E domenica Riccione sceglie fra Tosi e Vescovi
E così, fra la sorpresa generale, il carico da novanta, fra i vari endorsement usciti in queste settimane, ce lo ha messo il sindaco di Cattolica, Mariano Gennari. Lui che è un esponente dei 5 Stelle, di un movimento che per principio non fa alleanze e che di fronte ad un ballottaggio che lo vede escluso mai si sogna di esprimere una preferenza, lui ha esplicitamente detto che si augura che a Riccione vinca Renata Tosi, con buona pace di Sabrina Vescovi, “che non conosco”.
Il suo auspicio, argomentato sostanzialmente con l’esperienza positiva di collaborazione dell'ultimo anno, è stato un sasso in piccionaia. Il candidato pentastellato di Riccione, Andrea Delbianco ha sentito il dovere di prendere la parola per ribadire che il Movimento non dà indicazioni di voto e invitando i militanti a scegliere sulla base dei programmi. Dalla parte del Pd non sono mancati, specialmente sui social, i sarcasmi sull’abbraccio dei 5 Stelle con la destra. Certamente l’uscita del sindaco di Cattolica è un unicum nel panorama grillino nazionale, e sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i vertici.
In ogni caso, anche di fronte all’endorsement di Gennari vale quanto osservato a proposito della capacità di influenza del ceto politico rispetto alle scelte degli elettori. L’altra importante dichiarazione di voto, in questa ultimo scampolo di campagna elettorale per il ballottaggio, è stata quella dell’ex vice sindaco di Forza Italia, Luciano Tirincanti, il promotore neppure troppo occulto del ribaltone che ha portato alle elezioni anticipate. In questo caso il suo endorsement è stato tutt’altro che sorprendente, anzi fin troppo scontato: ha detto che voterà Sabrina Vescovi e che la Tosi, con la quale ha collaborato per due anni e mezzo, è una sciagura per la città.
Nonostante le smentite, le mezze conferme, le precisazioni sui nomi di chi ha partecipato o non ha partecipato agli incontri riservati, è apparso abbastanza evidente che fra Pd e Patto Civico c’è stata una trattativa che, anche se non si è conclusa con un formale apparentamento, avevo lo scopo di dirottare sulla Vescovi una parte, non sappiamo quanto ampia, dei voti raccolti da Carlo Conti al primo turno. Quest’ultimo, mentre Tirincanti e Pizzolante trattavano con il Pd, è stato lasciato solo a recitare la parte del leader (?!) di un movimento civico che rivendica la sua autonomia rispetto ai due schieramenti contrapposti. La politica è fatta di recite a soggetto che a volte non esprimono le reali intenzioni. Prima del voto, la Vescovi aveva detto che nel ballottaggio mai si sarebbe rivolta al ceto politico di Patto Civico ma esclusivamente agli elettori. Abbiamo visto come è andata a finire. Più difficile sapere come la pensano e cosa fanno gli elettori, meglio cercare in un accordo con il ceto politico una qualche speranza di rimonta
Domenica 25 giugno Riccione va al voto per scegliere fra Renata Tosi e Sabrina Vescovi chi dovrà amministrare per i prossimi cinque anni. La campagna elettorale, al netto degli eccessi verbali delle tifoserie scatenate su Facebook che danno l’idea di uno scontro epocale fra la destra reazionaria rediviva e la sinistra affamata di potere, è stata sostanzialmente corretta ed ha aiutato a percepire la diversità fra le due candidate nell’interpretare il ruolo di amministratici della città.
Su cosa decideranno i riccionesi nessuno è in grado di fare previsioni certe. Non bisogna mai dimenticare che l’esperienza dice che i ballottaggi sono vinti da chi più riesce a motivare i propri elettori a tornare tutti a votare. Si può immaginare che sulle scelte degli elettori peseranno due elementi. Quanto è diffuso e radicato il giudizio positivo sull’amministrazione Tosi fino al punto di volere, come lei propone, che il programma venga portato a termine. Quanto è diffuso il giudizio su un Pd che ha espresso il meglio possibile nella situazione data (la candidatura di Vescovi) ma che ancora non ha realizzato la necessaria discontinuità rispetto ad un recente passato che provocato ferite profonde nella città.
Lo sapremo nella notte fra domenica e lunedì.
Aeroporto di Rimini dal 15 luglio voli per le isole e Zara
Dal 15 luglio dall’aeroporto di Rimini decolla il “progetto isole”. Partiranno collegamenti con Lussino e Zara, in Croazia, con la Corsica, con Olbia in Sardegna e con l’isola d’Elba. “L’abbiamo chiamato progetto isole – spiega l’amministratore delegato di Airiminum, Leonardo Corbucci, - perché la stessa Rimini è oggi un’isola che ha bisogno di uscire dall’isolamento”. Ad operare i voli sarà una piccola compagnia marchigiana, Fly Marche, che, stando al suo sito, fino ad ora ha fatto solo voli turistici (senza destinazione) per chi voleva provare l’ebbrezza del volo. I collegamenti saranno garantiti da piccoli velivoli da venti posti. Perché scegliesse Rimini per questa nuova attività Airiminum ha concesso sconti per i servizi di handling. “E’ un esperimento. – afferma Corbucci – Se andrà bene, se ci sarà traffico, il prossimo anno potrebbe diventare qualcosa di più importante”.
La notizia di questi nuovi voli è stata fornita a margine della conferenza stampa indetta per annunciare l’apertura dell’ufficio cambi all’interno dell’aeroporto e gli investimenti sull’aerostazione compiuti da Airiminum. Una risposta – neppure tanto indiretta – alle critiche mosse recentemente dai consiglieri regionali Raffaella Sensoli (5 Stelle) e Giorgio Pruccoli (Pd) nelle loro recenti interrogazioni. La conferenza si è tenuta nella rinnovata terrazza che si affaccia sulla pista, la cui sistemazione con tavolini, sedie e bar è mostrata orgogliosamente da Corbucci come un segno dei cambiamenti rispetto al passato.
L’ufficio cambi – praticamente l’unico in provincia – sarà a disposizione non solo dei passeggeri dell’aeroporto ma di tutto il territorio. Nei primi mesi del 2017 Airiminum ha realizzato investimenti per 690 milioni, ottenendo che parte di essi siano ricompresi in quelli previsti dal contratto di programma che si andrà presto a stipulare con Enac. A quanto pare è in arrivo anche la formalizzazione del decreto interministeriale che affiderà definitivamente per 30 anni la gestione dell’aeroporto alla società guidata da Corbucci.
Il dettaglio degli investimenti è il seguente: 60 mila euro per lavori al terminal per separare dal momento dello sbarco i flussi Schenghen ed extra-Schenghen; 170 mila euro per l’ammodernamento e lo sviluppo dell’area commerciale; 200 mila euro per rafforzare i sistemi di sicurezza, sempre più importanti nel periodo di allarme terrorismo che si sta vivendo. Molto altro si dovrà ancora fare rispetto agli interventi realizzati, perché la legge assegna al gestore dell’aeroporto la responsabilità del coordinamento della sicurezza. I 200 mila euro sono serviti per una nuova società di security, acquisto macchina e controllo liquidi, rete perimetrale, chiusura del canale Rodella, interventi al sistema di accesso controllo terminal e vigili del fuoco. Gli altri investimenti comprendono 100 mila per i parcheggi e la viabilità interna, 70 mila euro per nuovi mezzi handling, e 90 mila euro di consulenza per l’adeguamento del nuovo modello organizzativo.
A settembre – annuncia Corbucci – sarà pronto il masterplan che avrà una validità trentennale. Nel gruppo di lavoro sono stati coinvolti anche l’assessore regionale ai trasporti, Raffaele Donini, e il coordinatore del piano strategico di Rimini, Maurizio Ermeti.
Sono in corso incontri con i presidenti delle Associazioni albergatori della Riviera per definiti contenuti e modalità di una partnership volta a implementare voli e movimento turistico. Se il presidente dell’Aia di Riccione, Rodolfo Albicocco, aveva dichiarato a buongiornoRimini che gli albergatori sono pronti a pagare royalties a chiunque porti loro clienti, Corbucci precisa che non intende fare il mestiere del tour operator ma di costruire un rapporto di partnership. Vedremo cosa ne viene fuori. Intanto l’amministratore delegato promette per ilo 2018 il collegamento di Rimini con tre importanti città europee.
La ripresa Scm: nuova linea produttiva e 300 assunzioni
Scm, lo storico e più grande gruppo industriale di Rimini, ha chiuso il 2016 con 600 milioni di fatturato e si appresta a tagliare il traguardo del 2018 con 640 milioni. Nell’arco di dieci anni, dall’inizio della crisi ad oggi, il gruppo è tornato al punto in cui era (640 milioni) nel 2008. Un risultato – il superamento della crisi e il ritorno alla crescita – ottenuto grazie alle radicali innovazioni introdotte sia nel processo produttivo che nei prodotti immessi nel mercato. Solo nel 2014 un contributo alla crescita del fatturato è venuto anche da una ripresa della domanda. Il ritmo di crescita è indicato anche dalle assunzioni (circa 300 per diverse figure professionali) che saranno realizzate entro il 2017.
L’attuale momento Scm è stato presentato nel corso dell’Open Day nell’ambito del 3° Festival dell’Industria e dei Valori d’Impresa organizzato in collaborazione con Confindustria Romagna. I dirigenti di Scm, il presidente Giovanni Gemmani, l’amministratore delegato Andrea Aureli, hanno presentato alle autorità e ai colleghi imprenditori presenti lo stato dell’arte del gruppo che conta 3.300 dipendenti e sedi in tutti i continenti.
La crisi ha favorito una diversa riorganizzazione del gruppo. Scm Group si occupa oggi della produzione di macchinari industriali e di componenti industriali. Nell’ambito dei macchinari operano Scm (lavorazione del legno) e Cms (lavorazione di compositi, alluminio, plastica, pietra, metalli). I marchi dei componenti industriali sono invece Hiteco (elettromandrini e componenti tecnologici), Es (quadri elettrici), Steelmec (carpenteria metallica) e Scmfonderie (fusioni in ghisa).
Lo stabilimento di via Emilia a Rimini (350 dipendenti, 80 dei quali nei settori sviluppo e ricerca) presenta già il volto di quella che oggi si ama chiamare industria 4.0. Anche se manca al momento (ma sarà realizzata presto e il primo esperimento si farà proprio a Rimini) la completa digitalizzazione delle informazioni disponibili in ogni momento del processo produttivo. Già ora comunque l’aspetto della fabbrica è quanto di più lontano dalle immagini sedimentate nella memoria collettiva. Pavimenti lucidi, macchinari tecnologicamente avanzati, ambiente vivibile e luminoso. La novità sostanziale comunque è la lean production, una riproposizione per le macchine del legno di quanto attuato dalle principali industrie automobilistiche, a partire dalla Toyota. La diversità dalla situazione precedente la spiega Giovanni Negri, responsabile della produzione. Fino al 2010 c’era un’isola produttiva dove la macchina cresceva pezzo dopo pezzo rimanendo ferma in un unico posto. Un sistema flessibile, ma difettoso dal punto di vista della standardizzazione dei processi e della ottimizzazione dei costi. Adesso c’è invece la linea produttiva: la macchina nasce passo dopo passo, compiendo un percorso che dura 7 ore e 40 minuti. Ciò consente di produrre 23/24 macchine al mese, secondo le esigenze del mercato. Ad ogni “stazione” vengono aggiunti degli elementi fino a completare il macchinario. Vicino ad ogni punto di assemblaggio c’è anche il cosiddetto “carrello della spesa” con tutti gli oggetti da implementare. Il passaggio alla linea produttiva ha imposto un cambiamento anche nella formazione del personale: se prima un operaio doveva essere in grado di gestire fino a 300 ore di lavorazione, adesso solo 7 ore e 40 minuti. Il nuovo sistema, assicura Negri, consente di produrre macchine a zero difetti. Per spiegare la rivoluzione, Negri ricorre all’immagine di un ospedale: prima i pazienti (le macchine) potevano restare a lungo a pancia aperta senza che nessuno intervenisse, adesso i chirurghi (gli operai) sono fissi in un posto e compiono e completano subito tutte le operazioni richieste.
Terminata la visita alla linea di produzione, si passa a vedere come funziona una macchina (più precisamente un “centro di lavoro”) destinata alle industrie del legno. Se ci è permesso un paragone, è una Invincibile 4.0: L’Invincibile è il nome della prima macchina per falegnami inventata dall’ingegner Giuseppe Gemmani e che ha fatto la fortuna della nascente Scm. Era capace di quattro lavorazioni: pialla filo, pialla spessore, sega a disco, bucatrice. Ciò che viene mostrato è un centro di lavorazione capace di compiere numerose operazioni su un pezzo di legno massello. Il centro Accord funziona con un solo operatore ed esegue le lavorazioni di grande precisione grazie ad un software proprietario chiamato Maestro Watch. Inserito il progetto sul pezzo di legno, il software lo esegue passo dopo passo, in modo quanto mai silenzioso. È questo un centro di lavoro venduto soprattutto nel nord e centro Europa dove si lavora il massello.
Ballottaggio a Riccione: i risentimenti dei capi e le scelte degli elettori
Dopo le dichiarazioni del giorno dopo, a Riccione è calato una sorta di grande silenzio, interrotto solo da qualche innocuo post su Facebook.
È evidente che le signore del ballottaggio, Renata Tosi e Sabrina Vescovi, e i loro rispettivi staff, stanno studiando quali tattiche e strategie adottare per tagliare il traguardo con la palma della vittoria.
Nei commenti a caldo erano comunque già delineati gli elementi di una possibile strategia. C’è una regola scientifica che vale anche per Riccione: il ballottaggio lo vince chi riesce a motivare tutti i propri elettori a tornare alle urne, e a conquistare qualche fetta di elettorato che al primo turno aveva scelto un altro candidato. Sabrina Vescovi ha sostenuto che il 65 per cento dei riccionesi non vuole la Tosi, che è sostenuta solo dalla destra familistica e conservatrice. Un’affermazione che puzza di strumentale da ogni parola. Dove sarebbe a Riccione la destra familistica e conservatrice? E poi il discorso non è esattamente speculare? Cioè non esiste forse un 67 per cento di riccionesi che non vuole la Vescovi? Se la candidata del Pd si è avventurata in battute che fanno sorridere, è perché – probabilmente – in quel momento pensava di serrare le fila dei suoi con un argomento al quale sono sensibili (il pericolo della destra in agguato, la mucca nel corridoio di bersaniana metafora) e nello stesso tempo cercava di parlare a quegli elettori del Pd in fuga verso il Patto Civico di Sergio Pizzolante e Fabio Ubaldi. La domanda fra le righe è questa: adesso che la scelta è fra me e la campionessa del peggio della destra, avete forse dei dubbi su chi votare?
Renata Tosi anche nelle dichiarazioni dopo il voto ha invece continuato a seguire il profilo istituzionale seguito nella campagna elettorale del primo turno. Sono il sindaco uscente, che deve completare il programma. Tuttavia anche lei ha lanciato il segnale politico: più attenzione alle periferie (cioè ai feudi storici della sinistra).
I comportamenti dei politici sono tutti abbastanza prevedibili, la politica non è una scienza esatta ma segue una logica di buon senso facilmente decifrabile. Ciò che invece non è prevedibile è il comportamento degli elettori nel turno di ballottaggio. In campo ci sono due discreti gruzzoli di voti: quelli raccolti da Carlo Conti con Patto Civico e quelli di Andrea Delbianco e del suo Movimento 5 Stelle. Sia Vescovi che Tosi guardano a questi elettori per rafforzare la propria posizione e sperare di vincere. Sono esclusi apparentamenti ufficiali, ma certo non mancano gli ammiccamenti ufficiosi. Il caso di Patto Civico è esemplare dal punto di vista della diversità di comportamento fra ceto politico ed elettori. In quel 15 per cento raccolto al primo turno, ci sono quanti in precedenza votavano Pd e che ora hanno deciso di seguire Ubaldi e i suoi. L’ex candidato sindaco battuto dalla Tosi ha calcolato che i candidati del Patto di origine Pd hanno complessivamente raccolto 700 preferenze. Un blocco di voti che può fare la differenza. Ora se appare difficile che Ubaldi al ballottaggio voti Vescovi, e con lui magari anche gli altri candidati del Patto, chi può essere certo che gli elettori siano insensibili alla sirena della candidata Pd?
Nel Patto ci sono inoltre i delusi di Renata Tosi, i fautori della defenestrazione notarile. Loro potrebbero essere più inclini a fare valere il risentimento contro l’ex sindaco fino al punto di favorire (votandola) la candidata del Pd, che nella propaganda (vedi Trc) rappresenta la quintessenza di tutti i mali di Riccione. Bisogna verificare se questa logica del risentimento alberghi anche fra gli elettori o questi non siano invece più ragionevoli nel riconoscere che non ci si può tagliare gli attributi per far dispetto alla moglie infedele.
A proposito di prevedibilità del comportamento del ceto politico, è curioso quanto sta avvenendo nel campo di Renata Tosi. Era immaginabile che il clamoroso sorpasso della Lista Civica su Noi Riccionesi, non fosse stato molto gradito da quest’ultimi. Ed era anche immaginabile che i dirigenti di Noi Riccionesi rivendicassero la direzione dell’alleanza anche se gli elettori hanno decretato che, in caso di vittoria della Tosi, alla Lista Civica vadano 7 seggi e a Noi Riccionesi solo 4. Così pare stia accadendo, secondo alcune indiscrezioni. Gli argomenti sono i soliti: voi siete appena arrivati, noi abbiamo già esperienza. Accade in ogni tempo e in ogni latitudine che le minoranze che si ritengono intelligenti e illuminate vogliano prevalere sul voto democraticamente espresso.
Ecco che alla Tosi potrebbe ripresentarsi lo scivoloso terreno della compattezza della sua maggioranza. Dovrà stare molto attenta ad affermare la sua capacità di leadership della coalizione che l’ha votata.
Ecco da chi sarà formato il consiglio comunale di Riccione
Come sarà composto il nuovo consiglio comunale di Riccione? Per una risposta certa e definitiva bisogna aspettare il ballottaggio il cui risultato determinerà quale coalizione si aggiudica il premio di maggioranza. Stando alle dichiarazioni ufficiali pre-voto sono esclusi apparentamenti, quindi si possono fare le simulazioni sulla composizione del consiglio.
Se vince Renata Tosi
In questo caso il gruppo di maggioranza relativa + la lista civica con il suo nome, 7 seggi. Quattro seggi a Noi Riccionesi, 2 a Forza Italia e 2 alla Lega.
All’opposizione 5 seggi al Pd, 2 al Patto Civico e 2 al Movimento 5 Stelle.
Se vince Sabrina Vescovi
La maggioranza è composta da 12 consiglieri Pd, 2 di Immagina e 1 di SiAmo-Sinistra Unita.
All’opposizione 2 consiglieri alla Civica Tosi, 1 a Noi Riccionesi, 1 ciascuno Forza Italia e Lega, 2 ciascuno Patto Civico e 5 Stelle.
Ed ecco i nomi che entrano i consiglio comunale
Se vince Renata Tosi
Lista Civica Renata Tosi: Alessandra Battarra, Davide Rosati, Paolo Tonti, Ennio Claudio Frisotti, Alfonso Pellegrino, e poi c’è un pari merito fra Monica Mussoni e Sara Majolino.
Noi Riccionesi: Stefano Caldari, Luigi Santi, Gabriele Galassi, Marzia Boschetti,
Forza Italia: Andrea Dionigi Palazzi, Piergiorgio Ricci
Lega Nord: Elena Raffaelli, Marco Ragni
Pd: Sabrina Vescovi, Simone Imola, Simone Gobbi, Christian Andruccioli, Marina Gambetti, Patto Civico: Carlo Conti, Fabio Ubaldi
Movimento 5 Stelle: Andrea Delbianco, Stefania Carbonari
Se vince Sabrina Vescovi
Pd: Simone Imola, Simone Gobbi, Christian Andruccioli, Marina Gambetti, Cinzia Bausone, Maria Cesari, Alberto Arcangeli, Devis Paiardini, Denis Torcolacci, Marco Parmeggiani, Roberto Silvestri, Maria Antonella Colangelo.
Immagina Riccione: Francesco Cesarini, Michela Ronci
SiAmo Riccione: Marina Adele Zoffoli
Lista Civica Renata Tosi: Renata Tosi, Alessandra Battarra
Noi Riccionesi: Stefano Caldari
Forza Italia: Andrea Dionigi Palazzi
Lega Nord: Elena Raffaelli
Patto Civico: Carlo Conti, Fabio Ubaldi
Movimento 5 Stelle: Andrea Delbianco, Stefania Carbonari
Ovviamente è un'ipotesi calcolando con il metodo d'Hondt: per la certezza definitiva bisogna attendere la proclamazione dopo il 25 maggio.
Osservazioni. Nella lista Civica Renata Tosi non c’è stato molto uso del voto preferenza, segno evidente che il successo è stato determinato quasi esclusivamente dal nome del candidato sindaco.
Nel Pd il recordman delle preferenze è il figlio d’arte Simone Imola. In Patto Civico si afferma Fabio Ubaldi. In Forza Italia, dopo Palazzo, si è affermato Piergiorgio Ricci, capogruppo della Dc negli anni Novanta.
Riccione: ecco perchè Tosi ha battuto Vescovi al primo turno
Da un certo punto di vista, è andata com’era ragionevolmente prevedibile. Per decidere chi sarà il nuovo sindaco di Riccione sarà necessario il turno di ballottaggio fra Renata Tosi e Sabrina Vescovi. Tuttavia l’esito finale scontato nasconde molti dettagli utili a comprendere quali siano stati gli umori dell’elettorato riccionese.
Tosi arriva al ballottaggio in una posizione di vantaggio (36,07) distaccando di quasi due punti la candidata del Pd. Era stato molto diverso il risultato del 2014: Fabio Ubaldi era giunto nettamente primo con il 45 per cento dei voti e la Tosi era seconda con il 34,7. Sabrina Vescovi, considerata un candidato forte e temibile, alla prova dei fatti si è rivelata più debole dell’ex piddino passato nelle fila di Patto Civico. È stato invece confermato che Tosi gode di un ampio consenso, che la defenestrazione notarile, e la conseguente aureola di vittima, ha contribuito a mantenere. Dovrebbero rifletterci quanti pensavano che questo fosse il modo migliore per mandarla a casa. Non solo con il 10 per cento in meno dei votanti ha preso quasi tutti i 6.800 voti del 2014 (6.236 per la precisione), ma ha ottenuto più consensi personali rispetto a quelli della propria coalizione.
Nell’area di centrodestra, è clamoroso e inatteso il sorpasso della neonata lista Civica Tosi (13,3%) ai danni di Noi Riccionesi (8,75%) che perde il ruolo di forza politica di maggioranza relativa all’interno della coalizione. Con quali conseguenze politiche, è un’incognita tutta da scoprire: certo molto dipenderà dal fatto se sarà una forza di maggioranza o di opposizione. Buon risultato per la Lega che supera di un punto Forza Italia. Il partito berlusconiano paga il prezzo salato di essere stata la forza politica dell’ex vice sindaco Luciano Tirincanti e della consigliera che con la firma dal notaio ha determinato la caduta della Tosi. Ha preso solo un terzo dei consensi che aveva nel 2014: a quanto pare gli elettori sono ben capaci di leggere cosa avviene nel Palazzo e attribuire le relative responsabilità. Boom del Popolo della Famiglia, dove due candidati forti, Baldacci e Albicocco, lo trascinano verso l’inedito risultato dell1,66%.
È certamente soddisfatto Carlo Conti perché, al di là delle boutade da campagne elettorale sulla vittoria a portata di mano, il 15 per cento dei voti è senza dubbio un ottimo traguardo. Ancora una volta il king maker Pizzolante può cantare vittoria. Oltretutto a Riccione il successo è arrivato senza una lista al traino di un candidato forte come era a Rimini Andrea Gnassi. Pizzolante ha saputo intercettare e amalgamare in un soggetto politico gli elettori delusi della Tosi e quelli in fuga da un Pd non ancora libero dalle vecchie logiche.
Non ha tirato in Italia un vento favorevole per il Movimento 5 Stelle, e anche Riccione ne ha risentito. I grillini sono in calo rispetto al 2014 e arrivano anche dopo Patto Civico. Hanno puntato sull’immagine del loro candidato sindaco, si sono dati una inedita veste governativa e non hanno speso una parola sui temi dell’antipolitica e dell’anticasta, che è ciò che li poteva distinguere dagli altri. Mancando di forza di attrazione per l’elettorato scontento di tutto, hanno, si sono fermati ad un modesto risultato.
Anche Sabrina Vescovi ha ottenuto più voti della coalizione, e ciò è confortante per lei. Tuttavia, la preparazione, la determinazione, l’immagine, il linguaggio usato, non sono stati sufficienti a farla sfondare. Non è certo tutto demerito suo, i voti alle liste di partito segnalano un Pd al minimo storico del 26,85, quasi dieci punti in meno rispetto al 2014. Probabilmente il Pd, considerato il responsabile del declino di Riccione e di un’opera divisiva come il Trc, non è apparso sufficientemente emendato, non ha dato sufficienti segnali di reale rinnovamento. Le ferite erano ancora troppo fresche per tornare a votare chi le aveva provocate.
Queste considerazioni valgono per il voto di ieri. Il ballottaggio del 25 giugno sarà una storia del tutto nuova. Si dimentica troppo facilmente che il ballottaggio non lo si vince grazie ai risultati ottenuti al primo turno e alla relativa campagna elettorale. E nemmeno grazie a fantasiose aritmetiche elettorali. Lo si vince riuscendo a convincere tutti i propri elettori a tornare a votare, e aggiungendone di nuovi.
Sia Patto Civico che il Pd avevano escluso, stracciandosi le vesti, ogni apparentamento per il ballottaggio. A livello ufficiale. Questo ovviamente non esclude accordi riservati e indicazioni di voto discrete one to one. Pizzolante, commentando su Facebook la performance di Patto Civico, non dice una parola sul ballottaggio.
Un’altra incognita riguarda l’atteggiamento dei grillini: sentono ancora un’ideale vicinanza con la Tosi e la sosteranno in funzione anti Pd?
I risultati del primo turno dicono chiaramente che l’elettorato sa giudicare e scegliere, avendo una conoscenza diretta delle liste e dei candidati. Questa capacità emergerà anche fra due settimane.
Riccione: è ballottaggio con Renata Tosi in vantaggio
Ecco i risultati definitivi delle elezioni dell11 giugno a Riccione
Renata Tosi 36.07
Sabrina Vescovi 34,23
Carlo Conti 15.06
Andrea Delbianco 13,65
Morena Ripa 0,99
Si va dunque al ballottaggio con Renata Tosi in vantaggio. Nel 2014 al primo turno avea vinto il candidato del Pd, Fabio Ubaldi, con il 45 per cento dei voti.
Buona l'affermazione di Patto Civico che comunque si ferma alla quota prevista del 15 per cento.
Nella coalizione della Tosi il primo partito diventa la Lista Civica Tosi che sorpassa Noi Riccionesi. Deludente risultato di Forza Italia che non arriva al 5 per cento.
Il Pd ha ottenuto il 27% dei voti, probabilmente il risultato storico più basso a Riccione.
Deludente la performance dei 5 Stelle in calo rispetto al 2014. La mancata onda nazionale li ha penalizzati.
Ecco il quadro completo dei voti alle liste
NOI RICCIONESI 8,75
CIVICA RENATA TOSI 13,3
POPOLO DELLA FAMIGLIA 1,66
LEGA NORD 5,6
FORZA ITALIA 4,52
FRATELLI D'ITALIA 1,53
SIAMO RICCIONE 2,96
IMMAGINA RICCIONE 4,63
PD 27,13
PATTO CIVICO 12,84
RICCIONE VIVA 2,21
MOVIMENTO 5 STELLE 13,9
FARE 0,99
Aeroporto di Rimini: alta tensione fra Airiminum e i consiglieri Sensoli e Pruccoli
L’attacco è stato pesante ed arrivato da due direzioni. Da una forza di opposizione (Il Movimento 5 Stelle) e questo non stupisce più di tanto, e da una forza di governo, a Rimini come a Bologna (il Pd), e questo è già meno di routine. Negli ultimi giorni il fortino di Airiminum è stato pesantemente bombardato. La società di gestione dell’aeroporto di Rimini ha replicato in modo piccato, annunciando anche querele, e i due consiglieri regionali Sensoli e Pruccoli hanno ribadito le loro tesi. L’auspicata nuova stagione di fecondi rapporti fra aeroporto e territorio sembra allontanarsi ancora una volta.
La consigliera Sensoli aveva puntato il dito sui dati dell’occupazione, sugli scarsi risultati del traffico aereo; aveva invitato a una puntuale verifica della sostenibilità economica, di quella ambientale e del livello di integrazione con gli altri sistemi di trasporto, e aveva infine ricordato che “tra i soci di AiRiminum c’era EDS Infrastrutture, società siciliana il cui proprietario ha subito condanne a 18 mesi per lo scandalo del fotovoltaico in Puglia”.
Molto articolata e pesante l’interrogazione di Pruccoli che arriva a chiedere alla Regione se non si debba provvedere “a proporre ai Ministeri di riferimento la revoca della concessione in favore di altro soggetto da identificare secondo i criteri stabiliti dalla Legge e dal Codice della Navigazione”. Pruccoli rileva che la società “non ha posto in essere un solo investimento strutturale di quelli promessi in presentazione di gara d’appalto”, dopo aver osservato che Fellini è stato svuotato di molti servizi utili all’utenza aggiunge che “oggi non gode di alcun tipo di confort e lo standard offerto non è certamente all’altezza di un aeroporto internazionale inserito nel ristretto elenco degli aeroporti di interesse nazionale”, sottolinea il deludente risultato di un aeroporto che solo fino a pochi anni fa era proiettato verso il milione di movimenti e che nulla è dato sapere rispetto alle modalità che il gestore vorrà perseguire per incrementare il traffico incoming".
AIRiminum ha replicato ricordando che la materia riguardante le concessioni aeroportuali non rientra nel perimetro delle Regioni ma è di competenza esclusiva dell’ENAC, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) e del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). E che tali soggetti si sono già espressi verso AIRiminum.
A Pruccoli e Sensoli ricorda che non rientra nei loro ruoli istituzionali entrare nel merito di scelte gestionali di una società privata, e che “AIRiminum 2014 non intende tornare a precedenti stagioni non fortunate segnate dall’interventismo della politica.
La società osserva che a Rimini il soggetto privato è arrivato da due anni, ma al momento non solo è lasciato isolato dalle istituzioni locali, ma addirittura è bersaglio di dichiarazioni false e non rispondenti alla realtà da parte di soggetti con cariche politiche.
“In particolare la Consigliera Sensoli, anziché riconoscere alla nuova gestione la capacità di far rinascere lo scalo in solo due anni, si è scagliata contro AIRiminum 2014 fin dall’inizio in una lotta che gli ha garantito visibilità, probabilmente istruita da redattori di testi interessati ad altre logiche economiche collegate alla precedente situazione. Stesse logiche che probabilmente hanno spinto il Consigliere Pruccoli a fare delle dichiarazioni false e destituite di alcun fondamento riguardo l’assenza di servizi adeguati all’interno dello scalo, facendo proprio quanto redatto dalla Sensoli. Invitiamo il Consigliere Pruccoli a verificare di persona la situazione dello scalo, in quanto se lo avesse fatto prima non si sarebbe esposto con dichiarazioni così grossolane”.
La conclusione: AIRiminum 2014 intende querelare quanti, abusando del proprio ruolo istituzionale, danno notizie false e tendenziose rispetto alla società - privata - che gestisce per concessione il “Fellini”.
Pruccoli ha controreplicato affermando: “Solitamente chi ha argomenti, strategia e capacità imprenditoriale uniti a obiettivi che possiedano rilevanza pubblica, in un caso del genere, comprendendo che per chissà quale malinteso alcuni attori istituzionali non capiscono le buone fondamenta di un progetto, piuttosto che sproloquiare e minacciare si affrettano a rassicurare l’intera comunità sulla bontà delle proprie intenzioni, del progetto stesso, cercando di condividere la vision vincente che anima la propria attività”. Aggiungendo poi: “L’unico colpo che Airiminum ha battuto recentemente riguarda la richiesta di finanziamenti pubblici. E’ quasi irridente in una città dove c’è chi si trova con i beni bloccati da diversi anni ed ipotesi di reato che arrivano all’ associazione per delinquere per aver fatto proprio quello (preciso che resto convinto della correttezza di quelle persone)”.
La Sensoli da parte sua polemizza: “I vertici di AiRiminum dovrebbero sapere che il reato di lesa maestà, nel nostro Paese, non esiste più da un bel pezzo. Per questo trovo piuttosto bizzarro il fatto che si annunci una querela per aver - udite, udite - aver posto delle domande, ovviamente tutte circostanziate e ben documentate, come è mio solito fare. E per di più averle fatte attraverso delle interrogazioni alla giunta regionale che, al momento non ci risulta far parte ancora dello scintillante mondo che AiRiminum traccia nei suoi comunicati stampa. Solo per parlare degli ultimi interrogativi che abbiamo sollevato, crediamo che su occupazione, investimenti e traffico aereo AiRiminum debba dare più di una spiegazione, anche alla luce della sua recente richiesta di finanziamenti pubblici per attrarre compagnie low cost (senza contare che l’aeroporto si trova su un bene demaniale, quindi il controllo pubblico non è certo in discussione)”.
Palacongressi, le incognite che restano sui costi finali
Allo stato attuale il Palacongressi di via della Fiera è costato 117 milioni. Sui conti finali pende però un’incognita che potrebbe ribaltare la situazione ed avere, di riflesso, conseguenze rilevanti sullo stesso assetto azionario di IEG (cioè la società della fiera dopo l’accorpamento con Vicenza).
L’incognita è rappresentata dalla causa che ha intentato la Cofely, la ditta costruttrice, contro la Società del Palazzo, con la richiesta di 54 milioni per maggiori oneri. Anche la società ha fatto causa, chiedendo, a risarcimento del ritardo nella consegna del Palacongressi, la somma di 21 milioni. A quanto pare, la sentenza di primo grado dovrebbe arrivare entro l’anno.
Che ci fosse tale causa lo si sapeva da tempo, tanto che per alcuni anni la Società ha accantonato fondi per 7 milioni (una decisione prudente poi abbandonata nel 2015).
La novità sta nel fatto che l’imminente esito della causa e le sue conseguenze sull’impianto complessivo del sistema fieristico-congressuale riminese sono entrate nel quarto supplemento dell’accordo per il finanziamento del Palacongressi.
Nella relazione di Paolo Faini, amministratore di Rimini Holding (la società che gestisce le partecipazioni del Comune) si legge che qualora la causa abbia un esisto sfavorevole, i tre soci pubblici (Comune, Provincia e Camera di Commercio) di Rimini Congressi (la società che detiene la maggioranza delle azioni di IEG) si impegnano a votare l’autorizzazione a vendere una quota di azioni, aggiuntiva a quella già prevista nel programma di privatizzazione. Nella sua relazione, l’amministratore di Rimini Congressi, Marino Gabellini, specifica che tale vendita dovrà essere effettuata anche se ciò dovesse comportare che Rimini Congressi non detenga più la maggioranza in IEG. Gabellini presenta tale ipotesi come ultima via d’uscita, cioè qualora il debito residuo fosse superiore a 9,9 milioni e non ci fosse la possibilità di farvi fronte tramite il ricorso al credito bancario o a forme di rateizzazione. Però l’ipotesi c’è, scritta nero su bianco, e l’hanno messa in evidenza i consiglieri di opposizione (Zilli, Camporesi, Bellucci, Pecci) che sono intervenuti nel dibattito in consiglio comunale.
Stupisce pertanto che l’assessore Gian Luca Brasini nella sua replica abbia cercato di negarlo appellandosi a motivi formali, cioè sostenendo che qualora l’ipotesi si facesse concreta si tornerebbe in consiglio comunale per vararla. È vero invece che, nei documenti approvati l’altra sera, si affacci questa ipotesi che, se realizzata, porterebbe al risultato (la perdita del controllo degli enti locali nella Fiera) che in tanti, anche nel perimetro politico della maggioranza, hanno sempre scongiurato.
Questo non è che un aspetto del quarto supplemento. Un elemento centrale è l’aumento di capitale di Rimini Congressi che consente alla Provincia (l’ente che finora non aveva ottemperato ai propri obblighi) di rientrare dai propri debiti. La Provincia vi partecipa conferendo il valore delle azioni detenute direttamente in IEG e con i dividendi straordinari della Fiera del 2014 e del 2015.
Al termine dell’operazione Rimini Congressi deterrà il 65,069 delle azioni della Fiera. Pertanto il processo di privatizzazione, che non sarà fatto (se mai sarà fatto) sul mercato secondario AIM ma su quello principale MTA, potrà riguardare il 15,068% del pacchetto azionario. Secondo le stime, la vendita dovrebbe produrre un incasso netto di 17 milioni, 15 dei quali andranno ad estinguere parte del mutuo contratto con Unicredit, e 2 saranno girati alla Società del Palazzo per far fronte agli eventuali nuovi oneri derivanti dall’esito della causa prima citata.
A questo proposito i consiglieri di opposizione hanno messo in rilievo come la quotazione economica della Fiera sia molto oscillante. Se l’Advisor KPMG, interpellato per la ventilata privatizzazione del 2014, aveva parlato di 140 milioni e l’amministratore di Rimini Congressi Marino Gabellini, dopo l’accordo con Vicenza, era salito a 170, la perizia chiesta ora al commercialista Santucci di Milano ipotizza 125 milioni. La parola definitiva, come sempre , la dirà il mercato quando sarà il momento di vendere il famoso 15 per cento.
Due corollari del quarto supplemento sono anche la decisione di non acquistare una quota del Palacongressi di Riccione e la determinazione di IEG di non procedere più alla vendita dei terreni di via della Fiera.
Gli enti che si erano impegnati con lettere di patronage ritengono che con questo quarto supplemento di aver adempiuto ogni obbligo: niente dovrà più essere loro reclamato.
Il proverbiale cittadino medio, di fonte a queste operazioni complesse e difficili da riassumere in poche righe, si potrà chiedere se a questo punto il debito contratto per il Palacongressi sarà sostenibile, se non c’è il rischio di sorprese dietro l’angolo. La risposta che viene dagli atti è che tutto è stato fatto con questo scopo, anche se la condizione indispensabile è che la Fiera continui a produrre sostanziosi utili come è riuscita a fare negli ultimi due anni.
Riccione. Io Savioli, imprenditore, torno a scegliere Tosi
Anche nel 2014 Luciano Savioli, imprenditore di Riccione, amministratore della Sacramora Spa e di altre attività imprednitoriali, aveva votato Renata Tosi. E il prossimo 11 giugno confermerà la sua scelta. “A maggior ragione”, spiega. E aggiunge: “Avevo cominciato ad apprezzare Renata Tosi dal punto di vista professionale vedendola all’opera negli studi notarili in cui ha lavorato. Ho visto che era preparata e competente. È una donna determinata che ha introdotto nel comune di Riccione un approccio diverso dalla filosofia seguita dal partito che per settant’anni aveva governato ininterrottamente la città. Ha amministrato Riccione con tenacia, rigore e onestà. Ho apprezzato la sua volontà di far rispettare regole che siano uguali per tutti. Dopo due anni in cui la sua visione ha illuminato la città, mi sento di confermarle il mio voto, in modo da darle la possibilità di mostrare pienamente il proprio valore. Riccione era stata amministrata per lungo tempo da un determinato partito, non era facile entrare subito nel meccanismo amministrativo. Con il prossimo mandato, avendo imparato a conoscere la macchina amministrativa, potrà meglio esprimere tutta la sua carica di novità”.
Chiediamo a Savioli quali sono, dal suo punto di vista, le urgenze della città. “Riccione ha bisogno di regole uguali per tutte, soprattutto nell’urbanistica. I provvedimenti che Renata Tosi ha preso contro la cementificazione indiscriminata vanno in questa direzione. C’è la consapevolezza che la salvaguardia del territorio è un elemento importante per il futuro di Riccione. Le imprese edili riccionesi devono capire che la ricchezza non sta solo nella quantità dei metri cubi, ma nella qualità, nella bellezza. Sono questi gli elementi che rendono vincente la città rispetto ai competitor turistici. Anche la politica degli eventi ha avuto la sua importanza. Si è visto il successo che hanno riscorsso la pista del ghiaccio in inverno e il green park in primavera. C’è stato il ritorno soddisfatto di molti ospiti, e anche le strutture commerciali della città, che hanno bisogno di lavorare, ne hanno beneficiato”.
Da fedele elettore chiediamo a Savioli se ha qualche consiglio da dare al candidato sindaco. “Mah, - risponde - è difficile dare consigli. Comunque le suggerirei di esse più disponibile alla mediazione, senza per questo rinunciare ai principi di fondo del suo programma. A volte ascoltare, accogliere le proposte altrui, senza venir meno alle proprie impostazioni, può essere utile nel prendere decisioni. Comunque io la capisco. È una donna ed è arrivata in comune dopo settant’anni di dominio della sinistra. Se non avesse affermato la sua impostazione in modo preciso e rigoroso, tutti avrebbero potuto pensare che si poteva tirarla per la giacchetta. Adesso, dopo aver affermato il metodo di una gestione nuova, potrà essere anche più disponibile”.
Ha fatto bene a caratterizzarsi nella battaglia contro il Trc? “E’ stata una delle ragioni del suo successo. Era un problema forse impossibile da risolvere perché quella era una pratica già avanzata, con decisioni già prese. Comunque lei ha cercato fino all’ultimo di lottare per raggiungere i suoi obiettivi”.