Sovranisti e no, anche a Rimini diluvio di reazioni sui social
Non appena si è diffusa la notizia della rinuncia di Giuseppe Conte a formare il cosiddetto “governo del cambiamento” si è scatenata anche a livello locale la reazione sui social. Senza bisogno di aspettare le parole d’ordine dei rispettivi leader di riferimento, tutti si sono cimentati a commentare la drammatica crisi istituzionale. Un corposo antipasto, per i toni e gli argomenti usati, del menu che sarà servito in campagna elettorale. I primi a muoversi sono stati i “sovranisti”, mobilitati a gridare al golpe, all’attentato alla sovranità popolare, ad accusare Mattarella di obbedire ai mercati e alla Germania invece di servire il popolo italiano. Tutti si sono scoperti politici navigati, costituzionalisti, giuristi insigni. C’è chi si è sentito subito eccitato dalla possibilità di scendere in piazza per difendere il voto popolare contro l’usurpatore Mattarella. Commenti spesso sopra e fuori le righe. Dopo l’ondata dei “sovranisti”, sono scesi in campo i difensori dell’operato di Mattarella, pronti a smascherare il vero intento di Salvini e della Lega, cioè di lucrare sull’inevitabile ricorso alle urne.
Senza addentrarci nei commenti delle opposte “tifoserie”, diamo un’occhiata ad alcune reazioni più meditate o istituzionali. Sulle pagine Facebook dei parlamentari locali, ad intervenire sono stati solo i 5 Stelle Giulia Sarti e Marco Croatti. La deputata profetizza: “Mattarella e tutti gli altri hanno solo rinviato l'inevitabile. Il Governo del vero cambiamento gli pioverà addosso”. Nessun commento, invece, da parte di Elena Raffaelli (Lega) e di Antonio Barboni (Forza Italia), il cui ultimo post si riferisce alla finale di Champions League con gli onori al Real Madrid.
Poiché tutti si improvvisano costituzionalisti e pensano di conoscere a menadito le prerogative che l’art. 92 della Costituzione assegna al Presidente della Repubblica, ecco che l’avvocato Roberto Biagini, ex assessore, pubblica un ventaglio delle diverse interpretazioni che i veri costituzionalisti hanno dato di quell’articolo.
A sinistra, dalle parti del Pd, si notano commenti di vario tipo. Sabrina Vescovi centra un argomento che bisognerà seguire attentamente. A suo giudizio “serve aprire gli occhi sullo sciacallo della politica moderna: Matteo Salvini. Si è mangiato il Movimento Cinque Stelle. Per rimanere nella sua campagna elettorale permanente. Il danno più grave che si possa fare al paese”
Maurizio Melucci attacca: “L'argomento 5 Stelle e Lega è: il governo lo fanno i mercati e i poteri forti. Errore. I governi in Italia si fanno rispettando il Parlamento e la Costituzione Italiana. Questa volta siamo arrivati alla farsa. Di Maio e Salvini non si mettono d'accordo su chi doveva fare il Premier e mettono un professore. Poi impongono pubblicamente i ministri ed in particolare Savona. Se ne fregano del ruolo del Presidente del Consiglio incaricato e del Presidente della Repubblica. Mattarella ha fatto benissimo non bene. Ha difeso la Costituzione Italiana”. La fine del governo giallo-verde ha fatto rialzare la testa ai renziani all’insegna del “chi aveva visto giusto?” Melucci ne ha anche per loro: “Nel Pd tutti impegnati a rivendicare, con la testa rivolta al passato, su chi aveva ragione: sui 5 Stelle, sul Governo 5 stelle-Lega sulle riforme ecc.. Difficile pensare di fare politica in questo modo mentre c’è chi aizza le piazze contro il presidente della Repubblica”.
Si distingue l’ex presidente della Provincia Stefano Vitali: “Per quello che può contare il mio parere oggi è stato fatto un errore tremendo!!”. Si riferisce al fatto che il veto su Savona consentirà a Lega e 5 Stelle di fare una campagna elettorale all’incasso di consensi. Sulla stessa linea il consigliere comunale Simone Bertozzi: “Mattarella si è mosso in punta di diritto. Le prerogative del Presidente sono abbastanza labili, soprattutto sulla scelta dei ministri, e il confine è sottile. Ma politicamente era giusto che questo Governo, forse il peggiore (sulla carta) che la storia repubblica conosca, potesse vedere la luce. E svelare al mondo la sua vera faccia. Perché con le parole son tutti buoni”.
L’ex grillino Luigi Camporesi, sempre molti critico e caustico nei confronti degli ex compagni di viaggio, commenta: “Qualcuno spieghi a Di Maio che Giorgetti li ha infilzati come dei polli. Anche a Casaleggio e a Grillo magari. Gli dicano anche che non si può andare a piangere da Fazio strillando cazzate come l'impeachment perché te le hanno date per la strada della politica”.
Dalle parti di Forza Italia si notano due reazioni, quella del coordinatore Giulio Mignani che ricorda come la riforma costituzionale di Berlusconi del 2006 delegava al premier il potere di nominare e revocare i ministri. “Quella a cui voi avete votato contro”. Non si capisce a chi si riferisca con quel voi, Non certo ai 5 Stelle non ancora nati, non certo alla Lega che sosteneva Berlusconi. Forse gli elettori? Chissà.
Il capogruppo in consiglio comunale a Rimini Carlo Rufo Spina plaude già al governo Cottarelli: “Un governo che mi piace molto ma che non avrà, salvo incredibili colpi di scena, maggioranza parlamentare e che quindi non dovrebbe mai entrare in pienezza di poteri. Governo che però gestirà il paese fino alle prossime elezioni, a questo punto in autunno? Nel 2019? Tutto può essere”. Ma se la prende anche con Mattarella perché “Il Presidente della Repubblica ha fatto apertamente politica, e questo non è consentito.Credo che queste sue azioni avranno delle inevitabili conseguenze”.
E mentre c’è chi, vista la situazione del Paese, posta la preghiera di Giovanni Paolo II per l’Italia, c’è anche chi ha decido di riderci un po’ sopra. È il caso di Fabio Galli che riprende una battuta del sito Spinoza: “Fossi Cottarelli, stasera darei una controllata al curriculum”.
Scontro fra Gnassi e Erbetta: il nodo Hera agita la maggioranza
Acque agitate nella maggioranza di centro-sinistra che sostiene il sindaco Andrea Gnassi. C’era da aspettarselo dopo l’offensiva scatenata dal capogruppo di Patto Civico Mario Erbetta e dopo le prese di posizioni di alcuni consiglieri (vedi Davide Frisoni).
Dietro le quinte del consiglio comunale è andato in scena ieri un epico scontro fra il sindaco Gnassi, visibilmente irritato (per usare un eufemismo) dalle ultime iniziative del capogruppo di Patto Civico, e, appunto, lo stesso Erbetta.
Il casus belli sono i due ordini del giorno presentati per istituire le unità cinofile nella polizia municipale e per sollecitare l’indizione di un bando per assegnare la raccolta rifiuti, visto che l’incarico ad Hera è in prorogatio dal 2011. Erbetta sperava che tutti i capigruppo, di maggioranza e minoranza, sottoscrivessero gli ordini del giorno, ma così non è stato. Sulla sua iniziativa si è messo di traverso il Pd che ha sollevato questioni di metodo: Erbetta doveva prima confrontarsi all’interno della maggioranza e non procedere in modo solitario. L’ordine del giorno su Hera aveva avuto anche l’adesione di Gianfreda e Pasini (in maggioranza), e dei capigruppo della minoranza, ad eccezione di Marzio Pecci, della Lega, secondo il quale il documento doveva essere presentato da tutti. Motivazioni formali, come quelle del Pd.
La vicenda ha i suoi aspetti grotteschi. Risulta che Erbetta si sia mosso vedendo che, dopo tre settimane, nessun altro aveva deciso di prendere sul serio l’indicazione arrivata dallo stesso assessore al bilancio Gian Luca Brasini. Chiudendo il dibattito sul bilancio 2018, che conteneva l’aumento delle tariffe per i rifiuti, Brasini aveva invitato il consiglio a votare un ordine del giorno che sollecitasse l’amministrazione a fare i passi necessari perché sia indetta una gara. Erbetta, che vede nella gara il solo mezzo per strappare un costo inferiore e quindi evitare di ricaricare sui cittadini, ha deciso di muoversi in prima persona.
Allo stesso modo è curioso che si debba presentare un ordine del giorno (e che il Pd si opponga) per sollecitare l’attuazione di una delibera (quella sui cani della polizia municipale) che era stata approvata nel 2014 dalla giunta Gnassi.
I due ordini del giorno, mancando il consenso unanime di tutti i capigruppo, non sono stati discussi nella seduta di ieri sera ma saranno esaminati in una delle prossime.
Comunque già martedì, in commissione e poi in consiglio, si tornerà a discutere di Hera. Sarà infatti proposta al voto la conferma del patto di sindacato fra i soci pubblici per il triennio che va dal 2018 al 2021. L’adesione al patto di sindacato obbliga a non vendere le proprie azioni in modo che rimanga la maggioranza pubblica della società. Il Comune di Rimini vedrà bloccate per tre anni circa 18 milioni e mezzo di azioni, mentre potrà venderne una piccola quota, che al prezzo degli ultimi 30 giorni, vale oltre 5 milioni e mezzo di euro. Il tema che si riprone è quello del corto circuito fra controllante e controllato, visto che il socio Comune di Rimini è anche quella che compra da Hera il servizio di raccolta rifiuti.
Nonostante lo scontro serale con il sindaco Gnassi, Erbetta non ha comunque rinunciato a far conoscere la sua opinione su temi che lo vedono in posizione diversa da quella perseguita dall’amministrazione (ed anche dall’associazione albergatori). Lo spunto per l’intervento sono appunto le dichiarazioni della confermata presidente Patrizia Rinaldis alla guida dell’AIA.
“La sua presa di posizione sugli alberghi marginali, quelli con meno di 20 camere - scrive il capogruppo di Patto Civico - mi lascia molto perplesso. Niente appartamenti in zona turistica vuol dire non dare la possibilità ad alberghi piccoli vetusti e fatiscenti di rigenerarsi magari riducendo anche la loro cubatura. Mi spiego meglio. Ora a Rimini abbiamo un centinaio di pensioni stamberga di meno di 20 camere che nulla hanno di antisismico e sono totalmente fuori mercato. Esteticamente un pugno in occhio al turista. Queste pensioni non possono fare parte della visione della nuova Rimini con la creazione parco del mare. Rappresentano la Rimini degli anni 60/70 lontana dal turista di oggi. Bisogna quindi procedere alla rigenerazione urbana di tali stabili e per farlo bisogna dare la possibilità ai proprietari anche di convertire le strutture in appartamenti residenziali. Ma non mini appartamenti estivi da affittare che potrebbero essere una seria speculazione ma appartamenti di minimo 80 mq per ripopolare anche il lungomare d'inverno. In pratica da un albergo di 20 camere anche riducendo la cubatura si potrebbero ottenere 2/3 appartamenti che il proprietario potrebbe adibire ad abitazione per i suoi figli o familiari. I vantaggi sono molteplici: rigenerazione urbana con standard antisismici e di risparmio energetico, aiuto al settore edile in piena crisi, nessun aumento volumetrico ma riduzione della capacità edificatoria, riqualificazione di zone ad oggi degradate. Il tutto nella piena visione del nuovo parco del mare”.
È uno dei nodi che prima o poi dovrà venire al pettine. Devono essere emessi i provvedimenti di attuazione del Rue e del Psc e deve essere recepita la nuova legge urbanistica regionale.
Cultura e rifiuti, Patto Civico si muove. Verso dove?
C’è molto movimento dalle parti di Patto Civico. Ancora non è chiaro se si tratta di “normale amministrazione” o se alcuni interventi emersi in questi giorni sono il segnale di lavori in corso sotto traccia, la punta di un iceberg che ha molto più di sommerso. Possono essere rubricati come il semplice tentativo di ricordare la propria esistenza, ma posso essere letti anche come una presa di distanza dall’alleato Pd, l’inizio di una lunga marcia verso lidi nuovi tutti da definire.
Entriamo nel merito e così sarà più chiaro il ragionamento. Ieri il consigliere comunale Davide Frisoni, che è anche presidente della commissione cultura, ha pubblicato sul proprio profilo Facebook alcune note per chiedere la parola fine al finanziamento dei centri sociali (Casa Madiba e dintorni, per capirci) che costano alle casse del Comune oltre 100 mila euro all’anno.
“Tema scottante –riconosce Frisoni - perché da sempre nella nostra città, quello è considerato un bacino di voti importante. Ma io sono dell'idea che dare le cose gratis, non educa chi le riceve e lo de-resposabilizza. Infatti non solo occupano immobili in cui non pagano affitti ma pretendono che gli si paghino anche le bollette e i danni che loro stessi fanno alle strutture e attrezzature messe a loro disposizione”.
Frisoni propone di invertire il percorso. “Vuoi avere la possibilità di usare una struttura o un immobile del Comune? Bene. Ti costituisci in una associazione, cooperativa... Prepari un progetto culturale e poi fai la richiesta. A quel punto il Comune decide se mettere a bando la destinazione degli immobili per progetti culturali e lo affida al migliore”. L’uscita di Frisoni non è passata inosservata, ha avuto molti segnali di incoraggiamento, tra cui quello ironico del capogruppo di Forza Italia, Carlo Rufo Spina: “Mi piace quando sposi le mie proposte. Avanti così!”.
Oggi il capogruppo di Patto Civico, Mario Erbetta, annuncia la presentazione in consiglio comunale di un ordine del giorno in cui si invita l’amministrazione a mettere finalmente a bando il servizio di raccolta rifiuti, svolto da Hera in regime di proroga dal 2011. Qui la partita è molto più importante del finanziamento dei centri sociali e coinvolge un servizio essenziale e la politica tariffaria del Comune nei confronti dei cittadini.
“A Rimini –osserva infatti Erbetta - oggi esiste un monopolio di fatto che non consente di sapere quale sia il prezzo giusto per il servizio della raccolta della raccolta rifiuti. Paghiamo all'anno circa 36 milioni di euro più Iva. È il prezzo giusto? Quest'anno siamo stati costretti ad un aumento della Tari del 2.9% a causa dell'alta evasione del tributo. In pratica dei 36 milioni da incassare ne incassiamo di media 8 in meno e circa la metà non riusciamo a recuperarla per vari fattori. Quindi ogni anno abbiamo un passivo di 3 /4 milioni di euro e solo una minima parte vengono recuperati aumentando le tariffe anche perché a voler aumentare le stesse per un recupero totale vorrebbe dire aumentare del 20% e sarebbe un atto scellerato verso i riminesi onesti”
La risposta a questa situazione è mettere a bando il servizio per stabilire “tramite la giusta concorrenza, il prezzo giusto del servizio” e riuscire a “risparmiare qualche milione di euro”. Per questa ragione domani in consiglio comunale Erbetta presenterà un ordine del giorno che impegna l’amministrazione comunale a compiere tutti i passi necessari con Atersir perché vanga finalmente indetta la gara. “Spero che tutti i capigruppo di maggioranza e di minoranza lo firmino per poterlo approvare nella seduta di giovedì anche perché comunque i tempi non saranno brevi”.
Non è l’unica “sfida” che Erbetta domani lancerà ai colleghi della maggioranza. L’altro ordine del giorno da lui presentato chiede che si dia esecuzione ad una delibera del 2014 (sempre sindaco Gnassi) rimasta finora lettera morta: prevedeva l’istruzione di unità cinofile all’interno del corpo di polizia municipale.
Questo movimentismo di alcuni consiglieri di Patto Civico avviene proprio quando il grande ispiratore del gruppo, l’ex deputato Sergio Pizzolante, conduce una riflessione sui possibili scenari futuri (a livello nazionale). Pizzolante si chiede se c’è qualcuno in grado di fare opposizione al nascente governo populista: “Il Centro è sparito e Forza Italia è un partito ormai, purtroppo, non adeguato alla bisogna, alla costruzione non solo di una reazione al populismo, ma della speranza! La speranza che questo ciclo storico non duri abbastanza per precluderne uno meno buio. Un discorso simile lo potremmo fare anche per il Pd. Può nascere da lì la reazione e l'azione neo riformista? Visto il livello del loro dibattito interno....Pd e Fi non hanno più un senso. Purtroppo, politicamente, la Germania è lontana e la Francia ancor di più. Ma qualcosa succederà. Diceva Nenni che in politica non ci sono vuoti”. La domanda è su chi possa riempire il vuoto di una forza politica riformista vista la crisi ormai cronica di Pd e Forza Italia. È un film ancora tutto da girare, e la sceneggiatura dipende molto dagli esiti della prova di governo di Lega e M5S. Che ancora deve cominciare.
Azioni Carim, Credit Agricole riapre i termini per l'offerta
Credit Agricole ha aperto una nuova finestra per l’offerta pubblica di acquisto delle azioni di Carim.
Il nuovo periodo in cui è possibile vendere azioni Carim decorrerà dalle ore 8,30 del 28 maggio e si concluderà alle ore 17,30 del 1 giugno.
Nel periodo di offerta che si è conclusa lo scorso 18 maggio sono state acquistate da Credit Agricole n. 9.930.536 Azioni di Carim, pari al 0,9465% del capitale sociale di Carim e al 64,1484% delle azioni oggetto della relativa Offerta, a fronte di un corrispettivo complessivo di Euro 1.926.523,98, cioè circa 0,20 euro ad azione.
Il relativo corrispettivo sarà pagato agli azionisti il 25 maggio. A quella data Credit Agricole Cariparma deterrà il 96,5922% delle azioni dell’ex banca Carim.
Nei giorni scorsi c’erano comunque stati passaggi di azioni al di fuori dell’offerta: in data 3 maggio 2018 per un numero complessivo di n. 2.018.833 Azioni di Carim, pari allo 0,1924% del capitale sociale e in data 8 maggio 2018 per un numero complessivo di n. 1.524.165 azioni, pari allo 0,1453% del capitale sociale di Carim.
Polizia municipale con unità cinofile: Erbetta rispolvera una vecchia delibera
Il capogruppo di Patto Civco Mario Erbetta insiste nella sua battaglia perchè la polizia municiplae siadotata di un corpo di unità cinofile.
!Da tempo noi di Patto Civico - ha scritto sul suo profilo Facebook - insistiamo sul tema sicurezza e sul maggior pattugliamento del territorio delle forze dell'ordine e della nostra Polizia Municipale. Abbiamo insistito per nuove assunzioni e le abbiamo ottenute. Ora bisogna istituire il corpo cinofilo da due a quattro unita'. Ritengo personalmente fondamentale per una citta' come Rimini avere le unità cinofile che pattuglino il territorio costantemente e giornalmente dalla battigia ai marciapiedi del lungomare al centro storico. Il deterrente verso la criminalità che rappresenta un Cane poliziotto equivale ad almeno all'impiego nello stesso servizio di tre unità umane. La prova l'abbiamo avuta sul campo in questi mesi dove i cani poliziotto della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza hanno ottenuto notevoli successi nella lotta allo spaccio e al degrado al Parco Cervi.
Per questo presenterò giovedì prossimo in Consiglio Comunale un ordine del giorno per la immediata applicazione della delibera n. 22 del 4 febbraio .2014 che prevedeva l'istituzione del corpo cinofilo nella Polizia Municipale. Spero che tutti i capigruppo di Maggioranza e Minoranza la firmino in modo da discuterla nella seduta del consiglio di Giovedì 24 maggio per accelerare i tempi e ottenere che in qualche mese i cani poliziotto inizino a pattugliare il Territorio Riminese".
Un regista riminese sulle tracce della scuola del Trecento
C’è un crocifisso della scuola del Trecento riminese nella chiesa parrocchiale di Misano Adriatico. Ha una storia avventurosa: per anni è stato custodito nella piccola chiesetta dell’Agina (ricostruita dai Cavalieri di malta dopo un terremoto del Settecento), poi è sorta una controversia sui diritti di proprietà e per un certo periodo è sparito, “rapito”da qualcuno dei contendenti. È ricomparso negli anni Novanta, è stato restaurato ed è stato posto nella nuova collocazione. Per il regista riminese Davide Montecchi, autore del documentario “In difesa delle immagini sacre”, dedicato appunto al Trecento riminese, è l’opera che più lo ha emozionato. “Per la forma particolare – spiega – e per la sua storia. È stato oggetto della devozione popolare, la gente del luogo lo portava in processione perché vedesse il mondo. Un ribaltamento di prospettiva molto interessante”.
Il documentario sarà presentato in anteprima nazionale al Cinema Fulgor il 24 Maggio e il 29 Maggio. Montecchi, 36 anni, una lunga esperienza fra Rimini e New York nella produzione di videoclip musicali, l’anno scorso ha firmato il suo primo lungometraggio in inglese con sottotioli in italiano, un thriller intitolato “In a lovely place”. E come è arrivato un regista di thriller e videoclip ad un documentario sul Trecento riminese? “Tutto parte dal mio interesse per la pittura del Trecento e del Quattrocento. Poi due anni fa, in autunno, ero a Talamello, nella chiesa del paese, ho avuto modo di ammirare il crocifisso della chiesa del paese e ne sono rimasto profondamente colpito. Era un crocefisso di cui mi aveva parlato spesso mio nonno, originario della Valmarecchia. Nella chiesa buia e senza luce entrò all’improvviso un raggio di luce che andò ad illuminare per un attimo proprio il volto di Gesù. Fu un momento di grande intensità e profonda bellezza. Da quel momento si è insinuato in me il desiderio di saperne di più: chi è il pittore che ha dipinto quel crocefisso? Ci sono altri crocefissi della stessa epoca nelle nostre zone?”.
È così cominciato il suo itinerario sulla tracce del Trecento riminese. Cosa l’attira in questa esperienza pittorica? “E’ l’aspetto di mistero. È una pittura non definita da regole prospettiche o anatomiche, però di grande potenza sacra, rispetto ad altre pitture tecnicamente più raffinate. Sono dipinti espressione di una diversa visione del mondo e per questa ragione molto affascinanti”.
Montecchi ha effettuato riprese a Rimini nella chiesa di Sant’Agostino e al Museo della Città, a Talamello, Urbania, Mercatello, al Museo d’arte di Ravenna e a Bagnacavallo. “Purtroppo non ho potuto accedere in alcune chiese delle Marche ancora chiuse per il terremoto”.
Secondo il regista, il documentario “In difesa delle sacre immagini” è una indagine personale, una sorta di diario di viaggio offerto allo spettatore. In primo piano c’è la sua sorpresa e la sua emozione nel trovarsi di fronte a quelle immagini, poi per gli approfondimenti accademici si è avvalso dei contributi di Massimo Pulini, Alessandro Giovanardi e Alessandro Volpe.
“Il mio scopo – spiega Montecchi - è quello di suggestionare, creare una connessione emotiva profonda e non razionale con quei dipinti, restituire allo spettatore il senso del sacro, del mistero e dell’inaspettato. Se c’è qualcosa di bello nel Trecento riminese è proprio questa atmosfera di sacralità capace di suscitare emozioni profonde. Sarebbe bellissimo se, dopo avere visto il film, lo spettatore conservasse quella curiosità e quell’entusiasmo che hanno animato la mia ricerca, e iniziasse un suo personale viaggio alla scoperta dei luoghi e delle nascoste meraviglie”.
Che futuro per le banche di comunità? Convegno con il prof. Zamagni
“Ogni sviluppo economico locale ha bisogno di una banca locale”. E’ questo l’assunto che, emerso dal colorito quanto interessantissimo e applaudito intervento del prof. Stefano Zamagni, ha fatto da punto centrale del convegno: “Da intermediario finanziario a intermediario economico: il ruolo della banca di comunità”, promosso ieri da Rimini Banca e che oltre al prof Zamagni, ordinario di Economia all’Università di Bologna, ha visto tra i relatori anche il presidente di Rimini Banca, Fabio Pula, Giulio Magagni, presidente di ICCREA Banca, Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Romagna e Maurizio Ermeti, presidente del Forum Piano Strategico di Rimini.
Gianluca Conti, DG di Rimini Banca, ha introdotto il tema dell’incontro, sottolineando il profondo cambiamento epocale che è in atto nel rapporto tra banca e territorio e invitando tutti i relatori ad esprimere su questo il loro punto di vista, rispondendo ad una domanda di “visione”: che ruolo può e deve avere una banca di comunità per sostenere e accompagnare lo sviluppo economico di un territorio complesso come quello riminese?
Fabio Pula, ripercorrendo la lunga fase di crisi che ha vissuto e in parte sta vivendo l’economia riminese, ha sottolineato come oggi, qui a Rimini, essere una banca di comunità, come Rimini Banca vuole essere, significa soprattutto porsi come attività principale la concessione del credito a favore di chi costruisce e fa crescere l’economia reale e delle imprese che soffrono grande difficoltà a raccogliere credito. “Una sfida al cambiamento che significa anche”, ha sottolineato ancora Fabio Pula, “assumere una identità che ci distingua in modo netto rispetto al restante sistema bancario”.
E’ toccato al prof. Zamagni, dare una lettura accademica a questa necessità di cambiamento. E lo ha fatto ripercorrendo la lunga storia del credito cooperativo, le sue immutate ragioni etiche e le sua concreta lontananza a quel concetto di “isomorfismo organizzativo” che vuole le banche tutte uguali a se stesse. “Un concetto poco attuale”, ha detto il prof. Zamagni,” e in pieno contrasto con le esigenze delle PMI che, qui a Rimini, sono, come nel resto del nostro paese, il corpo essenziale dell’intero sistema produttivo ed economico”. E per questo occorre che le banche di comunità, così lontane per natura dalle leve speculative della finanza della doppia morale, trovino una maggiore capacità di intermediazione “democratica” con il loro territorio. Perché, ha concluso il prof. Zamagni, “non c’è democrazia politica, senza democrazia economica”. Maurizio Ermenti, ha dato una risposta alla domanda in tema, percorrendo, con il suo intervento, un breve viaggio intorno al percorso evolutivo che Rimini sta vivendo in questi anni grazie al “Piano strategico” che ha raccolto le sfide di cambiamento e di innovazione dell’interno contesto economico, sociale e ambientale della città. Sottolineando come per dare un senso concreto alle dichiarazioni di sostegno allo sviluppo dell’economia della città, occorre che il sistema bancario locale guardi “oltre il rating” e condivida e interpreti questo ruolo propulsivo non più come semplice fonte di erogazione di credito ma entri con protagonismo diretto e assunzione di responsabilità all’interno del Piano Strategico per Rimini. “E’ imprescindibile avere una banca del territorio”.
Paolo Maggioli con il suo intervento è andato diretto al cuore della questione. “Abbiamo, in passato, sofferto, come imprenditori, la mancanza di lungimiranza del settore bancario. Ecco perché salutiamo oggi con grande attenzione la sfida al cambiamento che Rimini Banca sta facendo, guardando alle reali esigenze del territorio”. Una sfida che come ha illustrato il presidente dell’ICCRA, Giulio Magagni, va collocata all’interno della grande trasformazione che il sistema del Credito Cooperativo sta per realizzare attraverso la nascita del Gruppo Bancario ICCREA, un “unicum” nel panorama finanziario internazionale, nato con l’adesione di 162 Bcc, per un totale di 2.593 sportelli, 125,7 miliardi di attivi per potenziare e sostenere il loro posizionamento sul mercato locale.
Nomadi e contratto di governo Lega-M5S: è polemica
Tutti sono corsi a leggere il “contratto di governo” siglato da Lega e M5S. E in molti si sono accorti di punti che rigardano direttamente la realtà di Rimini: imposta di soggiorno e campi rom.
A sinistra – è il caso del consigliere Pd Simone Bertozzi – hanno notato che la proposta di chiusura dei campi rom è accompagnata da un omaggio alle direttive europee in materia. A Rimini si è sempre sostenuto che la chiusura di via Islanda e il trasferimento dei nomadi nelle casette e nelle microaree era appunto un modo per attuare le direttive europee. A sinistra sorridono. “Il Governo più a destra che la storia repubblicana ricordi – scrive Bertozzi sul suo profilo Facebook - dovrà stare attento a non contraddirsi. O meglio a non contraddire le battaglie, spesso strumentali, che le sue appendici territoriali fanno ogni giorno nei consigli comunali di tutta Italia. Ma intanto, mentre le squadre sono ancora negli spogliatoi, il primo cartelllino giallo sembra già arrivato. Pare proprio che, a pagina 45 del documento programmatico, Salvini e Di Maio vogliano trovare una soluzione anche al fenomeno sociale dei campi nomadi. E non mandandoli semplicemente tutti a casa (loro), dove aver raso al suolo a colpi di ruspa. Bensì intervenendo "per il pieno superamento dei campi in coerenza con l’ordinamento dell’Unione Europea". Avete capito bene: in coerenza con l'ordinamento di quell'Unione Europea che – come ripetuto in questi mesi nei dibattiti tematici – ci chiede non solo di smantellare le pericolose baraccopoli, ma anche di integrare (attraverso una serie di strumenti) i suoi abitanti, siano essi rom o sinti come a Rimini, nell'ottica di una piena inclusione sociale. Insomma, ci mancava solo che nel contratto del famoso cambiamento scrivessero direttamente "microareee" e a Zoccarato gli pigliava un coccolone”.
Direttamente chiamato in causa Matteo Zoccarato, consigliere della Lega molto attivo sul fronte anti microaree, ha risposto per le rime a stretto giro. “I Kompagni (e relativi soci) di casa nostra, si stanno ringalluzzendo oltremodo, leggendo questo passaggio contenuto nel contratto di governo sottoscritto dal M5S e la Lega. Li tranquillizzo io. L'Europa fornisce tante possibili indicazioni, e di varia natura. Nel futuro prossimo, di nuove ne potranno sorgere.
Ma vi assicuro che da nessuna parte l'Europa ha mai consigliato di smantellare queste realtà incivili, per sostituirle con microcampi e casette costruite ad hoc, con relative spese e oneri a carico dei Comuni di competenza.
Questo colpo di genio proviene tutto dal sacco di farina competente al duo Bonaccini/Gnassi.Mai la Lega sosterrà un progetto simile, alla luce del fatto che lo stesso Matteo Salvini è venuto appositamente a Rimini per manifestarne la sua contrarietà in prima persona, davanti a centinaia di cittadini.
Mai lo sosterranno le migliaia di Riminesi che da due anni a questa parte si oppongono in prima persona contro quest'amministrazione. Mai lo sosterrò io, che fin dal giorno seguente alla nascita del progetto, ho combattuto con tutte le mie forze per bloccare questa vergogna.Tranquilli Kompagni. Non cambia proprio nulla. Continuerete a ricevere costanti e severe lezioni giornaliere, fino al giorno in cui capirete di dover chiudere definitivamente questa triste pagina di politica riminese”.
Con un lettore Zoccarato ha anche scommesso 100 euro che la posizione della Lega non cambierà e che non si vedrà il governo gialloverde benedire le microaree. Se poi accadrà, lui si sentirà libero di continuare a pensarla come adesso.
La cosa curiosa è che, indirettamente, a dare ragione a Zoccarato è Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 giugno, una persona che da decine d’anni si batte per i diritti dei Rom, secondo cui siamo di fronte a "Un 'pastrocchio' per forma e contenuto, redatto da chi non conosce la materia e avanza la pretesa di governarla". Nel suo blog su Il Fatto Quotidiano scrive inoltre: “Se andiamo oltre il preambolo e ci soffermiamo sulle misure indicate nel Contratto dal duo Lega–Movimento 5 stelle, ci accorgiamo di trovarci di fronte a gravissime violazioni dei diritti umani contro le comunità rom che in Europa non si vedevano dagli sgomberi del Governo Sarkozy, appunto. Chiudere “i campi irregolari in attuazione alle direttive comunitarie”, sottende – come fu nel 2010 – una forzatura interpretativa che ci porta alle espulsioni di massa, proibite dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà”.
Secondo Stasolla “Di Maio e Salvini si muovono attorno alla “questione rom” con colpevole incompetenza e approssimazione, ripetendo gli stessi ridicoli slogan della campagna elettorale”.
Stop tassa di soggiorno: per Gnassi una sciagura, Tosi possibilista
Sull'abolizione dell'imposta di soggiorno prevista nel contratto di governo Lega M5S sono intervenuto i sindaci di Rimini e di Riccione. Secondo Andrea Gnassi si tratta di “una superficialità che si scarica sui Comuni e sulle comunità locali come già avvenuto in passato” con “l’abolizione dell’Ici”.
Il sindaco di Rimini ne approfitta per una polemica politica: “Elimina la tassa di soggiorno il partito che sull’autonomia anche finanziaria degli enti locali ci ha costruito la sua storia, e cioè la Lega“. Nel contratto di governo c'è scritto che contestualmente saranno ristabiiti alcuni trasferimenti agli enti locali. Gnassi non si fida: Prima di qualsia abolizione Rimini vuole vedere nel bilancio dello Stato trasferimenti annuali a proprio favore per almeno 7,5 milioni di euro (l'introito della tassa) oppure, se si volesse proprio cancellare per una decisione politica chiaramente centralista, lo Stato per compensare lasci a Rimini una buona fetta dei proventi dell’Irpef”.
Non laza invece le barricate il sindaco di Riccione Renata Tosi: "Nel caso la tassa di soggiorno venisse abrogata, il Comune di Riccione non solleverà gli scudi, auspicando che l’attività di promocommercializzazione, ad oggi in capo ai Comuni, venga finanziata da un Ministero dedicato, con una sana condivisione con i territori che fanno del turismo la loro unica vocazione".
Alla Tosi piace l'idea di avere un Ministero esclusivamente ed ampiamente dedicato ad un settore primario su scala nazionale quale è il Turismo.
"Sono inoltre favorevole - scrive - all’introduzione della “ Web Tax turistica” per combattere la concorrenza delle agenzie di prenotazione turistica on line che producono ingenti danni alle casse statali e a tutto il comparto del settore. Non staremo alla finestra ma guarderemo con occhio attento e propositivo, senza preconcetti alcuni, al programma della prossima legislatura."
Governo giallo-verde: via la tassa di soggiorno e chiusura dei campi nomadi
Quanto dell’accordo di programma per il governo fra Lega e Movimento 5 Stelle sarà attuato è tutto da vedere, anche perché gran parte degli osservatori mettono in evidenza che al momento le coperture finanziarie per tutti i provvedimenti non ci sono o sono fumose.
Fra le novità previste nell’ormai famoso contratto c’è anche l’abolizione della tassa di soggiorno, un argomento sul quale in Riviera si è molto sensibili. E come faranno i Comuni turistici senza questo sostanzioso introito (per Rimini sono 7,5 milioni l’anno)? Il “contratto” risponde che ci sarà un rifinanziamento delle risorse a favore degli enti locali. Di quanto e in che modo non viene specificato.
L’abolizione dell’imposta di soggiorno fa parte del capitolo turismo. Nel capitolo sul riordino istituzionale si conferma che “Occorre garantire i trasferimenti necessari agli enti territoriali e una contestuale cessazione delle “politiche di tagli” compiute dagli ultimi Governi”. Cosa significhi in concreto lo capiremo solo in futuro.
Per il turismo, l'altra importante novità è la reintroduzione di un ministero apposito. Che però non viene istituto subito ma con passaggi graduali perché non abbia “un impatto economico negativo per le casse statali” In questo caso i “contraenti” sembrano preoccupati della copertura finanziaria delle loro proposte. Quindi si comincerà con “un’iniziale scorporazione delle competenze turistiche fuori dal MiBACT (Beni cultirali) per ricollocarle in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sotto forma di Dipartimento. Successivamente, attraverso passaggi legislativi graduali e oculati rispetto alle competenze regionali,ma soprattutto con un lavoro costante sulla riorganizzazione delle risorse finanziarie dedicate al turismo, si potrebbe creare il Ministero con Portafoglio dedicato al turismo”. Quindi si dovrà aspettare con pazienza…
Il programma giallo-verde ripete poi una cosa che da almeno vent’anni hanno ripetuto tutti i governi di qualsiasi colore: “La riorganizzazione di ENIT sarà cruciale per attivare un volano importante per la promozione dell’Italia all’estero, secondo obiettivi definiti e una trasparente misurazione dei risultati”. Sarà la volta buona?
Si abolisce l’imposta di soggiorno e se ne introduce una nuova: “Si punta all'introduzione della “Web Tax turistica” per contrastare la concorrenza sleale delle OLTA (OnLine Travel Agency) straniere che creano danni enormi agli operatori del settore turistico e alle casse dello Stato”.
A proposito di web, si propone la realizzazione di una piattaforma nazionale unica dedicata al turismo e al turista, non solo come piattaforma di comunicazione e promozione del Paese, ma anche come piattaforma di e-commerce del prodotto turistico culturale (prenotazione alberghi, tour, ristoranti, biglietteria museale e teatrale)”. L’ultima volta che ci si provò fu all’epoca di Francesco Rutelli e fu un fiasco costato moltissimo.
Un altro punto del “contratto” riguarda da vicino Rimini e un problema in questi mesi di grande attualità: la chiusura del campo nomadi. Il “contratto” dichiara solennemente: “chiusura di tutti i campi nomadi irregolari in attuazione delle direttive comunitarie; contrasto ai roghi tossici; obbligo di frequenza scolastica dei minori pena l’allontanamento dalla famiglia o perdita della responsabilità potestà genitoriale”. Dove vengano indirizzati i nomadi presenti nei campi non viene specificato. Certamente si può pensare che la ricetta di Palazzo Garampi (le ormai famose casette nelle microaree) non rientrerà fra le soluzioni che saranno proposte dal governo.
Altro argomento che ci riguarda come cittadini dell’Emilia Romagna è “l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte”. L’Emilia Romagna, insieme alla Lombardia e il Veneto è fra queste.
Da guardare con una certa attenzione, per le conseguenze a cui potrebbe portare anche in sede locale, è il proposito di qualificare “come possibile conflitto di interessi l’interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario”. E in questo nuovo conflitto di interesse potrebbero ricadere “tutti quei soggetti che, pur non ricoprendo ruoli governativi, hanno potere e capacità di influenzare decisioni politiche o che riguardano la gestione della cosa pubblica, come ad esempio i sindaci delle grandi città o i dirigenti delle società partecipate dallo Stato”. Si tratta di vedere cosa si intenda per grandi città, qual è la soglia di grandezza. C’è il concreto rischio di scoraggiare chiunque abbia un’impresa o una professione a partecipare alla vita amministrativa perché un Comune ha competenze in quel settore (urbanistica, sanità, ecc.). Si candiderebbe solo chi non ha un mestiere o un interesse economico.