorsi senza regole e con molte situazioni irregolari. Per anni il Comune non vi aveva messo mano. Alcuni bagni sono riusciti a stare aperti solo grazie ad una autorizzazione provvisoria rilasciata dal Comune anno dopo anno. Che ci fossero situazioni irregolari era emerso con i sequestri di manufatti compiuti dalla Guardia di Finanza all’inizio della scorsa stagione estiva. Secondo il sindaco questa situazione andava sanata e lo strumento utilizzato è stato una variante al piano dell’arenile in vigore. Gli stabilimenti balneari hanno tempo fino al 15 ottobre prossimo per mettersi in regola. Nel frattempo il Comune emetterà i nuovi bandi per le concessioni. E così la situazione sarà sanata.
Ma a movimentare il dibattito negli ultimi giorni è intervenuto il sindaco Andrea Gnassi, che in qualità di rappresentante dell’Anci (l’associazione dei Comuni) ha partecipato ad una delle audizioni alla Camera. Ciò che ha fatto scattare la reazione piccata di gran parte delle associazioni imprenditoriali è stata la sua proposta circa la durata del periodo transitorio. Gnassi ha chiesto che quei territori e Comuni che sono pronti ad avviare le evidenze pubbliche di poter procedere rapidamente, ciò per dare un quadro di certezze a quelle imprese che chiedono e attendono di investire e riqualificarsi da anni, ma non possono farlo data l’incertezza della normativa. Appare evidente che la posizione assunta da Gnassi, per quanto nella sua veste di delegato Anci, tiene presente le esigenze del Parco del Mare di Rimini. Quando parla di Comuni che sono pronti si riferisci a quei territori che hanno già programmi di riqualificazione (vedi appunto il Parco del Mare) che per essere attuati hanno bisogno di un quadro di certezze. Quindi non una proroga definita e uguale per tutti, ma un termine entro cui procedere alle evidenze pubbliche. La sottolineature è sul termine “entro”: chi è pronto può procedere subito, chi non è pronto può sfruttare tutto il tempo disponibile, comunque entro il numero di anni fissato.
La posizione di Gnassi ha suscitato un vespaio di reazioni contrarie, non solo da parte delle varie associazioni imprenditoriali (favorevoli ad una proroga di 30 anni), ma da parte di altri sindaci, ad esempio quelli della Versilia, che non concordano su questa impostazione. Ci sono state anche immediate ricadute politiche a livello locale. Si è infatti osservato che l’on. Pizzolante, storico difensore degli interessi degli imprenditori balneari, è con il suo Patto Civico alleato di Gnassi in giunta a Rimini. Un Patto Civico che ha esportato a Riccione: ed è proprio nella Perla Verde che sui social ci sono state bordate di accuse contro Pizzolante il quale si è difeso dando degli “imbroglioni” ai suoi accusatori e ricordando che è relatore di una legge che non contempla le gare subito. Si vedrà quindi se il Parlamento, nell’approvare la legge delega recepirà le proposte di Gnassi o le respingerà.
Le audizioni alla Camera hanno spinto i deputati a prendere in esame alcune richieste di approfondimento. Si esaminerà, su sollecitazione di Assobalneari di Confindustria, il caso spagnolo, dove le concessioni balneari hanno ottenuto dal governo nazionale una proroga di 30 anni. Fiba, Sin e oasi Confartigianato hanno invece chiesto, oltre alla proroga di 30 anni, che vi sia l’esplicito riconoscimento del diritto dei concessionari all’indennizzo pari al valore commerciale della propria azienda sia allo spirare della loro concessione, sia nel caso del sub-ingresso forzoso di altri, sia nel caso di sua revoca.
Aspettando il 4 maggio, il punto su nomadi e microaree
Per il 4 maggio è convocato il consiglio comunale di Rimini, richiesto da tutti i gruppi di minoranza, per discutere della vicenda nomadi e microaree. Si annuncia una seduta infuocata, anche perché il Comitato Pro Rimini ha annunciato che sarà presente in massa. Si spera – ma è alquanto difficile – che la seduta del consiglio possa essere risolutiva. In attesa dell’appuntamento, abbiamo provato a ricapitolare i termini della questione.
Comitato
Nei mesi scorsi non appena compariva sui giornali il nome di una possibile area dove sarebbe stata trasferita una famiglia di nomadi immediatamente in quello stesso quartiere o zona sorgeva un comitato con lo scopo di contrastare la decisione dell’amministrazione comunale. I vari comitati hanno deciso di unirsi e di formarne uno unico con il nome Comitato Pro Rimini.
Islanda
È il nome della via, in zona Celle, dove su un parcheggio di proprietà comunale è presente da anni un campo nomadi abusivo dove alcune decine di persone vivono in condizioni igieniche e di sicurezza precarie. Secondo dati forniti dal consigliere comunale Kristian Gianfreda, in via Islanda sono attualmente presenti circa 75 persone, 30 di queste sono cittadini rumeni, 45 invece sono persone di etnia Sinti, di cui 13 sono minori, 5 con malattie gravi, 24 sono seguiti dai servizi sociali, 1 è un ex detenuto. Le 45 persone di etnia Sinti sono divise in 11 nuclei familiari.
Legge
La legge regionale di riferimento è la n.11 del 2015 che ha per oggetto “Norme per l’inclusione sociale di Rom e Sinti”. E’ la legge che ha dichiarato superate “le aree di sosta di grandi dimensioni, in quanto fonti di esclusione e discriminazioni”. Tale legge promuove invece “la sperimentazione e lo sviluppo di soluzioni insediative innovative di interesse pubblico, quali le microaree familiari, pubbliche e private”.
Microaree 1
E’ una porzione di terreno comunale della grandezza minima di circa 200 metri quadrati con lo stabilizzato in terra e una recinzione. Le misure variano secondo il numero di abitanti che devono ospitare. L’area è e rimane di proprietà comunale, destinata esclusivamente alla famiglia concessionaria, con scadenza rinnovabile di 5 anni. Dentro questa area sarà possibile installare un piccolo prefabbricato (le famose “casette”) secondo le norme previste dalla legge regionale 11 del 2015.
Microaree 2
Un gruppo di lavoro è impegnato da settimane a individuare le zone del territorio comunale dove realizzare le microaree. Una decisione definitiva non è ancora stata comunicata. Secondo indiscrezione uscite, le microaree sarebbero state individuare in via Arno, via Montepulciano, via Tombari, via Orsoleto, via Cupa e via Gallina, e un’altra decina di terreni. Il numero definitivo delle microaree dipende anche dal numero delle famiglie che effettivamente dovranno essere sistemate. Secondo quanto dichiarato dall’assessore Gloria Lisi dovrebbero essere cinque.
Microaree 3
Ma chi paga la costruzione delle “casette” nelle microaree? La legge regionale stabilisce questo criterio: “Nella definizione delle diverse soluzioni abitative, i Comuni attribuiranno di norma i costi per la realizzazione, gestione o uso ai destinatari, fatte salve eventuali misure da adottare in funzione della capacità economica degli stessi”.
Milione
Secondo il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Gioenzo Renzi, il costo complessivo dell’operazione a carico dell’amministrazione comunale ammonterebbe a un milione di euro. Somma ottenuta partendo dal presupposto che sia il Comune, e non i destinatari, a pagare le “casette”. Secondo il consigliere di Rimini Attiva Kristian Gianfreda, “Il costo previsto per questo progetto è di 143.800 euro (inserimenti lavorativi, interventi di sostegno e mediazione, affitti) a cui vanno aggiunti i costi per la realizzazione delle microaree (dai 25.000 euro ai 30.000 ognuna, secondo la posizione e le distanze dagli allacci per realizzare il fondo di stabilizzato, la recinzione, gli attacchi delle utenze e gli scarichi fognari). Nella stessa delibera è previsto che il costo della casetta sia un onere del concessionario, quindi della famiglia, non a carico del Comune”. Quindi in totale circa 300 mila euro.
Portogallo
In via Portogallo, vicino a via Islanda, esisteva fino al 2000 un altro campo nomadi abusivo. Fu smantellato offrendo alle famiglie un contributo economico perché si trasferissero in un altro Comune.
Rom
I Rom sono uno dei principali gruppi etnici della popolazione che parla la lingua romani (la stessa parlata dai Sinti). In via Islanda non ci sono Rom ma una trentina di cittadini rumeni non residenti. Quando il campo sarà sgomberato anche loro saranno invitati a lasciarlo ma non avranno diritto alle “casette”. Il Comune di Rimini pensa di applicare a loro gli stessi interventi riservati ai residenti in caso di sfratto. Darà un contributo economico per l’affitto, in attesa di una sistemazione definitiva”.
Sinti
I Sinti sono un’etnia di origine nomade dell’Europa, le cui radici risalgono al nord ovest dell’India. Molti di loro, fra cui quelli di via Islanda, hanno abbandonato il nomadismo. Arrivarono in Italia fra il XIV e il XV secolo. In Italia sono generalmente di etnia Sinti i giostrai e i circensi.
Soluzioni alternative
Tre famiglie Sinti dovrebbero usufruire di un alloggio messo a disposizione della convenzione con l’Acer per l’emergenza abitativa. Il Comune ha previsto un contributo di 64.800 euro per il pagamento dell’affitto. Contributo che al momento non ha una scadenza ma dovrebbe essere temporaneo.
Il Comune ha anche previsto un contributo di 24mila euro (nell’ambito dell’aiuto offerto dallo sportello sociale) che aiuterà altre tre famiglie Sinti a trovare “una nuova soluzione abitativa”. Riceveranno il contributo economico per pagare un residence o altro, in attesa di una sistemazione definitiva.
Ecco perché alla fine le “casette” dovrebbero essere solo cinque.
Morciano Viva scende in campo. Assemblea il 28 aprile
L'associazione Morciano Viva, sorta nelle ultime settimane e promotrice di un sondaggio per capire tendenze e umori dell'elettorato, sarà presente alle prossime elezioni amministrative dell'11 giugno. In una nota spiega che "L’associazione quindi, individuerà candidature che saranno condivise con i cittadini e per le quali sarà chiesto il sostegno delle forze vive di Morciano che non si riconoscono negli schemi “partitici” annunciati dalla stampa". Sembra di capire che non ci sta ad essere etichettata come lista di centrodestra, anche se i partiti, come Forza Italia e Lega, hanno già detto che la sosterranno. Come candidato alla carica di primo cittadino si parla dell'ex sindaco Giorgio Ciotti.
Per venerdì 28 aprile alle 21.00 Morciano Viva ha organizzato un’Assemblea Pubblica alla Sala dell’ex Lavatoio per presentare i risultati del sondaggio sulla “Morciano che vorrei” a cui hanno risposto oltre 700 cittadini. Si tratta di un appuntamento molto importante perché i dati contengono anche informazioni interessanti su temi “caldi” come fusione tra comuni, riqualificazione Ghigi, scuole, sociale.
All’appuntamento saranno presenti Andrea Agostini in qualità di presidente della associazione, Mirco Ripa responsabile della comunicazione e Giorgio Ciotti, ex sindaco di Morciano, che illustrerà i risultati.
Riccione, il non programma di Delbianco (5Stelle)
È sempre ricco di sorprese il mondo a 5 Stelle. Se una volta aveva il non-statuto, adesso esibisce il non-programma, la non visione della città, le non-idee sull’amministrazione. Se un tempo valeva il principio che “uno vale uno”, adesso vale “solo uno”, cioè il candidato sindaco. Imbarazzante conferenza stampa questa mattina di Andrea Delbianco, 40 anni, padre di Norica, consulente finanziario. L’incontro doveva servire per presentare alla stampa lui e gli altri ventiquattro candidati ad un posto di consigliere comunale. Ha parlato solo lui, solo di lui, senza spendere una parola per gli altri. Nemmeno per presentarli. In lista ci sono persone con competenze importanti? Cittadini che aspettano finalmente di essere valorizzati? Delbianco parla del caffè espresso il cui prezzo è fermo al 2002. Si capisce che gli altri candidati sono lì solo per fare la claque alle battute dell’aspirante primo cittadino.
Il quale, bisogno dirlo, è molto capace di intrattenere il pubblico, probabilmente allenato dalla sua professione di venditore di prodotti finanziari. Fa un discorso interminabile infarcito di slogan e luoghi comuni come nessun politico di vecchia data sarebbe più capace di fare. È questo il nuovo che avanza, il vero cambiamento, mica quello promesso dagli altri partiti.
I giornalisti (e forse anche gli aspiranti consiglieri comunali) sono lì per sapere con quali idee sulla città Delbianco chiederà i voti agli elettori. Aspettativa sbagliata. Del Bianco spiega che lui ha come bussola i principi del movimento 5 Stelle. Certo vanno applicati alla realtà locale, però si sappia che le priorità per Riccione non le decide lui. Che prima bisogna verificare di quali risorse umane e finanziarie potrà disporre. E in ogni caso lui aprirà una consulta per farsi dire dai cittadini quali sono i problemi prioritari di Riccione. Non ci saranno più grandi opere calate dall’alto, però i riccionesi possono stare tranquilli: essendo i 5 Stelle liberi, i progetti saranno senza dubbio migliori.
I giornalisti, ma certamente loro sono in malafede e tutto stravolgono, capiscono che i 5 Stelle stenderanno il programma delle cose da fare solo dopo aver conquistato il Comune. Manifestano questa loro perplessità e Delbianco subito smentisce di averlo mai detto. Loro il programma lo faranno prima, adesso ascoltano i cittadini e poi….
Poiché il candidato sindaco aveva dato voce alla nostalgia della Riccione che anticipava e dettava le mode, i giornalisti provano a chiedere quali idee lui abbia per far tornare la Perla Verde ai fasti di un tempo. Risponde che certo non farà le bancarelle di cioccolato in luglio, che farà in modo che artisti, uomini di cultura e cantanti prendano la residenza a Riccione, che regalerà le Quattro Stagioni di Vivaldi ai riccionesi perché la città deve vivere appunto per quattro stagioni.
Strappa l’applauso dei candidati consiglieri quando, riferendosi al 25 aprile appena trascorso, dichiara che l’11 giugno è l’occasione per tornare liberi un’altra volta. Il programma, un po’ alla volta, verrà alla luce nei prossimi mesi (alla faccia delle smentite).
Prova a metterci una pezza il sindaco di Cattolica Mariano Gennari, il quale però non trova di meglio che congratularsi con Delbianco perché “ha parlato da riccionese”. Afferma anche: “Per noi è facile amministrare perché abbiamo le cinque stelle che ci guidano”. Però ammette di sentirsi un po’ solo e quindi auspica che ci siano tante amministrazioni pentastellate che si spalleggino l’un l’altra.
La consigliera regionale Raffaella Sensoli, seduta in prima fila, si guarda bene dall’intervenire nel dibattito.
Elezioni Riccione: Lista Movimento 5 Stelle Elenco conmpleto
Riccione, Forza Italia ripulita, Mignani in bilico
Patto Civico sostiene che la Tosi ha fatto in modo che il Trc fosse un obbrobrio a imperitura memoria di chi l’ha voluto? L’ex sindaco rigira la patata bollente al mittente: “Nella lista di Patto Civico si cono quattro o cinque persone che l’hanno votato. Fra di loro c’è l’ex assessore all’urbanistica Maurizio Pruccoli che l’ha sempre definito l’opera del secolo e si è opposto al referendum. È stato realizzato il progetto del 1995, io non ho aggiunto niente, renderlo più brutto era impossibile. I muri erano già quelli”. Renata Tosi dice che da sindaco non ha sborsato un euro in più, nonostante le continue richieste che venivano presentate. E rivela anche di aver chiesto il recesso dalla società di Agenzia Mobilità. Per il futuro i cittadini saranno consultati tramite referendum per decidere come migliorare l’impatto del Trc sull’ambiente urbano cittadino.
Una Renata Tosi in gran forma alla presentazione della lista di Forza Italia a sostegno della sua candidatura, presente il coordinatore regionale del partito, Massimo Palmizio. Nella vis polemica l’ex sindaco arriva a ipotizzare nella congiura di palazzo che l’ha fatta decadere “lo zampino del nostro vicino che abbiamo oscurato”.
La lista di Forza Italia, non ancora completa, depurata da tutti i responsabili della caduta del sindaco (a partire da Patrizia Fabbri “che così ha favorito la candidatura a sindaco del figlio Carlo Conti”) e nella quale per il momento non ha trovato posto Giulio Mignani, coordinatore provinciale del partito ed ex presidente del consiglio comunale (presente fra il pubblico ad ascoltare). Palmizio afferma che si dovrà valutare, perché ci sono alcune resistenze sul suo nome. “Non sono le mie”, si è affrettata a precisare l’ex sindaco. Visto lo scambio di accuse fra Tirincanti e Mignani(“Tu sapevi e condividevi”), ecco l’occasione buona per chiedere a Palmizio come sono andate le cose. Lui spiega che è certo che lo stratega è stato Trincanti, che delle manovre sapevano più o meno tutti, che a tutti era stato detto che c’era l’accordo, in realtà inesistente, fra tutti i partiti del centrodestra. Quindi c’era chi sapeva, chi ha assunto informazioni in prefettura, chi è andato a firmare dal notaio. Insomma, aggiungiamo noi, una figuraccia per tutti.
Massimo Palmizio sottolinea che a sostegno della Tosi ci sono sei liste e quindi non è vero che non è rimasto nessuno. “Non ci preoccupano i transfughi della vecchia maggioranza, perché loro sì che sono davvero pochi”. Osserva che la lista di PIzzolante al momento è stata respinta dal Pd, ma si può essere certi che se il Pd arriverà al ballottaggio ci sarà l’accordo con Patto Civico.
Nessuna presentazione di programmi perché quello comune a tutte le liste sarà presentato più avanti. Renata Tosi, su domanda, interviene sull’altro tema caldo di questa campagna elettorale, il mondo della notte. “A noi interessava stabilire il principio che anche nel mondo della notte devono valere le regole. Nessun problema a incontrare gli operatori e discutere con loro di eventuali modifiche. Fermo restando che le regole ci vogliono”.
Capolista di Forza Italia è Andrea Dionigi Palazzi, consigliere uscente e attuale coordinatore comunale del partito.
Riccione, il basso profilo di Vescovi e del Pd
Ma il Pd a Riccione vuole vincere le elezioni? Domanda legittima, visto il basso profilo tenuto dal suo candidato sindaco, Sabrina Vescovi, e la lista di sconosciuti o quasi che presenta al voto. Su 24 candidati, solo sette hanno già avuto un’esperienza amministrativa, tutti gli altri sono alle prime armi. La versione ufficiale dice si tratta di “un mix di innovazione, esperienza amministrativa, professionale e di rappresentanza di tutto il territorio comunale, oltre che di tutte le fasce di età”. Ha detto il segretario del partito Marco Parmeggiani: “Il segnale di innovazione che il PD vuole lanciare è forte e l’obiettivo è quello di mettere in campo una squadra che sia l’architrave della futura coalizione di Governo e supporti l’attività del Sindaco e della Giunta in modo efficace e costruttivo, per lavorare intensamente anche alla ricostruzione di quel tessuto di relazioni sociali che in questi anni si è andato via via sfilacciando”.
Lista a parte, si è visto in queste prime battute che il Pd e la sua candidata non alzano i toni su nulla. Alzare i toni non vuole dire necessariamente entrare in feroce polemica, ma richiamare l’attenzione su alcuni aspetti ritenuti essenziali. Oggi alla presentazione della lista questa linea del basso profilo è stata addirittura teorizzata. “Noi parleremo solo di Riccione – ha annunciato Vescovi - e non degli antagonisti. Non credo che per farsi spazio si debbano denigrare gli altri”. Il messaggio è che dal fortino del Pd non partiranno attacchi nei confronti di nessuno e nemmeno si replicherà agli attacchi partiti da altri. E infatti anche oggi nessuno fuoco d’artificio, neppure un petardino innocuo.
E nemmeno sul Trc, ancora una volta grande argomento della campagna elettorale, Vescovi tiene un tono distaccato: prima dice che la convention programmatica ci sarà il 12 maggio, poi si limita ad aggiungere che saranno fatte proposte perché sia collegato con la rete ferroviaria verso Bologna per riqualificarne l’impatto sulla città.
La Riccione immaginata da Vescovi è attraversata da una nuova divisione, frutta della crisi egli ultimi anni, quella fra inclusi e esclusi. Lei lavorerà per integrare gli esclusi nella comunità locale. Lo farà valorizzando al massimo la rete di associazioni, perché non è accettabile un rapporto esclusivo fra sindaco e singoli cittadini, il ruolo dei corpi intermedi va potenziato.
Riccione riparte, Riccione una nuova stagione. Sono gli slogan di Sabrina Vescovi. Riccione come città in cui si sta bene. Quindi un nuovo patto fra pubblico e privato per la riqualificazione del patrimonio umano e urbano della città. Un progetto di città che ha il turismo al centro, che deve marciare verso la destagionalizzazione. Oltre al segmento congressuale e sportivo, dice di voler puntare sul mare d’inverno.
La città va riqualificata a partire dal porto. Una delle prime decisioni della sua eventuale giunta sarà quelle di varare un progetto di video mapping per il Savioli Spiaggia, in modo che già da quest’estate diventi un luogo d’arte.
Diplomatica Vescovi sul tema della notte. Lo spegnimento della musica va rivisto, ma ciò non significa riportare la situazione a come era prima. E come allora? “Lo decideremo insieme agli operatori”.
La candidata del Pd immagina Riccione come città giardino, con un nuovo parco “La Viola” che parte da un Palazzo del Turismo ribattezzato Palazzo della cultura, e si estende fino al mare con viali alberati e stradine di sabbia. Osserva che ciò sarà apprezzato dagli albergatori che vogliono la pedonalizzazione totale, per lei un obiettivo impossibile da realizzare.
Riccione come città connessa, quindi wi fi esteso e libero per attirare i giovani. Connessa con Fiera e aeroporto, connessa tramite il Trc all’alta velocità ferroviaria con Bologna.
Ed ancora: valorizzazione degli archivi storici e culturali della città, revisione del welfare, aumento della sicurezza percepita, eliminare la casbah che ora regna in viale Dante.