Medjugorje e l'outing religioso di Erbetta (Patto Civico)
Sulla sua pagina Facebook la foto del profilo è un’immagine dell’arcangelo Michele. E spesso gli capita di condividere post di contenuto religioso. L’ultimo è il video della veggente di Medjugorie, Mirjiana, nel quale, durante la presunta apparizione della Madonna, si odono urla disumane. Mario Erbetta, capogruppo in consiglio comunale per Patto Civico, lo pubblica, con l’ormai noto hashtag #lerbettapensiero, e lo accompagna con un commento. Una sorta di outing della propria fede religiosa. “Il male – scrive - esiste e combatte tutti i giorni contro il bene. Io a Medjugorie ci sono stato tre volte e ho assistito a gente indemoniata che impazziva al momento dell'apparizione della Madonna. Poi finita l'apparizione si placavano. Ho visto donne sbattere per terra e agitarsi con voce cavernosa, in una lingua indecifrabile o in italiano bestemmiando i Santi. Sembravano immagini di un film horror. Ma le tante grida di più persone in questo video mi ha lasciato sconvolto. Sembra che un pezzo dell'inferno sia sulla terra e non ce ne siamo ancora accorti. Non sono un ortodosso cattolico ma ho fede e credo che ogni giorno noi ci confrontiamo con il male. Ed il male esiste ed è in mezzo a noi costantemente, nei bisogni quotidiani, nella vita frenetica che ci allontana dalle famiglie, nella competizione che ci pone gli uni contro gli altri, nella difficoltà ad aiutare il prossimo, nell'abbandono della nostra spiritualità e della preghiera”. È lo stesso Mario Erbetta che nelle settimane scorso polemizzava con il Pd sulle misure contro il gioco d’azzardo, accusandolo di volere un Stato etico, o è un’altra persona? No, è lo stesso Mario Erbetta. “Credo nella libertà, nel libero arbitrio che ogni persona possiede. Non mi piace che lo Stato oggi mi proibisca il gioco, magari domani mi proibisce una fede, dei valori, una religione. Non mi piace uno Stato che impone, voglio uno Stato che lascia scegliere liberamente. Altrimenti si arriva allo Stato etico o allo Stato teocratico dell’Islam”.
Fede religiosa e contrarietà allo Stato etico che procedono di pari passo. Ma Erbetta che ci è andato a fare a Medjugorie? “Sono un credente, sono un cristiano. E ho l’abitudine di fare i fioretti, sacrifici offerti per ottenere una grazia”. Ma è sempre stato religioso, o c’è stato un incontro e una caduta da cavallo sulla via di Damasco? “Sono sempre stato credente. Per molti anni ho fatto il discotecaro e forse in quel periodo mi sono un po’ allontanato dalla pratica cristiana. Poi mi sono sposato, sono nate le bambine, bisognava battezzarle, seguirle nel catechismo. E così sono tornato alla fede…”. E perché allora ha scritto di non essere un cattolico ortodosso, cosa intendeva? “Vado a messa, frequento i sacramenti, mi piace andare a visitare i santuari. Volevo dire che non sono un fanatico, conservo il mio spirito critico”. Torniamo a Medjugorie. “La prima volta ci sono stato nel 2010 per accompagnare mia sorella. Poi ci sono stato nel 2011 con un gruppo di amici, il 2 di agosto, il giorno delle apparizioni. Una terza volta con un mio amico che cercava delle risposte per la propria vita e lì si confessato dopo vent’anni dall’ultima volta”.
E cosa ha trovato a Medjugorie? “Ho visto tante cose, alcune incredibili. Tutta la notte, alla vigilia dell’apparizione, a recitare il rosario, in tutte le lingue. Ho visto un sacerdote e un gruppo di persone che recitavano preghiere su una donna che urlava e bestemmiava in non so quale lingua sconosciuta. Una paralitica che si è alzata e ha ripreso a camminare”. I racconti di Erbetta sono intensi, impossibile trattenerli tutti nei dettagli. Gli chiediamo che rilevanza pratica ha nella vita di tutti i giorni questo riferimento a Medjugorie. “Si diventa più comprensivi, più tolleranti, più misericordiosi. Si impara ad essere meno egoisti, a considerare tutti come fratelli”. E tutto questo c’entra con la vita politica che oggi la vede protagonista in consiglio comunale? “Io sono uno, sono lo stesso sempre, in qualsiasi cosa che faccio. Svolgo la professione di avvocato e mi occupo di separazioni e di divorzi. Mi è capitato di rimettere insieme coppie che si erano rivolte a me per separarsi”.
Il suo collega in consiglio comunale, Simone Bertozzi, del Pd, ha commentato il suo post dandogli del visionario, dell’allucinato. “Simone è un ragazzo a cui voglio molto bene, ma lui è un comunista vecchio stile, gli dico che è l’ultimo dei comunisti. Lui è agnostico e considera tutto questo come frutto di suggestione. A lui e a tutti gli scettici dico: andate a vedere, poi potrete valutare”.
Oggi, nell’epoca post ideologica che viviamo, avere una fede, un ideale, è dunque utile per vivere? “Non sono come si possa fare altrimenti. Penso che un agnostico faccia più fatica a dare risposte agli interrogativi della vita. Non si può vivere senza valori, non c’è vita senza spiritualità”.
Ha concluso il suo post su Facebook con una sorta di benedizione: “Che l'Arcangelo Michele protegga sempre voi e le vostre Famiglie”. “Anche di recente – spiega – sono stato a Monte Sant’Angelo, in Puglia, per consacrarmi all’arcangelo Michele. Sono tempi brutti, il male è presente nel mondo. È bene chiedere la sua protezione. Io al collo porto anche il rosario angelico”.
Medjugorje e l'outing religioso di Erbetta (Patto Civico)
Sulla sua pagina Facebook la foto del profilo è un’immagine dell’arcangelo Michele. E spesso gli capita di condividere post di contenuto religioso. L’ultimo è il video della veggente di Medjugorje, Mirjiana, nel quale, durante la presunta apparizione della Madonna, si odono urla disumane. Mario Erbetta, capogruppo in consiglio comunale per Patto Civico, lo pubblica, con l’ormai noto hashtag #lerbettapensiero, e lo accompagna con un commento. Una sorta di outing della propria fede religiosa. “Il male – scrive - esiste e combatte tutti i giorni contro il bene. Io a Medjugorie ci sono stato tre volte e ho assistito a gente indemoniata che impazziva al momento dell'apparizione della Madonna. Poi finita l'apparizione si placavano. Ho visto donne sbattere per terra e agitarsi con voce cavernosa, in una lingua indecifrabile o in italiano bestemmiando i Santi. Sembravano immagini di un film horror. Ma le tante grida di più persone in questo video mi ha lasciato sconvolto. Sembra che un pezzo dell'inferno sia sulla terra e non ce ne siamo ancora accorti. Non sono un ortodosso cattolico ma ho fede e credo che ogni giorno noi ci confrontiamo con il male. Ed il male esiste ed è in mezzo a noi costantemente, nei bisogni quotidiani, nella vita frenetica che ci allontana dalle famiglie, nella competizione che ci pone gli uni contro gli altri, nella difficoltà ad aiutare il prossimo, nell'abbandono della nostra spiritualità e della preghiera”. È lo stesso Mario Erbetta che nelle settimane scorso polemizzava con il Pd sulle misure contro il gioco d’azzardo, accusandolo di volere un Stato etico, o è un’altra persona? No, è lo stesso Mario Erbetta. “Credo nella libertà, nel libero arbitrio che ogni persona possiede. Non mi piace che lo Stato oggi mi proibisca il gioco, magari domani mi proibisce una fede, dei valori, una religione. Non mi piace uno Stato che impone, voglio uno Stato che lascia scegliere liberamente. Altrimenti si arriva allo Stato etico o allo Stato teocratico dell’Islam”.
Fede religiosa e contrarietà allo Stato etico che procedono di pari passo. Ma Erbetta che ci è andato a fare a Medjugorje? “Sono un credente, sono un cristiano. E ho l’abitudine di fare i fioretti, sacrifici offerti per ottenere una grazia”. Ma è sempre stato religioso, o c’è stato un incontro e una caduta da cavallo sulla via di Damasco? “Sono sempre stato credente. Per molti anni ho fatto il discotecaro e forse in quel periodo mi sono un po’ allontanato dalla pratica cristiana. Poi mi sono sposato, sono nate le bambine, bisognava battezzarle, seguirle nel catechismo. E così sono tornato alla fede…”. E perché allora ha scritto di non essere un cattolico ortodosso, cosa intendeva? “Vado a messa, frequento i sacramenti, mi piace andare a visitare i santuari. Volevo dire che non sono un fanatico, conservo il mio spirito critico”. Torniamo a Medjugorje. “La prima volta ci sono stato nel 2010 per accompagnare mia sorella. Poi ci sono stato nel 2011 con un gruppo di amici, il 2 di agosto, il giorno delle apparizioni. Una terza volta con un mio amico che cercava delle risposte per la propria vita e lì si confessato dopo vent’anni dall’ultima volta”.
E cosa ha trovato a Medjugorje? “Ho visto tante cose, alcune incredibili. Tutta la notte, alla vigilia dell’apparizione, a recitare il rosario, in tutte le lingue. Ho visto un sacerdote e un gruppo di persone che recitavano preghiere su una donna che urlava e bestemmiava in non so quale lingua sconosciuta. Una paralitica che si è alzata e ha ripreso a camminare”. I racconti di Erbetta sono intensi, impossibile trattenerli tutti nei dettagli. Gli chiediamo che rilevanza pratica ha nella vita di tutti i giorni questo riferimento a Medjugorie. “Si diventa più comprensivi, più tolleranti, più misericordiosi. Si impara ad essere meno egoisti, a considerare tutti come fratelli”. E tutto questo c’entra con la vita politica che oggi la vede protagonista in consiglio comunale? “Io sono uno, sono lo stesso sempre, in qualsiasi cosa che faccio. Svolgo la professione di avvocato e mi occupo di separazioni e di divorzi. Mi è capitato di rimettere insieme coppie che si erano rivolte a me per separarsi”.
Il suo collega in consiglio comunale, Simone Bertozzi, del Pd, ha commentato il suo post dandogli del visionario, dell’allucinato. “Simone è un ragazzo a cui voglio molto bene, ma lui è un comunista vecchio stile, gli dico che è l’ultimo dei comunisti. Lui è agnostico e considera tutto questo come frutto di suggestione. A lui e a tutti gli scettici dico: andate a vedere, poi potrete valutare”.
Oggi, nell’epoca post ideologica che viviamo, avere una fede, un ideale, è dunque utile per vivere? “Non sono come si possa fare altrimenti. Penso che un agnostico faccia più fatica a dare risposte agli interrogativi della vita. Non si può vivere senza valori, non c’è vita senza spiritualità”.
Ha concluso il suo post su Facebook con una sorta di benedizione: “Che l'Arcangelo Michele protegga sempre voi e le vostre Famiglie”. “Anche di recente – spiega – sono stato a Monte Sant’Angelo, in Puglia, per consacrarmi all’arcangelo Michele. Sono tempi brutti, il male è presente nel mondo. È bene chiedere la sua protezione. Io al collo porto anche il rosario angelico”.
Agosto non ha brillato, giugno e stranieri salvano la stagione
Sì, il mese di agosto, è andato bene, ma non benissimo, bisogna riconoscerlo. Stando ameno alle statistiche ufficiali, che sono l’unico dato a disposizione. A livello provinciale si è concluso con uno striminzito 1,1 per cento di presenze in più. Fortunatamente molti turisti hanno allungato la permanenza media, altrimenti il dato sarebbe stato in negativo. Sì, perché gli arrivi, che solitamente vengono presi con il segno della capacità attrattiva di una destinazione, hanno il segno meno: -0,1 di arrivi italiani, -0,4 di arrivi stranieri. Una ulteriore conferma come sia difficile giudicare l’andamento di una stagione dalle impressioni: tutti ad agosto a dire così tanta gente mai vista, ma alla prova dei numeri le valutazioni a spanne non hanno retto.
Vediamo l’andamento nelle singole località della costa. A Bellaria Igea Marina tutti i dati sono con il segno negativo: arrivi italiani -2; arrivi stranieri -2,2; pernottamenti italiani pari e patta; pernottamenti stranieri -0,8. Anche Cattolica chiude il mese di agosto con il segno meno: sono calati dell’1,1 per cento arrivi italiani e stranieri, ed anche le presenze italiane; fortunatamente sono cresciute del 2,6 per cento le presenze estere, altrimenti il bilancio finale sarebbe maggiormente negativo. Misano Adriatico si distingue per un +2,4 per cento di presenze, grazie ad un buon incremento (+2,9) di italiani. Riccione denuncia una forte criticità sul mercato estero: gli arrivi stranieri sono calati del 9,8 per cento e le presenze del 5,5; grazie alla tenuta degli italiani il mese si conclude comunque con un +1,3 per cento. Arriviamo al capoluogo, Rimini, che rispetto ad alcuni recenti anni passati, sembra aver recuperato il ruolo di locomotiva della Riviera: agosto presenta un saldo positivo su tutti i fronti, +1 per cento di arrivi, +1,8 di presenze.
Il bilancio dei primi otto mesi (gennaio-agosto) in provincia è certamente più che positivo (+5,7 di arrivi e +3,7 di presenze) ma non si può non notare che questa performance più che ai due centrali mesi balneari, luglio e agosto, che in realtà non hanno brillato, è dovuta all’ottimo andamento di giugno e di alcuni mesi primaverili, soprattutto aprile con la Pasqua. C’è stato un processo di destagionalizzazione che, paradossalmente, ha penalizzato la stagione. E questo nell’anno in cui, secondo tutti gli studi, gli italiani avrebbero scelto in massa le spiagge nostrane, preferendole a quelle esotiche a rischio terrorismo.
Proviamo ad osservare tre regioni che costituiscono storici bacini d’utenza del turismo in Riviera. Dalla Lombardia, il bacino più ampio, le presenze sono diminuite in luglio dello 0,8 per cento e cresciute in agosto dell’1,3; saldo finale dei primo otto mesi +2,7. L’Emilia Romagna, secondo bacino, è calata in luglio dell’1 per cento, cresciuta in agosto del 2,7, saldo finale + 4,3. Sono invece in crescita in tutti i mesi i pernottamenti provenienti dal Veneto.
Sul fronte dei mercati esteri si confermano le tendenze emerse nei dati parziali: la Francia è sostanzialmente stabile, tendente al ribasso; le presenze tedesche sono cresciute del 7,5 per cento; la Russia è in netta ripresa con il 28,6 per cento; ottima la perfomance della Polonia con il 14,6; sostanzialmente stabile la Svizzera, che resta il terzo bacino dopo Germania e Russia; tutte ottime le performance di paesi nordici come Svezia, Lituania e Lettonia, anche se in termini assoluti i valori sono bassi.
Le presenze estere costituiscono il 22 per cento del totale e si può ben dire che abbiano salvato la stagione.
P.S. Sul sito delle statistiche turistiche della Regione, è improvvisamente scomparsa la tabella che riportava i movimenti turistici giornalieri. Ce ne eravamo serviti nel precedente articolo che paragonava le performance di Notte Rosa e ponte del 2 giugno. La tabella è scomparsa dopo il nostro articolo. Che sia casuale?
Il Papa in Romagna ed il "sano realismo" in politica
Quanti accusano papa Francesco di essere in qualche modo populista (retaggio della sua origine e cultura sudamericana), dovrebbero prestare attenzione al discorso pronunciato ieri a Cesena. L’intervento, dedicato alla politica, ha avuto eco sui giornali e sulle televisioni soprattutto, o quasi esclusivamente, per il passaggio, pronunciato a braccio, dedicato al tarlo della corruzione. Un ulteriore conferma che del papa si colgono e si enfatizzano solo le parole che corrispondono al mainstream dominante, e non si capiscono (e quindi si tacciono) le parole che introducono un criterio diverso. Poiché non le si capiscono, o si deve fare un po’ di fatica intellettuale per coglierne la portata, si lascia che alcune parole scivolino via, quasi fossero frasi di circostanza.
È interessante che il papa abbia scelto di dedicare un discorso sulla politica proprio in Romagna, terra di “accese passioni politiche”. Ancora prima che tutto diventasse politica (la sbornia ideologica del Sessantotto), in Romagna la politica era tutto: definiva l’identità delle persone, la loro appartenenza, stabiliva i confini fra questa e quella comunità che spesso diventavano mondi incomunicabili, alimentava lotte e conflitti. Francesco ha invitato a riscoprire “anche per l’oggi il valore di questa dimensione essenziale della convivenza civile”. Nello steso tempo ha messo in guardia da alcuni atteggiamenti in cui spesso è degenerata la passione politica in Romagna: ha invitato a dare il proprio contributo “pronti a far prevalere il bene del tutto su quello di una parte; pronti a riconoscere che ogni idea va verificata e rimodellata nel confronto con la realtà; pronti a riconoscere che è fondamentale avviare iniziative suscitando ampie collaborazioni più che puntare all’occupazione dei posti”.
Ma il passaggio più interessante Francesco l’ha svolto quando ha invitato a guardare alla politica con sano realismo: “Le vicende umane e storiche e la complessità dei problemi non permettono di risolvere tutto e subito. La bacchetta magica non funziona in politica. Un sano realismo sa che anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un baleno tutte le questioni”.
Il realismo che tiene conto della complessità dei problemi è purtroppo quanto di più lontano dalla vita politica attuale. I vari populismi, di destra o di sinistra non fa differenza, si alimentano proprio con un giudizio sommariamente liquidatorio dell’attività politica di chi detiene il potere e con la promessa che, con un cambio di classe dirigente, i problemi saranno rapidamente risolti. L’esperienza poi mostra che quando chi promette rapidi e radicali cambiamenti arriva a detenere le leve del potere, immediatamente invoca la complessità dei problemi per giustificare l’impossibilità di risolverli tutti e subito. Dove non arriva la cultura politica dei populismi, la realtà si incarica di fornire le necessarie repliche. Il criterio del sano realismo indicato da Francesco in altri tempi sarebbe apparso come semplice esempio di saggezza popolare, oggi si presenta invece come un efficace antidoto alle ricorrenti tentazioni di affidarsi a palingenesi rivoluzionarie che promettono molto e mai riescono a mantenere.
Francesco poi indica un altro criterio che tradotto nel linguaggio politico corrente potremo chiamare di “opposizione costruttiva”. Ha detto il papa: “Se il politico sbaglia, vai a dirglielo, ci sono tanti modi di dirlo: “Ma, credo che questo sarebbe meglio così, così…”. Attraverso la stampa, la radio… Ma dirlo costruttivamente. E non guardare dal balcone, osservarla dal balcone aspettando che lui fallisca. No, questo non costruisce la civiltà. Si troverà in tal modo la forza di assumersi le responsabilità che ci competono, comprendendo al tempo stesso che, pur con l’aiuto di Dio e la collaborazione degli uomini, accadrà comunque di commettere degli sbagli. Tutti sbagliamo. “Scusatemi, ho sbagliato. Riprendo la strada giusta e vado avanti”.
Il politico che sbaglia è una categoria non ammessa dalla mentalità comune contemporanea. Non la si ammette perché - torniamo al punto precedente - non si riconosce con realismo la complessità dei problemi che oggi più di ieri abbiamo di fronte. I vari populismi si nutrono di politici che sbagliano da mandare a casa. Certo, chi sbaglia deve riconoscere di aver commesso errori. Anche questa è un’attitudine non facile da riscontrare nei politici, così come l’opinione pubblica oggi non è incline a concedere una seconda chance a chi è andato fuori strada. “Scusatemi, ho sbagliato. Riprendo la strada giusta e vado avanti”, diventa allora la frase emblematica di una vita politica che ha pienamente recuperato uno sguardo realistico sull’uomo, sulla sua grandezza e sulle sue inevitabili debolezze.
Congresso Pd, anche Petitti firma per Giannini
Anche Emma Petitti, leader locale dell’area Dems di Andrea Orlando, ha sottoscritto la candidatura di Stefano Giannini a segretario del Partiuto Democratico della provincia di Rimini.
“Una firma – scrive l’assessore regionale - che riconosce lo sforzo unitario e il reciproco riconoscimento, come dimostrato dal candidato Giannini, nel costruire una cornice programmatica condivisibile, uscendo dai personalismi e dalle visioni autoreferenziali del nostro territorio”.
La Petitti riconosce che amche sul tema delle alleanze si va nella direzione giusta “nel coinvolgere le forze rappresentative del mondo delle imprese e del lavoro senza trascurare l’attivismo ed il civismo presente nella società in tutte le sue articolazioni. Il campo largo del centrosinistra aperto, dalla sinistra al centro moderato, al civismo”.
Altro punto di consenso per la candidatura del sidnaco di Misano adruatico è come “come viene declinato l’obiettivo dell’area vasta e della provincia unica Romagnola”.
Oggi 2 ottobre scadeva il termine per la presentazione delle candidature e l’unica registrata è appunto quella di Stefano Giannini. Nei giorni scorsi aveva fatto sapere di non essere interessato Filippo Sacchetti, la cui ventilata discesa in campo aveva provocato la “minaccia” di ricandidatura del segretario uscente Juri Magrini. L’operazione è csì stata bloccata e Gianni resta l’unico candidato.
In una lettera agli iscritti Gianni ha sottolineato: “Una linea politica chiara: un partito aperto, coraggioso e non autoreferenziale. La storia locale (a partire dalle recenti elezioni che hanno interessato il comune capoluogo ma si potrebbero usare anche altri esempi meno recenti) ci dimostra che quando si ha chiarezza di idee, capacità di non rinchiudersi nel proprio orticello, coraggio e capacità di interpretare la propria comunità, la risposta elettorale è positiva . E che, al contrario, dove ci si rifugia nelle certezze del passato la sconfitta è dietro l’angolo. Per intercettare il consenso dei nostri concittadini serve un Partito Democratico perno di un progetto radicalmente riformatore capace sia di allargarsi a sinistra e al civismo sociale ma anche ai moderati e, con coraggio, curiosità e lungimiranza, a un civismo dell’intraprendere, dell’impresa e delle professioni”.
Congresso Pd, anche Petitti firma per Giannini
Anche Emma Petitti, leader locale dell’area Dems di Andrea Orlando, ha sottoscritto la candidatura di Stefano Giannini a segretario del Partiuto Democratico della provincia di Rimini.
“Una firma – scrive l’assessore regionale - che riconosce lo sforzo unitario e il reciproco riconoscimento, come dimostrato dal candidato Giannini, nel costruire una cornice programmatica condivisibile, uscendo dai personalismi e dalle visioni autoreferenziali del nostro territorio”.
La Petitti riconosce che amche sul tema delle alleanze si va nella direzione giusta “nel coinvolgere le forze rappresentative del mondo delle imprese e del lavoro senza trascurare l’attivismo ed il civismo presente nella società in tutte le sue articolazioni. Il campo largo del centrosinistra aperto, dalla sinistra al centro moderato, al civismo”.
Altro punto di consenso per la candidatura del sidnaco di Misano adruatico è come “come viene declinato l’obiettivo dell’area vasta e della provincia unica Romagnola”.
Oggi 2 ottobre scadeva il termine per la presentazione delle candidature e l’unica registrata è appunto quella di Stefano Giannini. Nei giorni scorsi aveva fatto sapere di non essere interessato Filippo Sacchetti, la cui ventilata discesa in campo aveva provocato la “minaccia” di ricandidatura del segretario uscente Juri Magrini. L’operazione è csì stata bloccata e Gianni resta l’unico candidato.
In una lettera agli iscritti Gianni ha sottolineato: “Una linea politica chiara: un partito aperto, coraggioso e non autoreferenziale. La storia locale (a partire dalle recenti elezioni che hanno interessato il comune capoluogo ma si potrebbero usare anche altri esempi meno recenti) ci dimostra che quando si ha chiarezza di idee, capacità di non rinchiudersi nel proprio orticello, coraggio e capacità di interpretare la propria comunità, la risposta elettorale è positiva . E che, al contrario, dove ci si rifugia nelle certezze del passato la sconfitta è dietro l’angolo. Per intercettare il consenso dei nostri concittadini serve un Partito Democratico perno di un progetto radicalmente riformatore capace sia di allargarsi a sinistra e al civismo sociale ma anche ai moderati e, con coraggio, curiosità e lungimiranza, a un civismo dell’intraprendere, dell’impresa e delle professioni”.
Sorpresa: la Notte Rosa vale quanto un ponte di giugno
Quanto pesa la Notte Rosa in termini di presenze turistiche? Quanto un ponte di inizio estate, il ponte del 2 giugno. Questa sorprendente e inattesa conclusione la si ricava osservando i dati giornalieri del movimento turistico in Emilia Romagna, pubblicati sul sito della Regione. Nei giorni 2 e 3 giugno 2017, corrispondenti alle notti di venerdì e sabato, in Emilia Romagna ci sono stati 596.465 pernottamenti. Nei giorni 7 (Notte Rosa) e 8 luglio, corrispondenti anche in questo caso ad un venerdì ed un sabato, i pernottamenti sono stati 601.725. Appena cinquemila in più. Se poi si prende il dato del 2 giugno (291.383) e quello del 7 luglio (290.614), si scopre che c‘erano più persone nelle strutture ricettive il 2 giugno piuttosto che per la Notte Rosa.
Questi dati si riferiscono all’intera Regione perché purtroppo il sito non fornisce la scomposizione provincia per provincia o per ambito territoriale. Tuttavia la Riviera, dai Lidi Comacchio a Cattolica, rappresenta in media oltre il 72 per cento delle presenze realizzate in Regione, e pertanto quei dati fotografano bene anche la situazione della costa, quantomeno nelle tendenze.
Altrettanto sorprendente è cosa è successo nei successivi week end di luglio, sempre su base regionale: nel week end successivo alla Notte Rosa le presenze sono state 597 mila, nel week end 21 e 22 luglio addirittura 625 mila, in ogni caso sempre superiori. Sarebbe interessante poter avere i dati scomposti, perchè c'è l'impressione che molti miti vadano infranti.
Il dato si presta a molte considerazioni. Innanzitutto è la conferma di quanto siano infondate le cifre sulla Notte Rosa che vengono divulgate all’indomani dell’evento. Se in tutta la regione quella notte ci sono 291 mila presenze turistiche registrate nelle strutture ricettive, aggiungiamo pure Airbnb, case private, escursionisti che non pernottano, aggiungiamo pure un po’ di evasione che non manca mai, si fa comunque fatica a raggiungere i due milioni di presenze sbandierati da qualche anno a questa parte.
Il dato conferma che il mese di giugno 2017 è stato eccezionale, grazie anche all’andamento atmosferico sempre tendente al bello. Ed in particolare il ponte del 2 giugno, concomitante con la manifestazione Rimini Wellness, è stato particolarmente felice. Rispetto al 2016 (quando il festival del fitness alla fiera di Rimini si tenne dal 2 al 5 giugno) c’è la differenza totale di oltre 50 mila presenze, come ben evidenzia il grafico. Nel 2017 il ponte era tutto festivo (il 2 giugno era venerdì) e questo ha indubbiamente favorito la voglia di regalarsi un week end al mare; nel 2016 invece la festa del 2 giugno cadeva di giovedì e prima del sabato e la domenica c’era un venerdì teoricamente feriale, di lavoro.
Anche l’osservazione degli arrivi conferma la maggiore capacità di attrazione del ponte del 2 giugno rispetto alla Notte Rosa. Il 1 giugno, giovedì, gli arrivi sono stati 105.125, giovedì 6 luglio, vigilia di Notte Rosa, 63.231; il 2 giugno gli arrivi sono saliti a 150.523, il 7 luglio pure sono cresciuti ma sono stati di meno, 103.216.
Il confronto fra ponte del 2 giugno e Notte Rosa mette in evidenza un aspetto del buon andamento di questa stagione turistica che finora è stato trascurato. È vero che i dati complessivi del periodo gennaio-luglio 2917 (ancora non è stato diffuso agosto) confermano per il territorio della provincia di Rimini un + 7,6% di arrivi e +5,1 di presenze, però se si prendono in esame i due mesi balneari, la situazione è molto diversa. Giugno ha chiuso in bellezza con il 12 per cento in più di arrivi e un 8,4 per cento in più di presenze; luglio invece ha pareggiato negli arrivi ed è cresciuto solo dello 0,5 per cento nelle presenze. A salvare luglio sono stati gli stranieri (russi e polacchi in primo luogo), mentre gli italiani sono con il segno negativo per gli arrivi e pari per le presenze. Il fenomeno è particolarmente accentuato a Riccione, che ha avuto un saldo complessivo del tutto negativo (-1,4 di arrivi, -2,5 di presenze).
È auspicabile che la Regione diffonda i dati dei movimenti giornalieri suddivisi anche per provincia o per ambito territoriale, in modo da avere conferma sul peso che hanno avuto quest’anno in Riviera il ponte del 2 giugno e la Notte Rosa.
Gestire eventi e servizi di un Comune nell'era dei Big data
“Il nostro scopo è un servizio che restituisca al territorio, per trasformarli in valore utile, dati e informazioni generati dal territorio”, afferma l’ingegner Filippo De Vita, responsabile di Vodafone Analytics. Un esempio sono le informazioni che sono state recuperate sui partecipanti al concerto di Vasco Rossi il 1 luglio a Roma, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.
All’origine di tutto ci sono i Big Data, un termine misterioso e inquietate che sembra ricordare il Big Brother.
Cosa vuole dire Big Data?
“Con questo termine – spiega l’ingegner De Vita – si intende una quantità di dati tale da non poter essere gestita e interpretata con un normale database. I questo momento la rete 4G di Vodafone genera qualcosa come 20 miliardi di record ogni giorno. Da un anno e mezzo a questa parte i nostri Big Dati crescono con questo ordine di grandezza. Gli altri operatori hanno quantità 200 volte inferiori. La differenza sta nella qualità della rete, sulla quale noi abbiamo realizzato investimenti. È evidente che di fronte a centinaia di miliardi di dati un analista non sa cosa e dove cercare. A noi piace citare la frase dl Piccolo Principe secondo cui l’essenziale è invisibile agli occhi. Una frase che descrive benissimo il problema che abbiamo di fronte”.
E allora come fare perché questi dati da enorme massa indistinta comincino a parlare?
“Lo si può fare con una piattaforma di software e, soprattutto, con un software realizzato appositamente da Vodafone, che consente di rendere leggibili i dati e di restituirli come valori utili al territorio. Per questo lavoro sono quindi altrettanto fondamentali gli input e le domande che arrivano dalle comunità locali”.
Immaginiamo che la rete Vodafone restituisca i dati solo di coloro che usano i suoi servizi, che non coprono la totalità degli utenti: come va allora Vodafone Analytics a stabilire quante persone c’erano ad un determinato evento e tutti gli altri dati collegati?
“Giusta e fondamentale domanda. I nostri sono dati aggregati e anonimi che vengono trattati da un algoritmo complesso e raffinato che, tenendo conto di molti fattori, è in grado di restituirci il quadro completo della situazione. Visti i numeri a disposizione, si è oltre al campione statistico, si scatta una fotografi reale”.
Viene immediatamente da pensare che l’occhio del Big Brother davvero ci sta scrutando in ogni nostro movimento…
“No, c’è una linea di demarcazione netta. Chi si comporta da Big Brother raccoglie dati personali uno a uno, come quando si scarica una app e si dà il consenso alla propria localizzazione. C’ è una sorta di contratto o di baratto che viene sottoscritto. Noi non sappiamo cosa una singola persona sta facendo. Noi utilizziamo solo dati aggregati, impersonali, utilizzando i quali nessuno può risalire all’identità o ai comportamenti della singola persona”.
Veniamo l dunque: questi Big Data, aggregati e anonimi, interpretati da software e gestiti da algoritmo, a cosa possono servire?
“Un esempio sono le città d’arte che conoscono l’afflusso incontrollato di turistici giornalieri. Per una città d’arte è importante conoscere i comportamenti di questi turisti, che non dormono in città, non usano i servizi ricettivi, non producono un indotto economico, e però intasano strade, piazze servizi. Nessuno sa quanti siano e cosa portino alla città. Con il nostro strumento è possibile verificarlo. È possibile sapere da quali aree provengono, quali mezzi di trasporto usano. Con Vodafone Analytics è possibile, per chi deve pianificare un servizio di trasporto, sapere quante persone ogni giorni e ogni ora vano da un punto all’altro di una città, oppure da una località all’altra. È evidente l’interesse per una città turistica come Rimini. Le statistiche ufficiali parlano solo di chi ha pernottato in hotel o in una struttura ricettiva ufficiale. Con il nostro servizio è possibile sapere quanti usano le case private, servizi come Airbnb, o altre forme di alloggio, ed anche chi è semplicemente l’escursionista di un giorno. Ci sarebbe quindi la possibilità di valutare meglio arrivi e presenze”.
Un servizio di questo genere quanto può costare ad un’amministrazione pubblica? Migliaia di euro o decine di migliaia?
“Non esiste un listino prezzo, dipende da cosa viene chiesto. Se si vuole sapere tutto sui partecipanti ad un evento circoscritto nel tempo e nello spazio, il costo è nell’ordine delle migliaia di euro”.
Concessioni balneari, la vera sfida è contro il tempo
Le reazioni delle associazioni di categoria seguono in maggior parte la linea del “si poteva fare di più”, ma il presidente di Oasi Confarigianato Giorgio Mussoni mette il dito sulla questione di fondo: riuscirà la legge delega ad essere approvata prima della fine della legislatura?
Sulla carta i tempi ci sono, anche se molto dipende dalla data in cui si andrà a votare: marzo? aprile? maggio? Un mese in più o in meno può essere determinante. Anche perché, prima del voto conforme in aula sia alla Camera che al Senato, c’è ancora da acquisire il parere di altre commissioni competenti (bilancio, trasporti, politiche europee, ambiente). Quindi è fuor di dubbio che si tratti di una corsa ad ostacoli, dove risulterà determinante la volontà politica della maggioranza e del governo di portare a casa il provvedimento prima che venga sciolto il Parlamento. I deputati riminesi Tiziano Arlotti (Pd) e Sergio Pizzolante (Ap) auspicano che il provvedimento arrivi in aula entro il mese di ottobre. Se accadrà, sarà una sorta di miracolo.
Non è l’unico nodo che resta da sciogliere. Le modifiche che sono state apportate al progetto originario hanno comunque lasciato indeterminate alcune questioni che spetterà ai decreti delegati dirimere in un senso o nell’altro.
Il disegno di legge delega uscito dalle commissioni interrompe il regime della proroga (quella attuale è fino al 2020) e indica i criteri con cui sarà realizzato l’adeguamento dell’Italia all’ormai famosa direttiva Bolkestein. Stabilisce che andranno subito ad evidenza pubblica i tratti di spiaggia che attualmente sono liberi, mentre dove c’è una concessione rilasciata prima del 2009 sarà concesso un periodo transitorio. La durata di questo periodo transitorio – particolare non proprio irrilevante – non è stata definita, saranno i decreti delegati a indicarla.
Nel disegno di legge approvato sono stati recepiti alcuni principi cari agli operatori di spiaggia, peraltro insoddisfatti per ciò che la norma ancora non dice. È stata riconosciuta la professionalità degli operatori ed il valore commerciale dell’impresa. Ma, nel momento di assegnare i punteggi nelle gare ad evidenza, come saranno concretamente valutati questi parametri? Non è specificato, anche in questo caso probabilmente ne sapremo di più nei decreti delegati che, ricordiamo, il governo deve emanare entro sei mesi dall’approvazione definitiva delle legge delega.
All’articolo 1 del disegno di legge è stato recepito (nel testo iniziate non c’era) il principio del legittimo affidamento. Le procedure di gara dovranno cioè tener conto del fatto, che in presenza di un regime di proroga automatica, gli attuali concessionari hanno compiuto investimenti e quindi possono rivendicare un giusto indennizzo. La legge stabilisce un principio – molto rilevante e invocato dagli operatori -, spetterà al Governo coi decreti delegati indicare come viene concretamente realizzato.
Nell’iter in commissione i deputati Arlotti e Pizzolante hanno proposto e sono riusciti a far approvare un emendamento secondo il quale nel periodo transitorio è prevista la regolamentazione degli effetti giuridici degli atti di pianificazione territoriale e dei relativi strumenti di programmazione negoziata stipulati, ai fini del miglioramento dell’offerta turistica e della riqualificazione dei beni demaniali, tra le amministrazioni competenti e le associazioni maggiormente rappresentative su base nazionale delle imprese del settore. È stata in qualche modo recepita la proposta del sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, che aveva appunto rivendicato per i Comuni che hanno pronti progetti di riqualificazione (leggi Parco del Mare) la possibilità di continuare ad agire, senza aspettare che sano definiti tutti gli aspetti della riforma demaniale.
Mdp (bersaniani) cerca casa e la chiede al Pd
Articolo Uno - Mdp, il nome complesso che designa quanti sono usciti dal Pd nel febbraio scorso,sta cercando casa. E per trovarla ha pensato di bussare alla porta del Pd, o meglio della Fondazione Rimini Democratica per la sinistra, nella quale sono confluite nel 2008 tutte le proprietà immobiliari dei disciolti Democratici di Sinistra.
Alla presidente Giovanna Zoffoli è infatti arrivata una lettera firata dall'ex sindaco Giuseppe Chicchi, uno degli illustri aderenti di Mdp a livello locale, che chiede in affitto un immobile della Fondazione, che sia però in centro. "Abbiamo risposto - spiega Zoffoli - che l'immobilenon è disponibile,perchè sono tutti occupati o dal Pd o da altri soggetti che hanno u contratto di affitto in corso".
I bersaniani riminesi pensavano di trovar casa contando sui buoni uffici degliex compagni di strada. Dovranno invece rivolgersi al libero mercato immobiliare.