Cosa insegna la stangata fiscale a Rimini e a Riccione
E poi ci si meraviglia che sia resuscitato Berlusconi con il suo slogan “meno tasse per tutti”. A Rimini e a Riccione questa vigilia di Natale è nel segno poco simpatico delle tasse aumentate o ripristinate. Non ci sono più le stangate di fine anno da Finanziaria (che adesso si chiama legge di stabilità), sono state sostituite dalle stangatine comunali. Per le tasche dei contribuenti non fa molta differenza. L’inasprimento della pressione fiscale tiene banco sia a Rimini (centrosinistra) che a Riccione (centrodestra), autorizzando così l’Associazione albergatori della Perla verde a coniare lo slogan più efficace dell’anno: “Sono tutti compagni”.
Battute a parte, la concomitanza del dibattito fiscale sia a Riccione che a Rimini suggerisce qualche riflessione.
A Riccione durante la campagna elettorale (solo pochi mesi fa) non c’è stato candidato o forza politica che non abbia indicato nella politica degli eventi la formula magica per rilanciare il turismo. Già nel precedente mandato, la sindaca Tosi aveva fatto gran sfoggio di eventi, dalle piste di ghiaccio invernali ai manti erbosi pasquali, fino ai più discutibili villaggi western. Impossibile a quel tempo strappare qualche parola critica agli albergatori. Rieletta dopo la congiura di palazzo, la Tosi ha mantenuto la promessa. Eventi, eventi, eventi. Insieme alle fantasiose coreografie natalizie e ai cavalli alati che trottano in viale Ceccarini, sono arrivati, molto più prosaici, “i conti della serva”. Signori, gli eventi sono belli, danno lustro a Riccione, ma bisogna pagarli. Il modo più semplice di fare cassa è di aumentare quella imposta di soggiorno che un tempo si prometteva di abolire.
Questo è il primo insegnamento che viene dal dibattito pre-natalizio su tasse e dintorni: cari cittadini sappiate che prima o poi arriva il conto da pagare e potete star certi che a saldarlo dovrete essere voi o i turisti di passaggio. Si possono imbastire tutte le polemiche che si vogliono sui costi più o meno esuberanti del Natale riccionese, forse si poteva spendere anche di meno, in ogni caso è indubbio che un Comune oggi non ha risorse proprie o derivate per pagare queste spese. Se si vogliono gli eventi perché servono al turismo (quali eventi, quale turismo, altro grande tema che si apre), si sappia che per finanziarli occorrono entrate straordinarie.
Un segno reale di rinnovamento della politica e delle amministrazioni locali – prima chiosa - sarebbe quello di indicare con chiarezza e trasparenza con quali risorse e quali tasse si intende realizzare ciò che si annuncia. Le sorprese in corso d’opera o al traguardo finale giustamente non sono gradite dai contribuenti.
I quali contribuenti – ecco la seconda chiosa – dovrebbero imparare a premiare con il loro voto solo chi concretamente garantisce, prima di mettere le mani nelle loro tasche, di aver fatto tutto il possibile per eliminare sprechi e inefficienze che a occhio nudo si vedono ancora nella pubblica amministrazione. Diffidare, insomma, da chi promette mare e monti, e non dice nulla su come recuperare almeno un euro di spreco. Prima di aumentare una tassa, le amministrazioni dovrebbero documentare, dati alla mano, perché sono risultati insufficienti i tentativi fatti per cercare di evitare il nuovo balzello. Succederà mai?
Il ragionamento, ovviamente, vale anche per Rimini dove, per trovare 1,4 milioni di euro è stata riesumata la tassa sui passi carrai abolita dalla giunta Ravaioli addirittura nel 2010. I contribuenti riminesi scoprono adesso, a lavori ormai ultimati, che il Teatro che dialoga con la Rocca non è solo una fantasiosa immagine del sindaco Andrea Gnassi ma anche un costo che graverà anno dopo anno, sul bilancio comunale e quindi sulle loro tasche. Dalle dichiarazioni dell’assessore Gianluca Brasini si apprende infatti che l’introito dai passi carrai servirà, fra le altre cose, a finanziare la prossima stagione nel rinnovato Teatro Galli. Signori, la lirica e il balletto nel teatro dov’era e com’era hanno dei costi e per pagarli avanti con la tassa sui passi carrai. In realtà si era detto che il Galli e tutti i nuovi motori culturali cari al sindaco Gnassi sarebbero stati dati in gestione privata. Non è più così? Il Comune pensa di tenersi in casa, a totale carico dei contribuenti, un potenziale centro moltiplicatore di spesa come il Galli? Ecco un aspetto su cui le forze di opposizione, oltre a gridare contro l’aumento delle tasse, dovrebbero chiedere chiarezza.
Eppure più di una volta il sindaco ha fatto appello ai privati perché siano più generosi nel contribuire a una nuova stagione della città. Non vogliamo pensare che fosse un preludio ammiccante a un aumento generalizzato della tassazione, questo significa che il ricorso alla tassa è un ripiego visto che nessun privato si è fatto avanti con le sue proposte? In ogni caso immaginare di coinvolgere i privati nella gestione della città è un’attività virtuosa che non può essere ridotta a sporadici appelli che lasciano il tempo che trovano. Vanno create le condizioni e stabilite le regole del gioco. I privati possono essere sfidati a uscire dal guscio e dall’inerzia se il Comune stabilisce chiaramente come possano essere coinvolti nella costruzione della casa comune. L’alternativa è, come nel caso del Teatro Galli, creare centri di spesa pubblica senza fondo, chiamando poi i contribuenti a ripianare i conti.
La casa dov'è? I progetti di solidarietà Avsi per il Natale 2017
È un giovane bergamasco che ora dirige una scuola a Kampala, in Uganda, il volto scelto da AVSI di Rimini per raccontare alcune delle innumerevoli storie di persone sostenute dalle ‘Tende di Natale’, la campagna di raccolta fondi promossa ogni anno dalla Fondazione AVSI.
“Nella nostra città le iniziative di sostegno sono moltissime e spontanee, – racconta Leo Capobianco, referente di AVSI per la provincia di Rimini e dintorni – in particolare mi colpisce la cosiddetta ‘cena dei pescatori’, organizzata da ben 25 anni nella parrocchia di San Giuseppe al Porto, che attira centinaia di persone, comprese le autorità cittadine più importanti. Oppure la semplice iniziativa di una persona che ha invitato i propri amici per festeggiare i 50 anni, chiedendo loro di non farle regali ma di fare una donazione alle ‘tende’ AVSI. E poi il concerto che da alcuni anni organizzano i gruppi musicali ‘Ensamble Amarcanto’ ed ‘il Corone’ al Teatro Novelli nel mese di maggio a sostegno degli studi di 13 bambini ugandesi”.
Il frutto della campagna tende per la Provincia di Rimini lo scorso anno è stato di 33.000 euro.
Andrea Nembrini, racconterà la sua esperienza di direttore didattico nella Primary Luigi Giussani School di Kampala, fondata da Rose Busingye, nel corso dell’incontro di giovedì 14 dicembre alle 21 in sala Manzoni (via IV novembre 35, Rimini). L'incontro è promosso da Avsi, centro culturale Il Portico del Vasaio e assciazione Portofranco.
Obiettivo del progetto in Uganda è ridonare speranza ai giovani, rifugiati o figli di migranti, attraverso un percorso educativo appassionante dove possano crescere e scoprire se stessi e le proprie potenzialità.
Il tema della campagna 2017/2018 “La casa dov’è?”, va da Dostoevskij a Jovanotti, con la densità dell’autore russo e il ritmo delle canzoni del cantautore italiano. L’autore di “Delitto e castigo” fa dire a uno dei suoi personaggi che: “Bisognerebbe proprio che ogni uomo avesse almeno un posto dove andare”. E Jovanotti nella canzone “Questa è la mia casa”, si chiede: “la mia casa dov’è?”.
Ognuno di noi ha bisogno di una casa, quella con un tetto e delle mura dove sentirci al sicuro, ma soprattutto il luogo dove siamo accolti quando attraversiamo delle difficoltà o fuggiamo da situazioni di guerra, fame, persecuzione, dove siamo curati nel corpo e nell’anima.
AVSI tenterà di dare alcune risposte attraverso le iniziative che la nuova campagna sostiene.
Il capofila di questi progetti ha il volto di Myriam: la bambina che nel 2014 insieme alla sua famiglia e agli abitanti di Qaraqosh, in Iraq, fu cacciata da casa sua e trovò rifugio in un campo per sfollati a Erbil. In un’intervista video per una tv irachena, colta in un momento di massima spontaneità e sincerità come quelle che si hanno a 9 anni, raccontò la sua esperienza, la nostalgia per la sua vita di prima, per i suoi amici perduti nella fuga, senza un filo di odio né desiderio di vendetta, ma con una fede salda come una roccia e una speranza combattiva. In lei, nel suo sguardo, rivediamo i milioni di bambini innocenti che chiedono solo “un posto dove andare”.
AVSI ha seguito in questi anni le tracce di Myriam nel campo di Erbil e ora intende sostenere il ritorno suo e della sua comunità a casa. Le truppe dello Stato islamico sono state cacciate da Qaraqosh e dalla piana di Ninive, quindi gli sfollati stanno rientrando e hanno bisogno di aiuto. Il progetto che, in particolare, sostiene AVSI è la ricostruzione di un asilo.
Quest’anno, però, tra le iniziative sostenute ce n’è anche una in Italia, si tratta di Portofranco, un’associazione che segue e accompagna migliaia di studenti delle scuole medie superiori, sia italiani che stranieri, aiutandoli nello studio. Negli anni Portofranco è diventato un luogo che favorisce l’integrazione e combatte la dispersione scolastica e la devianza sociale.
Verso le elezioni: incognite e certezze a Rimini
L’unica cosa certa è che alle prossime elezioni politiche (fissate per il 18 marzo) il collegio uninominale di Rimini è assolutamente contendibile da ciascuno dei tre poli in lizza: centrosinistra, centrodestra e 5 Stelle.
Il collegio di Rimini è pari territorio della provincia senza Bellaria e Santarcangelo che sono stati aggregati a Cesena. Se ne sono andati due Comuni uno molto diverso dall’altro: una roccaforte della destra, Bellaria, e una della sinistra, Santarcangelo.
Il punto di partenza per una valutazione sono i risultati delle elezioni del 2013 che, è vero, sono lontani anni luce dalla situazione politica attuale (esisteva ancora il Pdl!) ma è anche vero che fecero emergere quel tripolarismo che è ancora la cifra del momento attuale. Stando al 2013, il Pd e alleati sono intorno al 30%, il centrodestra viaggia verso 25% e i grillini sono al 30,9%.
La grossa incognita è rappresentata dalla collocazione di quei quindicimila elettori, pari al’8,68 per cento, che nel 2013 scelsero Scelta Civica di Monti e l’Udc di Casini. Se si guarda al personale politico, si vede che si è più o meno equamente distribuito fra destra (Zanetti) e sinistra (Casini) ma l’esperienza insegna che in questi casi un conto è il ceto politico, un altro sono gli elettori, liberi come non mai di muoversi e di spostarsi da uno schieramento all’altro. Certamente la ripresa del centrodestra, attestata da tutti i sondaggi, potrà esercitare una forza di attrazione su questo elettorato.
Quindi risulteranno decisivi gli ex elettori di Monti? Sì, e anche no. Perché, dopo il 2013, ci sono state le elezioni amministrative a Rimini e a Riccione dove è risultato emergente il fenomeno Patto Civico varato dall’onorevole Sergio Pizzolante. Il 15 per cento degli elettori di Patto Civico seguiranno Pizzolante anche a livello nazionale in un’alleanza organica con il Pd? Difficile rispondere: si può ragionevolmente ipotizzare che una parte, non si sa quanto cospicua, lo faccia, e anche questo travaso di voti (nel 2013 tendenzialmente a destra) può risultare determinante.
Il voto dei riminesi dovrà inoltre fare i conti con la nuova formazione politica sorta a sinistra del Pd, i Liberi e Uguali di Bersani e D’Alema, verso cui confluirà una parte di voti che nel 2013 andarono al Pd. Cinque anni fa le liste a sinistra del Pd (Sel e Ingroia) racimolarono circa il 4 per cento. È evidente che Liberi e Uguali non ha alcuna possibilità di affermarsi nell’uninominale, ma è vero che un eventuale candidato forte e credibile messo in campo da questa lista possa attrarre elettori scontenti del Pd, desiderosi di dare nel segreto dell’urna una lezione ai renziani.
Con ciò abbiamo introdotto il discorso sulle candidature nell’uninominale. Se si considera che il seggio è in bilico e si vince per un solo voto in più degli avversari, si comprende che, stando ad indiscrezioni, non ci sia nel Pd la corsa a volere una candidatura un tempo ambita. Lo stesso Tiziano Arlotti pare recalcitri non poco. Detta in positivo, è più che mai necessario che, in qualsiasi schieramento, si metta in campo l’uomo più forte possibile, capace di raccogliere voti oltre i recinti, sempre meno presidiati, delle appartenenze. È questa la sfida che ha di fronte il centrodestra e che hanno anche i grillini, che pure apparentemente partono avvantaggiati.
Il sistema elettorale è misto. Oltre al seggio nell’uninominale maggioritario, ci sono sette deputati da eleggere con il sistema proporzionale. In questo caso il collegio è più ampio e comprende anche la provincia di Forlì-Cesena. Qui è bene ricordare che hanno la certezza di essere eletti solo i capilista. Quindi per sapere se Rimini avrà la possibilità di eleggere un altro deputato (oltre a quello uninominale) bisogna aspettare che i partiti formino le liste e verificare in quale posizione sono i candidati di Rimini (alla faccia della legge che avrebbe restituito la libertà di scelta agli elettori). È ragionevole pensare che, a prescindere dalla città di provenienza, un seggio vada al Pd, che uno lo conquistino anche Forza Italia, Lega e 5 Stelle. Gli altri tre dipendono dal gioco dei resti a livello nazionale.
Se ai grillini di Cattolica resta indigesto Fico
Dunque Fico non è in linea con i valori del Movimento 5 Stelle. Wow! Non pensiate di esservi persi una clamorosa notizia politica. Fico non è il barbuto presidente della commissione di vigilanza della Rai, quello che a Rimini ha guastato la festa per l’incoronazione di Di Maio a candidato premier. Sì, Fico è anche lui, ma il Fico che resta indigesto ai grillini di Cattolica è quello apparecchiato a Bologna da Oscar Farinetti, il patron di Eataly. L’ultima iniziativa imprenditoriale di Farinetti e le precedenti possono piacere o non piacere, c’è chi si esalta nel pagare a caro prezzo ciò che ovunque trova a un costo inferiore; c’è chi lo considera un modo geniale per valorizzare il made in Italy gastronomico, e chi invece lo considera una fregatura. Tutte legittime opinioni. Quella che ci mancava era la notizia che tutto questo fosse contrario ai valori del Movimento 5 Stelle e che pertanto meritasse una censura. Chissà. Forse un riflesso condizionato a sentir la parola Fico….
Una censura molto gentile ed educata, per carità, non pensate ai processi di staliniana memoria. Il sindaco Mariano Gennari ha chiesto al suo assessore al turismo, Nicoletta Olivieri, se poteva cancellare dalla pagina Facebook il post che immortalava la visita compiuta a Fico. Visita compiuta non in quanto privata cittadina ma alla guida di un gruppo di operatori economici di Cattolica. «Un’opportunità per fare conoscere alle categorie un nuovo asset del territorio e i servizi forniti dallo shuttle che collega gli alberghi di Cattolica con l’aeroporto», ha dichiarato l’assessore. Però quella foto scattata a Fico irritava i consiglieri pentastellati e contraddiceva i valori del Movimento.
Di Maio ogni giorno dichiara in TV che, con i 5 Stelle, gli italiani finalmente avranno un governo né di destra né di sinistra. Di che cosa, lo dirà forse nel successivo giro di dichiarazioni. Intanto prendiamo atto che – Cattolica docet – i 5 Stelle sono l’ultimo fenomeno ideologico rimasto sulla piazza politica. Nemmeno i Liberi Uguali di Bersani e D’Alema, che hanno evitato di chiamarsi sinistra, li raggiungono. La censurata visita a Fico documenta che un’iniziativa imprenditoriale non è valutata per i suoi valori economici (Crea occupazione? Genera ricchezza?) ma per la consonanza con le direttive della Casaleggio & Associati. Tutto poteva essere risolto con una battuta ad una riunione di maggioranza. No, i grillini hanno voluto strafare e preteso addirittura un gesto di ‘riparazione’ pubblico. L’assessore ha gravemente offeso la nostra sensibilità, l’assessore deve riparare; in un certo senso coerenti con la propria impostazione che non promette, come ci si aspetterebbe da ogni protagonista del dibattito democratico, una maggiore libertà del cittadino, ma un maggior controllo. Purché naturalmente chi deve controllare abbia il necessario patentino; e chi sia autorizzato a rilasciarlo non serve dirlo.
Una volta questo lo si chiamava controllo ideologico delle opinioni. Non sappiamo che nome abbia assunto ai tempi della mitologia della Rete. I grillini di Cattolica potrebbero spiegarcelo
Crisi edilizia, Pesaresi: subito la rigenerazione urbana
È vero, non siamo ancora usciti dal lungo tunnel della crisi nel settore dell’edilizia. La conferma viene da Ulisse Pesaresi, presidente del Collegio Costruttori di Confindustria. È anche vero che il 2017, che nei mesi iniziali sembrava poter essere di ripresa, si è invece rivelato addirittura peggiore. Con i dati aggiornati, se si prende come punto di riferimento il 2008, si vede che rispetto ad esso il calo delle ore lavorate nella provincia di Rimini non è stato del 50 per cento (come hanno detto di recente i sindacati) ma addirittura del 60 per cento. Una ecatombe.
“Dal 2008 ad oggi – spiega Pesaresi – ha chiuso il 50 per cento delle imprese. Ma il punto è che quelle che sono rimaste in piedi si sono impoverite. Sono riuscite a sopravvivere, ma lavorano di meno, non hanno consistenti volumi di attività”.
Perché l’edilizia non segue il trend della flebile ripresa che pure viene registrata in altri settori? “Si è detto giustamente – afferma Pesaresi – che bisogna fermare il consumo di suolo e che bisogna puntare sulla rigenerazione urbana. Solo che a parte i discorsi, che tutti ripetono, di concreto non si vede nulla. Vogliamo realizzare una città bella, attraente, vivibile sia per turisti che per i residenti’ Bene, gli investimenti pubblici che a Rimini l’amministrazione sta realizzando devono essere solo una faccia della medaglia. L’altra è rappresentata dal comparto privato. Anche i privati cittadini devono poter avere gli strumenti per compiere i loro investimenti”.
È anche una questione di tempo. “Se non si interviene subito su palazzi e pezzi i città che hanno bisogno di essere rinnovati – osserva il presidente del Collegio Costruttori – il degrado avanza. Se un cittadino non interviene mai sul proprio appartamento, non è che la situazione rimane invariata, l’immobile invecchia e mostra sempre più i segni del degrado”.
La prossima settimana il consiglio regionale licenzierà la nuova legge urbanistica regionale, che fra i propri obiettivi ha proprio quello di favorire la rigenerazione urbana. “La legge va bene, ma bisogna poi che i Comuni siano celeri nell’applicarla. E che, soprattutto, introducano quelle premialità che solo possono indurre i privati ad investire. Su questo bisogno essere molto chiari, senza premialità non si muove niente. Adesso che non c’è più la rendita immobiliare, che non si può contare su un graduale aumento di valore degli immobili, occorre che gli investimenti siano subito remunerativi, o che almeno se spendi cento incassi subito altrettanto”.
Secondo Pesaresi bisogna subito mettersi al lavoro. Anche perché, oltre alla rigenerazione urbano, c’è l’altro grande capitolo dell’adeguamento sismico degli immobili, sia i palazzi residenziali che gli alberghi. “La maggior parte – ricorda – sono stati costruiti prima delle attuali norme antisismiche”. E un altro importante aspetto è quello dell’efficienza energetica.
Pesaresi auspica pertanto un rapporto trasparente e chiaro fra amministrazione e privati che possa dare il via ad effettive esperienze di rigenerazione urbana. “Ciò che è interessante non è tanto la riqualificazione di u singolo palazzo, ma intervenire almeno su un isolato, dare il segno evidente di una città che si rinnova”.
Entro il 2018 smaltiti 600 condoni. Erbetta: finalmente un metodo meritocratico
Saranno smaltite entro il 31 dicembre 2018, cioè in un anno, le 660 richieste di condono ancora inevase.
L’amministrazione comunale ha predisposto un programma che – sottolinea il capogruppo di Patto Civico Mario Erbetta, - si basa soprattutto sui criteri di produttività e di meritocrazia.
I dipendenti comunali impegnati in tale attività procedere con step di 120 pratiche da evadere ogni tre mesi. Sooo se rispetteranno i tempi, riceveranno l’incentivo stabiito. Per arrivare al risultato la giunta ha stanziato circa 68 mila euro più il costo dei contributi. Un reale “investimento” visto che si pensa che dall’espletamento delle pratiche possa arrivare un incasso di un milione di euro.
“ La storia dei condoni degli anni 80/90 – spiega Erbetta - è stata un procedere alluvionale di pratiche e di errori commessi dai tecnici, che ne lavoravano a migliaia in poco tempo a scapito della qualità, e dagli enti pubblici che hanno appaltato le lavorazioni degli stessi in un primo momento per poi doverci tornare sopra a distanza di decine di anni. Il tutto contornato da atti notarili effettuati citando condoni mai approvati sugli immobili ceduti. E' stata ed è ancora una situazione assurda che in caso di diniego oggi di un condono fatto nel 1985 rischierebbe a distanza di oltre 30 anni rendere nulli tutti gli atti di compravendita effettuati. Una situazione su cui bisognava dare certezza e questa delibera va nel senso giusto”.
“Pertanto un grosso ringraziamento è dovuto all'Assessore Frisoni e al dirigente Piacquadio, che recependo le nostre istanze e quelle degli ordini professionali, hanno dato un'aria nuova nell'ufficio tecnico comunale che solo un'anno fa era nel marasma più completo, con questo provvedimento che fa seguito al piano triennale di digitalizzazione delle pratiche e all'organizzazione più fluida dell'accesso agli uffici”. conclude Mario Erbetta.
Renzi liquida il Parco del Mare di Gnassi (e dei privati)
Se le linee progettuali del Parco del Mare le deve stendere, adesso, lo studio Miralles Tagliabue di Barcellona, fino ad oggi di cosa abbiamo parlato? E, soprattutto, che fine ha fatto il progetto preliminare di infrasstrura verde urbana approvato dalla giunta nell’aprile 2016 e presentato in Regione per concorrere ad avere i 2,85 milioni di finanziamenti europei (poi ottenuti)? Sono alcune delle nuove, numerose, domande formulate dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Gioenzo Renzi, che in mattinata ha tenuto una conferenza e stasera in consiglio comunale presenterà una interrogazione.
Lo scenario disegnato da Renzi trasforma il Parco del Mare in una sorta di Vietnam per il sindaco Andrea Gnassi, il quale farà probabilmente molta fatica a uscire indenne dalla giungla che lui stesso ha contribuito a creare. Renzi alla fine se lo auspica (cioè che Gnassi fallisca), perché a lui il Parco del Mare, dall’idea iniziale ad oggi, non è mai piaciuto nemmeno un po’.
Nel pentolone dove si confeziona la posizione magica che decreterà l’addio al Parco del Mare Renzi infila una moltitudine di ingredienti, alcuni fondamentali, altri di contorno, e non è sempre facile agganciare il bandolo della matassa.
Ci proviamo. Rispetto a una decina di giorni fa, quando Renzi, visto anche il fuggi fuggi dei bagnini, aveva già intonato il de profundis, la novità è che il consigliere è andato a guardare con la lente di ingrandimento il bando con cui il Comune ha affidato il 25 ottobre scorso allo studio di Barcellona l’incarico di tracciare le linee architettoniche e paesaggistiche del Parco del Mare. Significa che fino ad ora abbiamo parlato del nulla? Che il famoso (e pere Renzi famigerato) rendering di piazza Cavour con dune di cemento armato coperte dal verde va definitivamente in archivio? Sembra proprio di sì, sostiene Renzi. Niente di male, se non fosse che in questo modo va in archivio anche il progetto preliminare che è servito per ottenere i finanziamenti europei, i famosi 2,85 milioni che devono essere spesi entro il 2019 (altrimenti vanno in fumo). Con il rischio, aggiunge Renzi, che se il progetto va in archivio e viene sostituito da quello Miralles Tagliabue, che per forza di cose sarà diverso, si perdano anche i suddetti finanziamenti. Esiste già un caso, la pista ciclabile sul lungomare: progetto presentato e finanziato, ma poi il Comune ha perso i finanziamenti quando il progetto è stato cambiato.
E se fosse questa la vera intenzione dell’amministrazione? La spia del “gomblotto”, per Renzi, sta nel fatto che nel bando di gara attraverso cui si è arrivati alla Tagliabue era esplicitamente dichiarato che il progetto non intende avvalersi di finanziamenti europei. Tombola, esclama Renzi.
Il sindaco Gnassi ha bisogno di tempo per il suo Parco del Mare. L’incertezza sulla Bolkestein frena o manda i bagnini in riturata, le negoziazioni con i privati si rivelano più complesse, c’è comunque il rischio che entro il 2019 non si riesca a concludere. Allora tanto vale perdere i finanziamenti europei, se però c’è la possibilità di attendere quelli, più sostanziosi, dei privati che, se aderiscono, pagano fior di milioni per oneri di costruzione e diritto di superficie. A questo punto si arriva a quello che, secondo Renzi, è comunque il peccato di origine del Parco del Mare, il coinvolgimento dei privati. Lui lo chiama “vendita del lungomare ai privati”, e già nella formulazione c’è il giudizio negativo. Lui, anziché questa farraginosa procedura dalla quale si fatica a venire fuori, avrebbe preferito un tradizionale progetto totalmente pubblico, finanziato magari con la vendita delle azioni di Hera.
La verità, secondo Renzi, è che si sta andando verso la paralisi totale. Ecco le domande finale della sua interrogazione: Se con la modifica del Progetto Parco del Mare presentato in Regione e finanziato dal POR-FESR, non si perdano i finanziamenti europei; Se le manifestazioni di interesse degli operatori privati, senza un quadro progettuale certo di riferimento, nella attuale fase della negoziazione, non diventino ancora più problematiche; Se le valutazioni e approvazioni finali delle negoziazioni delle manifestazioni di interesse degli operatori privati non siano a rischio di ricorsi per il rispetto del Codice degli Appalti Pubblici; Se in attesa della approvazione delle negoziazioni, della consegna del nuovo progetto preliminare, della redazione del nuovo progetto definitivo ed esecutivo, dei 6 mesi d’appalto fisiologici per l’esecuzione dei lavori , non diventi difficile la realizzazione dei due tratti di lungomare previsti ( rotonda Grand Hotel-Piazzale Kennedy e Lungomare Spadazzi) entro il 2019, scadenza prevista per non perdere i finanziamenti europei di 2.850.000 euro; Se la procedura di realizzazione del nuovo lungomare quasi totalmente con i soldi incassati dai privati derivanti dalla vendita dei diritti di superficie sul lungomare e l’esecuzione delle opere da parte dei privati sui 2/3 del Lungomare, non paralizzeranno i lavori del nuovo lungomare.
Abbiamo chiesto a Renzi perché in questa battaglia sul Parco del Mare è ancora una volta solitario, perché la conferenza stampa non l’hanno tenuta tutti i gruppi del centrodestra. Se l’è cavata con una battuta: Noi siamo abituati a studiare e ad approfondire i temi”.
Renzi liquida il Parco del Mare di Gnassi (e dei privati)
Se le linee progettuali del Parco del Mare le deve stendere, adesso, lo studio Miralles Tagliabue di Barcellona, fino ad oggi di cosa abbiamo parlato? E, soprattutto, che fine ha fatto il progetto preliminare di infrasstrura verde urbana approvato dalla giunta nell’aprile 2016 e presentato in Regione per concorrere ad avere i 2,85 milioni di finanziamenti europei (poi ottenuti)? Sono alcune delle nuove, numerose, domande formulate dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Gioenzo Renzi, che in mattinata ha tenuto una conferenza e stasera in consiglio comunale presenterà una interrogazione.
Lo scenario disegnato da Renzi trasforma il Parco del Mare in una sorta di Vietnam per il sindaco Andrea Gnassi, il quale farà probabilmente molta fatica a uscire indenne dalla giungla che lui stesso ha contribuito a creare. Renzi alla fine se lo auspica (cioè che Gnassi fallisca), perché a lui il Parco del Mare, dall’idea iniziale ad oggi, non è mai piaciuto nemmeno un po’.
Nel pentolone dove si confeziona la posizione magica che decreterà l’addio al Parco del Mare Renzi infila una moltitudine di ingredienti, alcuni fondamentali, altri di contorno, e non è sempre facile agganciare il bandolo della matassa.
Ci proviamo. Rispetto a una decina di giorni fa, quando Renzi, visto anche il fuggi fuggi dei bagnini, aveva già intonato il de profundis, la novità è che il consigliere è andato a guardare con la lente di ingrandimento il bando con cui il Comune ha affidato il 25 ottobre scorso allo studio di Barcellona l’incarico di tracciare le linee architettoniche e paesaggistiche del Parco del Mare. Significa che fino ad ora abbiamo parlato del nulla? Che il famoso (e pere Renzi famigerato) rendering di piazza Cavour con dune di cemento armato coperte dal verde va definitivamente in archivio? Sembra proprio di sì, sostiene Renzi. Niente di male, se non fosse che in questo modo va in archivio anche il progetto preliminare che è servito per ottenere i finanziamenti europei, i famosi 2,85 milioni che devono essere spesi entro il 2019 (altrimenti vanno in fumo). Con il rischio, aggiunge Renzi, che se il progetto va in archivio e viene sostituito da quello Miralles Tagliabue, che per forza di cose sarà diverso, si perdano anche i suddetti finanziamenti. Esiste già un caso, la pista ciclabile sul lungomare: progetto presentato e finanziato, ma poi il Comune ha perso i finanziamenti quando il progetto è stato cambiato.
E se fosse questa la vera intenzione dell’amministrazione? La spia del “gomblotto”, per Renzi, sta nel fatto che nel bando di gara attraverso cui si è arrivati alla Tagliabue era esplicitamente dichiarato che il progetto non intende avvalersi di finanziamenti europei. Tombola, esclama Renzi.
Il sindaco Gnassi ha bisogno di tempo per il suo Parco del Mare. L’incertezza sulla Bolkestein frena o manda i bagnini in riturata, le negoziazioni con i privati si rivelano più complesse, c’è comunque il rischio che entro il 2019 non si riesca a concludere. Allora tanto vale perdere i finanziamenti europei, se però c’è la possibilità di attendere quelli, più sostanziosi, dei privati che, se aderiscono, pagano fior di milioni per oneri di costruzione e diritto di superficie. A questo punto si arriva a quello che, secondo Renzi, è comunque il peccato di origine del Parco del Mare, il coinvolgimento dei privati. Lui lo chiama “vendita del lungomare ai privati”, e già nella formulazione c’è il giudizio negativo. Lui, anziché questa farraginosa procedura dalla quale si fatica a venire fuori, avrebbe preferito un tradizionale progetto totalmente pubblico, finanziato magari con la vendita delle azioni di Hera.
La verità, secondo Renzi, è che si sta andando verso la paralisi totale. Ecco le domande finale della sua interrogazione: Se con la modifica del Progetto Parco del Mare presentato in Regione e finanziato dal POR-FESR, non si perdano i finanziamenti europei; Se le manifestazioni di interesse degli operatori privati, senza un quadro progettuale certo di riferimento, nella attuale fase della negoziazione, non diventino ancora più problematiche; Se le valutazioni e approvazioni finali delle negoziazioni delle manifestazioni di interesse degli operatori privati non siano a rischio di ricorsi per il rispetto del Codice degli Appalti Pubblici; Se in attesa della approvazione delle negoziazioni, della consegna del nuovo progetto preliminare, della redazione del nuovo progetto definitivo ed esecutivo, dei 6 mesi d’appalto fisiologici per l’esecuzione dei lavori , non diventi difficile la realizzazione dei due tratti di lungomare previsti ( rotonda Grand Hotel-Piazzale Kennedy e Lungomare Spadazzi) entro il 2019, scadenza prevista per non perdere i finanziamenti europei di 2.850.000 euro; Se la procedura di realizzazione del nuovo lungomare quasi totalmente con i soldi incassati dai privati derivanti dalla vendita dei diritti di superficie sul lungomare e l’esecuzione delle opere da parte dei privati sui 2/3 del Lungomare, non paralizzeranno i lavori del nuovo lungomare.
Abbiamo chiesto a Renzi perché in questa battaglia sul Parco del Mare è ancora una volta solitario, perché la conferenza stampa non l’hanno tenuta tutti i gruppi del centrodestra. Se l’è cavata con una battuta: Noi siamo abituati a studiare e ad approfondire i temi”.
Novembre 2017, bagnini in fuga dal Parco del Mare
Novembre 2017, bagnini in fuga dal Parco del Mare. Questo il primo film in programmazione. Il secondo ha invece questo titolo: Elezioni 2018, è cominciata la campagna elettorale.
Dopo la cooperativa bagnini di Mauro Vanni, anche il Consorzio balneari della Confesercenti ha preso la parola per dire che non ci sono le condizioni perché i bagnini possano aderire al Parco del Mare. “Anche io, insieme ad altri colleghi – spiega il presidente Paolo Pezzei – avevo presentato la manifestazione di interesse e preparato un progetto. Ci ho investito anche dei soldi. L’idea del Parco del Mare mi piace moltissimo, sono convinto della necessità di intervenire sul lungomare che è sempre lo stesso da decenni. Dobbiamo però prendere atto che non ci sono le condizioni”.
E la prima condizione, per i balneari di Confesercenti, è la mancata di certezza circa il destino delle concessioni demaniali e la loro durata. Qui si innesta il secondo film in programmazione in Riviera. A Riccione c’è stata l’assemblea di Assobalneari e gli esponenti politici di centrodestra sono arrivati per assicurare che faranno di tutto per opporsi alle evidenze pubbliche. Il senatore Maurizio Gasparri ha mandato un audiomessaggio in cui annuncia che proporrà di inserire l’abolizione della Bolkestein nel programma elettorale della coalizione. Come se il parlamento italiano potesse, unilateralmente, cambiare una direttiva europea.
L’unica certezza, al momento, è l’assoluta incertezza circa la possibilità che il Senato, dopo la Camera, riesca ad approvare la legge delega di riordino della materia prima che vengano sciolte le camere. I bagnini sono in fuga dal Parco del Mare perché secondo loro, prima di investire, è indispensabile sapere se avranno ancora in mano la concessione demaniale e per quanto tempo. “Per spostare dall’arenile al lungomare parte dei volumi delle cabine e realizzare un ristobar – afferma Pezzei – come minimo di vogliono 400 mila euro, senza poi contare i costi della concessione comunale e l’occupazione di suolo pubblico. Tutto questo per realizzare un manufatto che dopo trent’anni torna di proprietà del Comune. Per noi l’unica possibilità di ammortizzare l’investimento è poter continuare a gestire la spiaggia. Ma su questo punto, purtroppo, non ci sono certezze”.
Sembra essere del tutto scomparso l’argomento che, all’inizio del dibattito sul Parco del Mare, l’amministrazione comunale introduceva in modo più o meno esplicito: se i bagnini aderiscono al Parco del Mare, se trasferiscono i loro servizi sul lungomare, chi avrà mai interesse a fare la gara per una concessione in qualche modo monca? “Questa è una bugia – afferma senza mezzi termini Pezzei – Noi l’abbiamo fatta verificare a fior di studi legali competenti. Una concessione non ha alcun valore senza servizi e i servizi annessi alla concessione devono necessariamente restare sull’arenile. Il discorso è chiuso”.
I balneari della Confesercenti, in una recente nota, hanno anche sollevato il tema dei finanziamenti. “Vogliamo ricordare – chiarisce Pezzei – che al momento non c’è uno straccio di finanziamento a cui attingere per chi decide di investire. Nemmeno qualcosa come la legge regionale 40 che abbatte di tre punti i tassi di interesse”. L’altro argomento sollevato è la mancanza di un quadro urbanistico certo. “Non si sa quali siano le norme, le autorizzazioni necessarie. Come faccio a firmare la fidejussione che mi chiede il Comune, senza un preciso quadro di riferimento? Nemmeno la banca me la accetta. Al momento l’unico strumento vigente è il Piano dell’arenile, che però è rimasto lettera morta. Bisognerebbe chiedere all’amministrazione che fine ha fatto. Alcuni colleghi hanno da tempo presentato progetti secondo le linee del Piano e non hanno mai avuto risposta”.
Lo snodo fondamentale resta quello delle concessioni. Nemmeno quando sono state presentate le famose manifestazioni di interesse, vi era certezza sul loro futuro. È anche vero che le manifestazioni di interesse non sono impegnative, adesso che i nodi vengono al pettine (il Comune sta cercando di chiudere gli accordi per i tratti da piazzale Fellini a Piazzale Kennedy, e lungomare Spadazzi) i bagnini fanno i loro conti e tendono a ritirare la disponibilità offerta. Non è ben chiaro come stia reagendo l’amministrazione comunale; a livello pubblico, ufficiale, la consegna è del silenzio “perché sono in corso trattative private” , probabilmente si farà ricorso a tutti i possibili mezzi di moral suasion. Anche perché nel concept stesso di Parco del Mare erano insiti il coinvolgimento dei bagnini e i cambiamenti anche nell’organizzazione della spiaggia. Si può fare il Parco del Mare anche senza i bagnini, ma indubbiamente risulterebbe monco.
Parco del Mare. Mauro: il nodo irrisolto della viabilità
La viabilità del Parco del Mare rimane un oggetto misterioso. Cosa dovrebbe succedere quando tutto il lungomare da piazzale Fellini e Miramare sarà escluso dal traffico veicolare? Quando si pone questa domanda, il sindaco Andrea Gnassi risponde che la viabilità nella zona a mare della ferrovia sarà una risultante di molti fattori che vanno presi in considerazione: il “fila diritto”, l’avvio del Trc, gli interventi per la fluidificazione del traffico sulla Statale 16, i cambiamenti di abitudine che necessariamente dovranno assumere i cittadini. Lo stesso discorso vale per i parcheggi: l’assessore Roberta Frisoni assicura sempre che ci saranno: fatti dal pubblico o dai privati, a raso o sotterranei, in quella zona o in quell’altra i posti auto non mancheranno ma non esiste un piano complessivo della sosta che indichi luoghi e numeri.
La materia viabilità e parcheggi dopo il Parco del Mare è un magma in divenire e non si capisce chi ne stia tirando le fila, e se ci sia qualcuno che lo stia facendo. Si sa che a una società di Perugia, la Transport Planning Service, è stato assegnato un incarico per studiare come dovrà essere modificato il trasporto pubblico nella zona a mare, una volta che il filobus sarà andato in pensione e sarà partito il Trc. Si è capito che il gruppo degli architetti capitanato dallo Studio Tagliabue, al quale è stato dato l’incarico di “disegnare” il Parco, dovrà dire qualcosa anche sulla mobilità.
“A me sembra – osserva Gennaro Mauro, consigliere comunale di opposizione del Movimento nazionale per la sovranità - che il sindaco Gnassi punti tutto sul cambiamento delle abitudini dei cittadini senza dare il dovuto peso agli interventi strutturali. Non viene mai fatto uno studio scientifico sui flussi di traffico, dal quale possono arrivare indicazioni precise. Lo si è visto anche nel progetto del lungomare di Rimini Nord, che avrà notevoli ripercussioni sulla viabilità delle zone di Torre Pedrera e Viserba, dove non è stato fatto alcuno studio per verificare l’impatto delle scelte che venivano prese”.
A Rimini Nord il problema era anche che non si poteva derogare di un centesimo dal contributo ricevuto dallo Stato nell’ambito dei programmi dedicati alle periferie. D'altra parte il Comune non aveva individuato risorse proprie e dunque per fare qualche intervento migliorativo della viabilità che non c‘erano altri soldi.
Ma torniamo a Rimini Sud. “Lo schema di Gnassi – afferma Mauro – è la circolazione a stanze, con il “fila diritto” come unico asse per arrivare da Marina Centro a Riccione. Ci sono molte criticità che non vengono prese in considerazione. A me, per esempio, sembra impossibile che si possa andare ad una completa eliminazione della linea 11 del Trc. Le stazioni del Trc sono poche e molto distanti una dall’altra. E sono tute sopra la ferrovia. Resta un problema di collegamento all’interno della zona mare”.
Mauro sostiene inoltre che l’eliminazione totale della viabilità sul lungomare avrà ripercussioni negativi sui viali delle Regine, dove sarà convogliato gran parte del traffico veicolare. “Abbiamo invece bisogno che anche quella parte della città sia riqualificata, soprattutto dal punto di vista commerciale. Sul lungomare ci saranno soprattutto bar e ristoranti, la passeggiata commerciale resterà su viale Regina Margherita e viale Regina Elena. Il sistema commerciale dei due viali potrebbe essere valorizzato da un ampliamento dello spazio pedonale, un intervento che è possibile solo se si mantiene il traffico di veicoli sul lungomare. Si potrebbe immaginare il Parco del Mare solo in parte sul tracciato stradale ed esteso nelle due fasce più pregiate, dalla strada alle cabine e dalle cabine alla linea degli ombrelloni. Ci sarebbe sufficiente spazio per verde, camminamenti pedonali, piste ciclabili, campi da gioco, e così via!”.
Ma ormai il treno del Parco del Mare, così come lo vuole il sindaco, senza traffico sul lungomare, è partito. “Rischia però di schiantarsi. Mi pare che gli amministratori sottovalutino il ritiro dei bagnini. Vedremo cosa rimane di concreto quando si sarà conclusa la fase di negoziazione con i privati. Non sono fra coloro che auspicano un fallimento del Parco del Mare; sostengo che vada realizzato ma sono necessari alcuni correttivi, altrimenti il treno rischia di deragliare”.